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Qual è la cosa peggiore che vi è capitata nel percorso per diventare famiglia?

5.4. Coppia, patto di coppia e transizione

5.4.2. Qual è la cosa peggiore che vi è capitata nel percorso per diventare famiglia?

Alla domanda 13 due intervistati hanno dato una risposta plu- rima (P3 e P12), le risposte complessivamente sono state 29.

Sette partecipanti (24,13% risposte) hanno detto che i momenti peggiori di tutto l’iter sono legati a problemi burocratici e rapporti con le istituzioni:

doverci giustificare – P2 “Il doverci giustificare difron- te agli Enti che dovevano lasciarci l’autorizzazione”; proposta una situazione che era male – P5 “Mah una prima chiamata dal Tri- bunale dei minori dove ci è stata proposta una situazione che era male per i genitori che adottavano e male per i bambini che venivano adottati. Era solo una soluzione del Tribunale per sbolognarsi un problema e lì è stato tremendo, perché ho capito che insomma i fascicoli davanti ai giudici, a determinati giudici, sono solo numeri, non c’è cuore, non c’è cuore …”; siamo stati meno sereni – P4 “…. Qua in Italia, se devo dire il momento in cui sia- mo stati meno sereni, è stato il colloquio con i Giudici del Tribunale di Ancona”;

ti arrivano le proposte – M6 “Nel percorso per diventare famiglia? C’è stata una sola cosa che ha disturbato ma ci sta nell’iter, quando sei in attesa di partire, di avere l’abbinamento ed hai scelto l’adozione internazionale e ti arrivano le proposte dall’Italia. E lì ti si spezza il cuore perché ti trovi di fronte ad una scelta, come per dire “chi salvo?” “chi aiuto?” il bambino all’e- stero o il bambino in Italia? E lì ti senti egoista perché è come se decidessi te: è più bello questo è più bello quello. Quella è stata una cosa pesante”; il colloquio con il Tribunale – M8 “La cosa peggiore … fammi capire … si il colloquio con il Tribunale de … il primo colloquio con il Tribunale per i mi- nore. La cosa più sgradevole, devo dire, è stato lì al Tribunale di Ancona”; il giudizio – P13 “Mah diciamo il giudizio degli assisten- ti sociali, sostanzialmente. La paura e il timore di essere valuta- to, magari di non apparire quello che noi volevamo, ecco …”; rischiavamo di perdere il decreto – M14 “Grandi difficoltà perché ci ho pian- to pure, … rischiavamo di perdere il decreto, proprio di sospendere tut- to. … Avevamo il decreto, eravamo sulle Filippine, volevamo cambiare, poi tutta la burocrazia, un Ente un altro, devi dare la revoca e contestua- le il nuovo mandato. … Non lo sapevamo, avevamo mandato una racco- mandata per revocare, l’altro Ente ci aveva detto “oddio così perdete tut- to”; c’è stato un momento che noi rischiavamo di buttare al vento tutto…”;

Sei intervistati (20,68% risposte) hanno dichiara- to di non ricordare un momento peggiore in assoluto: non ricordo – M4 “Non ricordo episodi particolari”; non riesco mai a ricordarmi – P4 “Ci credi, forse un po’ per carat- tere, non riesco mai a ricordarmi le cose terribilmente negative”; però una volta che li fai non ti ricordi ostacoli – M10 “No, no era una

serie di balzelli, tutte cose burocratiche. Un giorno devi ve- dere questo, un giorno devi vedere quest’altro però una vol- ta che li fai non ti ricordi ostacoli particolarmente gravi”; peggiore non lo ricordo – P10 “peggiore, peggiore non lo ricordo”; peggiore non ce n’è – P12 “Ma tante cose, peggiore peggiore non ce n’è”; non c’è – P14 “non c’è”.

Cinque genitori intervistati (17,24%) riferiscono che il mo- mento peggiore è avvenuto durante la permanenza all’estero: aver capito le insicurezze del mio coniuge – P3 “Beh tutto sommato il periodo peggiore è stato nella fase del soggiorno all’estero nel quale c’è stato … il problema peggiore è stato sicuramente l’aver capito le insicurezze del mio coniuge, le sue difficoltà e quindi le cose si mettevano male in quel momento la grande incertezza …”; situazioni un po’ forti – P6 “La cosa peggiore … quando siamo stati in Ungheria che ecco con situazioni un po’ forti bisognava avere un’idea creativa per poterla affrontare in modo diverso da un’impostazione ordinaria con figli naturali”; l’abbiamo dovuta abbandonare per un mese – M11 “La cosa che mi è dispia- ciuta tantissimo è stata la … il cambio di programma quando siamo stati giù in Etiopia perché lì F2-11… ha veramente avuto un distacco dai geni- tori adottivi per un mese. In pratica siamo arrivati, ce l’hanno lasciato per 10/15 giorni, notte e giorno, quindi lei si era attaccata a noi, soprattut- to a me, perché probabilmente aveva visto la figura di riferimento in me, poi l’abbiamo dovuta abbandonare per un mese. Quindi questo, secondo me, è stata la cosa più sbagliata. Io, appena avevo capito che ce l’avreb- bero lasciata per dieci giorni, il secondo giorno sono andata a dire “guar- date, a dormire fatela venire in orfanatrofio perché se no si attacca trop- po a noi”. La risposta è stata “questa è vostra figlia ora ve la tenete” e lì

è stata gestita malissimo, tanto che F2-11, lei, ancora si ricorda questa cosa che noi siamo ritornati a prenderla. Quindi è una cosa che l’ha segnata!”; lasciarla là per un mese – P11 “Oltre a quello che ho già detto, quan- do in Etiopia ci hanno detto … hanno cambiato la legge quan- do eravamo giù al primo viaggio, da tre giorni sono diventati 10 e ci hanno lasciato F2-11. Con noi per 10 giorni e poi noi dovevamo rien- trare in Italia e lasciarla là per un mese. Questo è stato devastante!”; mi volevano mettere in galera – P12 “Tante piccoli stupidaggini che ti com- plicano perché stai fuori di casa, perché non capisci la lingua, viene fuori tante cose, ma non è la cosa peggiore perché si supera tutto. Addi- rittura per aver attraversato la strada mi volevano mettere in galera”;

Tra i partecipanti, cinque (17,24% risposte) collegano il momento peggiore dell’iter ad avvenimenti, scelte o situazioni personali dolorose: il colorato – M1 “Non ho avuto … l’unica cosa veramen- te difficile è stata scegliere che anche il colorato andava bene”; non volevo più andare avanti – M3 “Il fatto che io avessi tante resistenze. Quando ci hanno fatto l’abbinamento hanno detto che si era concretizza- ta e dovevamo andare a fare l’abbinamento … a quel punto ho avuto una crisi terribile e a quel punto non volevo più andare avanti. Per me è sta- to quello. Nel momento in cui si era concretizzata questa cosa che fino a quel momento era stata soltanto un attesa, un’ipotesi, quando inve- ce ti diventa concreta ti scontri con le paure. Io lì volevo smettere tutto!” mia moglie non era pronta – P3 “Ho pensato che forse la scelta non era ottimale perché mia moglie non era pronta a fare questo tipo di cose e forse mi aveva accontentato per la mia troppo insistenza e forse lei realmente non voleva”; mancata genitorialità biologica – M5 “Prima dell’arrivo ti posso dire

che io, onestamente, in questo caso parlo anche di noi come cop- pia, abbiamo vissuto come un dramma la mancata genitoriali- tà biologica. Per noi scoprire di avere delle difficoltà a procreare è stato esattamente come scoprire di avere un tumore, una malattia termi- nale. L’abbiamo vissuta come un dolore che ci ha spaccato enormemente”; il momento dell’abbinamento – P7 “Il momento più di difficoltà secondo è il momento dell’abbinamento, della … quel- lo che non sai cosa ti puoi trovare davanti, ecco è un momento dif- ficile perché vai ad incontrare tuo figlio e quello sarà tuto figlio.”

Cinque intervistati (17,24% risposte) hanno riferi- to che il momento peggiore di tutto l’iter è stata l’attesa: è stato infinito – M2 “L’attesa. L’attesa infinita, perché comunque 8 anni di attesa di … nell’incertezza, pensi sempre lì, poi tutti ti dicono “fai la tua vita non ci pensare” … comunque tu ci pensi tutti i minuti del- la giornata. Questo lungo tempo, protratto per 8 anni, è stato infinito. Ad oggi, nonostante il percorso si è concluso è pesante, risulta pesante”; non sai se andare avanti o mollare – M7 “Non lo so. Peggiore? Mah i tempi lunghi che comunque che ti fanno passare degli alti e bassi incredibili che non sai se andare avanti o mollare … destabilizzano perché comunque la scelta che tu fai in un determinato momento poi è soggetta a stati d’ani- mo che cambiano continuamente perché non si tratta di tempistiche di un mese o due mesi ma parliamo di anni e quindi cambiamo anche noi …”; ti scoraggiano tanto – P8 “Che ti posso dire? Non saprei. Non lo so … boh! Le lungaggini burocratiche sono quelle che ti scoraggiano tanto”; uno si domanda quando finirà – P9 “Per quanto riguarda l’adozione il fatto specifico dell’attesa, tutta questa burocrazia, ma soprattutto non avere la

certezza fino a quando non hai superato la barriera. La barriera o perlome- no avere l’udienza e comunque dopo l’udienza c’è sempre qualcosa. Quindi quando arrivi a casa chiudi la porta e allora finalmente dici “FATTO!”. Fino ad allora hai sempre la sensazione che qualcosa possa intopparsi. Siccome il percorso è lungo ed ha mille insidie, va tutto con mille situazioni sicu- re al momento e il giorno dopo rovesciate radicalmente, allora uno si do- manda quando finirà e soprattutto quando finalmente starà dentro casa?”;. veramente lunghi – M13 “La cosa peggiore, io penso che la cosa peggiore siano i tempi di attesa, ma veramente lunghi!”

Per un partecipante (3,4% risposte) l’aspetto sociale è quello peggiore:

la parola giusta per farti incazzare – M9 “L’aspetto sociale. Il con- fronto con gli altri. Se no io sarei molto più tranquilla se non ci fosse qualcuno che trova la parola giusta per farti incazzare”;

Un intervistato, pur dichiarando di non ricordare episodi par- ticolari, fa riferimento ad alcune difficolta nel ruolo genitoriale: pensavo eravamo più capaci – M4 “Ecco una delle difficoltà che ora mi è venuta in mente è che pensavo che eravamo molto più capaci, mol- to più pazienti e molto più tranquilli, invece vivendo le situazio- ni reali naturalmente lo stress e le difficoltà si sentono molto di più”;

Dalle risposte alla domanda 13 sono stati estrapolati dei pas- saggi delle interviste a due madri che, nel rievocare i momen- ti difficili del percorso, fanno riferimento a ricordi molto doloro-

si. L’intensità del dolore si percepisce anche dai vocaboli utilizzati: una malattia terminale – M5 “… abbiamo vissuto come un dramma la mancata genitorialità biologica. Per noi scoprire di avere delle difficol- tà a procreare è stato esattamente come scoprire di avere un tumore, una malattia terminale. L’abbiamo vissuta come un dolore che ci ha spacca- to enormemente. Eravamo abituati all’idea, da sempre sposati, di poterci sposare, avere dei bambini. Nella nostra fantasia avevamo preso una casa che era adatta per i bambini, quindi non ci era mai balenato nella mente di non poter procreare … Io poi a livello personale me lo sono domanda- ta perché mi avesse fatto così male e credo che un po’ fino a quel punto ero stata così fortunata di poter concretizzare gli obiettivi che mi ero sem- pre determinata. Ero sempre arrivata dove volevo. In questo caso dove- vo fare i conti con una cosa che non apparteneva ad una mia decisione”; rischiavo di abortire – M14 “ C’è stato un momento che noi rischiavamo di buttare al vento tutto: Poi il desiderio era forte, avevamo passato tante cose e poi la volevo proprio. Io in quel momento era come se fossi incinta, quindi rischiavo di aborti- re, l’ho sentita proprio così, lì ho pianto, ho pianto! Ho pianto un giorno intero!!”

Nonostante le difficoltà riferite, quattro intervista- ti hanno raccontato di situazioni positive, benché non richieste: qualcosa è scattato – M5 “Quando abbiamo fatto i conti con que- sta cosa (mancata genitorialità biologica)… qualcosa è scattato..”; tutti superabili – P7 “Però tutti gli altri momenti difficili sono tutti superabili”; ci si passa – P12 “Però non è una cosa non vivibile, ci si passa”; via, andiamo, continuiamo – M14 “F1-14 ha detto un giorno “perché piangi?”, perché io ero proprio in crisi, davanti a loro mi ero messa a piangere per-

ché c’era stato questo cambio di Paese, rischiavamo di perdere tutto e io gli ho detto “sto piangendo perché probabilmente questa terza adozione non so se riusciremo a concluderla e questa cosa mi dispiace molto”. Lui mi ha detto “va beh se c’è una difficoltà vai avanti, non ti fermare e vai avanti” e da lì ho detto “effettivamente hai ragione” e via, andiamo, continuiamo!”

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