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Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato vostro/i figlio/i dopo l’adozione?

5.5. Bambino, patto adottivo, evoluzione e futuro

5.5.2. Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato vostro/i figlio/i dopo l’adozione?

Alcune ricerche hanno mostrato come i bambini adottati ten- dano a manifestare nel tempo, anche diversi anni dopo l’adozio- ne, dei disturbi di carattere sociale rispetto alla popolazione ge- nerale, probabilmente maturati prima dell’inserimento all’interno della famiglia adottiva (Scarpati, Paterlini, 2000; Sinclair, Wil- son, Gibbs, 2001; Miliotti, 2013; Carrieri, 2019). A questa situazio- ne svantaggiata in partenza vanno aggiunte delle difficoltà emoti- ve e relazionali che si manifestano a causa del processo adottivo. I bambini che attraversano il processo di adozione sperimentano sen- sazioni di rabbia, paura, perdita o anche una più generale preoccu- pazione (Sinclair, Wilson, Gibbs, 2001; Miliotti, 2013). Qualche dato dell’analisi tende a confermare questo orientamento scientifico. In risposta alla domanda 17 tredici intervistati (48,14%) han- no riferito che i loro figli hanno incontrato le maggiori difficoltà nell’inserimento sociale. Sette genitori, tra questi intervistati, fan- no espresso riferimento al contesto scolastico in cui sono inseriti i figli (P3-M8-P8-M12-P12-M14). Quattro genitori, che hanno rispo- sto che il maggior problema è legato al contesto sociale, hanno vo- luto evidenziare che le istituzioni e le persone mancano di cono- scenza e sensibilità sull’argomento adozione (M2-P2-M9-P12). Tre genitori (M3-M8-P8) hanno precisato che questa

difficolta a socializzare era dipesa anche dal- le difficoltà linguistiche del bambino al suo arrivo:

la non conoscenza delle persone di questo argomento – M2 “L’inserimento so- ciale, che apparentemente sembrava idilliaco che però ha fatto i conti con … non potrei dire l’ipocrisia delle persone, perché la gente non è cattiva, con la non conoscenza delle persone di questo argomento. Di questa storia e di questo argomento. La poca elasticità a capire e magari ad accogliere”; non viene tanto compreso ed accettato – P2 “La maggiore difficol- tà secondo me è stata con l’inserimento nel nostro contesto so- ciale. Quello è stato, diciamo, il più grande, perché comunque la sua storia e il suo vissuto non viene tanto compreso ed accettato”; lingua che non riusciva a capire – M3 “Sicuramente l’integrazione con i compa- gni, con i coetanei. Più che con la famiglia, sia la nostra che allargata, ha avu- to delle difficoltà con i suoi coetanei perché non riusciva a relazionarsi con loro, sentendosi sempre inadeguato a loro. Sempre con qualcosa di meno. Dall’inizio dalla lingua che non riusciva a capire e poi anche comunque il fatto di non essere brillante, non riuscire a fare le battute come loro e non capirle, di non essere mai un leader, di andare sempre … mettersi sempre in disparte, non mettersi mai avanti, non chiedere mai, aspettare che gli altri lo coinvolgano. Questo … difficoltà nel sociale … la sua insicurezza e non è scomparsa. L’autostima che non ha. Nonostante tutto non siamo riusciti a fargliela aumentare più di tanto. Poi non ha conferme da parte degli altri. Le conferme ce le ha con la scuola perché comunque bene o male è riuscito sempre ad andare avanti con le sue forze senza aiuti particolari, però non ha le conferme dell’accettazione da parte degli altri perché è sempre lui che li cerca, però anche se lo rifiutano lui si accoda sempre. Insiste, uscite, per- ché non uscite. Poi anche con le ragazze, le tampina, è tipo stalker … una seconda me … se ce la fa ad eliminarlo … secondo lo tolgono… (risata)”; principalmente della scuola – P3 “Quelle che secondo me sono certe, sono sicuramente le difficoltà a carattere di inserimento in un contesto socia-

le e questo inizia dall’ambiente principalmente della scuola, delle ami- cizie, dello sport e tutto quello che concerne la vita di un bambino …”; spaesati per la lingua – M6 “... Però possono esser- si sentiti spaesati per la lingua, ma è durato 15 giorni …”; difficoltà a livello linguistico – M8 “F1-8 ha incontrato delle difficoltà a livello linguistico, espressivo e quindi … questo lo ha portato a non integrarsi in ambiente scolastico e conseguentemente ad avere dei comportamenti sociali non adeguati. Questo non sempre era capito, quindi lui probabilmente per farsi accettare eccedeva, si sminuiva, faceva il buffone, faceva lo stupido pur di farsi accettare e di dimostrarsi simpatico agli occhi dei compagni. Pen- so che lui … è stata una sua frustrazione però adesso, attraverso lo sport, attraverso una maggiore maturità, questo aspetto sta riuscendo a superar- lo. Però, ecco, a livello di accettazione solo nei confronti con gli altri …”; il problema del linguaggio – P8 “Come ti diceva M8, a scuola. Il proble- ma del linguaggio, perché questo bambino aveva appena incomin- ciato a parlare quando lo abbiamo adottato e subito gli abbiamo fat- to cambiare lingua. Quindi, già era un po’ in ritardo, secondo me, in più ha dovuto cambiare lingua quindi a scuola a relazionarsi …”; la società non è preparata a certe cose – M9 “La maggiore difficoltà è stata che la società non è preparata a certe cose, ma non a lui o all’adozione, proprio alla diversità e quindi ti mette a latere, ti abbandona, non ci perde tempo, perché dobbiamo essere tutti vincenti. Se tu poco poco ti distacchi da questa imma- gine, da questo stereotipo io non ci perdo neanche tempo con te. Quindi tu non puoi che peggiorare, se tu mi abbandoni … è inutile, che faccio. Invece ho visto che quando se ne sono fatti carico lui piano piano ha reso e poi di che tinta ha reso. Bisogna avere uno sguardo un pochino più profondo. Do- vremmo imparare ad essere più capaci … prima di giudicarti come un idiota, un disabile, come un gay, come un diverso, con tutte le diversità di questa

terra, forse è meglio che mi conosci un attimo e che ti ci impegni un atti- mo, che gli dedichi un po’ del tuo prezioso tempo. Forse ti stupisco anche”; un pelettino indietro – P9 “Ma F1-9 non … ma lui avendo … il problema è cor- relazionale. Lui non riesce … no non riesce, non conoscendo o non fidandosi, non so se è anche questo, del bambino vicino di banco allora rimane sempre un pelettino indietro e studia come entrare. Quindi la difficoltà è entrare in confidenza con i compagnetti e giocarci. Sono certo, anzi sono sicurissimo che è questione di tempo, lui ha solo bisogno di tempo per riuscire insomma ad approcciare e piano piano fare le esperienze. Saranno anche negative, non dico di no, però probabilmente avrà un percorso un po’ più lungo di un bam- bino che magari più scaltro, più “sfacciato”, lui fa le sue esperienze quando è pronto lui. Quando decide che ora allora … significa che ti ha studiato prima”; io sono un ragazzo sfortunato – P10 “… non si arrabbia con gli altri bam- bini molto facilmente, quando sta fuori. Invece, si tira giù di mora- le, diciamo, o perde la pazienza e smette di giocare, quindi è quel- lo, un ragazzo sfortunato, “io sono un ragazzo sfortunato”. Di fargli capire che non è sfortunato, non deve essere sempre sfortunato”; tu sei adottata – M12 “Questo sempre diciamo con gli amichetti quan- do andava a scuola. Magari ogni piccola cosa, magari lei se lo ricor- da meglio di me, ma sicuramente gli dicevano tu sei adottata, que- sto non lo so, adesso non lo so di preciso, ma queste cose qui”; c’era un ragazzetto che la voleva affogare – P12 “Forse la maggiore difficoltà l’ha incontrata a scuola con gli amici di scuola, con i compagni di scuola, perché se no da altre parti no; D - Perché i compagni di scuola? R - Per- ché i bambini sono tutti bravi, tutti buoni ma sono carogne che non fini- sce mai. Hanno una cattiveria dentro … ma non perché ce l’hanno, ma perché qualcuno a casa gliela trasmette e perciò dopo si sfoga contro qual- cuno. C’era un ragazzetto che la voleva affogare. Ci ha provato più volte!”;

una mamma e un papà che ti hanno lasciata – M14 “F2-14 forse un giorno in classe le hanno detto “guarda che i tuoi genitori non sono i tuoi veri genitori, ma c’hai una mamma e un papà che ti hanno lasciata”. E’ tornata a casa, lei parla tanto invece, quel giorno si è messa a piangere per due cose banali e la vedevo stra- na, boh, poi è arrivata sera e mentre cucinavo mi ha detto “mamma lo sai?” e mi ha raccontato, me l’ha detto. Io le ho chiesto “tu come hai risposto?” “Io ho risposto che non mi importava nulla perché io avevo ricevuto i genitori miglio- ri del mondo”, una cosa del genere. In qualche maniera si era difesa con l’ami- chetta però questa cosa l’aveva turbata, però lei dice, parla, è la sua salvezza”.

Tra le principali difficoltà che i minori adottati han- no incontrato dopo l’adozione, sette genitori (25,92%) in- seriscono la rielaborazione del vissuto precedente: il tempo dilatato del tempo precedente – M5 “Difficoltà dopo l’adozio- ne? Sinceramente credo che le difficoltà sono state prima. …Lui ha vissuto male il precedente, il tempo dilatato del tempo precedente”; i sensi di colpa tanti – P5 “Beh nel caso nostro, nei primi periodi l’abban- dono dell’idea della madre. Avendo una situazione sua particolare, dove il padre non c’era più perché era morto, la madre esistendo ancora è stato veramente difficile per lui accettare una nuova mamma, ma non che non volesse bene a M5. Lui soffriva perché pensava “se io chiamo mamma la nuova mamma la vecchia mamma si sentirà in difficoltà, gli faccio un torto”. Questo è stato veramente un lavoro duro fargli capire che non c’era nessun torto da parte di nessuno … I sensi di colpa sì, i sensi di colpa tanti …”; lasciare la vecchia corazza – P6 “Allora, le difficoltà sono quelle di lascia- re la vecchia corazza che si era formata e tutti quei meccanismi di auto- difesa che loro avevano sviluppato per affrontare le difficoltà e le situa-

zioni sicuramente molto molto brutte, specie per F1-6 che è più grande. Quindi, queste sono le difficoltà, di far piano piano disgregare, di su- perarle, in modo che facciano parte del passato come bagaglio, senza che, in qualche maniera, ritornino e condizionino il presente, la nostra vita famigliare, il loro percorso, il loro sviluppo, la loro crescita. Que- sta è sicuramente la parte più difficile e più delicata, per loro e per noi”; il distacco dalla sua realtà – M10 “Il farsi accettare in famiglia, diventarne pieno mem- bro e il distacco dalla sua realtà …. dalla sua vita che non era del tutto negativa”; vuole confermare che perde lui – P10 “Quali maggiori difficoltà ha avu- to? Di gestire la sua rabbia o di sfogare nel modo giusto, perché dicia- mo che deve sfogare, esternare in qualche modo. Lui non ha problemi di esternare, non è che tiene dentro, perché questo è un altro tipo di proble- mi che potevamo avere. Però lui non ha questo problema. Lui la sfida per lui, siccome ha sempre avuto questa idea, che viene dalla sua esperien- za, che è un perdente nella vita, tramite il gioco, io l’ho visto con gli al- tri bambini, vuole perdere, perché vuole confermare che perde lui. Quin- di, quando sta da solo si arrabbia con la macchina, con il computer …”; un po’ di malinconia – M13 “… quando stavamo lì in Ungheria ha avu- to un periodo di qualche giorno che ha avuto un po’ di malinconia, forse perché aveva capito che l’altra famiglia non la rivedeva più”; domande un pochino più profonde – P14 “Allora, le difficoltà credo che per tutti e tre, ovviamente meno per F1-14 che oggi ha quattordici anni, quin- di è in una fase adolescenziale dove potrebbero anche, spero di no, ma potrebbero nascere in lui delle domande un pochino più profonde, quin- di aprirsi degli scenari dove ci sia più bisogno di andare a confrontarsi”.

La testimonianza di M14 è molto importante perché evidenzia le difficoltà del figlio che, nonostante sia arrivato in adozione ad appena

due anni, in prima elementare ha incominciato a fare domande sulle sue origini, colpevolizzandosi, come se fosse stato lui ad abbandonare la madre biologica. Per questo, tra i compiti dei genitori adottivi sicu- ramente tra i più importanti vi è quello di parlare con il bambino del suo essere figlio adottivo, aiutandolo a comprendere il significato e le implicazioni dell’essere adottato, condividendo con lui le informazio- ni di background e sostenendo la sua curiosità verso il suo passato. Si tratta dunque di aiutare il figlio (e se stessi) a confrontarsi con la perdita legata all’adozione e sostenerlo nel gestire il rapporto simbo- lico con il suo ambiente di origine, riconoscendo sia l’identità adotti- va del figlio, che la sua identità etnica e razziale (Brodzinsky, 2010). come se lui avesse abbandonato lei – M14 “Allora, F1-14 per la sua storia ha in- contrato difficoltà in … (parola incomprensibile a causa di un forte rumore proveniente dalla cucina) , perché forse il suo passato lo ha segnato, anche se per poco tempo però c’è. Non si sa bene la sua storia di origine, poi è un bam- bino più introverso, faccio più fatica a esternare, a parlare, l’ha vissuta con più dolore e quindi nella crescita ha avuto delle fasi di sbarellamento, ma nel senso proprio emotivo. Ha avuto il momento di rabbia, no. Il periodo in cui non era più arrabbiato, ma era più emotivo proprio, per cui piangeva, poi lui è sempre stato “più maturo” per cui a quattro anni mi faceva domande … mi ricordo anche in prima elementare, due giorni faceva i compiti e piangeva, faceva i compiti e piangeva, perché lui poi dai suoi quattro anni mi chiede- va della sua mamma di origine, ma forse proprio perché c’è stato l’ingresso della sorella nella sua vita, secondo che gli ha riacceso in qualche modo qual- che … lampadina, non lo so. Per questo dicevo prima che non lo so se oggi la valuterei meglio, quindi mi faceva la domanda sulla mamma di origine, sentendosi in colpa, come se lui avesse abbandonato lei. Un giorno a sei anni.

Piangeva, piangeva, piangeva, alla fine gli ho dovuto rispondere in maniera un po’ secca, non male però secca, determinata e gli ho detto “non sei stato te che l’hai lasciata, ma è stata lei a portarti nella casa dei bambini, nell’or- fanatrofio, quindi non ti devi sentire responsabile, è stata una sua scelta non la tua. Poi il motivo per cui l’ha fatto poco importa, ci possono essere mille di motivi”. Lui lì un attimo … l’ho visto spiazzato “anche questo può esse- re vero”. L’ho visto che comunque gli è cambiata la faccia e da lì non è più tornato, non si è più sentito … cioè lui aveva questo pesante senso di colpa. Una fantasia … io gli ho detto “tu sei stato fortunato perché ti ha lasciato alla casa dei bambini. Ci sono dei bambini a cui le mamme non fanno nemmeno questo. Comunque è stata lei a lasciarti, ok?” e lì ha fatto il click, ha reagito”;

Due genitori dello stesso nucleo familiare (7,40%), M4 e P4, riferiscono la difficoltà dei figli legate all’adatta- mento delle nuove regole e al cambiamento in generale: l’adattamento alle regole – M4 “Ma io credo più che altro l’adattamento alle regole”; tutta la dimensione cittadina per loro ignota P4 – “Sono passati da una vita senza orari, in cui stavano in giardino benché non curato, ad una casa senza giardino, al terzo piano, con delle regole e degli orari spe- cifici …loro hanno dovuto imparare tantissime regole in poco tem- po … adattarsi a tutta una serie di regole che non sapevano che esi- stessero. Ma proprio tutta la dimensione cittadina per loro ignota ”.

E’ da evidenziare che i partecipanti M10 e P4 (7,40%), in risposta alla domanda 17, hanno espresso la convinzione che il contesto ambientale vissuto dal figlio pri- ma di entrare in famiglia non era del tutto negativo:

può anche essere magico – P4 “I nostri sinceramente credo che ne abbiano incontrate tante, ma non fosse altro che per un bambi- no può anche essere magico, se vuoi, perché vivevano in campa- gna allo stato veramente libero e una volta arrivati qui in Italia dopo 15 giorni sono stati estradati lei all’asilo e lui alla scuola. …”; non era una realtà del tutto negativa – M10 “… che poi alla fine non era una real- tà del tutto negativa perché alla fine aveva i suoi due fratelli che stavano nella stessa famiglia affidataria, perciò una parte della sua famiglia ce l’aveva ancora con lui, e questa realtà della famiglia affidataria che secondo me non era male. Nel senso che erano brave persone, questa mamma affidataria e questo papà affidatario, per cui probabilmente loro avrebbero anche continuato così …”.

Due padri, P3 e P4 (7,40%), nell’individuare le difficoltà affronta- te dal figlio inseriscono anche dei propri errori relazionali o educativi: forse a volte siamo cattivi genitori – P3 “… poi ho il sospetto, ma non ho la certezza, che lui abbia incontrato anche difficoltà di carattere famigliare. Il suo buon carattere lo fa essere un bambino affezionato, tranquillo, an- che equilibrato ma io non riesco fino in fondo a capire se lui ha una sof- ferenza latente anche per il fatto che io e M3 siamo dei buoni genitori … anzi no, noi siamo genitori che rispettiamo il nostro ruolo, non so se sia- mo buoni genitori, anzi forse a volte siamo cattivi genitori, ma non se abbia colto che a volte c’è un certa distanza tra me e lei e quindi questo forse … non so se lo abbia influenzato negativamente, quindi può essere uno di questi problemi che io sto sottovalutando, non lo so sinceramente”; potevamo essere più equilibrati – P4 “In questo noi siamo stati facili perché ne abbiamo date anche tante (regole), sono sincero, forse in quello pote- vamo essere più equilibrati. Però se uno è così è così, piano piano anche

noi riconosciamo i nostri errori. Quindi ne hanno affrontate tante …”.

Tre genitori (11,11%) ritengono che tra le difficoltà del figlio ci sia anche quella di avere bisogno di con- tinue conferme, rassicurazioni e punti fermi: contatto e conferme – M11 “Questo! …maggiore contatto, lei voleva stare sempre in braccio. In braccio, sem- pre che ti abbracciava e baciava. Contatto e conferme”; ha bisogno di punti di riferimento – P11 “ … La cosa inconscia, che invece non manifesta, la continua ricerca e spasmodica ricerca di certezze, di si- curezze, quello di ancorare dei punti fermi. Quindi, la mamma, il papà, la casa … la casa gialla. La casa in cui abitiamo è gialla e lei dopo un po’ vuole tornare alla casa gialla. Lei sta benissimo al mare, ma lei dopo un po’ vuole tornare alla casa gialla. Ha bisogno di punti di riferimento”; aveva la rabbia forte – M14 “Anche la gelosia per F3-14 “la butto giù dal terrazzo” e si era arrabbiata tantissimo, aveva la rabbia forte, però facendola parlare … dai dimmi quello che vuoi “brutta, brut- ta ….” … Piano, piano capito. Però perché lei ha questa caratteristica”.

Dieci intervistati (37,03%) riferiscono di non aver notato nei figli particolari problemi di adattamen- to al nuovo contesto, familiare e/o ambientale. difficoltà di un ragazzino della sua età – M5 “Dopo l’adozione ha avuto le difficoltà di un ragazzino del- la sua età ma non connesse all’evento adozione”; li abbiamo subito proiettati nel nostro mondo – M6 “Non hanno

trovato difficoltà di inserimento perché sono subito stati così immersi tra bimbetti e amici nostri. Per cui, contrariamente a quanto ci hanno anche detto, non siamo stati così a centellinare le uscite, a far conoscere prima una persona e poi un’altra, li abbiamo subito proiettati nel nostro mondo. Però possono essersi sentiti spaesati per la lingua, ma è durato 15 gior- ni. Se no no, altre difficoltà no. Possono avere la difficoltà di ricordarsi il nome di tizio e di caio ma sono più bravi di noi a ricordarsi certi nomi”; sono stati ben accolti – M7 “…Particolari difficoltà non le abbia- mo trovate. Sono stati ben accolti dalla nostra famiglia, dalle perso- ne che frequentiamo e anche nei percorsi scolastici, sia F1-7 sia ades- so F2-7, è stato ben accolto, non ci sono state grandi difficoltà”;

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