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Qual è la cosa che vi è servita di più in questo percorso?

5.7. Il sostegno, la forza e l’ingrediente magico per diventare famiglia

5.7.3. Qual è la cosa che vi è servita di più in questo percorso?

Alla domanda 31 i partecipanti hanno dato risposte plurime e diversificate, riferendo 32 indicazioni, che sono state catalogate in sei gruppi: Famiglia, mari- to, carattere, comunità/condivisione, figlio e fede. 1 - Famiglia– Undici intervistati (40,74%) hanno risposto che nel percorso gli è servita “la famiglia”; famiglia intesa in senso am- pio, come aiuto e confronto con la famiglia di origine, come il “senso di famiglia”, come valore, voglia di fare famiglia ed altro: è un grande aiuto – M4 “Beh sicuramente il sostegno della famiglia quando sia- mo rientrati perché eravamo abbastanza esauriti, abbastanza sfiniti, quindi ci hanno fatto prendere delle boccate di ossigeno e anche adesso la presenza di mia madre è fondamentale. Cerchiamo di non coinvolgerla troppo però quan- do siamo in difficoltà spesso e volentieri so di poterci contare. Purtroppo è l’u- nica su cui poter contare realmente, materialmente, però è un grande aiuto”; aprirmi un po’ alla famiglia per condividere – P4 “No, guarda, devo ammettere che l’unica cosa di cui ho avuto talvolta bisogno è chiaccherare, aprirmi un po’ alla famiglia per condividere non dico dubbi, ma per avere consigli. Non sentire sempre il solito parere, ma sentirne altri su tante questioni che pote- vano essere quelle logistiche, quelle future, alla scuola, come educarli …”; la famiglia è importante – P5 “La voglia di avere una famiglia. Nel senso che per me è sempre… cioè io sono una persona di famiglia, sono sempre sta-

to una persona di famiglia. Per me la famiglia è importante. Tutt’ora F1-5, quando parliamo dentro casa riporto sempre che deve avere una famiglia, deve avere tempo per stare con la famiglia. Cioè playstation, telefono, amici, però un pezzo della giornata la devi dedicare alla famiglia. Si sta a tavo- la, si sta a guardare la televisione … gli anni passano veloci, presto uno si fidanza, va con la fidanzata … tante cose si perdono. Almeno all’inizio la famiglia è importante. Per me … non avrei mai potuto fare il camionista”; è normale amare – M6 “La famiglia ce l’ho lontana, a parte mia mamma che può sostenermi però è anziana. Ogni tanto un’o- ra puoi tenermeli che devo fare questo. Mi ha sostenuto tanto, an- che se da lontano, mio fratello con la sua famiglia allargata…”; volontà di essere famiglia – P6 “Noi abbiamo avuto questa volontà di essere famiglia perché abbiamo sentito questo nostro vivere, il nostro rapporto di coppia, i nostri valori che si sarebbero in parte completati, in parte valoriz- zati e ampliati attraverso il nostro essere, con il nostro percorso con i figli”; il senso della famiglia – P8 “ Il senso di famiglia, perché con M8 veramente il senso della famiglia … è arrivato F1-8 ed è stato questo. Certe a volte pensa- vo “ci troviamo a Macerata, distanti da tutto, anche da amici” pensavo che era inutile stare qua, poi invece con l’arrivo di F1-8 è cambiato tutto, abbiamo rivoluzionato un po’ tutto. Il senso di famiglia è quello che è più di tutto”; sono le cose più importanti – P9 “ La famiglia e mia moglie sono le cose più importanti. Io, come ho detto prima, sono il leggero di casa ….”; mia famiglia – M10 “… dalla mia famiglia sicuramente”; penso la famiglia – M13 “Ma io penso la famiglia….e il senso di famiglia… Sì, sì”; il desiderio – P13“ Sicuramente il desiderio di avere una famiglia”; famiglia – M14 “…e la mia famiglia”;

2 – Marito/compagno: nove partecipanti (33,33%) han-

no risposto che nel percorso gli è servita la vicinan- za del marito ed il progetto familiare con il marito: in assoluto più importante – M5 “La cosa che in assolu- to per me è stato più importante per me è stato mio marito”; mio marito – M6 “Il sostegno di mio marito”; la condivisone di un percorso – P6 “Assolutamente. E’ venuta spontanea, na- turale e senza nessuna titubanza, né da un lato né dall’altro. La condivi- sone di un percorso è stata la molla che ci ha fatto scattare … Una scelta naturale, Non potendo avere figli naturali, senza fare i viaggi della speran- za all’estero con cure mediche improbabili, che poi sarebbero fallite vista l’età adulta per la procreazione, abbiamo pensato che l’adozione poteva es- sere la scelta d’amore più grande e condivisa con lei da portare avanti!”; il sostegno – M8 “Il sostegno di P8!”;

dal compagno – M10 “Sicuramente dal compagno…”;

la forza sua incredibile – P10 “C’è M10, assolutamente l’appog- gio suo … perché senza di lei …, la forza sua incredibile, lei ha fat- to una cosa incredibile secondo me. Non lo dico mai ma lo dico adesso”; dialogo tra la coppia – P11 “Mah, il confronto tra me e mia moglie, se non c’è il dialogo, ripeto, se non c’è il dialogo tra la coppia è pratica- mente impossibile portare a termine il percorso adottivo. Non è pos- sibile perché il percorso è lento, fai conto una montagna di gomma, quindi se non c’è una forza famigliare è impossibile raggiungerla”; compagno – M14 “il mio compagno..”;

3 - Comunità – Condivisione – Sei genitori (22,22%) hanno di- chiarato che nel percorso adottivo è stato fondamentale il suppor- to sociale. Rientrano in questa categoria tutte le risposte dove i genitori hanno risposto riferendosi alla rete di amicizie, alle istitu-

zioni, al contesto sociale e, in generale, alla necessità di condivisione: uguale alle altre famiglie – M1 “Mi è servito essere considerata ugua- le alle altre mamme, uguale alle altre famiglie. Ce lo abbiamo avu- to ma non abbiamo rapporti così stretti da poi far nascere e cresce- re una rete amicale che poi ci avrebbe consentito nel momento di necessità e di bisogno, come l’allontanamento di mio marito, di amo- re fraterno e supporto amorevole che solo un’amicizia ti può dare …”; sentire le persone vicine – M2 “Sentire le persone vicine. … Si, in tutti i momenti: tristi, di dolore, di gioia. La condivisione”; conoscere le esperienze degli altri – P2 “Mah… soprattutto conoscere le esperienze degli altri, con bambini che provengono dallo stesso posto e con esperienze pres- soché analoghe, per capire proprio la loro realtà, che è ben diversa dalla nostra”; il confronto con le altre famiglie – M3 “Più che altro il confronto con le altre famiglie, ti aiutano anche a ridimensionare alcuni problemi che tu vedi come solo tuoi invece con il fatto di condividerli con altri si ridimensionano. Op- pure qualche conferma anche con la scuola, il rapporto con qualche profes- sore ci ha aiutato e poi tanta volontà di andare avanti, di cercare in giro sup- porti che può essere anche farsi una chiaccherata con qualcuno, oppure un libro, un blog su internet … queste cose così, ma niente di particolare però”; rete amicale – M6 “Il sostegno della rete amicale”; le persone che incontri sono fondamentali P14 – “Allora, sicuramente la prima volta è stato tutto molto veloce, sia la fase con i servizi sociali, as- sistenti e quant’altro, anzi devo aggiungere che qui a Macerata io ho in- contrato delle persone molto valide e questa è una cosa importantissima, perché anche lì … nella vita qualsiasi cosa tu voglia o possa fare le perso- ne che incontri sono fondamentali e, come dicevo all’inizio dell’intervista, è fondamentale il percorso pre adottivo e quindi le persone che parlano, che hanno più esperienza, le persone che fanno parte dell’Ente, gli assi-

stenti sociali e anche in questo caso la prima adozione è stata velocissima”; 4 - Carattere – Cinque intervistati (18,51%) ritengono che per affrontare il percorso adottivo sono state fondamenta- li alcune doti caratteriali ed altre qualità acquisite nel tempo: calma in certi momenti di difficoltà – P7 “La pazienza. La pazienza per- ché tutto succederà e però devi avere la pazienza di aspettare il momen- to giusto di avere calma in certi momenti di difficoltà perché ogni mo- mento viene una cosa nuova fuori che può complicare l’adozione. Non è una cosa sicurissima al 100% quindi devi essere pazienti e fiduciosi”; io quello che lui può glielo faccio fare – M9 “La tigna mia , la mia testardaggine e anche il fatto che … io sono una vincente e mica posso perdere così. Io posso anche perderla la battaglia, ma ci sono tanti anni davanti e può anche essere che la guerra la vinco e poi te la faccio anche pagare la battaglia che ho perso! Quindi io non mi arrendo, non mi arrenderò mai! Ma in tutte le cose eh! Non è che con questo voglio raggiungere l’apice, io voglio il rag- giungibile, però io non l’abbandono e questa è la cosa a cui mi aggrappo. Nel senso che io dimostrerò che ti faccio raggiungere. Allora, c’è una bella frase del maestro Manzi: “fa quel può, quel che non può non fa”. Io voglio che lui faccia questo, ma io quello che lui può glielo faccio fare. Punto!”; il mio lavoro – P10 “Poi forse, si, di … a scrivere, il mio lavoro, di par- lare di bullismo che è la mia … è la cosa più importante nel mio mondo di lavoro di andare dentro le scuole e parlare di questo”; l’attesa, la pazienza – M11 “La pazienza, tanta e l’attesa, la pazienza. Ho impa- rato a capire, ripeto, che a tutto c’è un perché e quindi anche questa attesa di F2-11 secondo me, si è vero per il macello tra l’Etiopia, il cambio di Stato ecc ecc, però secondo me ci doveva essere, doveva venire da quel periodo lì F2-11. C’e- ra un motivo, che subito non capisci ma che adesso già incomincio a capire”;

cavalcando questa forte onda di positività – P14 “La positività di questo primo percorso, questo è chiaro. E’ stata determinante perché il secondo lo abbia- mo fatto appena tornati, quindi cavalcando questa forte onda di positivi- tà, poi è normale. Poi entri e conosci meglio tutto, magari la prima volta quando siamo arrivati in Cambogia, per dire, vedevamo tutte le cose un pochettino, se vogliamo, come tutte cadute dall’alto, nel senso che ti fanno sembrare tante cose che in verità quando entri nel discorso in pieno, conosci tanti aspetti, capisci tante cose. Quindi detto questo, abbiamo fatto la secon- da e la terza e la cosa che mi è servita di più è la positività della prima”; 5 – Figlio – Il figlio arrivato, il figlio desiderato o il preceden- te figlio, che già fa parte della famiglia, vengono considerati la for- za vitale di tutto il percorso familiare da quattro intervistati (14,81%): appare bene alle persone e questo già ti aiuta molto – P3 “Ma io direi che fan- no bene semplicemente due cose sostanzialmente: quando ti dicono che bel ragazzo, che bravo ragazzo. Questo qui … forse ti dicono che forse F1-3 appare bene, anche se ha qualche segno del suo passato nel suo carattere, nella sua chiusura, appare bene alle persone e questo già ti aiuta molto”; l’altra figlia (biolgica) – M10 “…e anche da F1-10”; una grinta, una gioia di vivere – M12 “Dal momento che mi hanno det- to che c’era questa bambina io mi sono sentita subito 20 anni di meno, una grinta, una gioia di vivere … tutto questo mi ha dato!”; è arrivata, punto – P12 “E’ servito avere la figlia. E’ arrivata, punto”; 6 - Fede: Due genitori partecipanti hanno dichiara- to che la cosa che è servita di più nel percorso è stata la fede: dal nostro credo – M7 “La forza che ci è venuta dalla nostra fede. Dal nostro credo”;

una grossa fede – M10 “… e poi sicuramente da una grossa fede”; Nel rispondere alla domanda, un genitore ha raccontato dell’esperienza del fratello che vive una realtà di fa- miglia allargata, perché sia lui che la nuova compagna sono di- vorziati ed hanno figli dai precedenti compagni. L’intervista- ta crea un parallelo tra la sua esperienza e quella del fratello, entrambi stanno vivendo una genitorialità che va oltre i vincoli ge- netici, generata nella condivisione di affetti, esperienze e significati: è normale amare – M6 “… mio fratello con la sua famiglia allargata, perché è separato con un’altra compagna, altri figli … è stato anche lì una mescolanza di persone, di cugini, di zie e zii che non sono zie e zii, però anche questo ha contribuito. Ci sono due bimbi che non sono biologici, è normale amare. Come mio fratello ama la figlia che non è sua, che è figlia biologica della sua com- pagna e che la ama come se fosse sua. Per cui lì c’è stata l’apertura mentale”; Tra le altre particolarità degne di nota, si evidenzia che due intervistati, in risposta alla domanda 31, hanno fatto riferimento ai servizi sociali in termini opposti. Il primo lamenta di non aver avuto nessun supporto e l’altro che invece i servizi sono stati utilissimi. In realtà, è un contrapposizione solo apparente, perché il genitore P11 si riferisce alla mancata assistenza dopo l’arrivo della figlia in famiglia, mentre P14 si riferisce all’aiuto ricevuto nella prima fase del percorso: noi abbiamo avuto zero dai servizi come appoggio – P11 “… se non c’è il dialogo tra la coppia è praticamente impossibile portare a termine il percorso adot- tivo. Non è possibile perché il percorso è lento, fai conto una montagna di gomma, quindi se non c’è una forza famigliare è impossibile raggiungerla. E il dopo, dove noi abbiamo avuto zero dai servizi come appoggio, se non hai un buon rapporto solido la famiglia non ce la fa, non ce la può fare per- ché un figlio adottivo e un figlio biologico mette alla prova la famiglia.”;

gli assistenti sociali mi sono serviti – P14 “… devo aggiungere che qui a Mace- rata io ho incontrato delle persone molto valide e questa è una cosa impor- tantissima, perché anche lì … nella vita qualsiasi cosa tu voglia o possa fare le persone che incontri sono fondamentali e, come dicevo all’inizio dell’in- tervista, è fondamentale il percorso pre adottivo e quindi le persone che par- lano, che hanno più esperienza, le persone che fanno parte dell’Ente, gli assi- stenti sociali … è stato molto bello, è stato molto appagante, straordinario”;

La risposta del partecipante P11 è importante anche perché evidenzia i problemi e la tensione che possono sorgere all’interno del nu- cleo familiare dopo l’arrivo del bambino, durante il periodo della transi- zione familiare adottiva, specialmente quando c’è già un figlio in famiglia: mette alla prova la famiglia – P11 “se non hai un buon rapporto solido la fa- miglia non ce la fa, non ce la può fare perché un figlio adottivo e un figlio biologico mette alla prova la famiglia. Un figlio adottivo, a maggior ragione, piomba, ma non perché sia difficile il bambino, piomba in una situazione dove non ci sono altri punti di riferimento, altri, diciamo, obiettivi. Se la sera prima esci spensieratamente a cena, il giorno dopo non puoi più o le devi fare in modo diverso perché c’è un pargoletto in casa, quindi è diverso”;

Anche l’intervistato P14 con la sua risposta sottolinea un altro aspetto indagato con la presente ricerca, la motiva- zione e la consapevolezza del percorso adottivo. Nella sua ri- sposta, infatti, riferisce che i Servizi sono stati fondamenta- li per capire che aveva la giusta motivazione all’adozione: per confermarmi – P11 “…mi sono serviti, mi sono serviti proprio per confermarmi che quest’approccio e questa idea di adozione, che magari alle volte ti può nascere non lo so neanche per quale mo- tivazione, magari è una motivazione che può essere determina- ta da qualcosa che non riesci ad ottenere, non riesco neanche ad usa-

re la parola esatta, perché poi sono discorsi delicati, non lo so”;

Da ultimo, è di rilievo anche la risposta di un genitore (P2) che esprime il rispetto e l’attenzione che un genitore adotti- vo per le origini del figlio, dimostrando che non si può igno- rare la cultura di appartenenza del figlio se lui è realmen- te parte della vita dei genitori adottivi (Brodzinsky, 2014): portiamo via anche il suo Paese – P2 “… capire proprio la loro realtà, che è ben diversa dalla nostra. Noi pensiamo che andiamo là e trasfe- riamo la nostra realtà, con le nostre abitudini ed usi, loro no. Quin- di, conoscere bene quello che è il loro mondo, che non traspare per- ché tutti pensano noi andiamo là e portiamo via. Invece, portiamo via anche il suo Paese, non solo lui, e quello non possiamo cambiarlo”;

Il padre che ha dato questa risposta ha dimostrato di esse- re consapevole che il figlio che è accolto attraverso l’adozione in- ternazionale deve far fronte a una perdita specifica che riguarda lo sradicamento dalla propria “culla culturale” (Moro, 2001) e, più profondamente, ha vissuto la perdita improvvisa di tutto ciò che ha registrato, fin dal periodo fetale, nel proprio campo sensoriale.

5.7.4. Cosa direbbe e quali consigli darebbe

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