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Empowerment come processo e come risultato

1.7 La Governance Sanitaria Comunitaria

1.7.1 Empowerment come processo e come risultato

L’evoluzione degli assetti regolativi verso forme a rete, informate dal principio comunita- rio, necessitano di trovare nuovi principi regolativi che non possono più essere ricercate né nel principio gerarchico né nell’expertise. Per questo si guarda a forme di relazione che con- sentano di tradurre in pratica il modello di pesi e contrappesi descritto da Light (1995), all’interno del quale ciascuno degli attori coinvolti possa agire consapevolmente il proprio ruolo e i propri diritti e controllare al contempo gli altri attori.

Un riferimento concettuale chiaro e univoco è riscontrabile in letteratura nella connessio- ne individuata tra governance comunitaria e empowerment che, proprio in riferimento al set- tore sanitario, è stato di recente definito come un “processo dell’azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita” (Wallerstein 2006: 17). L’empowerment diventa quindi il processo ordinativo e insieme il termine di valutazione per comprendere se un network sia informato ai principi comunitari o abbia invece altri riferimenti concettuali.

Tale definizione ci consente di enucleare i due elementi centrali che concorrono a definire il concetto di empowerment: da un lato la sua multidimensionalità che implica la stretta in- terdipendenza e al contempo irriducibilità dei tre livelli costitutivi, individuale, organizzativo e di comunità57 e dall’altro la sua doppia semantica, che rinvia da un lato al processo e dall’altro al risultato58

(Swift, Levine: 1987).

Dal primo punto di vista le tre dimensioni costitutive devono essere acquisite come stret- tamente interconnesse l’un l’altra – ognuna è causa e al tempo stesso conseguenza dell’altra – ed ugualmente determinanti per un network che possa definirsi comunitario.

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Tale approccio multilivello è stato originariamente proposto da Rappaport (1984) ed elaborato approfondit a- mente da Zimmerman, che ha dato una chiara descrizione dei tre livelli di analisi: psicologico, organizzativo, so- ciale e di comunità (2000). Molti gli autori che hanno contribuito all’analisi del concetto scomponendolo di di- mensioni differenti ma interconnesse. Ricordiamo la classificazione proposta da Cox e Parsons (1994) che coll o- cano le strategie di intervento finalizzate all’empowerment lungo un continuum, che dal livello individuale arriva al livello sociopolitico (dimensione personale, dimensione interpersonale, dimensione micro-ambientale e orga- nizzativa, dimensione macro-ambientale o sociopolitica). Una classificazione analoga è stata illustrata da Labonte (Laverack, Labonte 2000), che articola il continuum del processo di empowerment come un sentiero evolutivo articolato in cinque fasi: empowerment personale, sviluppo di piccoli gruppi di supporto, organizzazioni di comu- nità, partnership tra organizzazioni, azione sociale e politica La classificazione di Labonte appare particolarmente interessante perché è proposta all’interno di un quadro concettuale che cerca di ricomporre due diversi approcci alla promozione della salute: quello “bottom-up” che contraddistingue l’empowerment di comunità e quello “top- down” che caratterizza le campagne di prevenzione di sanità pubblica.

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Partendo dal significato etimologico della parola, notiamo che il termine empowerment può essere suddiviso in tre parti: em-power-ment. Il prefisso “em” viene utilizzato con il significato di “mettere nella condizione di”, ed anche “andare verso”, facendo inevitabilmente riferimento ad un movimento propositivo verso qualcosa. Il so- stantivo “power” viene normalmente tradotto con potere, ma non in una visione costrittiva ed autoritaria, piutto- sto in una prospettiva totalmente positiva e costruttiva , come “essere in grado di”, “potere di” (Dallago 2006). Il suffisso “ment” infine, viene utilizzato in inglese sia per definire un processo sia per definire un risultato. Scom- ponendo il termine inglese, pertanto, possiamo attribuire all’empowerment una doppia valenza semantica: la pri- ma, di natura procedurale, definisce il processo attraverso cui è possibile tendere all’empowerment, e la seconda definisce il risultato di un movimento finalizzato all’acquisizione di potere, inteso come potenzialità individuale o di gruppo.

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1. A livello individuale l’empowerment (definito psicologico) scaturisce dalla convin- zione soggettiva di poter influire sulle decisioni che incidono sulla propria vita (com- ponente intrapersonale); dalla capacità di comprendere il proprio ambiente socio- politico (componente inte personale); nonché dalla partecipazione ad attività colletti- ve mirate a influenzare l’ambiente socio-politico (componente comportamentale). 2. A livello organizzativo include i processi e le strutture organizzative che aumentano

la partecipazione dei membri e migliorano l’efficacia dell’organizzazione nel rag- giungere i propri scopi. Quando l’organizzazione dà l’opportunità ai propri membri di aumentare il controllo sulla propria esistenza è definita “empowering”; mentre l’organizzazione che si sviluppa con successo e che influenza le decisioni politiche è definita un’organizzazione “empowered”, entrambe queste caratteristiche possono es- sere entrambi presenti un un’organizzazione.

3. A livello di comunità, l’empowerment attiene all’azione collettiva finalizzata a mi- gliorare la qualità di vita e alle connessioni tra le organizzazioni e le agenzie presenti nella comunità. Attraverso l’empowerment di comunità si realizza la “comunità com- petente” (Iscoe 1974), in cui i cittadini hanno le competenze, la motivazione e le ri- sorse per intraprendere attività volte al miglioramento della vita.

Perché possa darsi empowerment è necessario che a ciascun livello vengano sviluppati

controllo, consapevolezza critica e partecipazione (Zimmerman, 1999; 2000). Per quanto le

tre componenti assumano declinazioni e implicazioni specifiche a ciascun livello è possibile acquisirne una definizione di carattere trasversale: il controllo si riferisce alla capacità, per- cepita o attuale, di influenzare le decisioni che riguardano la propria esistenza; la consapevo-

lezza critica consiste nella comprensione del funzionamento delle strutture di potere e dei

processi decisionali, di come i fattori in gioco vengono influenzati e le risorse mobilitate e infine la partecipazione attiene all’operare insieme agli altri per ottenere risultati desiderati e condivisi.

Abbiamo in questo caso un ulteriore riscontro della bontà del paradigma connessionista che pretende individuare una stretta corrispondenza tra il grado di partecipazione del cittadi- no ai diversi livelli della società: micro, meso e macro (fig.1.1), che configurano i diversi li- velli di rapporto: medico-paziente, utenti-enti erogatori, comunità-scelte di politica sanitaria (Strauss 1990). L’empowerment pretende di agire contemporaneamente e in modo permeabi- le su tutti e tre i livelli.

Dal secondo punto di vista risulta invece fondamentale tenere presente come l’empowerment si riferisca tanto all’azione avente lo scopo di rimuovere gli ostacoli formali ed informali quanto all’esito di tale rimozione che deve comportare una trasformazione delle relazioni di potere tra le comunità, le istituzioni ed il governo (Wallerstein, 2006). L’empowerment quindi non può essere visto come una variabile dicotomica (presente o as-

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sente), ma come una variabile continua, presente in diversi gradi e livelli nelle persone, or- ganizzazioni e comunità. Da qui discende anche il carattere embedded dell’empowerment che assume forme differenti in riferimento a persone diverse (età, fascia sociale, bisogni ecc.), e agli specifici contesti (differenze culturali, confini nazionali ecc.) (Francescato, To- mai: 2005).

La centralità della dimensione locale assume, in questa prospettiva, un valore ordinativo “la governance locale può essere definita come un processo nel quale i risultati di governo dipendono dall’interazione di un set complesso di istituzioni e di attori trainati dal governo locale e al di là di esso” (Stoker 1998: 19). Il contesto dato risulta, quindi, determinante non solo in relazione alle risorse disponibili ma anche in virtù delle regole del gioco e del conte- sto nel quale avviene lo scambio (ibidem).

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