4.2. Il tema di ricerca: il patto adottivo e la sua tutela
4.2.2. La prospettiva della giustizia riparativa
Da ultimo, considerata la centralità del diritto nell’odierna ricer- ca e l’importanza che riveste la funzione riparativa nell’istituto dell’ado- zione, si è riflettuto se è possibile indagare il percorso affettivo della fa- miglia adottiva anche nella prospettiva offerta dall’approccio riparativo (Restorative Approach). Una seria analisi dell’adozione nell’ambito del paradigma della giustizia riparativa richiederebbe un maggiore appro- fondimento scientifico, tuttavia alcune affinità stimolano delle riflessioni. Il Restorative Approach si ispira al modello e alla filosofia del- la giustizia riparativa (Restorative Justice), il cui presuppo- sto fondamentale è considerare la riparazione di un dan-
no prodotto nei confronti di persone e relazioni come focus prioritario, al di sopra di qualunque altro intervento (Patrizi, 2017). Benché il contributo e l’interesse della giustizia riparati- va sia principalmente rivolto ai contesti penali, il presuppo- sto fondamentale, oltre che molti dei valori, dei criteri e del- le strategie adottate da questo nuovo campo di ricerca sono perfettamente compatibili e adattabili all’istituto dell’adozione. Secondo la giustizia riparativa (anche detta relazionale), l’obiettivo principale verso cui dovrebbe tendere qualunque intervento è quel- lo di recuperare le relazioni nelle quali è avvenuto il danno. Questo apparentemente potrebbe essere un limite. Per i minori che sono stati adottati, infatti, il danno è avvenuto nel contesto della famiglia biolo- gica i cui legami sono stati recisi con l’istituto dell’adozione. Nel mo- dello riparativo dell’adozione al posto dei genitori biologici, che sono i responsabili del danno, vengono inseriti dei genitori sostitutivi (nel- la concezione usata dalla Corte Costituzionale n. 11 del 1981). Sono loro che accolgono e riparano le colpe del genitore che li ha preceduti. Nell’Handbook on Restorative Justice Programmes sono trac- ciate le principali concezioni con cui la giustizia riparativa può esse- re considerata. Tutte e tre le concezioni delineate sono concordi nel ritenere che il crimine genera danni e produce bisogni. La giustizia dovrebbe dunque operare in termini di riparazione del danno e in- dirizzare bisogni, i quali si presentano in forme diverse: materiali, emozionali, sociali, relazionali, fisiche (Patrizi, 2017). Nell’adozione, l’abbandono del genitore biologico non necessariamente è collegato ad un crimine, tuttavia genera ugualmente danni e produce bisogni. Le tre concezioni della giustizia riparativa sono:
1 - concezione dell’incontro; 12
2 – concezione riparativa; 13 3 – concezione trasformativa; 14
Mentre le prime due concezioni tendono a circoscrivere l’in- tervento esclusivamente nei contesti giudiziali, o comunque crimino- si, e ritenere che l’intervento debba avvenire nel legame leso, la terza prospettiva, quella trasformativa, è molto più ampia perché, oltre ad includere i processi e le strategie riparative, focalizza anche l’atten- zione sull’ingiustizia strutturale e individuale. Ingiustizia, quest’ul- tima, che sicuramente ha percepito il bambino adottato nel suo nu- cleo di origine, o al distacco da esso, e che potrebbero sentire anche nel nuovo contesto adottivo. Ingiustizia che spesso percepisce anche la famiglia adottiva, che si sente abbandonata dalle istituzioni nel momento più delicato del percorso, la transizione alla genitorialità.
Questo aspetto è rafforzato anche dal fatto che nella concezione trasformativa non può esserci giustizia riparativa se non attraverso un contemporaneo lavoro di giustizia sociale, teso a rimuovere le con-
12 «This focuses on the unique feature of restorative justice, which is the parties meeting to- gether to discuss the crime, its aftermath and what should be done to make things right. These are what the United Nations Basic Principles on the Use of Restorative Justice Programmes in Criminal Matters and this handbook refer to as restorative processes. Persons who work within this conception may suggest that restorative processes be used even when there has not been a crime, such as when neighbours have a conflict or a family needs to solve a problem»
13 «This focuses on the need to repair the harm resulting from crime. People who work within this conception agree that this is best done in a restorative process, but they are willing to find other ways to repair that harm even if there is no restorative pro- cess (for example, if the offender is never caught or the victim is unwilling to participate)» 14 «This is the broadest perspective of all: it not only embraces restorative processes and steps to repair the harm, but it also focuses attention on structural and individual injustice. It does the former by identifying and attempting to resolve underlying causes of crime (poverty, id- leness, etc.). However, it also challenges individuals to apply restorative justice principles to the way they relate to those around them and to their environment. This can generate a
dizioni di marginalità, discriminazione e, in generale, di esclusione sociale. Pur partendo da condizioni svantaggiate diverse, il proget- to adottivo è teso anch’esso ad un lavoro di giustizia sociale, propo- nendo, tuttavia, un rimedio relazionale sostitutivo. Bisogna, inoltre, considerare che l’istituto dell’adozione non propone un rimedio fina- lizzato solo alla riparazione del danno personale, ma anche di quello relazionale. L’adozione, infatti, svolge una funzione riparativa delle ferite dell’abbandono, ma al contempo cura e ricuce anche le capacità di relazione e di fiducia del bambino con gli adulti e con il contesto sociale. Quindi, anche l’auspicato intervento normativo per soste- nere le famiglie nel lungo percorso verso il patto adottivo (riparati- vo) potrebbe essere inquadrato nel contesto della giustizia sociale. Inoltre, la prospettiva trasformativa risulta ancora più affine all’istituto dell’adozione nella sua concezione più ampia, laddove invi- ta ad applicare i principi ispiratori della giustizia riparativa anche negli approcci di relazione e nei contesti sociali del proprio ambiente. Quin- di, negli stessi contesti relazionali e sociali che interessano l’adozione.
In estrema sintesi, la giustizia riparativa (Restorative Justi- ce) e le pratiche riparative (Restorative Practices) sono un insieme di valori, criteri e strategie che hanno come finalità generale la ri- costruzione del senso di comunità, attraverso la promozione di oc- casioni positive di benessere individuale e collettivo (Patrizi, 2017). In questa aperta concezione, la giustizia riparativa è una chia- ve di lettura delle relazioni, del modo di considerare i rapporti fra le persone, di favorire incontri in grado di gestire e superare le situazioni problematiche. L’odierna ricerca si pone come scopo quello di indaga- re, leggere e conoscere la realtà delle famiglie adottive, cogliere la qua- lità delle relazioni che si creano nel contesto familiare, per individuare
i processi e le strategie riparative messi in atto per superare le situazio- ni problematiche, in particolare quelle si sono presentate nel percorso per diventare famiglia. Comprendere, anche, come i genitori adottivi e i figli si siano approcciati al danno e alla responsabilità lasciate dalla famiglia di origine. Nell’indagare l’efficacia della famiglia adottiva è possibile utilizzare anche un approccio riparativo, capire cioè come hanno influenzato il percorso adottivo il contesto comunitario, le ri- sorse positive delle persone e i loro ambienti (famiglia, amici, lavoro, scuola, servizi, comunità ecc.). Uno specifico contributo, in questa dire- zione, proviene dalla psicologia positiva i cui costrutti principali sono utilizzati anche nelle pratiche riparative, in specifici programmi diretti a rafforzare abilità e competenze con cui le persone possano presidiare la realtà in cui vivono, gestendone nella maniera più adeguata la com- plessità (Patrizi, 2017). Costrutti centrali della psicologia positiva che possono essere utili per cogliere gli aspetti dell’indagine di ricerca sono: - la speranza, quale capacità di stabilire obiettivi e individuare le strategie necessarie per raggiungerli (Snyder, 2000);
- l’ottimismo, quale propensione ad apprendere dall’esperien- za (Seligman, 2005);
- la resilienza, ovvero la capacità di impegnarsi e persistere, ristabilendo equilibrio a fronte di fallimenti ed eventi negativi (Ma- sten, Powell, 2003;
- il coraggio, attraverso il quale affrontare le sfide per l’equità e il benessere sociale (Snyder, Lopez, Pedrotti, 2011);
- il cambiamento delle norme attuali, delle barriere e degli ostacoli per il perseguimento del maggiore benessere della comunità (Spreitzer, Sonenshein, 2003).
condo cui “le persone sono più felici, più cooperative e più produttive, e hanno più probabilità di fare cambiamenti positivi quando quelli in po- sizioni di autorità fanno le cose con loro, piuttosto che a loro o per loro”».