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Futuri Infermieri: la funzione euristica del tirocinio

Vincenzo Alastra*, Francesca Menegon**, Romina Ferretti***

*Direttore S.C. O.S.R.U. A.S.L. BI; **Sociologa del Lavoro e dell’Organizzazione, consulente libero professionista, Biella; ***Psicologa del Lavoro e dell’Organizzazione, consulente libero professionista, Biella

Abstract

La presente comunicazione si incentra sull’importanza che il tirocinio nelle varie strutture sanitarie ha nella formazione dei futuri infermieri.

Studenti e neolaureati in scienze infermieristiche sono stati coinvolti in focus group dai quali emerge come il tirocinio non abbia solo la funzione di far provare in pratica le conoscenze e le tecniche imparate in teoria, ma abbia anche la funzione euristica di far sviluppare una rappresentazione contestualizzata e non ideale del ruolo professionale.

Introduzione

La categoria infermieristica si trova a rappresentare, per numero e per importanza della propria funzione in quasi tutti gli ambiti e i contesti del sistema sanitario ed assistenziale, una fetta molto importante sia dei discenti (ECM e non solo) che dei formatori e, sempre più spesso, anche dei progettisti della formazione. Gli interrogativi di ricerca che sorgono rispetto a questa realtà sono innumerevoli e di notevole interesse, soprattutto per chi la formazione la deve progettare, erogare, valutare, far evolvere.

La presente comunicazione è incentrata sull’importanza che i giovani studenti e neolaureati in scienze infermieristiche attribuiscono alla formazione basata sull’esperienza.

I risultati qui esposti sono tratti da un progetto di ricerca più ampio1 sull’immagine che i giovani del

territorio hanno della formazione, progetto che ha coinvolto i giovani dell’ultimo anno delle scuole superiori e gli studenti e i neolaureati di quattro corsi di laurea.

Metodologia di Ricerca

Si è deciso di utilizzare la strumento di ricerca di tipo qualitativo del focus group, in grado di fornire informazioni complesse e personali[2], che non possono essere restituite con il dovuto grado di

profondità e sensibilità attraverso metodi di indagine quantitativa. La scelta del focus group è stata effettuata anche tenendo presente che tale metodo implica un coinvolgimento e una partecipazione attiva degli studenti, coinvolgendoli come“fautori” della ricerca e non solo quali soggetti passivi[3].

La funzione euristica del tirocinio: non solo mettere in pratica, ma anche scoprire il proprio ruolo professionale

Gli studenti in scienze infermieristiche hanno chiara fin dall’inizio del loro percorso formativo quale sarà la loro professione futura e il contesto operativo nel quale si troveranno a lavorare. Se tale possibilità rappresenta sicuramente un vantaggio, esiste anche il rischio di idealizzare la figura professionale di riferimento.

Nel trasmettere il sapere, il saper fare e il saper essere il corso universitario si basa, ovviamente, su concetti ideali, su modelli professionali di “dover essere” o di avanguardia rispetto alla situazione reale delle strutture sanitarie in cui, spesso, la figura dell’infermiere è ancora vista secondo vecchi canoni. Bisogna dire che l’ideale delle persone è qualcosa che molto spesso è diverso da quello che a noi insegnano ad essere. […] ancora oggi si ha la visione che si doveva avere una volta dell’infermiere, ossia come l’ausiliario del medico. Oggigiorno non è più così, però di fatto molte persone lo pensano ancora e molti infermieri sono ancora quello. Quindi, ti ritrovi ad andare a lavorare in un contesto dove tutti sono così e tu, cioè, saresti come una mela marcia.

1 Il progetto di ricerca era inserito nel progetto Equal “Tessuto Locale” IT-S2-MDL-020. La ricerca è stata svolta nel corso di un intero anno, da maggio 2006 a maggio 2007, a partire dai contatti preliminari per la definizione del progetto, fino alla redazione dei report finali. La realizzazione dell’indagine non sarebbe stata possibile senza la fattiva collaborazione con il team di ricerca della coordinatrice del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche della sede di Biella dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Facoltà di Medicina e Chirurgia.

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È proprio l’esperienza di formazione sul campo del tirocinio che, a detta degli studenti, permette loro di rilevare fin da subito tale discrepanza e di sviluppare le strategie necessarie ad affrontarla.

Se gli studenti vivono questa incongruenza come un adattamento a condizioni di minore qualità rispetto all’ideale, essa a ben vedere può essere ritenuta positiva in quanto li costringe ad uscire dal mondo dell’ideale per costruire pian piano una figura professionale reale, spingendoli a riflettere non solo sui propri processi formativi, ma anche su come la propria figura professionale dovrebbe essere percepita e su come viene di fatto percepita dalle varie categorie: medici e pazienti prima di tutto. Possibilità questa che gli studenti degli altri corsi di laurea il più delle volte non hanno.

Se euristico è quell’approccio alla soluzione dei problemi che non segue un chiaro percorso, ma si affida all'intuito e allo stato temporaneo delle circostanze al fine di generare nuova conoscenza, possiamo dire che nel caso degli studenti in scienze infermieristiche il tirocinio ha non solo la funzione di farli vivere le situazioni reali e di farli provare in pratica le conoscenze e le tecniche imparate in teoria, ma ha anche la funzione euristica di far sviluppare in loro una rappresentazione reale, contestualizzata e non ideale del loro ruolo professionale[4].

Il passaggio tra l’infermiere “vecchio stampo” e il nuovo “professionista” è identificato dagli studenti con la trasformazione della scuola regionale per infermieri a corso di laurea. Questa trasformazione ha sicuramente dato maggior riconoscimento alla professione infermieristica, ma ha anche significato un periodo di tensione e di assestamento all’interno del gruppo professionale stesso e tra gli infermieri, le altre professioni e i pazienti.

Tale funzione euristica della formazione sul campo, che potrebbe sembrare accessoria, è di fatto, importantissima, in quanto permette di affrontare in anticipo incongruenze e tensioni legate al proprio ruolo professionale e di non arrivare totalmente impreparati al momento dell’effettiva entrata in servizio.

L’altra faccia della medaglia: il tirocinio come “banco di prova”

Sia per gli studenti che per i neolaureati partecipanti ai focus group, l’esperienza di tirocinio è ritenuta fondamentale.

Essi, però, ritengono anche che tale esperienza formativa non sia adeguatamente valorizzata e che, per come è organizzata, non permette allo studente di capire fino in fondo come è la realtà operativa. Prima di tutto perché i ragazzi sostengono che non ci sia un coordinamento efficace tra ciò che è spiegato in aula e il tirocinio: a volte non hanno ancora affrontato in teoria le situazioni che capita loro di esperire in pratica durante il tirocinio.

Va anche detto che probabilmente i ragazzi hanno delle aspettative troppo elevate sul tirocinio: essi lo vivono come un “banco di prova” e, se non riescono a fornire una prestazione vicina a quella degli infermieri professionisti che vedono in reparto, non si sentono all’altezza o sentono che la preparazione ricevuta non è adeguata.

Gli studenti spesso non riescono a cogliere la funzione euristica del tirocinio, così come esposta precedentemente, non capendo che l’esperienza del tirocinio solo in parte è finalizzata a far acquisire loro dei saper fare, ma che, soprattutto, è finalizzata a far acquisire loro dei saper essere, a far capire loro quale sarà la loro parte, il loro ruolo nello staff del reparto e a familiarizzare con il contesto di una struttura sanitaria.

Come sostenuto in precedenza, è proprio grazie al tirocinio che gli studenti si rendono conto dell’esistenza di una discrepanza tra quella che è la loro visione della professione e come, invece, essa sia vissuta nella realtà operativa: l’esperienza lavorativa diretta serve a loro, non solo o non tanto, per acquisire competenze o conoscenze, ma più che altro ad abbandonare la propria visione ideale per ricollocare tali competenze in un contesto reale[5].

Se il tirocinio in reparto serve agli studenti per capire che il contesto di lavoro e la percezione della propria figura professionale sono diversi da come sono spiegati in teoria, è troppo breve per fare in modo che essi possano sviluppare delle proprie strategie a riguardo: da qui la sensazione di dover affrontare questo scoglio il primo giorno effettivo di lavoro e di dover “disimparare” alcuni principi ideali trasmessi dall’università.

Da quanto emerso nei focus group, si evidenzia come auspicabile una ridefinizione della durata e delle modalità del tirocinio e l’organizzazione di momenti di riflessione e spiegazione agli studenti del tirocinio in quanto modalità formativa, in cui siano esplicitate le giuste attese e chiarificati gli obiettivi formativi.

Dalle parole degli studenti si evince che tali momenti già esistono ma che sono incentrati maggiormente sulle problematiche di tipo relazionale ed emotivo che lo studente si trova ad affrontare con i pazienti o gli infermieri della struttura una volta già iniziato il tirocinio.

“Quando siamo in tirocinio all’ospedale, siamo noi da soli e tante volte possiamo andare incontro a situazioni magari di scontro con il personale che già lavora, piuttosto che situazioni pesanti per la nostra emotività: è importante poter contare sul sostegno dei nostri tutor che sono le persone di riferimento, di cui hai fiducia e che ti danno fiducia, che non ti considerano un numero ma una persona, con cui poter parlare e che ti capiscono perché è stato anche il loro lavoro”.

Riferimenti bibliografici

4Bertani, B. e Scopesi, A.

2001 Significati del lavoro e costruzione dell’identità professionale. Un’indagine su studenti universitari con differenti percorsi formativi, Quaderni Cross, ISU Università Cattolica Milano, 6: 35-65.

5Brown, J. e Duguid, P.

2000 Balancing Act: How to Capture Knowledge without Killing It, Business Review, 78: 73 – 80.

2Lankshear, A. J.

1993 The use of focus groups in a study of attitudes to student nurse assessment, Journal of Advanced Nursing, 18: 1986-1989.

3Munodawafa, D., Gwede, C. e Mubayira, C.

1995 Using focus groups to develop HIV education among adolescent females in Zimbabwe, Health Promotion, 10(2): 85-92.

INDIRIZZO COMPLETO DEL PRIMO AUTORE Cognome e Nome Menegon Francesca

Ente di appartenenza Libero Professionista

Luogo e CAP Pettinengo (BI) - 13843

Via/C.so/P.zza Via Duca D’Aosta, 16

Tel. 015/8445688

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La Formazione sul Campo nel dipartimento di Sanità

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