I dati presentati offrono alcune linee di riflessione sulla vicenda adottiva e permettono di indagare su aspetti importanti del lungo pro- cesso che porta all’adozione e al successivo patto adottivo. Con il pri- mo gruppo di domande, ad esempio, si è potuto cogliere la rappresen- tazione dell’adozione che avevano i coniugi prima di intraprendere il percorso, la consapevolezza delle difficoltà dell’iter adottivo e il grado di soddisfazione della scelta fatta. Con queste prime risposte si è cer- cato di cogliere gli elementi importanti dei percorsi personali e di cop- pia. L’indagine ha colto i punti di forza e le difficoltà anche della pri- ma fase del percorso, dalla motivazione alla condivisione nella coppia della scelta adottiva. Il 70,37% degli intervistati, corrispondenti a dieci nuclei familiari, ha dichiarato di essere arrivato all’idea dell’adozione dopo un percorso di riflessione con il proprio partner. Nel contesto delle ulteriori quattro famiglie (29,62% degli intervistati) uno dei due coniu- gi aveva una rappresentazione più favorevole dell’adozione e questa maggiore determinazione ha prevalso sulle paure del coniuge. Nelle testimonianze rese dai genitori che si sono approcciati alla scelta adot- tiva con titubanza, vengono riferite sia una rappresentazione dell’ado- zione negativa che paure personali, legate ad un senso di inadeguatez- za ad accogliere un figlio estraneo (ad es M3). Inoltre, una riflessione tornata più volte dalle madri nel corso dell’intervista, è quello delle
biologica. Di quanto sia importante approcciarsi alla scelta adottiva solo dopo aver superato questo “dramma” personale e di coppia. L’i- dea di adottare non dovrebbe mai nascere come tentativo di rimargi- nare una ferita ancora aperta, ma essere pensata solo quando e se tale criticità trovi una risoluzione che attiene all’elaborazione dell’impos- sibilità a generare biologicamente. L’adozione dovrebbe essere quindi una scelta alternativa, pensata e preparata. Non dovrebbe essere mai concepita come una sostituzione di una mancanza o di un dolore non rielaborato. La scelta adottiva dovrebbe esitare in una riflessione circa il “forte bisogno di sentirsi generativi e a pieno titolo genitori” e il “pericolo vissuto di non esser riconosciuti come tali” (Cigoli, 2006).
La sofferenza, legata alla mancata procreazione, se viene ne- gata può diventare anche più intensa ed insostenibile. Invece, l’ac- cettazione e il riconoscimento di sentimenti profondi quali la rabbia e la disperazione, possono restituire alla persona il significato del- la sua sofferenza e ricostituire il senso di integrità, minacciato dalla condizione di infertilità (De Bono, 2006). Il concetto si coglie molto bene dalla risposta di genitori intervistati, una madre (M5) riferisce di aver vissuto la mancata genitorialità biologica come un dramma. Un dramma, tuttavia, che se rielaborato, come è accaduto all’inter- vistata, può far nascere l’idea di una genitorialità diversa. La genera- tività adottiva è, quindi, possibile solo a partire dalla rielaborazione del lutto per la coppia e per il minore, i due lutti devono incontrar- si alla ricerca di un bene: ciò permette di recuperare in parte ciò che è stato tolto e di diventare davvero generativi. Se la coppia non ha potuto compiere il lavoro di esplorazione e mentalizzazione del limi- te procreativo, proietterà la sua filiazione “fantasmatica” sul bambi-
no che ha deciso di adottare (Guyotat, 1980; Kaës, 1985; Kaës, 1995). Il dato dell’analisi riporta che molte madri hanno ritenuto impor- tante affrontare la rielaborazione del lutto per la mancata genitorialità biologica prima di affrontare la nuova storia genitoriale con i figli che avrebbe adottato. Se la coppia sceglie di affrontare la rappresentazione degli eventi relativi alla sterilità con uno stile esplicativo personale di tipo ottimista, in modo costruttivo, potrà trovare benessere reagendo alle avversità e al senso di impotenza, trovando una forma di adattamen- to alle proprie aspettative e riuscendo a far fronte alla crisi (Seligman, 1996). Un altro elemento che è emerso dalle interviste è che le risorse positive (la speranza, l’ottimismo, la resilienza, il coraggio, il cambia- mento delle norme attuali), del partner o proprie, sono molto importan- ti per rielaborare e far nascere la voglia di generare tramite l’adozione. Influisce nell’approccio ottimistico avere di partenza una buona rappresentazione dell’adozione, così come emerge dalla testimonianza di alcuni genitori. Nel corso delle interviste, infatti, molti genitori hanno riferito di aver conosciuto, in precedenza, esperienze positive di adozione .
Secondo la letteratura scientifica i genitori che adottano af- frontano molte problematiche, come l’accettazione dell’infertilità, l’inadeguato supporto dei sistemi, la paura ad esprimere sensazioni negative riguardo al bambino, il sottostimare l’influenza dei fattori legati alla cultura d’origine del bambino adottato con adozione inter- nazionale, la percezione di difficoltà dei bambini nella sfera dell’at- taccamento, le valutazioni sull’idoneità genitoriale, l’esperienza stessa dell’adozione, il possibile stigma sociale e i possibili problemi medici
e di sviluppo del bambino (Sherwen, Smith e Cueman, 1984; Brod- zinsky e Huffman, 1989). Il percorso adottivo richiede, quindi, ai ge- nitori di essere capaci di operare una continua rinegoziazione delle proprie aspettative e richieste compensatorie, molte delle quali, tut- tavia, solo nel tempo potranno emergere alla piena consapevolezza. Dall’analisi delle interviste sono emerse molte delle problematiche riportate dalla letteratura. Il 77,78% degli intervistati, infatti, ha pre- cisato di aver compreso appieno la complessità dell’adozione solo dopo averla intrapresa e che l’impegno realistico del percorso della genitorialità adottiva si è rivelato più gravoso del previsto. Tra gli elementi non valutati o non compresi appieno dai genitori prima di adottare ve ne sono alcuni legati al bambino, altri al percorso o al post adozione ed altri ancora nelle relazioni di coppia e familiari.
Tra le dichiarazioni raccolte, sulle maggiori difficoltà riscon- trate si rileva che la consapevolezza non è mai totale e la preoccu- pazione più importante è quella di non avere sempre le risposte. In linea con questo dato, il 74,07% degli intervistati, quando gli è sta- to chiesto cosa avrebbero suggerito ad un aspirante genitore adot- tivo, ha offerto consigli volti a responsabilizzare l’ipotetica cop- pia sulle difficoltà e la vulnerabilità del percorso e del bambino. Dalle risposte che sono state date, si riscontra che gli intervistati hanno percepito quanto sia alto il rischio che lo spazio mentale per il figlio venga minacciato dalle spinte narcisistiche del genitore, per le quali il figlio rappresenta soprattutto un oggetto di soddisfazione di propri bisogni (Darchis, 2009), non considerando le reali difficoltà e intraprendendo la strada dell’adozione solo per colmare un proprio
vuoto. Un altro rischio che corre la coppia che ricorre all’adozione è quello, indicato da altri genitori nel corso delle interviste, di avere aspettative troppo alte. Il rischio dell’idealizzazione del figlio lo cor- rono anche i genitori biologici, ma a maggior ragione la riflessione è a fortiori valida per le coppie adottive le quali, per il complesso iti- nerario previsto dalla legge e per la lunga attesa tra il decreto di ido- neità e l’arrivo del bambino, vivono con maggior intensità e devono mantenere più a lungo l’impegno di “scelta” del figlio atteso (Greco, 2019). Una coppia che ha aspettato tanto l’arrivo del figlio, inevitabil- mente, ha fantasticato a lungo, consciamente o inconsciamente, sulle caratteristiche del figlio ancora assente, ed ha finito per assorbire tutte le idealizzazioni e le aspettative, anche delle rispettive famiglie di ori- gine. Non stupisce, quindi, che il 44,44% dei partecipanti, sempre tra i consigli elargiti ad un’ipotetica persona interessata ad intraprendere il percorso adottivo, abbia fatto riferimento alla necessità di un’introspe- zione personale sulle motivazioni che stanno alla base dell’adozione e alla necessità di non crearsi aspettative, affinché il ruolo genitoriale sia all’altezza delle reali necessità del bambino che verrà accolto come figlio. Nel pre-adozione compaiono tante paure, aspettative, imma- ginazioni, idealizzazione che accompagnano le giornate dei futuri genitori e dei loro familiari. Come consigliato da P14, l’attesa deve essere colta come un’opportunità per la coppia per essere aiutata a prendere consapevolezza delle ragioni della propria scelta, del per- corso che intende affrontare, della ferita dell’infertilità (Ballerini, 2019) Nonostante le tante difficoltà riferite, tutti gli intervistati, senza nessuna eccezione, si sono dichiarati soddisfatti dalla scel- ta adottiva. Il risultato è in linea con le ricerche scientifiche (Zhang,
Lee, 2011) che hanno evidenziato come in genere le famiglie adot- tive siano molto soddisfatte del processo di adozione e dell’esito di tale scelta. Un risultato che conferma come l’adozione ha il pote- re di migliorare la vita dei genitori e dei bambini (Fermani, 2014).