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La partecipazione come strategia di governo

2.2 Partecipazione e governance nelle società contemporanee

2.2.1 La partecipazione come strategia di governo

La progressiva acquisizione di responsabilità degli individui nell’epoca tardo moderna as- sume nell’approccio dei teorici della governamentalità (neologismo coniato da Foucault) una singolare declinazione, per cui questa responsabilizzazione verrebbe utilizzata scientemente dal governo per sottrarre responsabilità allo Stato (Gilliatt et al. 2000; Clarke 2005). Il pro- gressivo diffondersi di pratiche di coinvolgimento dei cittadini non andrebbe quindi nella di- rezione in un progressivo empowerment nel governo dei servizi ma piuttosto tenderebbe a delegare alla sfera dell’azione individuale responsabilità che ricadevano nell’ambito dell’azione dei servizi erogati dallo Stato.

In termini foucaultiani, infatti, il rischio può essere visto come una tecnologia di governo che orienta l’individuo verso particolari disposizioni e linee di azione (Turner 1997). Higgs porta ad esempio le politiche di promozione della salute:

Health promotion steps into the public domain as a virtuous activity not only promoting health but also the person. While this seems to accord with the modern conception of the agentic individual who can mould himself or herself, it also provides the basis for the new relationship between state and citizen—one concerned with demonstrating the appropriate ‘technologies of the self’. The new citizen learns to engage with risks constructively because if he or she doesn’t there is no collective security net. (1998: 193)

In contrasto con le tesi della società del rischio e della modernità riflessiva, i teorici della governamentalità, considerano il potere governativo come una costante delle società moder- ne, secondo la loro prospettiva a variare sarebbe solo la sua applicazione. Secondo Foucault (1984) infatti l’interpretazione legalista del potere è limitata e limitante oltreché incongrua rispetto ai nuovi metodi che assicurano il potere non tramite il diritto ma grazie alla tecnica, non attraverso la legge ma per il tramite della normalizzazione.

ti, entrambi gli autori considerano il nostro tempo come il compimento delle premesse della modernità o, per dirla con le parole di Giddens, una radicalizzazione della modernità (1994). Entrambi respingono l’idea dell’avvento di un’epoca post-moderna in quanto superamento della precedente, considerano piuttosto le caratteristiche del no- stro tempo come la conseguenza del progressivo ‘compimento’ delle premesse poste nella prima modernità. 78

Il concetto di rischio viene considerato e analizzato, nell’ambito delle scienze sociali, da tre differenti prospe t- tive: la prospettiva realista, il costruttivismo forte e il costruttivismo debole. La prima riconduce il rischio ad un pericolo oggettivo e misurabile, dal punto di vista opposto per la seconda prospettiva il rischio in se non esiste, ma sarebbe il risultato di una situazione storica, socialmente e politicamente determinata. In posizione intermedia si pone il costruttivismo debole che pur riconducendo il rischio ad una minaccia estera, oggettiva, sostiene che questo diviene percepibile solo grazie al termine della cultura e della società cui si appartiene. Per quanto diffe- renti per presupposti teorici e concezioni di società e di potere i teorici della modernità e la scuola foucaultiana della governamentalità possono essere collotati all’interno del terzo approccio (Lupton 2003).

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L’analisi che Foucault compie nel campo della sessualità porta alla luce un nuovo modo di intendere il potere. Foucault sostiene l’importanza di passare da una visione negativa del potere (come divieto, costrizione, inibizione, potere di dire no) ad una visione positiva: il po- tere è da intendersi soprattutto come possibilità di produzione di discorsi che normalizzano, istituiscono, controllano. Il potere non è un’istanza che opera per mezzo della repressione, ottenendo ubbidienza dai dominati attraverso punizioni e sanzioni; a tale concezione giuridi-

ca del potere come legge, come diritto, Foucault sostituisce la visone del potere come discor-

so, come produzione di verità79.

Nei discorsi del governo i cittadini vengono configurati come soggetti attivi, “imprendito- ri di se stessi” in quanto capaci di una azione su se stessi orientata a raggiungere la condizio- ne di desiderabilità: felicità, perfezione, ecc. (Foucault 1992). Nel fare questo, consapevoli, grazie agli esperti, dei molti rischi che assediano aspetti della vita in precedenza considerati non problematici essi cercano e seguono i consigli di professionisti e agenzie istituzionali. al

In questo senso allora il sapere, inteso come organizzazione dell’informazione, come pro- duzione e mantenimento di discorsi validi e accettati come veri, come vero e proprio regime

du savoir, il legame tra sapere e potere è talmente forte da essere sostanzialmente inscindibi-

le, essendo l’uno la manifestazione e anche il rafforzamento dell’altro (ibidem).

Nella prospettiva post-strutturalista foucaultiana i rapporti di potere si esprimono nella conoscenza e quindi nessun sapere può dirsi “neutrale” o “disinteressato”.

Attraverso il potere normalizzante del regime du savoir il potere si rivolge “all’immediata vita quotidiana (…) categorizza l’individuo, lo segna della sua individualità, lo fissa alla sua identità, gli impone una legge di verità che egli deve riconoscere e che altri devono ricono- scere in lui” (Foucault 1994: 108). Così il potere non agisce esteriormente su elementi, grup- pi, identità originariamente presenti nella società, che esso si limiterebbe a evocare nel pro- prio discorso; il potere-discorso, in modo molto più complesso, li produce e li avvolge nella loro definizione.

(…) le relazioni di potere non sono in posizione di esteriorità nei confronti di altri tipi di rapporti (processi economici, rapporti di conoscenza, relazioni sessuali), ma che sono loro immanenti; sono gli effetti immediati delle divisioni, delle ineguaglianze e dei disequilibri che vi si producono, e sono reciprocamente le condizioni interne di queste differenziazioni (Foucault 2001: 83)

Adottando questo punto di vista Foucault rilegge la storia delle trasformazioni del potere governativo, o per meglio dire, delle forme attraverso le quali questo potere si manifesta e così come l’approccio liberale non può e non deve essere letto come un ridimensionamento

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Da questo punto di vista il portato foucaultiano risulterà molto utile per falsificare alcuni assunti della situazio- ne discorsiva ideale di matrice habermasiana (cfr. paragrafo 2.4).

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del potere del governo, ma piuttosto rappresenta la manifestazione della sua riconfigurazio- ne, così le attuali forme di governance rappresenterebbero un’evoluzione della forma di go- verno che si adatta ai cambiamenti della società per garantirsi il medesimo grado di controllo sulla vita degli individui.

Si tratterebbe, in entrambi i casi di metodi interrelati di regole che tendono, attraverso le loro specifiche modalità, ad orientare l’individuo e la collettività verso ambizioni consone alla razionalità dominante, che nel secondo caso sarebbe il neo-liberismo. La modalità di go- vernamentalità neoliberale si distinguerebbe sia da quella assistenzialista che da quella libe- rale ottocentesca perché nelle società avanzate non è possibile governare attraverso la socie- tà, ma attraverso le scelte regolate dei singoli cittadini, che vengono per questo definiti come soggetti di scelte e di aspirazioni autonome (Rose 1996).

L’applicazione della logica del mercato a tutte le sfere della vita

encourages individuals to give their lives a specific entrepreneurial form. It responds to stronger ‘demand’ for individual scope for self-determination and desired autonomy by ‘supplying’ indi- viduals and collectives with the possibility of actively participating in the solution of specific mat- ters and problems which had hitherto been the domain of state agencies specifically empowered to undertake such tasks (Lemke 2001: 202).

Quindi nell’approccio foucaultiano ciò che distingue la governamentalità dell’epoca tardo moderna è il modo in cui le autorità statali coinvolgono le agenzie non statali e il soggetto individuale come un attore autonomo razionale (Lemke 2001). In questo modo ad esempio il ruolo dei professionisti muterebbe da detentori del sapere a mediatori, intermediari tra la ra- zionalità governativa e l’individuo, ottenendo, come risultato, non una redistribuzione del potere decisionale a favore dei cittadini ma una conferma della posizione di dominio dei pro- fessionisti.

on the one hand, they would ally themselves with political authorities, focusing upon their prob- lems and problematizing new issues, translating political concerns about economic productivity, innovation, industrial unrest, social stability, law and order, normality and pathology into the vo- cabulary of management, accounting, medicine, social science and psychology. On the other hand, they would seek to form alliances with individuals themselves, translating their daily worries and decisions about investment, child rearing, factory organization or diet into a language claiming power of truth. (...) By means of expertise, self regulatory techniques can be installed in citizens that will align their personal choices with the ends of government. The freedom and subjectivity of citizens can in such ways become an ally, and not a threat, to the orderly government of a polity and a society (Rose, Miller 1992: 188-189)

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In questo modo è la stessa rete di attori connessi allo stato che modella gli individui in soggetti dotati della razionalità desiderata. Questa strategia attribuisce al cittadino una mol- teplicità di ruoli e lo rende responsabile delle varie competenze necessarie per agire adegua- tamente e responsabilmente questi stessi ruoli. Le strategie di governance sarebbero il mezzo più adeguato per orientare le aspirazioni individuali. Il discorso del rischio, dell’autorealizzazione e simili sono quindi più visti come strumenti di governamentalità, piuttosto che in termini di azione individuale (Petersen 1997). “Nelle società tardo moderne non curarsi dei rischi è considerato un segno dell’incapacità dell’individuo di prendersi cura di sé, una forma di irrazionalità o semplicemente di mancanza di abilità” (Lupton 2003: 99).

Ciononostante la visione foucaultiana non può essere schiacciata solo su posizioni pessi- mistiche. Come abbiamo visto, il potere nell’analisi foucaultiana non è un necessariamente un male, piuttosto una realtà intersoggettiva con potenzialità immanenti e pericoli . In parti- colare la trasformazione del ruolo del soggetto individuale è senza dubbio particolarmente profondo in ambito sanitario, con il suo tradizionale rapporto paternalistico tra professionisti, medici in particolare, e pazienti.

Come Rose e Miller hanno evidenziato,

the health consumer was transformed, partly by developments in medical thought itself, from a passive patient, gratefully receiving the ministrations of the medics, to a person who was to be ac- tively engaged in the administration of health if the treatment was to be effective and prevention assured. The patient was now to voice his or her experiences in the consulting room if diagnosis was to be accurate (Rose, Miller 1992: 195).

Più in generale, Petersen e Lupton (1996), nella loro analisi sulla nuova sanità pubblica, che coinvolge i cittadini ed i pazienti nel progetto di produzione di una salute collettiva, ve- dono positivamente il portato in termini di incremento delle conoscenze del soggetto dell’epoca post-moderna che privilegia il concetto di autonomia individuale, non semplice- mente attraverso i discorsi sulla salute delle istituzioni, ma anche attraverso istituzioni come la famiglia, i mass media, e il sistema educativo e legale (Petersen, Lupton 1996).

I piccoli gruppi assumono un ruolo importante nelle elaborazioni dei teorici della gover- namentalità che hanno cercato di descrivere le conseguenze positive per l’individuo della so- cietà liberale avanzata (ad esempio Novas, Rose 2000; Rabinow, Rose 2006)

Nelle tecnologie contemporanee di previsione del rischio possiamo vedere, perciò, un aspetto di un mutamento del modo di concepire la funzione della società. Il “sociale” non rappresenta più, per noi, una collettività di grandi dimensioni, ma un aggregato di raggruppamenti più piccoli e dina- mici. (…) Per rispondere ai problemi sociali si costituiscono piccole comunità o raggruppamenti

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elettivi interessati a perseguire obiettivi circoscritti e sostenuti da un numero di aderenti limitato. (Lupton 2003: 109)

Particolarmente interessante è la declinazione di queste piccole comunità descritta dall’espressione comunità somatica (Novas, Rose 2000) che sembra tradurre in modo origi- nale il concetto di attivazione consapevole e intenzionale di elementi di comunanza. La locu- zione è infatti riferita a gruppi di individui che si associano in funzione di un comune profilo genetico, di una simile esperienza di conoscenza del corpo che viene tradotta in modo propo- sitivo per la costruzione del sé e di nuove comunità. Come tale, essa diventa un progetto so- ciale che coinvolge l’individuo, i suoi parenti, ed è aperta alla conoscenza degli altri, com- presi coloro che condividono le stesse mutazioni genetiche. In questo genere di contributi trova risonanza anche il Beck (2008) più recente e la sua teorizzazione della solidarietà co- smopolita che legherebbe estranei legati da rischi di diverso genere.

Per questa via molti degli autori si soffermano nell’individuazione degli elementi capaci di rendere effettive le opportunità offerte agli individui dalla nuova “tecnologia di governo”.

Così Nettleton (1997) sottolinea che qualsiasi politica di coinvolgimento degli utenti o del pubblico si basa sul presupposto che le persone siano disposte, capaci e competenti, di con- tribuire attivamente ai processi di governo. Tuttavia, come è stato sottolineato (Hasselbladh, Bejerot 2007), non è tanto l’intrinseca capacità degli individui a determinare la riuscita dei percorsi di partecipazione quanto la capacità dei processi stessi di favorire l’empowerment dei partecipanti, attraverso una serie di misure idonee, quali ad esempio la disponibilità delle informazioni sul processo decisionale, la formazione del partecipante in merito alla condotta appropriata al contesto partecipativo, la promozione e diffusione di una cultura professionale più attenta e ricettiva ecc.

Questo tipo di coinvolgimento, di empowerment del pubblico nella gestione e utilizzo re- sponsabile dei servizi pubblici è considerato positivamente dalla letteratura in quanto rispon- derebbe alle aspettative dei cittadini che, in un clima di limitazione delle risorse, si aspettano di essere coinvolti sempre di più (Gilliatt et al. 2000).

Il contributo di questa scuola si spinge anche a considerare l’approccio comunitario, come modalità emergente della tecnologia della governamentalità. Lo stato è visto come troppo distante e burocratico per promuovere con successo un cambiamento positivo, e così le op- portunità e degli oneri della rigenerazione ricadono sulla comunità locale, che ritrova così un nuovo rilievo istituzionale e un proprio peso finanziario.

community is presented as one explicit solution to some of the many problems of government. Its insertion into government relations with local people in the form of a managerial technology called community development enables the otherwise separate institutional worlds of local and national

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government to be aligned with the particular interests and needs of specific locales. (...) It is at this point, when the theoretical messages of community development become inscribed into a form of administrative technology that the discourse of community becomes overtly governmental. (Scho- field 2002: 675)

Nei teorici di questa scuola però la nozione di comunità locale non è affatto priva di criti- cità. Come per la soggettivazione dell’individuo moderno non si tratta semplicemente di una questione di valorizzazione, sviluppo e promozione di sue caratteristiche intrinseche, ma piuttosto di un rimodellamento della persona in modo da renderla coerente con la razionalità di stampo liberale avanzata, anche la comunità locale non può essere assunta come una entità precostituita che attende solo di trovare specifiche vie di espressione e manifestazione (Gre- en 2005).

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