• Non ci sono risultati.

Quando avete adottato vostro figlio presentava comportamenti autolesionistici o stereotipati?

5.5. Bambino, patto adottivo, evoluzione e futuro

5.5.3. Quando avete adottato vostro figlio presentava comportamenti autolesionistici o stereotipati?

Le ricerche psicologiche focalizzate sulla sfera comportamentale e sull’impatto in termini di sensibilità genitoriale, esaminando la sfera comportamentale, hanno evidenziato che i problemi dei bambini che sono stati adottati si possono manifestare, sotto forma di iperattività, deficit di attenzione, stereotipie, autolesionismi, mancanza di contatto visivo con altre persone, difficoltà nell’esternare e nell’interiorizzare comporta- menti, difficoltà di autoregolazione e di relazione (Fermani, Muzi, 2019). Alla domanda 18 le risposte non sono state univoche. Mol- ti genitori non hanno compreso che cosa si intendesse per com- portamenti stereotipati, a volte escludendoli, nonostante la loro presenza nel bambino, riferita dall’altro genitore. Altre volte gli in- tervistati hanno risposto riferendo con altre caratteristiche del figlio. Undici intervistati (40,74%) hanno escluso comportamenti au- tolesionistici o stereotipati dei figli. Cinque genitori (18,51%) hanno rimarcato l’assenza di gesti autolesionistici, ma hanno poi riferito di comportamenti stereotipati.

Nove intervistati (33,33%) riferiscono di comportamenti stereo- tipati dei propri figli:

ce li aveva – M2 “Allora, qui … si. Mio marito fa fatica a dirlo perché in realtà questo è un argomento che stia- mo affrontando in seduta terapeutica e però si, ce li aveva”; si dondolava molto – M7 “F1-7 praticamente si dondolava quan-

do si doveva addormentare. Si dondolava molto e rifiutava particolari attenzioni o coccole. Poi nel tempo questa cosa è andata via via scemando. Tutt’ora se sta da solo, magari se si deve addormenta- re da solo, tende ancora un po’ a dondolarsi. E’ un comportamento suo di autoconsolazione che non so quando perderà e se lo perderà …” sbatteva la testa per terra – P7 “F1-7, era più picco- lo aveva tre anni, quando chiedeva una cosa si buttava a ter- ra, sbatteva la testa per terra, così questo succedeva all’inizio …”; gamba a martello bun bum – M8 “Aveva … però non so se questo dipende … se è un comportamento stereotipato. Lui per addormentarsi sbatte- va una gamba sul materasso e ancora adesso muove le gambe, si agi- ta per creare una sorta di movimento del materasso … dice che lo ri- lassa. Lui non sbatteva la testa ma usava questa gamba a martello bun bum. Quando sbatteva questa gamba a martello era perché si cullava”; si dondolava tantissimo e botte sulla testa – M9 “Si, sì tantissimo. Anzi adesso stiamo diminuendo. Lui è arrivato che si dondolava tantissimo, lui era un continuo. In macchina non stava fermo un minuto. Di notte, ti dicevo, si sve- gliava tantissimo. Non riusciva a stare fermo. Botte in continuo sulla testa”; si svegliava piangendo – P9 “Assolutamente si, anzi spesso la notte si svegliava piangendo oppure ci svegliavamo noi e lui stava sul suo lettino dondolando- si, un po’ tornando agli albori insomma perché purtroppo l’inizio della sua vita è stato questo. Quando è nato è stato un po’ questo, era abbandonato in una culla e fino quando qualcuno non andava lì a fare … ad accudirlo, ma questo lui, i primi periodi specialmente, ha avuto questo tipo di atteggia- mento. Ecco questo è stato il compito inizialmente più difficile, il farlo ….”; si dondolava parecchio e violentemente – M13 “Si, si dondolava, an- che parecchio e violentemente, poi adesso è migliorato tanto. Ra- ramente vedo che si dondola, ad esempio, quando si sta risve-

gliando il mattino, quando sta in quel dormiveglia e non si vuole svegliare si dondola come per dire adesso mi riaddormento, se no ha smesso”; non voleva nessuno vicino quando dondolava – P13 “Si, praticamen- te si dondolava prima di addormentarsi, cosa che nel tempo ha smes- so quasi completamente di fare. Qualche volta lo fa, mi dice che gli piace come forma di coccola, non so perché gli è rimasta questa cosa; …, però spesso e volentieri tende ad accostarsi, ad abbracciar- ti, invece inizialmente non voleva nessuno vicino quando dondolava”; girare i piedi per ninnarsi – M14 “…l’unica F2-14 che aveva questa cosa di girare i piedi per ninnarsi, ma ce l’ha anche adesso, quando è stanca muo- ve un piedino, ma molto bene e basta, altrimenti comportamenti no”.

Tra i genitori intervistati sei (22,22%) di loro hanno riportato di altri comportamenti dei figli, che a lor avvi- so potrebbero essere intesi come comportamento stere- otipato o comunque connesso al vissuto del bambino: bugie su cose banali – M3 “No. Cioè, aspetta. Autolesionistici no, adesso non so se dire le bugie rientra tra questo tipo di domanda. Lui comunque ci avevano segnalato che era un ragazzino che diceva molte bugie e que- sta sua cattiva abitudine è continuata e si è amplificata. Arriva a negare l’evidenza molto spesso. Se questo è un comportamento stereotipato al- lora si. Ce l’aveva e ce l’ha tuttora. Cerca di nascondere con questo sia le sue insicurezze sia i suoi insuccessi sia tante volte per fare più scena, per raccontare qualcosa quando non ha tanti argomenti e allora se li inventa. Anche cose stupide, nel senso che non solo quando c’è qualcosa che non va. Bugie su cose banali, cioè se le inventa senza motivo. Probabilmente vuole arricchire la sua storia che secondo lui è povera di eventi interessan-

ti. Anche la giornata quotidiana lui la infarcisce, anche cose che non c’en- trano niente, come ad esempio che ha visto un film invece ha fatto lezio- ne normale. Questo è caduto, ha fatto un casino e invece … non è vero”; scarsa capacità di mantenere a lungo l’attenzione – P3 “…no. Stereotipa- ti, alcuni tratti si, soprattutto per quanto riguarda… io credo che sia questa la principale caratteristica di F1-3, che poi influenza le sue dif- ficoltà un po’ generali scolastiche e tutto il resto, la scarsa capacità di mantenere a lungo l’attenzione, che penso sia uno stereotipo tipico di tanti bambini con difficoltà infantili, adottive e quant’altro. Che que- sto poi abbia portato nello specifico a F1-3, alla chiusura alla timidezza che è eccessiva per la sua età, per l’eccessiva paura che ha di sbagliare”; resistenza nei confronti della figura materna – P4 “… no. Lo stereotipo che forse si poteva intravedere in F1-4 era questa sua resistenza soprat- tutto nei confronti della figura materna che, evidentemente, lascia- va presagire qualcosa di irrisolto, comunque una figura con cui lui non aveva ancora dimestichezza. Il padre era un po’ più marginale, era più un compagno di giochi e protezione, mentre l’affetto, che è quel- lo materno, doveva ancora imparare a gestire nei confronti di M4”; tendeva a colpevolizzarsi – M5 “Non si faceva male però tendeva a colpevo- lizzarsi, perciò capitava che si dava delle sberle sulla testa. Non erano per ferirsi, però era un modo per colpevolizzarsi. Si sentiva profondamen- te in colpa e nel tempo questa cosa lui è riuscita anche a dirla. Questi at- teggiamenti c’erano nel primo periodo quando non riusciva neanche a dire come si sentiva. Stereotipati no, anche se lui, ti parlo sempre dei pri- mi periodi, aveva dei piccoli tic, ansiosi. Ad esempio mi ricordo un pe- riodo si toccava spesso i genitali. Oppure un’altra volta faceva un mo- vimento con la bocca. Nei momenti di tensione lui un po’ … sfociava con questi tic che poi si sono risolti, nel senso che adesso non ce li ha più”;

tende sempre a cercare conferme – M7 “Invece F2-7 comportamen- ti autolesionistici o comportamenti particolari non li manifesta. Vuo- le sempre molta attenzione, è un bambino che tende sempre a cercare conferme su quello che fa, fa vedere, mostra le cose che ha fatto, vuole es- sere sempre considerato per le cose che ha fatto, però cose particolari no”; era irrequieta – P12 “No, non, no era … si ciucciava il dito. Era una picco- la cosa. Era irrequieta, non stava ferma un secondo, né giorno né notte”.

Quattro genitori hanno risposto che i figli han- no manifestato comportamenti di rabbia e aggressività: comportamenti aggressivi – M4 “Avevano dei comportamenti aggressivi ma nei confronti nostri, all’inizio, oppure tra di loro, ma non su se stessi”; comportamenti forti – P6 “Lei dava … presentava … all’inizio in Unghe- ria ha incominciato a tirar fuori il suo vissuto, tramite comportamen- ti forti, a volte urlare, fare capricci anche per cose futili. Poi qua, invece, lui l’unico comportamento che aveva era la difesa, aveva un comporta- mento un po’ aggressivo. Poi gli è stato spiegato che non serviva più di- fendersi subito, che doveva difendersi solo se attaccato. Invece appena arrivato in Italia, appena ha capito la situazione per stare con gli altri lui manifestava questa sua aggressività suo malgrado, perché lui era abitua- to a difendersi. Nel nostro caso non c’erano comportamenti stereotipati”; gestione della rabbia – M10 “… l’unica difficoltà, la più grande difficoltà che aveva era questa della gestione della rabbia. Un pochettino si arrabbiava con i videogiochi, con … soprattutto se non riusciva fare le cose, non riusciva a vincere, perché voleva vincere. Oppure una sfida, stupida, a qualsiasi video giochino ecco anche una perdita … Su questo, anche a livello sportivo, mentre prima giocava a pallacanestro, a basket, era bravo è bravo a livello sportivo,

adesso non si cimenta più, nel senso che non vuole, aveva iniziato a giocare a basket, corre, corre in atletica, ma non ha mai voluto proseguire nello sport. Adesso ha trovato i cavalli dove appunto li può … è un’attività anche tera- peutica, fa volteggio sul cavallo, pero c’ha questa cosa di canalizzare anche l’emozione e non c’è troppo la competizione. Perché secondo me lui in que- sto momento non ce la fa a gestirla, a sopportarla. Perciò questo è un aspetto su cui dovremo lavorare, peccato perché lui perde anche delle opportunità, nel senso che a lui piace giocare a basket, piace giocare a pallone però a volte si arrabbia talmente tanto... Lui è sempre più consapevole e poi magari non gioca, perché alla fine non accetta la sconfitta, non gli riesce e poi magari si mette a litigare, sa che comunque questa cosa non va bene, perché non va bene con i compagni e con tutto e quindi si tira indietro. Questo è un po’ il nodo”; sbatteva la testa contro un gioco che non funzionava bene – P10 “Quando ab- biamo … raramente, raramente diciamo. Mi ricordo quando sbatteva la testa magari contro un gioco che non funzionava bene. Faceva questo tipo di (mima testata su una tavoletta) … con questo tipo di comportamen- to, però non lo ha fatto, non glielo ho visto fare da mesi mesi mesi …”.

E’ da evidenziare, ai fini della ricerca, che dalla risposta di P14, il padre che ne ha adottati tre, è emerso il ricordo di una strategia mes- sa in atto dai genitori all’arrivo in famiglia del bambino che, secon- do l’intervistato, è risultata positiva per l’inserimento del bambino: ci svegliavamo tutti giorni con queste foto – P14 “… Poi c’è da dire che noi sempre, prima vivevamo in un’altra casa, nella prima adozione dopo che ce l’hanno dato noi abbiamo fatto foto, filmini tutto quanto. Poi quando siamo tornati dalla Cambogia, per dire, noi avevamo il frigorifero bian- co e lo avevamo tappezzato di tutte le foto dell’incontro, no. Quindi ci

svegliavamo tutti giorni con queste foto, noi l’abbiamo vissuta sempre in maniera così piena, diretta. Tra l’altro il filmino, che all’epoca guardava- mo anche spesso, perché pensiamo che è una cosa che c’è, c’è stata, che non va dimenticata né fatta dimenticare e, quindi, comunque l’abbiamo tenuta sempre fresca e sempre lì. Credo che alla fine sia anche servito”.

La testimonianza di P14 conferma quanto affermato dagli stu- di psicologici, ovvero che la condivisione della storia del bambino e dei genitori, intesa come l’insieme delle memorie sull’origine biologi- ca e adottiva, è l’aspetto centrale attorno a cui si sviluppa la relazio- ne genitori-figli adottivi. La famiglia adottiva, infatti, ha bisogno di riconoscersi nella storia famigliare, di condividere il percorso che li ha portati all’incontro adottivo e al momento della formazione della appartenenza familiare e di co-costruirla all’interno di uno spazio di memoria familiare condivisa. È da qui che si sviluppa il contatto nar- rativo in cui il bambino e il genitore entrano nel campo di narrazione reciproco preludio della memoria familiare e del processo di forma- zione dell’identità e dell’appartenenza famigliare (Paradiso, 2004).

Outline

Documenti correlati