2.2 Partecipazione e governance nelle società contemporanee
2.2.2 Democratizzazione e modernizzazione
Nonostante partano da premesse teoriche, da assunti intellettuali e da idee della società piuttosto differenti Beck e Giddens disegnano un’immagine della modernità che, dal nostro punto di vista, presenta molte somiglianze.
Se infatti la tarda modernità si presenta come compimento della modernità stessa tuttavia questo compimento non ha compiuto le promesse illuministe (Martin 2009a): il progresso scientifico non ha portato a una semplificazione ma ad una moltiplicazione dei riferimenti ed il progresso tecnologico ha esposto l’umanità a rischi che ne minacciano la stessa esistenza (armi nucleari, riscaldamento globale). La seconda modernità ‘libera’ l’individuo dalle tradi- zionali appartenenze e certezze, compresa quella sul sapere tecnico-scientifico, e determina un disincanto rispetto alle istituzioni su cui poggiava la modernità (Beck 1991), lasciandolo così esposto a nuovi rischi ma anche a nuove opportunità. Le circostanze che determinano lo spazio di azione degli uomini, come sottolineava Marx, ma gli spazi che circoscrivono l’azione degli individui nella tarda modernità sono molto più ampi e flessibili, e consentono possibilità prima sconosciute.
quanto più la tradizione perde il suo dominio (…) tanto più gli individui finiscono per essere co- stretti a scegliere il proprio stile di vita (così che) data l’attuale “apertura” della vita sociale, la plu- ralizzazione dei contesti d’azione e la molteplicità delle “autorità”, la scelta dello stile di vita è sempre più importante per la costruzione dell’identità personale e per l’attività quotidiana (Gid- dens 2001: 9)
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Non tutti gli individui sono però ugualmente in grado di approfittare di queste opportuni- tà di autorealizzazione80, esistono “vincitori” e “perdenti” delle sfide della tarda modernità (Ellison 1997). Per quanto la letteratura abbia evidenziato una tensione nel lavoro dei due au- tori tra tarda modernità e cittadino riflessivo/attivo che talvolta sembra configurarsi come e- sito ‘naturale’ e altre come obiettivo prescrittivo per le istituzioni (Nettleton, Burrows 2003), sono chiari i processi e le risorse che consentono la riflessività: il diritto/dovere ad assumere su di sé il proprio destino deve rispecchiarsi nella progressiva affermazione della democrazia quale pratica di vita (Giddens 2001). È infatti con l’estendersi della democrazia ben oltre la soglia del privato che interrogarsi sul senso della propria esperienza e sulle modalità dei rap- porti con gli altri diventa una pratica quotidiana (ibidem).
Questo percorso di democratizzazione diventa tanto più necessario di fronte alla moder- nizzazione (intesa come applicazione dei principi della modernità) della stessa scienza. Per Beck, la scienza nell’epoca moderna non era ancora veramente moderna, dal momento che la razionalità scientifica veniva risparmiata dall’applicazione dello scetticismo (Beck 2000). Incertezza e pluralità non investono quindi solo la vita degli individui ma arrivano ad intaccare le basi della stessa modernità: la fede nella conoscenza scientifica come conoscen- za oggettiva e quindi univoca.
La scienza, nell’epoca della modernità riflessiva, deve abbandonare la propria pretesa di infallibilità e confrontarsi con la contingenza del proprio sapere81. In questo consisterebbe la riflessività propria della modernità: la consapevolezza della natura contingente dei saperi e- sperti e delle attività sociali, la consapevolezza della possibilità che vengano rivisti e corretti (Giddens 2001).
Il sapere ‘esperto’ non è più in grado di fornire univoche interpretazioni e stime attendibi- li dei margini di rischio. Di più il rischio viene esso stesso definito dai saperi esperti, nella seconda modernità infatti i rischi non sono più, come nel primo industrialismo, percepibili dai sensi, ma sono localizzati nella sfera delle formule fisiche e chimiche (Beck 2000). Pro- babilmente l’incertezza ha accompagnato la vita di ogni epoca ma, nella tarda modernità, buona parte di essa trae origine proprio dallo sviluppo della conoscenza umana, anziché tro- vare in essa una risposta (ibidem).
Ancora una volta si aprono nuovi scenari di rischi e possibilità. Se la scienza e i saperi esperti non sono più in grado di fornire risposte certe e univoche i processi decisionali indi-
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Giddens sostiene che nonostante tutti si trovino in questa nuova condizione sono proprio gli individui che si trovano nei gradini più bassi della scala sociale a dover prendere le decisioni più difficili senza avere adeguate possibilità di scelta, diventando “una fonte di disperazione piuttosto che auto-arricchimento” (Giddens, 1994: 86). In modo simile Beck (2000) osserva che anche dove la parola ‘decisione’ è eccessiva, perché non è accompagnata da adeguata coscienza e da alternative praticabili, l’individuo dovrà comunque ‘pagare’ le conseguenze delle de- cisioni non prese.
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Proprio in relazione alla sfera sanitaria Beck chiede di porre fine alle sistematizzazioni istituzionali esistenti, che si fondano sul monopolio di una professione (la classe medica) per la quale “la fede nel progresso diventa una tradizione di progresso che sovverte la modernità” (Beck 2000: 214).
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viduali e collettivi devono trovare altre fonti di legittimazione, coinvolgendo direttamente e più da vicino quelli che Luhmann definirebbe i soggetti “coinvolti”, dai rischi connessi alla decisione, trasformandoli in quelli che in termini luhmanniani vengono identificati nei “deci- sori”, cioè in coloro che hanno il potere di scegliere.
A livello collettivo si realizzerebbe un processo di democratizzazione della scienza e del- la tecnologia, come parte di un più ampio progetto di “modernità come processo di appren- dimento” (Beck 2000). Nell’epoca della post-modernità il progresso scientifico deve quindi essere sottoposto ad una qualche forme di responsabilità democratica. La democrazia e l’investigazione critica vengono sottratti dal loro posto tradizionale nella democrazia rappre- sentativa ed estesi alle istituzioni scientifiche (c.d. politica assoluta82, Pizzorno 1993). La
conoscenza esperienziale non è più considerata come una forma subordinata di conoscenza, ma acquista una propria dignità a patto che possa essere oggettivata, cioè che si presti ad es- sere tradotta attraverso il metodo scientifico (Beck, Lau 2005).
In gran parte Giddens condivide con Beck, questi ideali di democratizzazione, anche se il suo focus è più centrato sulle conseguenze per l’individuo. In particolare si auspica che la fede cieca nel progresso scientifico venga sostituita da un sistema di fiducia ‘attiva’ nei si- stemi astratti della modernità, compresa la conoscenza scientifica, che consentano di supera- re il rapporto tradizionale tra il pubblico profano e la conoscenza professionale attraverso meccanismi che consentano agli individui di confrontarsi con una pluralità di competenze per poter assumere una decisione informata.
In sostanza a livello individuale e collettivo, Giddens e Beck descrivono la necessità di attribuire un ruolo maggiore ai profani nel governo dei rischi di vario genere, e auspicano la fine del rapporto paternalistico tra il pubblico e gli esperti83. Questo mutamento della rela- zione non presuppone però ancora un rapporto paritetico, come è stato sottolineato (Lash 199484; Pellizzoni 1999) entrambi riservano infatti un posto privilegiato alla competenza dei professionisti. Beck e Giddens rimangono essenzialmente modernisti o persino scientisti nel loro approccio alla razionalità scientifica e alla conoscenza profana, e rifiutano l’approccio molto più radicale socio-costruttivista di alcuni sociologi della scienza. Se Giddens (1994)
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Questa definizione viene utilizzata dall’autore per designare quelle rappresentazioni sia individuali che colletti- ve che non vedono confine alla sfera politica e dove “ogni fatto sociale viene interpretato come sub specie politi- cae; ogni realtà come interpretabile e trasformabile attraverso la politica” (ivi: 43).
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Beck respinge la convinzione degli esperti secondo cui le persone comuni sarebbero ignoranti e l’idea che le loro reazioni inadeguate dipendano essenzialmente da un problema di insufficiente informazione. Al contrario Beck tende a riconoscere nell’apparente irrazionalità dell’atteggiamento dei profani nei confronti del rischio una risposta pienamente razionale al fallimento della razionalità tecnico-scientifica di fronte ai rischi crescenti della tarda modernità (Beck 2000). Si tratterebbe però di un tipo “altro” di razionalità, differente da quella scientifica, e fondato su criteri pratici della vita sociale, concettualmente plasmato sul concetto di agire comunicativo matrice habermasiana (Privitera 2009).
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Lash (1994: 201) afferma inoltre che le ipotesi di democratizzazione delle sfere di competenza dei saperi esper- ti operata da Beck e Giddens debba essere letta come una estensioni dei principi della democrazia rappresentat i- va, in quanto nelle nuove istituzioni il punto di vista del pubblico profano verrebbe ad essere espresso attraverso un voto sulle forme concorrenti di conoscenza .
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prefigura la possibilità di adottare decisioni informate sulla base di fonti concorrenti di com- petenza – il progetto riflessivo dell’identità personale si basa infatti sulla consapevolezza in- dividuale di considerare i rischi come qualcosa di filtrato dalle conoscenze degli specialisti (Giddens 2001) – gli argomenti di Beck a sostegno della ‘politica assoluta’ prevedono il ri- corso al punto di vista dei profani solo quanto le conoscenze degli esperti divergano e non trovino una possibilità di composizione (Beck 2000).
Ma sia per Beck che per Giddens esiste un altro senso in cui la democrazia è sempre “as- soluta”. Nella tarda modernità, dove le battaglie per la libertà e l’uguaglianza rispetto alle differenze definite da classe, genere, razza ecc. sono state in gran parte vinte, la domanda po- litica riguarda che cosa fare di queste opportunità che si sono aperte agli individui a seguito di queste emancipazioni (Giddens 1994). In modo simile, Beck (2000) afferma che le demo- crazie consolidate, così definisce le democrazie dei moderni stati occidentali, si caratterizza- no per essere fondate su cittadini attivi che mettono in pratica i loro diritti nella vita di tutti i giorni. Questo comporta una riduzione del ruolo dei politici e la necessità di rifondare il rap- porto tra la politica e le altre istituzioni che sovrintendono alla vita quotidiana del singolo e della comunità (Beck 1996).
Giddens (1999) va ancora oltre affermando che si rende necessario ridisegnare i confini della politica e delle questioni politiche a partire da un nuova fonte di legittimazione, che non può più essere quella razionale dell’epoca liberale. Le istituzioni post-moderne devono uscire dall’autoreferenzialità per aprirsi alle nuove domande che provengono dal mondo del- la vita e che le istituzioni della modernità non sono in grado di raccogliere.
Secondo Giddens nuove forme di democrazia in aggiunta al processo elettorale ortodosso non si rendono solo possibili ma sono addirittura necessarie, si tratta di democratizzare le
democrazia (1999). Il governo potrà ristabilire un contatto più diretto con i cittadini, e i cit-
tadini col governo, tramite esperimenti di democrazia quali ad esempio la democrazia locale diretta, i referendum elettronici, giurie di cittadini ecc. Questi processi favorirebbero tra l’altro lo sviluppo della coesione sociale attraverso il coinvolgimento attivo dei cittadini se- condo il nuovo paradigma “nessun diritto senza responsabilità” (Giddens 2000: 17).
I lavori di Beck e Giddens hanno contribuito in modo significativo a ripensare e rivedere il rapporto medico paziente (Hess 2003) e sulla scia dei loro lavori indagini empiriche hanno rilevato come pazienti sempre più informati e organizzati collettivamente siano stati in grado di favorire un processo di apertura e democratizzazione del servizio sanitario nazionale (To- vey et al. 2001), e come il coinvolgimento diretto del pubblico all’interno delle autorità loca- li nella direzione di una governance collaborativa, rappresenti un mezzo di avvalersi della capacità riflessiva e autoconoscenza della popolazione per migliorare l'efficacia del servizio (Newman et al. 2004).