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Il contesto sociale (analisi domande 25 e 26)

5.6. Accoglienza nella famiglia allargata, nel contesto sociale e a scuola

5.6.2. Il contesto sociale (analisi domande 25 e 26)

Le risposte alle domande relative all’inserimento del bam- bino adottato nel nuovo contesto sociale sono importan- ti perché la genitorialità comprende anche la cura della dimensione sociale, come accompagnamento del figlio verso l’“e- sterno” sociale, attraverso l’incontro con l’area extrafamiliare, vis- suto attraverso una specifica qualità emotiva (Greco, Rosnati, 2006). Venendo all’analisi delle interviste su questo aspetto, ventidue intervistati (77,77%) riferiscono soltanto risvolti positivi dell’acco- glienza che hanno ricevuto i figli nel contesto sociale in cui vivono. Tra i sei intervistati che hanno risposto che il figlio ha avuto problemi nell’inserimento sociale, la testimonianza più grave è quella di M1, che riferisce di aggressioni a sfondo razzista : “Ecco lì un

po’ di problemi ci sono stati. All’asilo gli dicevano che non aveva la mamma, quindi insomma è stato un momento difficile perché lui non riusciva a capi- re cosa voleva dire la sua compagna di scuola che gli diceva che non aveva una mamma, è stato una decina di giorni sempre a piangere in un angolo e quando ci siamo accorti aveva versato un bel po’ di lacrime. Poi, quando gli abbiamo detto che lui di mamme ne aveva due e una lo aveva avuto e l’altra lo aveva preferito, da lì ha avuto sicurezza, ha avuto la forza di fare questo discorso a tutti i suoi compagni di scuola. Da lì è ripartito, però lì per lì è stato un po’ difficile. Poi quando è andato al terzo geometri, quando abbiamo tro- vato scritto sulla veranda del garage “bastardo negro” “sporco negro” beh lì è stato ancora più difficile. Anche perché il suo papà era in Sardegna con la nuova famiglia, con i nuovi bambini e spiegarglielo … per fortuna mi ha aiu- tato la Digos a rimettere a posto le cose, mi ha aiutato il Preside … a rimette- re, a ricomporre questa brutta esperienza, brutta. Quindi, insomma ha avuto delle manifestazioni da parte del quartiere, perché a scrivere quelle cose sono stati bambini del quartiere che … insomma non dovevano succedere …”.

Anche i genitori della famiglia 2 riferiscono di essere rimasti molto delusi dalla qualità dell’accoglienza del contesto sociale. La ma- dre M2 si aspettava un’accoglienza più autentica: “forse io mi aspettavo un’accoglienza più pura. A volte mi accorgo che questa accoglienza è costru- ita e quindi è … cioè insomma ti fa riflettere. Non è sempre facile, a volte loro vanno difesi. Io a questo concetto non ci ho mai voluto credere, forse perché ero più positiva però mi rendo conto che è una cosa vera. Quindi, a volte van- no proprio difesi anche questo tipo di contatti, perché poi loro si frequentano con il loro sociale però a volte, soprattutto in una fase iniziale, hanno bisogno di essere protetti, non sono proprio in grado di difendersi da soli”. Il padre P2 ritiene che il figlio sia discriminato: “Apparentemente bene, praticamente

un po’ discriminato per quello che sono i suoi atteggiamenti, comportamenti e carattere che gli derivano dalla sua storia. Quindi, questa cosa non viene an- cora molto considerata e valutata … noi pensavamo meglio. Pensavamo che le persone e il contesto fossero più preparate, invece stiamo proprio agli inizi”.

Due padri lamentano l’insensibilità e l’inadeguatezza dei discorsi di alcune persone:

qualche uscita poco felice – P3 “Direi bene, qualche episodio, comunque da mettere da conto, qualche usci- ta poco felice, un amico che ti dice “è come gli altri figli”; guadagnerebbe di più stando zitto – P9 “Ma, abbastanza bene, ovviamente con tutte le problematiche che la società riserva a ognuno di noi, insomma quindi chi dice una parola pensando di far bene quando in realtà magari guadagnerebbe di più stando zitto, ma questo fa parte della vita di ognuno di noi, quindi per questioni diverse ognuno ha sempre da dire qualcosa”.

Il genitore P9 fornisce, però, anche un buon consiglio per non farsi condizionare da questi fatti: “Allora io sto cercando di fargli capire che a volte è meglio essere leggeri. Se ognuno si mette a focalizzare ogni problematica … o meglio i problemi vanno risolti ma a volte ci sono problemi che è meglio non affrontare e andare avanti, altrimenti la vita sarebbe un problema continuo”. L’intervistata M9 racconta che spesso la percezione sociale di un bambino con le condotte come quelle di suo figlio è quella di un bambino disabile: “Nel contesto sociale in cui viviamo lui è stato accolto benissimo perché gli vogliono bene e tutto, però come si vuole bene ad un bambino disabile. Comunque tu sei diverso, non sei uguale agli altri, ma

non tanto perché è adottato quanto per le sue condotte. Se non c’è ostraci- smo legato all’adozione, c’è ostracismo legato al fatto che lui è un bambi- no diverso”. Inoltre, la stessa intervistata riferisce della sua percezione di inadeguatezza del contesto, professionale e istituzionale, ad accogliere un minore che è stato adottato: “Forse mi aspettavo un po’ più di delicatezza sotto certi aspetti, per esempio professionali. Per esempio a scuola sono do- vuta intervenire più volte in maniera abbastanza a gamba tesa, per difendere quelli che sono i diritti di un cittadino. Il diritto all’istruzione, ad esempio”. Tra i genitori che hanno riportato di un’esperienza positiva nell’inserimento sociale, P4 evidenzia la cultura dell’accoglienza del suo ambiente: “io e i miei amici veniamo da un retroterra anche di oratorio, in cui comunque questo senso dell’accoglienza ce lo abbiamo sempre avuto”. M10 percepisce che è stato importante, per il buon inserimento del figlio, coinvolgere gli amici nel percorso adot- tivo: “Gli amici più importanti, stretti, hanno accolto molto posi- tivamente! Si, perché… li abbiamo coinvolti. Abbiamo incomin- ciato a coinvolgerli quando è diventato ufficiale che iniziavamo”. Ugualmente, M12 riferisce che per la sua esperienza positiva è stato determinante aver coinvolto amici e parenti: “si sono tutte le persone che conosco, le persone che frequento, quindi insomma si… A casa la sera era tutto amici e parenti che arrivavano per conoscerla. In negozio “allora quando arriva questa bambina? Quando ce la fai conoscere?”. Per- ché io da là dicevo “è bionda, ha lentiggini, è meravigliosa, è una cocco- lona, è una piccola bambolina per me”, allora tutti curiosi di conoscerla”.

Un’esperienza molto positiva di accoglienza da parte dei propri amici la racconta M7: “Noi non abbiamo avuto nessun tipo di problema. Da parte dei nostri amici addirittura per F2-7 hanno organizzato una festa un sabato in una struttura, sono venuti da Siena, da Firenze, da Latina per festeggiarlo, perché questi 45 giorni non sono stati pochi. Avevano voglia di conoscerlo e festeggiarlo. Per questo i nostri figli sono stati accolti bene!”. L’intervistata M13, che a sua volta è stata adottata a sette anni, inserisce tra gli elementi che hanno condizionato positi- vamente la buona accoglienza del figlio il contesto multietnico della nuova società: “Molto bene, molto bene perché comunque, specialmen- te qui a Passo di Treia ci sono tante realtà differenti. Un sacco di stranie- ri, per cui … totalmente diverso rispetto a 30 anni fa, assolutamente”. Secondo il genitore M11 il buon inserimento sociale del- la figlia è condizionato anche dal fatto che nel loro conte- sto ambientale ci sono altri bambini adottati: “Bene, secon- do me bene, anche perché abbiamo amici che ovviamente anche loro hanno bambini adottati, quindi sei sullo stesso filone d’onda, diciamo”. Anche per M14 la presenza di altre esperienze adottive nel loro contesto amicale e la famiglia multietnica del fratello han- no aiutato molto l’inserimento: “Mah benissimo, si. Bene, per fortu- na ci sono diversi casi, non è più come prima, una cosa ristretta. Cono- sciamo altre coppie che hanno fatto adozione, poi abbiamo una famiglia numerosa. Ad esempio io ho mio fratello che si è sposato con una del Senegal, un nipote bello scuretto, così ce li abbiamo di tutti i colori”.

Il genitore P14 è consapevole del rischio per i suoi figli di es- sere scherniti per il loro aspetto diverso, quindi cerca di prepararli a questa evenienza: “Sotto quel punto di vista lì credo che siano stati ac- colti in maniera normale, come se fossero dei ragazzini di genitori naturali. E’ vero che loro, oltre a non essere di genitori naturali, sono di un Paese diverso del nostro, mi aspetto che qualche compagno sicuramente in qual- che modo cercherà di schernirli, magari anche un po’ per i tratti somatici differenti, perché penso che sia una cosa abbastanza comune un bambino con gli occhi a mandarla chiamarlo cinese, chiamarlo cinese per prender- lo in giro. Quindi, io cerco sempre di prepararli, anche se non credo che siano scherniti di più rispetto ad un bambino per dire italiano, che maga- ri ha gli occhiali oppure un po’ cicciottello. Cercano le differenze. Però io cerco di prepararli lo stesso perché poi sai potrebbe essere un domani un problema in più da affrontare. Se tu già lo conosci o in qualche modo sai che non è un problema, lo affronti meglio”. Tuttavia, anche P9 ritiene che l’attuale società multietnica aiuti molto i figli sotto questo aspet- to: “comunque bene o male noi siamo già una generazione diversa e co- munque già anche la presenza di tanti stranieri nel territorio nazionale, già classi miste. Per dire, quando andavamo in classe noi eravamo tutti italiani. Quindi all’epoca poteva essere diverso. Oggi già questo li ha aiutati molto perché comunque … In una società multietnica il fatto che loro presentino dei tratti somatici differenti è ormai un luogo comune, quindi non fa più”.

5.6.3. Scuola (analisi domande 27 e 28)

Alle domande 27 e 28 (27 - come è stato accolto vostro figlio a scuola? Dagli insegnanti? Dai compagni di classe? 28 - Vi aspettava- te questa accoglienza?) gli intervistati hanno risposto in modo mol-

to partecipato. Le esperienze raccontate sono diverse l’una dall’al- tra, passando da situazioni estremamente negative ad altre, opposte, molto significative per il benessere del bambino. Si è optato, quindi, di analizzare le risposte suddividendole in due gruppi, il primo for- mato dalle famiglie che hanno avuto un’esperienza positiva e l’altro da quelle che hanno dovuto affrontare problemi di qualsiasi natura. Nell’analisi delle risposte dei due gruppi si sono indivi- duate alcune caratteristiche comuni, per poi procedere ad un approfondimento del caso specifico, cercando di indivi- duare le eventuali strategie messe in campo dai genitori e le caratteristiche dell’accoglienza che il bambino ha ricevuto a scuola. Da una prima analisi è emerso che quindici intervistati (55,55%), corrispondenti ai genitori di otto famiglie (Fami- glie 1,5,6,7,10,11,13,14), hanno riferito che l’esperienza scolastica è stata positiva sotto tutti i punti di vista, con gli insegnanti e con i compagni classe, mentre dodici intervistati (44,44%), corrispondenti ai genitori di 6 famiglie (Famiglie 2,3,4,8,9,12), hanno raccontato di aver avuto dei problemi con gli insegnanti, con i compagni di classe o con entrambi.

Famiglie con esperienze positive

Tra gli intervistati con esperienze positive nell’ambito scola- stico, si è riscontrata una certa omogeneità di aspettative all’interno della coppia genitoriale. In risposta alla domanda “si aspettava que- sta accoglienza?”, entrambi i componenti di quattro coppie di coniu- gi (Famiglie 5,6,13,14) hanno risposto che si aspettavano un percor-

so positivo, così come poi è avvenuto. Soltanto P5 non si aspettava un’accoglienza così positiva da parte dei compagni di classe. Due coppie di genitori (Famiglie 7 e 10) si aspettavano un percorso molto più difficile. Mentre i coniugi della famiglia 11 avevano aspettative diverse, mentre M11 non si aspettava un percorso così positivo, P11 era più ottimistico. Le famiglie con un percorso positivo scolastico non hanno caratteristiche comuni, per età di arrivo e Paese di provenien- za del bambino. Anche i motivi del buon andamento, che emergono dai racconti degli intervistati, sono diversi, accomunati dal solo fatto che gli insegnanti hanno saputo creare in classe un clima di accoglien- za o sono intervenuti in caso di necessità dello studente o della fami- glia. L’altro tratto molto diffuso nelle risposte, in merito alla buona accoglienza ricevuta dai compagni di classe, è il fatto che i bambini non avvertono differenze etniche perché le classi sono multietniche. I racconti di questo primo gruppo di famiglie sono utili per fo- calizzare le caratteristiche del contesto scolastico che è risultato posi- tivo per l’inserimento e il benessere del bambino proveniente da un percorso adottivo. Sono state analizzate le loro risposte alle domande 27 e 28 e si è cercato di individuare le caratteristiche di ogni singolo percorso positivo. Il caso della Famiglia 1 (nucleo monogenitoriale che ha adottato in Perù nel 1983 un bambino di un mese e mezzo) è stato inserito nel primo gruppo perché il genitore intervistato, nonostante nelle precedenti risposte avesse riferito di alcune difficoltà affrontate all’asilo, ha definito complessivamente positivo il percorso scolasti- co del figlio. Può risultare, quindi, utile analizzare come un percor- so scolastico complessivo (dall’asilo alle superiori) possa aver avuto una evoluzione positiva. Nell’analisi del caso della famiglia 1 si sono

utilizzate anche le precedenti risposte, rese nel corso dell’intervista. FAMIGLIA 1 – i bambini sono bambini

Il punto di vista della madre:

problemi iniziali che però si sono superati – M1 “Dagli insegnanti bene, lo hanno messo in classe con un altro bambino adottato che non sapeva di essere stato adottato e quindi lì ci sono stati un po’ di problemi iniziali che però si sono superati, basta”; i bambini sono bambini – M1 “Si, perché i bambini sono bambini … di qualsiasi colore, tipo alto, grasso, con gli occhiali, senza occhiali” altre informazioni precedenti:

messo in un angolino – M1 “… la prima difficoltà è stata la scuola perché F1-1, mio figlio, è stato assolutamente messo in un angolino, questo all’asilo. Quello che io mi rimprovero di non aver capito che lui stava male. L’ho capito solo alla fine del percorso quando doveva andare in prima elementare. Mi hanno fatto vede- re i lavori di F1-1 e da lì ho capito che era stato trascurato”; (risposta domanda 8) gli dicevano che non aveva la mamma – M1 “All’asilo gli dicevano che non aveva la mamma, quindi insomma è stato un momento difficile perché lui non riusciva a capire cosa voleva dire la sua compagna di scuola che gli diceva che non aveva una mamma, è stato una decina di giorni sempre a piangere in un angolo e quando ci siamo accorti aveva versato un bel po’ di lacrime. Poi, quando gli abbiamo detto che lui di mamme ne aveva due e una lo aveva avuto e l’altra lo aveva preferito, da lì ha avuto sicurezza, ha avuto la forza di fare questo discorso a tutti i suoi compagni di scuola. Da lì è ripartito, però lì per lì è stato un po’ difficile”; (risposta domanda 25) mi ha aiutato il Preside – M1 “Poi quando è andato al terzo geometri, quando abbiamo trovato scritto sulla veranda del garage “bastardo negro” “sporco negro” beh lì è stato ancora più difficile. … mi ha aiutato il Preside … a rimet-

tere, a ricomporre questa brutta esperienza, brutta”; (risposta domanda 25)

in evidenza

strategie – comprendere – sicurezza/forza

lui stava male – M1 “io mi rimprovero di non aver capito che lui stava male. L’ho capito solo alla fine del percorso quando doveva andare in prima elementare”; ha avuto la forza di fare questo discorso – M1 “Poi, quando gli abbiamo detto che lui di mamme ne aveva due e una lo aveva avuto e l’altra lo aveva preferito, da lì ha avuto sicurezza, ha avuto la forza di fare questo discorso a tutti i suoi compagni di scuola. Da lì è ripartito, però lì per lì è stato un po’ difficile”.

L’ingrediente in più - Preside

a ricomporre questa brutta esperienza – M1 “mi ha aiutato il Presi- de … a rimettere, a ricomporre questa brutta esperienza, brutta”

FAMIGLIA 5 - La maestra era una seconda mamma Il punto di vista della madre:

L’affetto di cui aveva tanto bisogno, insomma. Un po’ un nido – M5 “Lui è arrivato a luglio ed ha iniziato la scuola a settembre, facendo la seconda elementare. La scelta che abbiamo fatto è stata basata sul cercare la situazione più adat- ta per lui e quindi lo abbiamo iscritto in una piccola scuola, anche un po’ di campagna dove c’erano soltanto altri 10 bambini in classe. La maestra era un’amica di mia madre, perché lei aveva lavorato in quella scuola fino a quell’anno. Lei era andata in pensione a giugno e F1-5 ha iniziato a settembre e quindi avevamo avuto modo durante l’estate di dirlo all’insegnante e di preparare anche i bambini della classe. F1-5 è stato accolto con gioia da que- sti bambini perché erano solo 10 bambini, perciò avevano gioia che il gruppo si allargasse. Gli avevano detto che sarebbe arrivato il nipote della maestra K quindi tutti lo aspettavano con grande entusiasmo. Lui era molto agitato

in quei giorni, ma insomma sono stati tutti molto bravi e a scuola abbiamo trovato un paradiso. L’insegnante era la sua seconda mamma, veniva alle sue feste di compleanno. Lui ha vissuto gli anni della scuola elementare con il piacere di andare a scuola e con l’affetto. L’affetto di cui aveva tanto biso- gno, insomma. Un po’ un nido … Per questo siamo stati molto fortunati”; una condizione in cui si sentisse apprezzato – M5 “Conoscendo il luogo me lo attendevo ed è esattamente questo il motivo per cui l’ho scelto. Perché pen- savo che del resto mi interessasse poco ma del fatto che potesse essere lui sereno e trovare una condizione in cui si sentisse apprezzato, anche nella sua dimensione, in quello che era, era esattamente quello che volevo per lui. Si, un po’ me lo aspettavo, forse sarei rimasta delusa del contrario”.

Il punto di vista del padre

è stato messo al centro del gruppo, tutti amici, tutti tranquilli – P5 “La maestra era una seconda mamma secondo me, lei amava tutti i bambini della sua classe, gli voleva un gran bene a tutti quanti … quindi quando lui è arrivato lo ha considerato come tutti gli altri, con affetto. La ricorda ancora F1-5 la maestra A. I compagni … io penso che i ragazzini ovunque, se educati normalmente, accolgono. Loro a differenza dei grandi sanno accogliere, sanno quello che è. F1-5 è stato messo al centro del gruppo, tutti amici, tutti tranquilli …”; ero convinto che alla fine i ragazzini si sarebbero trovati bene – P5 “Dai compagni si, dagli insegnanti no, nel senso che l’insegnante lo poteva guardare in maniera un po’ … con qualche dubbio. Mi sono sbagliato invece. I compagni sì, ero convinto che alla fine i ragazzini si sarebbero trovati bene. In fondo che gliene frega a loro”.

in evidenza

strategia – una piccola scuola - lui sereno

cercare la situazione più adatta – M5 “La scelta che abbiamo fatto è stata basata sul cercare la situazione più adatta per lui e quindi lo abbiamo iscritto in una piccola scuola, anche un po’ di campagna dove c’erano soltanto altri 10 bambini in classe”;

in cui si sentisse apprezzato – M5 “pensavo che del resto mi interes- sasse poco ma del fatto che potesse essere lui sereno e trovare una condizione in cui si sentisse apprezzato, anche nella sua dimensio- ne, in quello che era, era esattamente quello che volevo per lui”.

L’ingrediente in più: l’affetto

il piacere di andare a scuola – M5 “Lui ha vissuto gli anni della scuola elementare con il piacere di andare a scuola e con l’affetto. L’affetto di cui aveva tanto bisogno”; gli voleva un gran bene – P5 “…lei amava tutti i bambini del- la sua classe, gli voleva un gran bene a tutti quanti … quindi quan- do lui è arrivato lo ha considerato come tutti gli altri, con affetto”.

Stato emotivo iniziale del bambino:

agitato – M5 “Lui era molto agitato in quei giorni”. FAMIGLIA 6 - Sono stati accolti benissimo

Il punto di vista della madre:

un’apertura e un’accoglienza eccezionale – M6 “Direi meravigliosamente bene. Anche qui siamo stati fortunatissimi. Hanno trovato sia nella scuola pri- maria un’apertura e un’accoglienza eccezionale, per cui siamo stati molto fortunati. … E sia adesso che lui ha cambiato scuola devo dire altrettanta apertura e … neanche attenzione … ecco quello che ho apprezzato molto

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