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Cosa direbbe e quali consigli darebbe a chi inizia il percorso adottivo?

5.7. Il sostegno, la forza e l’ingrediente magico per diventare famiglia

5.7.4. Cosa direbbe e quali consigli darebbe a chi inizia il percorso adottivo?

Le risposte all’ultima domanda racchiudono una sintesi dell’intera intervista, delineando le difficoltà del percorso che hanno incontrato gli intervistati, prima e dopo all’arrivo del figlio, e testi- moniando, al contempo, l’appagamento per la dimensione familiare e la gioia genitoriale. Nel fornire i propri consigli per la buona riuscita del percorso, i genitori partecipanti, inconsapevolmente, confermano

che il patto adottivo dipende da molte variabili. Tra queste rientrano anche le motivazioni dell’adozione, il percorso personale e quello di coppia per accogliere e prepararsi all’adozione, le modalità di rela- zione agite dai genitori nei confronti del bambino, nonché l’apertura comunicativa e affettiva di tutti i componenti nei confronti “vulne- rabilità unica” che accompagna l’adozione, cioè l’insieme dei vissuti adottivi e degli aspetti individuali della persona (Brodzinsky, 2014).

Tutte le risposte sono plurime, spesso innestate e sovrapposte le une alle altre, nessun intervistato si è limitato a dare un unico consiglio. Considerando le risposte nel complesso, i partecipnati nel dare dei con- sigli ad un ipotetico aspirante genitore si sono focalizzati su tre aspetti fondamentali: - 1) la responsabilità della scelta adottiva; - 2) le virtù basilari per intraprendere il percorso dell’adozione; - 3) le risorse per- sonali e il pensiero positivo che devono utilizzare gli aspiranti genitori; 1 – La responsabilità della scelta adottiva – All’inter- no di questo gruppo sono state ricomprese una prima par- te di risposte, o parti di esse, dove venti intervistati (74,07%) hanno offerto consigli volti a responsabilizzare l’aspirante geni- tore sulle difficoltà e la vulnerabilità del percorso e del bambino. Dalle risposte che sono state date, si riscontra che mol- ti intervistati hanno percepito che, il rischio è che lo spa- zio mentale per il figlio venga minacciato dalle spinte narcisistiche del genitore – per le quali il figlio rappresenta soprat- tutto un oggetto di soddisfazione di propri bisogni (Darchis, 2009). Se il rischio lo corrono anche i genitori biologici, a mag-

gior ragione la riflessione è a fortiori valida anche per le cop- pie adottive, le quali, per il complesso itinerario previsto dal- la legge e per la lunga attesa tra il decreto di idoneità e l’arrivo del bambino, vivono con maggior intensità e devono mantene- re più a lungo l’impegno di “scelta” del figlio atteso (Greco,2019). Dodici intervistati (44,44%) nelle risposte fanno riferimen- to alla necessità di un’introspezione personale sulle motiva- zioni che stanno alla base dell’adozione e alla necessità di non crearsi aspettative, affinché il ruolo genitoriale sia all’altezza delle reali necessità del bambino che verrà accolto come figlio: se ci andiamo per completare un vuoto, è meglio non andarci – P2 “Che non è un’avventura fatta per un completamento personale. Perché se uno ci va con questo obiettivo si perde lì. Si perde lì perché tan- to poi le aspettative possono essere diverse ed i bisogni possono esse- re diversi e diversi da quello che noi pensiamo. Quindi, se noi ci an- diamo per completare un vuoto che abbiamo, è meglio non andarci!”; non aspettarsi questo bambino ideale – M3 “di non aspettarsi tanto … di non aspettarsi questo bambino ideale. Il bambino è un bambino vero e, come siamo noi veri, lui ha tutti i suoi problemi e i suoi limiti. Quindi, di non ide- alizzarlo solo perché tu non hai potuto realizzare la tua attesa di maternità, realizzarlo come tu vorresti no … e sentirti … non farlo sentire inadeguato perché non è come tu vorresti che fosse, nel senso che il bambino è così. An- che se fosse stato naturale non è detto che sarebbe venuto meglio di quello che ti danno … abbassare le aspettative … Però è un percorso che uno non deve affrontare alla leggera. Se hai tanti dubbi prima chiarisciti i dubbi e poi comincia. Non farsi prendere dalla fretta perché una volta che ci sei di mez- zo c’è la vita di un bambino che dipende da te. Allora è meglio che aspetti

un anno tu piuttosto che penalizzare … fare una scelta che poi non è quella giusta. Non è un pacchetto che poi torna indietro se non sei soddisfatta”; tantissimi rischi nell’adozione – P3 “Ci sono tanti rischi nell’adozione, tantissi- mi rischi nell’adozione perché è una cosa molto delicata e molto complessa”; vedere se ha le risorse per accettare le difficoltà – M4 “Quello che si cerca di far capire è che l’aspetto romantico dell’adozione è veramente raro, nel sen- so che cerco di far capire nella realtà le difficoltà che ci sono e cosa si de- vono aspettare nella realtà perché molto spesso fino a quando non la vivi l’esperienza non riesce a capire. … Di pensarci bene. Di pensarci mol- to bene e vedere se ha le risorse per accettare le difficoltà che ci saranno”; si preparino alle reazioni più strane – M6 “Intanto se hanno fatto davve- ro chiarezza in se stessi, se sono sicuri di volerlo fare, perché non è come andare a farsi un viaggetto e toh ho trovato come souvenir un bim- bo. No, e non è gioco e che si preparino alle reazioni più strane. Per- ché la reazione che aveva avuto F2-6 in Ungheria a me aveva messo in crisi. Per cui se non si è fortemente convinti, fortemente motivati …”; non devi aiutare te stesso – P7 “Devi pensare, come prima cosa, che stai aiutando un bambino, non devi aiutare te stesso perché … quan- do un bambino c’è e chiede il tuo aiuto, impari a fare il genitore”; non ti puoi pentire – M10 “Intanto di pensarci bene, perché uno deve essere convinto e non è una passeggiata, ma di questo viene avvertito in cento modi, … non devi vacillare, non te lo puoi permettere perché … anche nei momenti in cui sembra che vada tutto a rotoli tu devi comunque andare avanti, per- ché non sei te che puoi procedere o tornare indietro, non ti puoi pentire”; non è lui che ha scelto, sei tu che sei andato – M11 “Primo che non lo deve fare per avere un figlio, cioè per creare la famiglia perfetta, no. Te lo devi sen- tire, cioè per me almeno è stata così, accogliere un bambino non significa fare la famiglia perfetta. Devi volergli bene, non devi pretendere. Non è lui

che ha scelto, sei tu che sei andato a rompergli le scatole, quindi tu devi fare il tuo compito di amarlo e basta, dopo sarà lui a decidere e quindi se tu hai delle aspettative è meglio di no, non puoi crearti delle aspettative su di lui, devi solo volergli bene. Quindi, se ti vuoi creare la famiglia perché tutti hanno la famiglia per avere il figlio, no è meglio che non lo fai, an- che perché tanto scoppieresti perché ti mette alla prova in tutto e per tutto”; quando è arrivata, là deve rimanere – P12 “Di pensarci bene perché si fa una cosa che deve essere sicura. Non è un giocattolino che si com- pra al supermercato e che poi si porta a casa. Io dico sempre, già non sopporto chi prende un cane e poi lo abbandona. Figuriamo- ci a chi prende un bambino e poi lo abbandona. Quando è arriva- ta là deve rimanere, ma non dipende da bambino, dipende da tutti”; essere coscienti di quello che uno fa – P13 “bisogna essere coscien- ti di quello che uno fa, perché comunque abbiamo di fron- te un’adozione di un bambino con tutte le sue fragilità”; non crearsi tante aspettative – M14 “…di non crear- si tante aspettative perché secondo me è la cosa migliore”; essere certi di poter e di voler continuare – P14 “…A chi inizia il percorso adot- tivo il consiglio che gli voglio dare è quello di sviscerare benissimo la prima fase, cioè di essere certi di poter e di voler continuare, perché chiaramen- te l’adozione è un salto nel buio, perciò è inutile che pensano, che ne so il bambino biondo con gli occhi azzurri, perché altrimenti siamo sulla strada sbagliata e questo magari può determinare un doppio abbandono. Il bam- bino adottato, la famiglia si divide, quindi è una cosa sicuramente grande”;

In questa prima categoria tematica della “responsabilità” sono state ricomprese ulteriori sette risposte, o parti di esse (rese dal 25.92% degli intervistati), dove, in considerazione del sen-

so di responsabilità che i genitori adottivi devono sviluppare ben prima dell’arrivo del figlio, gli intervistati invitano l’ipotetico aspi- rante genitore ad aprirsi al confronto, a dialogare, a chiedere aiu- to agli operatori istituzionali, ai professionisti, ad informarsi, a studiare, a prendere consapevolezza delle difficoltà del percorso: vivere in un contesto di amicizie e conoscenze – M1 “…hanno necessità di essere aiutati; , hanno necessità di vivere in un contesto di amicizie e conoscenze”; informazione ed esperienza – M4 “Informazione ed esperienza perché chi non ha mai avuto a che fare con i bambini ten- de a vedere del patologico in tutto mentre spesso sono compor- tamenti normali di un bambino. Questo può mandare in crisi”; preparati da un punto di vista culturale sul Paese – P4 “andare un po’ preparati da un punto di vista culturale sul Paese dove si va ad adottare un bimbo. Io sono andato in Ungheria dopo aver studiato un pochettino la lingua e altro e devo ammettere che mi è stato utile perché mi ha facilitato l’orientamento in quelli che potevano diventare problemi e non lo sono diventati e quello mi ha aiutato anche e soprattutto a tranquillizzare M4. In certi casi potevano nascere dei problemi ulteriori in quello che problemi non dovevano esse- re e quindi il fatto di essere andato lì abbastanza preparato mi ha aiutato”; il network sociale è importante – M9 “Allora, gli direi di appoggiarsi a qual- cuno che ha più esperienza fin da subito. Fin da subito, perché penso che sarà molto di aiuto per loro avere qualcuno a cui appoggiarsi … se ci li avrete (problemi) createvi qualcuno che vi appoggi, che vi sappia dare dei consigli, che vi sappia ascoltare. Il network sociale è importante!”; non pensare di farcela da solo – P10 “… è come una montagna russa, su e giù, su e giù, quello sarebbe da essere sicuri prima di iniziare e poi di non avere mai paura di chiedere aiuto. Di non pensare di farcela da solo. Avete bisogno di una rete di amici, famiglia, ma avete bisogno anche di un appoggio professionale!”;

molto dialogo, informarsi molto – P11 “…molto dialogo, informarsi molto. Quindi, studiare proprio, andare a girare molti centri di adozione, parlare con famiglie che hanno già adottato, farsi un gruppo di famiglie in procinto di adottare, quindi condividere le sofferenze, tra virgolette. Il Cae ci ha aiu- tato molto perché fanno queste riunioni, queste feste molto belle ad ottobre dove si ritrovano tutte le famiglie adottive, da sempre, e parliamo di qualche migliaia di persone, perciò è una festa molto grande e questo ci è servito per- ché incominci a parlare con qualcuno, le esperienze, chi ha adottato chi no … questo aiuto molto. Anche un percorsino psicologico non farebbe male”; doversi incontrare, doversi aprire – P14 “Questa è una cosa importantissima che non deve essere sottovalutata e che anche se è “noiosa”, all’inizio piò sembrare la più noiosa doversi incontrare, doversi aprire con gli assisten- ti o con le persone che fanno parte dell’iter dove poi eventualmente, se viene rilasciata dal Giudice l’idoneità, questa è una cosa fondamentale”;

Sono state inserite in questa categoria anche le risposte, o parti di esse, date da cinque partecipanti (18,51%) in cui viene fatto riferimento all’importanza di un soli- do rapporto di coppia, come base del benessere del bambino: i figli aumentano i conflitti tra i coniugi – M1 “… sapere che il tuo compa- gno, la tua compagna, siano veramente compagni di vita a lungo tem- po perché i bambini hanno necessità di stabilità , …. Questo mi sento di consigliare, bisogna andare d’accordo. Se uno ha il dubbio che non sia la persona giusta quella accanto a te, ecco il percorso dell’adozione non bi- sogna incominciarlo. I figli non tamponano i conflitti fra i coniugi, i figli aumentano i conflitti tra i coniugi per cui bisogna essere sereni e prende- re questa decisione proprio con essere presa con tutto l’amore l’uno per l’altro e verso un’altra vita che ti da la possibilità di creare una famiglia”;

sempre vicini al partner – M5 “…di esse- re sempre vicini al partner quando ci sono difficoltà”; un rapporto di coppia molto saldo – P6 “… difficoltà che bisogna affrontare in maniera anche impegnativa nel rapporto di coppia. L’adozione mette a dura prova il rapporto di coppia. Quindi, il rapporto di coppia deve essere molto solido … un rapporto di coppia molto saldo. … Questo è la forza della coppia. Poi naturalmente la voglia di fare famiglia, dare una famiglia a questi figli.”; non è come nei film – P10 “Parlate tanto per essere sicuri che tutte e due le persone siete completamente d’accor- do e consapevoli che non è come nei film, che ci sono …”; dialogo tra la coppia P11 – “E il dialogo tra la coppia, altrimenti non ce la fai”;

Altri quattro intervistati (14,81%) rispondono che nell’intra- prendere il percorso è importante considerare che l’impegno, quando arriva il figlio in famiglia, è totalizzante, a volte anche più gravoso rispetto a quello che richiede la genitorialità biologica: il mio obiettivo adesso sono loro – M11 “….Tu ti annienti, perché esisti solo per lei, e io sono contenta di questo, non mi pesa. Non ho più una vita sociale ma non mi interessa, nel senso che è ovvio che mi piacerebbe anche a me rincominciare però il mio obiettivo adesso sono loro poi dopo se ci sarà la possibilità si riavrà”; rimboccarsi le maniche – M6 “Per chi lo ha già intrapreso rimboccarsi le ma- niche, sapere che una volta si è fatto quel passaggio, quel clic per cui dav- vero avverti che i figli sono entrati nell’ordine di idea loro che sono davvero figli, poi ci sono tutte quelle simpatiche cose che ci sono anche per quel- le famiglie cosiddette “normali”. Per cui se sei adottato non ti eviti la fase oca, non è che ti eviti la fase dell’adolescente “gne gne” ma te le fai tut- te. Quindi diciamo che hai un arricchimento rispetto ad una genitorialità biologica hai un arricchimento di tante altre belle cose formative (risata)”;

vengono da una situazione difficile – P6 “Certo loro sono impegnativi, come tutti i figli, lo sono ancor di più perché vengono da una situazione dif- ficile … Pensare di non perdere le vecchie abitudini è una pia illusio- ne, infatti io non ascolto più la musica perché non ho più tempo (risata)”; devi attraversare delle tempeste – M10 “Comunque è come un ae- reo, tu sai che per arrivare da A a B devi attraversare delle tempe- ste per cui sai che ci devi passare e devi uscire dall’altra parte!”;

Sono ricomprese in questa categoria anche le rispo- ste che hanno dato due intervistati (7,40%) ricordan- do che è importante focalizzarsi sul vissuto del bambino: questi bimbi hanno una storia – M2 “di pensare sempre e comunque che questi bimbi hanno una storia, che non va negata ma va vissuta insie- me a loro. Di questo io ne sono convinta. A volte mi capita di sentirle”; è tutto uno studio – M14 “però dalla sera alla mattina tieni e … non lo conosci, come un figlio appena nato però se è un figlio appena nato c’ha quei mesi da bebé, è neonato, mangia, dorme. A due anni è una piccola persona, se ne ha di più peggio ancora, insomma non conosci le abitudini, non conosci le reazioni anche proprio della personalità, è tutto uno studio. Ci si studi, si convive, le paure no”;

Inoltre, altri due genitori (7,40%) ci tengono ad avverti- re il loro ipotetico interlocutore che tutte le difficoltà dovran- no essere gestite in autonomia, senza l’aiuto delle istituzioni: devi fare affidamento su di te – M3 “non aspettarsi che … come mi aspettavo io, che la scuola … o comunque qualcuno ti aiuti più di tanto perché devi fare affida- mento su di te anche se, ripeto, magari adesso le cose sono migliorate, non lo so”; non contate sui servizi – P11 “…Non contate sui servizi, sappiate che non esistono”;

2) Le virtù basilari per intraprendere il percorso dell’adozio- ne – In questa seconda categoria sono state inserite quelle rispo- ste, o porzioni di esse, nelle quali quattordici intervistati (51,85%) hanno sentito l’opportunità di segnalare all’ipotetico aspiran- te genitore adottivo le virtù caratteriali che bisogna avere, ap- prendere o sviluppare, per intraprendere il percorso adottivo. Tra le virtù più consigliate c’è la pazienza, indicata da cinque intervistati (18,51%) come indispensabile per tutto il percorso: uno tende ad essere impaziente – P4 “La prima cosa la pazienza, perché sen- to, parlando con le famiglie che sono in attesa, altre coppia, che certe vol- te uno tende ad essere impaziente perché, comunque, ho scoperto che è un percorso lungo e complicato, sia qui in Italia che là in Ungheria”; pazienza – P11 “Pazienza,…..”;

sia prima che dopo – M13 “Di avere tanta, tanta pazienza, sia prima che dopo”; avere tanta pazienza – P13 “Io direi soltanto che bisogna avere tanta pazienza”; armarsi di santa pazienza – M14 “Allora, di ar- marsi di santa pazienza. La pazienza in primis”;

Altri cinque intervistati (18,51%) consiglia- no di avere tanta forza di carattere e determinazione: ci vuole tanta determinazione – M5 “… direi innanzitutto ci vuo- le tanta determinazione, tanta lucidità nel ricordarsi anche nei mo- menti peggiori dove si vuole arrivare, cioè dell’obiettivo …”; forti anche di carattere – M6 “…e se non si è forti anche di carattere allora neanche mettercisi perché si vanno a rovinare delle vite a mio avviso”; non devi vacillare, non te lo puoi permettere – M10 “Eh si, devi essere proprio determinato … devi essere anche tan-

to forte, non devi vacillare, non te lo puoi permettere perché …”; avere una grande forza – P6 “per poter affronta- re questo percorso, deve esserci una forza, una convinzio- ne ... Quello che consiglierei è proprio di avere una grande forza”; essere forti e tenaci – P13 “Quindi bisogna veramen- te essere forti e tenaci, sapendo che questo suo percorso”;

Tra i consigli elargiti, quattro intervistati (14,81%) incorag- giano gli ipotetici aspiranti genitori a non perdersi d’animo, a non avere paura, a non spaventarsi per le difficoltà del percorso: mettersi in gioco – M2 “Di non aver paura di mettersi in gioco …”; non lasciandosi abbandonare dalle difficoltà – P6 “Quindi, non ab- bandonando o non lasciandosi abbandonare dalle difficol- tà che bisogna affrontare in maniera anche impegnativa …”; si supera – P7 “la difficoltà di burocrazia, psicologica si supera prima o poi ...”; non farsi scoraggiare – P8 “Non farsi scoraggiare da cose …”; Due intervistate (7,40%) incoraggiano un’ipotetica futura mamma adottiva a non spaventarsi nel caso in cui non sentis- se immediatamente l’istinto materno. La prima intervistata rac- conta la sua esperienza di sofferenza quando ha vissuto questa sen- sazione, la seconda riporta l’esperienza di altre madri adottive: non spaventarsi se non senti subito l’istinto materno – M3 “Allora, quello che mi sento di dire io e quello che ho detto a tutti è di non spaventarsi se non senti subito l’istinto materno e di non sentire come tuo figlio il bimbo i bim- bi che ti presentano, perché comunque è una cosa che io ho vissuto e che poi ho superato, quindi come l’ho superata io lo possono superare chiun- que, però quando la vivi è una cosa brutta. Ti senti inadeguata, cattiva che

non sei in grado di contraccambiare l’affetto, l’attaccamento che questo bim- bo sta cercando di dimostrare e tu non riesci a contraccambiare allo stesso modo o comunque con la stessa spontaneità. Allora il fatto di doversi forzare a sentirsi madre anche se tu non senti è una cosa che fa … a me ha fatto star male. Quindi, io mi sento di dire alle altre che stanno iniziando que- sto percorso di non farsi spaventare se la sensazione che provano è quella”; non aveva sentito il legame materno per tanti anni – M14 “in Cambo-

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