5.7. Il sostegno, la forza e l’ingrediente magico per diventare famiglia
5.7.1. Al rientro avete avuto bisogno di un sostegno specializzato? Per voi? Per vostro figlio?
Dalle risposte alla domanda 29 è emerso che sette bambini (36,84%) dopo l’arrivo in famiglia hanno avuto bisogno di un aiuto specializzato di vario genere ed anche suppor- ti diversificati. Quattro bambini hanno beneficiato di interven- ti di psicomotricità e logopedia (F1-2, F1-7, F1-8, F1-9). Quat- tro bambini hanno avuto un sostegno psicologico (F1-2-, F1-3, F1-6, F1-14). Un bambino (F1-2) ha fatto ricorso ad entrambi gli aiuti. Le ricerche scientifiche e l’esperienza indicano in modo inequi- vocabile che un adeguato accompagnamento e sostegno nelle va- rie fasi del percorso adottivo, sia determinante nell’incrementare
le possibilità di riuscita dell’adozione e, principalmente, per accre- scere il benessere psicofisico del minore (Grotevant, 2006; Ferma- ni, 2014). I risultati della ricerca sembrano confermare questo dato. I motivi per cui i genitori hanno deciso di
far seguire i figli sono diversi:
per la rimozione dei traumi – M2 “ci siamo rivolti ad una equipe che è composta da una pedagogista comportamentale, da un logopedista e da una psicologa … Abbiamo inserito anche F1-2 per la rimozione dei traumi, che comunque come bambino ne ha di- versi, e questo percorso sta avendo dei risultati molto positivi”; per quel discorso delle bugie – M3 “per F1-3 perché comunque specialmente per quel discorso delle bugie, per la mancan- za dell’autostima, abbiamo deciso di farlo seguire da una psi- cologa proprio specializzata in questo tipo di problemi…”; più per scrupolo nostro che necessità del bambini – M6 “Ci è stato poi bisogno per F1-6 più per scrupolo nostro che necessi- tà del bambini, che non gliene poteva fregare di meno, però tut- to vissuto in estrema trasparenza, serenità e tranquillità”; per poterlo aiutare nell’inserimento nella scuola – M7 “Quando F1-7 ha ini- ziato, mi pare, l’ultimo anno della scuola materna abbiamo iniziato lo- gopedia per poterlo aiutare nell’inserimento nella scuola e gli abbia- mo fatto fare anche una specie di test per vedere se era pronto. Questo specialista ci ha detto che era pronto per iniziare la scuola elemen- tare che però avrebbe avuto bisogno di aiuto, di essere sicuramen- te seguito e questa cosa si è rivelata tale. … Psicologi o queste cose no”; il ritardo nel linguaggio – M8 “per F1-8 si perché io non riuscivo a … non avevo parametri per valutare se stavamo vivendo una situazio-
ne di normalità o c’era qualcosa che non andasse bene. Per cui, anche il ritardo nel linguaggio che ha avuto per diverso tempo, per cui ci sia- mo rivolti … ha fatto psicomotricità e logopedia per diverso tempo e devo dire ci siamo sentiti nella prima fase molto confortati, poi anche questo è un mondo che ti rendi conto che non hai quella certezza ...”; logopedia, psicomotricità e qualsiasi suggerimento – P8 “Per il bambino si, per noi no perché era tanta la felicità che cosa vai a cercare … per il bam- bino si per il linguaggio. Poi il bambino è arrivato a 2 anni e mezzo, non vuoi sbagliare quindi chiedi consiglio a tutti. Quindi logopedia, psi- comotricità e qualsiasi suggerimento anche delle maestre o da amici”; in carico multidisciplinare – M9 “Noi no. Mio figlio sì perché logopedia, pisco- motricità per tutte queste problematiche che aveva. Quindi è stato preso in ca- rico multidisciplinare. Il primo istituto a cui si siamo rivolti, che è il …, è stato fallimentare. L’…. con cui stiamo da un anno stupendo, stupendo proprio”; per recuperare il tempo – P9 “Per F1-9 assolutamente si, perché lui sta facendo le classiche logopedie, psicomotricità che servono per recuperare il tempo che, purtroppo, nei primi nei mesi di nascita non ha avuto molte attenzioni che possono dare una mamma o un papà. Quindi, deve fare il percorso”; un carattere particolare – P14 “Devo dire che per F1-14 è successo che, adesso non mi ricordo l’età esatta, siccome lui ha un carattere un po’ particolare, abbastan- za taciturno e anche se non ha avuto un grande vissuto e un grande storico per- ché l’adozione è stata fatta che lui aveva due anni, quindi non c’è stato questo, però è comunque un carattere particolare e, quindi, all’età di 11 anni, prima media, è stato seguito. Io forse all’inizio ero un po’ contrario però anche lì ho fatto bene ad ascoltare mia moglie perché in effetti è importante essere seguiti”;
Relativamente a queste testimonianze è da segnalare che una genitrice (M7) si è dichiarata molto soddisfatta dell’aiuto ricevu- to dallo specialista, tant’è che ha proseguito nel tempo il rappor-
to con lo stesso professionista: “…ancora abbiamo questo logope- dista che lo segue”. L’intervistata, inoltre, riferisce di un ulteriore supporto/strategia messa in atto per aiutare il figlio: “…e poi tan- ta tanta pazienza nell’aiutarlo a svolgere quello che deve svolgere”. Un’intervistata sottolinea che il supporto forse non era necessa- rio per il bambino, ma serviva più per scrupolo dei genitori, per essere certi che stava procedendo tutto bene: M6 “più per scrupolo nostro che necessità del bambini, che non gliene poteva fregare di meno, però tutto vissu- to in estrema trasparenza, serenità e tranquillità”. Il concetto è stato riferito anche dal padre, anche se onestamente non è comprensibile dall’anali- si della risposta se il concetto era riferito all’aiuto per il figlio, a quello di cui si sono avvalsi i genitori o ad entrambi: P6 “Nel senso che spesso il sostegno è servito per capire che quello che stavamo vivendo è normale. In questo senso serve perché, al di là di problematiche particolari, anche organi- che, quindi in quel caso saremmo stati perdenti, serve soprattutto per darci la misura che quello che stiamo vivendo. Non è una roba o un qualcosa impossi- bile da gestire, una cosa nostra particolare, ma in realtà ci ha fatto da specchio per abbassare questa preoccupazione per farci capire che sta tutto proceden- do come deve procedere e che sta dentro quell’ambito di crescita normale”; Due genitori (M8 e P8) riferiscono, invece, di essersi sentiti confusi dai pareri discordanti ricevuti dai professionisti a cui si sono rivolti: M8 - “…devo dire ci siamo sentiti nella prima fase molto confortati, poi anche questo è un mondo che ti rendi conto che non hai quella certezza, perché quello che vale per uno specialista non vale per altri, per cui a volte ti senti anche disorientato e hai paura di non stare facendo il meglio per tuo fi- glio. Perché se ti rivolgi ad un logopedista e ti dice che devi fare assolutamente psicomotricità e io non sono competente, tu in buona fede prendi e gli fai fare psicomotricità. Poi ti segnalano delle difficoltà a scuola e ti rivolgi nuovamen-
te a nuovi specialisti e ti dicono “hai sbagliato tutto, non doveva fare psico- motricità ma doveva fare logopedia”. Poi ti rivolgi ad un altro logopedista e ti dice “no il metodo che ha usato quello precedente è del tutto sbagliato, avete perso soltanto tempo” e allora … ti prende uno scoramento tanto. Per l’ener- gia, per i soldi, per tutto quello, ma dici ma se ho perso tempo inutilmente non siamo stati efficaci. Allora hai paura di … però chi te lo sta a dire?”; e pensa- no di aver ecceduto negli interventi di supporto: P8 – “qualsiasi sugge- rimento anche delle maestre o da amici. Cercavamo subito di prendere prov- vedimenti, ma proprio perché non volevamo rimanere indietro su qualcosa. Questa è anche per l’inesperienza nostra perché poi magari … è un eccesso”. Anche altri due intervistati (M8 e M9) raccontano di aver dovuto cambiare due strutture prima di trovare una struttura com- petente: M9 – “Il primo istituto a cui si siamo rivolti, che è il… di…, è stato fallimentare. L’… con cui stiamo da un anno stupendo, stu- pendo proprio. Seguito con competenza, con … bravi, con sistematici- tà. Cioè il capire cosa stanno facendo e vedere dei risultati. Di là non ca- pire cosa stanno facendo, perché completamente slegati e vedere pochi risulta”; ma il cambiamento è stato molto positivo: P9 – “Uno poi ha so- stituito l’altro. E ora abbiamo notato dei notevoli progressi di F1-9”; Un’altra coppia di genitori (M3 e P3) riferisce che il professio- nista a cui si erano rivolti non aveva riscontrato nessun proble- ma nel figlio, ma le criticità (bugie) sono rimaste: M3 – “abbiamo deciso di farlo seguire da una psicologa proprio specializzata in questo tipo di problemi che purtroppo non è che abbia poi avuto dei grandi im- patti su di lui, nel senso che per lei non aveva nessun tipo di problemi ma il problema è rimasto, quello delle bugie quindi …”;. P9 – “ma an- che lei non ha trovato niente di che; Poi F1-3 si è stufato ad andarci”; Un padre intervistato (P14), pur sottolineando l’importanza di
un supporto psicologico, ritiene importante che il professionista sia competente sull’argomento adozione, altrimenti potrebbero verificar- si altre criticità: P14 “Io forse all’inizio ero un po’ contrario però anche lì ho fatto bene ad ascoltare mia moglie perché in effetti è importante essere seguiti. Lì l’importante è non cadere in mani sbagliate, secondo me. La pau- ra era più quella. Si ok però dove? Perché se ti manca l’esperienza o non hai quel quid in più poi magari vai a creare una situazione anche più delicata, però alla fine si è verificata un’esperienza comunque che è servita e quindi va bene così”. Anche la madre (M14), in risposta alla successiva do- manda 30, racconta di aver fatto seguire il figlio da una psicologa e riferisce che il motivo del disagio del figlio è collegato al suo passato: M14 – “abbiamo però mandato F1-14 dopo, ma non al rientro. F1-14 ha fatto un anno di percorso, il passaggio, in prima media, quello lì. Lui ha fatto un percorso con una psicologa perché aveva a volte queste manifestazioni un po’ di rabbia, di irrequietezza, di difficoltà, perché appunto non esternava e sfociavano spesso … la causa era la scuola, perché poi questo suo modo … come ti ho detto prima doveva fare la versione con delle frasi, fa le frasi e la versione la saltiamo, un po’ di correre, è un po’ accelerato lui. Quindi, mi ci scontravo un po’ io, come mamma “dai devi fare i compiti. Dai F1-14!” e lui si opponeva. Era un periodo che era oppositivo, secondo me perché ogni tanto andava in crisi per il suo passato, ma no credo, ho la certezza, poi è una cosa anche di crescita, però ho visto che da lì è cambiato proprio da così a così. Comunque ha metabolizzato, ha capito determinate cose, non lo so. Pensa te per un adulto, immaginati per lui, però gli ha fatto proprio bene”; In totale gli intervistati che non sono ricorsi ad aiu- ti professionali per i figli sono 18 (66,66%). Tra loro mol- ti non hanno dato una giustificazione. Soltanto due genito- ri hanno riferito i loro motivi e le loro riflessioni sull’argomento.
Una mamma (M1) racconta di non aver avuto bisogno su- bito di un sostegno perché il bambino all’arrivo era molto pic- colo, ma che avrebbe fatto bene a chiedere un aiuto specialistico quando erano sopraggiunti altri tipi di problemi: M1 –“Beh F1-1 era tanto piccolo, quindi lì per lì non abbiamo avuto la necessi- tà di qualcuno. Certo, con quello che è successo dopo, F1-1 quan- do il padre è andato via di casa aveva sei anni, quindi dopo sì ma non sapevo veramente a chi rivolgermi. Ero davvero disperata …”. Nel corso della sua intervista, un genitore (P10) spiega che non avrebbe difficoltà a portare il figlio da uno specialista nel caso ce ne fosse bisogno: P10 – “…pensavamo che piano piano di portarlo perché così poteva parlare con qualcuno. Questa seconda cosa non l’ab- biamo fatta per ora, forse perché non ne abbiamo sentito la necessità”. Un’altra madre (M5) riferisce che il figlio non avrebbe mai ac- cettato un aiuto psicologico perché il bambino lo aveva ricevuto fino a quando non era entrato in famiglia: M5 “Assolutamente no perché lui l’aveva avuto fino a che non era stato preso in affido da parte nostra e quindi in questo momento non gradisce particolarmente. Anche lo spor- tello a scuola … insomma quando sente che c’è … no, no non gli piace”. La stessa intervistata (M5) riporta la sua delusione per l’as- senza di interessamento da parte dei Servizi Sociali: M5 “Noi sia- mo stati totalmente abbandonati dai servizi. Tutta la parte diagnosti- ca barra indagatrice che abbiamo dovuto vivere prima dell’adozione con l’arrivo di F1-5 è stato azzerato tutto. Diciamo sempre che sarem- mo potuti essere dei mostri e nessuno avrebbe saputo niente, per cui…”; Complessivamente i genitori che si sono rivolti a degli spe- cialisti dopo l’adozione, per avere un sostegno personale, di coppia o genitoriale, sono nove (33,33%). Tre coppie (22,22%)
al momento dell’intervista stavano frequentando un corso di post adozione organizzato dall’Ente con cui hanno adottato: si crea un’opportunità di confronto – M2 “In più continuiamo il per- corso di post adozione organizzato dall’Ente che ci ha supportato, dall’associazione. Lo continuiamo con molto piacere perché si crea… sicuramente non è un servizio personalizzato … si crea un’oppor- tunità di confronto con chi ha vissuto la nostra stessa esperienza”; ci hanno chiesto di fare noi da veicolo – M10 “Lo abbiamo utilizzato per noi, con le psicologhe, poi abbiamo chiesto se era necessario per F2-10 ma ci hanno chiesto di fare noi da veicolo. Per il momento, visto che grossi grossi problemi non ce ne sono “se voi continuate a fare un percorso poi lo riversate su di lui”; grazie all’input che ci ha aiutato a capire – P10 “Io dall’inizio avevo pen- sato di averne bisogno sempre. Non sempre, ma sia per noi, come cop- pia, come appoggio … come coppia, perché alcuni dei problemi abbiamo … la natura del problema, grazie all’input che ci ha aiutato a capire …”; che facevamo le cose giuste – P10 “pensavo che era proprio necessario per sa- pere che facevamo le cose giuste. … in modo anche di correggere F2-10. Che facevamo delle cose giuste, no sbagliate”; (risposta alla domanda 30) per vedere se facciamo bene noi i genitori – M13 “No, diciamo che abbiamo fatto e stiamo ancora facendo i corsi post adozione ma è più che altro per vedere se facciamo bene noi i genitori. Quindi più che altro è per quello, altro no”;
Nel corso della sua intervista, una madre (M10), che frequenta un corso post adozione, racconta di quanto le siano stati utili i consigli delle professioniste quando il figlio le ha incominciato a raccontare del suo vissuto: M10 – “Anzi è stato utile che ci hanno detto che “se si aggancia, se vi parla di qualcosa del suo passato chiedete un pochettino, cioè in modo che questa cosa piano piano esca”. “Se la sera prima di andare a dormire ti parla tu chiedi, chiedi in modo che sia sereno, anche se è un ricordo non mol-
to bello, anche se è una nostalgia, però è bene parlarne in modo che piano piano” .... L’altra volta in treno, andando a Roma, mi ha detto “sai la mam- ma, la mia mamma…”, ogni tanto gli viene fuori, gli ho detto “ti manca?” e lui “un po’ si, mi piacerebbe rivederla”. Gli ho detto “magari quando sei più grande”. Cioè si … però che non sia un tabù, no…. aiutarlo a parlarne”. In questo caso, il consiglio ricevuto e il comportamento te- nuta dalla mamma adottiva è in linea con quanto consiglia- to da Brodzinsky (2014), ovvero che l’apertura comunicativa sia il miglior predittore dell’autostima nei bambini che sono sta- ti adottati e del loro adattamento psicologico più dello stesso contatto diretto con la famiglia d’origine (structural openness). Una coppia che frequenta il post adozione, prima di intra- prendere il percorso genitoriale, ha avuto bisogno di un soste- gno alla coppia: M2 – “All’inizio abbiamo fatto degli incontri noi come coppia perché comunque un’esperienza di questo tipo destabiliz- za la coppia e quindi un attimino abbiamo riconquistato quelli che era- no i nostri equilibri e poi abbiamo continuato il percorso di famiglia”; I risultati delle risposte, anche comparati con le caratteristi- che delle famiglie emerse dall’intervista, confermano l’importanza di un supporto ulteriore alle famiglie adottive nel post-adozione, nono- stante le loro competenze, abilità e capacità di resilienza (Juffer, 2009). Un’intervistata ha spiegato il motivo per cui ha sentito l’esigenza di far ricorso ad un sostegno psicologi- co: M6 “Ho avuto più bisogno di sentirmi dire probabilmen- te, da chi era dentro, che tante cose erano normali, però poi no”; Tra gli intervistati che non hanno fatto ricorso a nessun tipo di sostegno solo qualcuno ha motivato la propria scelta. Un geni- tore (M5) ha preferito confrontarsi con persone vicine, che rite-
neva potessero aiutarla: P5 – “… la necessità che ho avuto era sostan- zialmente di confrontarmi su quello che poi il bambino portava tutti i giorni. Non l’ho fatto con una collega, l’ho fatto con le persone che mi erano accanto e che ritenevo potevano essermi di sostegno e di aiuto”. In un’intervista emerge che anche un’altra madre (M11) ha tro- vato un altro tipo di supporto, perché non è stata seguita dalle isti- tuzioni: M11 – “Allora, lo cercavo io. Nel senso che, un po’ per carattere, un po’ volevo delle conferme se stavo facendo bene, se era quello il modo di affrontare la situazione con F2-11, insomma se ne avevo 1000 e se aves- si avuto una figura che ci seguiva in questo cammino sarei stata più con- tenta. Invece mi sono arrangiata, autorganizzata, grazie al fatto che avevo avuto F1-11 per le cose pratiche riuscivo, ma a livello psicologico se aves- si avuto una figura mi avrebbe aiutato. L’ho trovata io, nel senso che tra le amiche e questa ragazza che fa la psicologa, insomma, ti confrontavi, parlavi, però mi sarebbe piaciuto essere seguita, cosa che invece zero”; Un padre (P5), invece, riferisce di non averne sentito la neces- sità: P5 – “Da me no, poi non so se chi mi guardava da fuori pensava che ne avevo bisogno. Non me ne sono reso conto. Io ritengo di no, ab- biamo fatto il percorso da soli e siamo andati avanti da soli. Non so se ci fosse stato qualcuno ad aiutarci avremmo faticato di meno o sarebbe sta- to diverso, avremmo avuto input diversi, boh non lo so. Io non ho sentito la necessità di dovere andare da qualcuno, di portare F1-5 da qualcuno”;
5.7.2. Prima di adottare avevate già avuto bisogno