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DIMENSIONI NUMERO DI OPERATORI N E NT

3 IL TURISMO, TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ

3.2 I segni del turismo

3.2.1 Impatti su ambiente e territorio

Le principali conseguenze dell‟attività turistica sull‟ambiente sono ormai note. La cementificazione selvaggia dei litorali; un aumento generalizzato dell‟inquinamento dell‟aria, dell‟acqua e del suolo; l‟aumento dei rifiuti e un‟impennata nei consumi d‟acqua. E ancora: il bisogno di dedicare spazi crescenti alle strutture turistiche può portare alla perdita di terreni agricoli, alla distruzione di flora e fauna e ad una degradazione generale del paesaggio.

Il fatto che il flusso turistico sia spesso soggetto a forte stagionalità può provocare una pressione talvolta eccessiva per il territorio che molto spesso soffre di mali non necessariamente imputabili ai vacanzieri.

La gestione dei rifiuti, per esempio, può diventare, durante il periodo di alta stagione turistica, una vera e propria emergenza. Il rapporto tra turismo e produzione di rifiuti è comunque spesso problematico, al di là dei picchi d‟alta stagione376

.

Lo sviluppo turistico può porre diversi problemi anche sul fronte dell‟acqua. Il consumo giornaliero di un turista è spesso troppo elevato per la disponibilità della regione o della città che lo ospita e, soprattutto in certi PVS (ancora una volta, Zanzibar si presta perfettamente al caso) può porre dei seri problemi per le comunità locali. «Gli esempi – da non seguire – di costruttori edili fuori controllo di certe coste spagnole e tunisine, per non citarne altre, hanno mostrato gli effetti negativi di una strategia che raggiunge un iper-consumo di acqua nelle condizioni di sovracapacità di carico. Dopo qualche anno di utilizzo si è potuto assistere a una mancanza di acqua potabile che ha portato all‟impossibilità di alimentare i piani superiori degli immobili riservati alla speculazione edilizia turistica. Lungo la riva, specialmente sui lidi sabbiosi, l‟esaurimento delle falde acquifere può portare al cedimento del sottosuolo e all‟affondamento delle formazioni pedologiche superficiali»377

. Sono spesso determinate scelte a rendere la situazione più difficile: la costruzione di un campo da golf a Tozeur – per esempio – finisce per mettere in concorrenza lo sviluppo turistico con l‟oasi, che per vivere ha bisogno di quella stessa acqua e che, prima e al di là del golf, è la maggiore attrazione turistica della regione. I campi da golf, pensati e realizzati per un segmento evidentemente molto ristretto della domanda turistica, pongono spesso problemi seri in quanto a utilizzo

376

In questo senso è significativa la recente decisione del Parco Nazionale delle Cinque Terre – Patrimonio dell‟UNESCO – di bandire le bottiglie di plastica dal suo territorio. L‟iniziativa mira a responsabilizzare il turista, ridurre l‟inquinamento nel Parco e promuovere il consumo di acqua pubblica – in un Paese in cui il consumo di acqua in bottiglia è, per certi versi irragionevolmente, tra i più alti al mondo. La scelta è stata motivata dal fatto che ogni anno i turisti abbandonano nel Parco milioni di bottiglie di plastica. Per contrastare il malcostume e l‟inquinamento, l‟Ente Parco ha deciso di installare nuove fontane nei pressi del Parco; fontane che distribuiranno gratuitamente acqua pubblica (naturale e frizzante). A prezzo di costo, il turista può comprare una borraccia col logo del Parco, in materiale completamente biodegradabile (La Repubblica, 4/09/2010; Telegraph, 21/09/2010).

dell‟acqua; il fenomeno è però in crescita e riguarda diversi Paesi, anche tra quelli sviluppati (Spagna e Malta, per esempio)378.

L‟impatto del turismo di massa spesso mette in pericolo l‟integrità e a volte l‟esistenza stessa delle risorse, distruggendo così paradossalmente la ragione d‟essere del turismo in un determinato luogo379. Spiagge cancellate dall‟erosione causata da cementificazioni indiscriminate o barriere coralline messe a dura prova dall‟invasione turistica; gli esempi possibili sono tanti.

Un caso da manuale su come i grandi numeri del turismo di massa possano nuocere ad un territorio ed al suo equilibrio ambientale è quello di Venezia. L‟enorme flusso turistico che ha investito la città lagunare nel corso del secolo scorso potrebbe aver compromesso la sua capacità di continuare a “galleggiare”380

. La città affonda sotto il peso del turismo; è evidente la necessità di porre un freno al numero di visitatori, studiando e realizzando forme di accesso controllato e imponendo il numero chiuso – il ché, del resto, per determinati eventi già avviene.

Gli impatti del turismo sul territorio non devono necessariamente essere negativi: interventi volti alla valorizzazione in chiave turistica possono, al contrario, rivitalizzarlo, accrescere la sensibilità dei locali rispetto a una determinata risorsa naturale, conferire a un luogo una nuova vocazione economica e rilanciarlo.

A questo proposito, lo sviluppo del sistema dei parchi naturali sudafricani offre diversi spunti di riflessione ed esempi come questo – nel mondo – non mancano. La tutela statale di importanti aree naturali in Sudafrica muove i primi passi alla fine del diciannovesimo secolo con l‟istituzione di riserve di caccia: è del 1894 la prima, voluta dal Presidente Paul Kruger. È la caccia sportiva – e non il turismo – ciò a cui si punta: a tal fine si lavora per creare dei veri e propri santuari naturali destinati al ripopolamento della selvaggina.381 Nel 1926 viene finalmente istituito il primo Parco Nazionale: il Kruger, ancora oggi uno tra i più famosi al mondo. Da quel momento, la creazione di nuovi parchi e di nuove riserve cresce e cambiano gli obiettivi: la conservazione diventa un valore, motivata dalla crescita e dalla diffusione di istanze ecologiste; gli scopi scientifici si ritagliano un ruolo rilevante e allo stesso modo cresce l‟attenzione per le opportunità offerte dallo sviluppo del turismo382

. I Parchi restano però, comunque, in tanti casi, delle «torri d‟avorio circondate dall‟odio»383

ed è solo negli

378

Dal sito di Tourism Concern.

379 MINCA 1996.

380 Oggi il capoluogo veneto più che un pesce – (SCARPA 2000) – sembra “un battello ferito” che imbarca

acqua sempre più spesso. Se all‟inizio del 1900 la media degli allagamenti delle parti più basse della città, calcolata su cento anni, era di 90 eventi, alla fine dello stesso secolo era di 3.900. Se si stimava che il grave allagamento del 4 novembre 1966 (che causò in tutta la città danni ingenti e rilevanti) avesse la possibilità di ripetersi ogni mille anni, a fine secolo si stimava che lo stesso evento potesse verificarsi ogni cento quarant‟anni (FERRAROTTI 1999; Il Sole 24 ore, 26/04/1998).

381

L‟accesso alle riserve era permesso solo al personale autorizzato e a nessun altro. Da subito, le politiche di conservazione sudafricane hanno riflesso la posizione dominante dei bianchi e sono state imposte alle comunità nere, estromesse dalle riserve e private della possibilità di cacciare e pascolare, senza alcun risarcimento (CENCINI 1998).

382 Ibidem.

anni ‟80 che uno dei cardini della gestione del passato – il divieto nelle aree protette di attività umane che non fossero connesse con la ricerca e il turismo – viene progressivamente abolito.

La politica di conservazione del Sudafrica post-apartheid è volta a raggiungere l‟autosufficienza economica dei parchi e in questa direzione il turismo gioca un ruolo di primo piano. Se l‟approccio tradizionale, infatti, considerava la gestione delle aree protette un costo per la società, attraverso la valorizzazione turistica si lavora per raggiungere la sostenibilità economica della conservazione – incoraggiati da un Paese dal grande potenziale turistico.

Anche su ambiente e territorio – ma il discorso è decisamente estendibile – il turismo può avere effetti diversi. Da un lato, può stimolare la conservazione perché per fini turistici si può decidere di salvaguardare e di proteggere una determinata risorsa ambientale, il centro storico di una città, anche solo un paesaggio. La prospettiva di commercializzare turisticamente tale risorsa può diventare il pretesto per valorizzare – e prima di tutto conservare e proteggere – un bene che altrimenti verrebbe trascurato, destinato ad altri usi o semplicemente lasciato in rovina; un bene che, attraverso il turismo, diventa una risorsa.

Dall‟altro lato (o, a seconda dei casi, allo stesso tempo) il turismo può avere un effetto di cambiamento: un‟area, per sviluppare il proprio potenziale turistico, deve fornirsi di tutta una serie di strutture e infrastrutture che la modificano. Il cambiamento può però diventare un fattore di rinnovamento positivo e promuovere, per esempio, una migliore gestione dell‟ambiente.

Ancora una volta: sono la pianificazione e poi la realizzazione e la gestione dello sviluppo turistico a decidere o comunque a influenzare fortemente la comparsa di determinati effetti.

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