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paziente mieloleso nell’Unità Spinale Unipolare di Torino

Lorenza Garrino, Rita Decorte, Nadia Felisi, Ebe Matta, Silvano Gregorino, Maria Vittoria Actis e Roberto Carone

Ricercatore in Scienze Infermieristiche Università degli Studi di Torino, Coordinatori infermieristici Unità Spinale Unipolare ASO CTO/M. Adelaide Torino, Coordinatore terapisti Unità Spinale Unipolare ASO CTO/M Adelaide Torino, Coordinatore Formazione tutoriale Corso di Laurea in Infermieristica Università degli Studi di Torino, Direttore Dipartimento di Recupero e Rieducazione Funzionale ASO CTO/M Adelaide Torino, Direttore del Dipartimento delle Mielolesioni ASO CTO/M Adelaide Torino

Introduzione

Il programma di completa realizzazione ed avviamento dell’Unità Spinale Unipolare, unica in Piemonte, ha previsto il trasferimento dell’Unità Spinale del CRF (ASO CTO/M. Adelaide) presso la nuova costruzione integrata nel CTO di Torino. Il trasferimento ha comportato, tra le altre cose, l’apertura di due reparti strutturati ciascuno con 24 posti letto di degenza continuativa e 4 posti letto di Day Hospital, e del potenziamento di un servizio centralizzato di Day Hospital e di poliambulatorio, con 4 posti letto. L’obiettivo è la presa in carico della persona mielolesa dal momento acuto fino alla dimissione in un processo riabilitativo completo, con una risposta anche diacronica ai bisogni di cura della stessa persona. L’assistenza sinora fornita ha come modello la presa in carico globale del paziente e del suo contesto familiare, con una pratica assistenziale organizzata “per piccole équipes”, modello messo in atto già dall’apertura del primo nucleo di ricovero, nel 1982. Tale sistema di cura se da una parte ribadisce la necessità dell’integrazione delle figure assistenziali, non fornisce elementi concreti di interdipendenza ed integrazione con altre figure professionali attraverso una logica di tipo progettuale.

Le nuove dimensioni strutturali ed assistenziali pongono il problema di revisione ed adeguamento del sistema di cura, delle stesse pratiche di cura, delle loro modalità organizzative all’interno del contesto, di mantenimento e sviluppo della presa in carico “per progetti”e di sviluppo professionale secondo nuovi ruolo e profili delle figure che tra loro interagiscono[1]. Le parole chiave sono, allora,

assistenza personalizzata che superi e sviluppi l’organizzazione ”per piccole équipe”, quali la gestione dei casi, il Case management/Case Manager[2-3-4-5], il Primary Nursing[6-7], lavorare per

“Progetti”[8], integrazione professionale[9-10], sviluppo del professionista riflessivo[11] e responsabile

di processo, efficacia assistenziale, efficienza gestionale. È stato perciò avviato il progetto “Sperimentazione e valutazione di un modello organizzativo di personalizzazione dell’assistenza al paziente mieloleso nell’USU di Torino” che rientra nel finanziamento della Regione Piemonte nel bando Ricerca Sanitaria Finalizzata 2006. Il progetto si configura come una ricerca-azione che partendo da un’analisi della situazione attuale mette in evidenza i punti critici, ne ricerca le possibili soluzioni, costruisce un modello organizzativo attraverso un’analisi della letteratura e la comparazione con altre realtà significative, sviluppa un cambiamento attraverso la sperimentazione documentandone i processi e gli esiti.

Obiettivi

1. Assistere la persona con mielolesione nell’ottica di un modello di assistenza personalizzato attraverso l’integrazione delle differenti componenti professionali

2. Realizzare la presa in carico delle persone assistite con un progetto di cura personalizzato riducendo i tempi di degenza e l’insorgenza delle complicanze

3. Accompagnare la famiglia e il care giver diminuendo il loro impegno e lo stress e considerandoli anch’essi utenti del servizio

4. Facilitare i percorsi clinico-assistenziali in ambito ospedaliero e territoriale lungo tutto il processo di cura

5. Creare i presupposti per la formulazione di una rete socio-sanitaria territoriale personalizzata sulla base dei bisogni del paziente

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Metodi e fasi del progetto

Il progetto di durata biennale prevede la realizzazione delle seguenti fasi:

1. Analisi della situazione organizzativa esistente e definizione del nuovo modello di assistenza, in base alla letteratura ed alle esperienze in altri centri

2. Piano di formazione con la definizione di un programma di formazione strategico multiprofessionale rivolto ad infermieri, medici, fisioterapisti, assistente sociale, psicologo, ed operatori socio-sanitari, (i temi riguardano: modello organizzativo primary nursing e case management, lavoro di gruppo e d’équipe, azione riflessiva nella pratica professionale) con accreditamento ECM per le figure interessate dal sistema ECM

3. Avvio della sperimentazione con graduale introduzione del nuovo modello che prevede:

- protocolli di cure personalizzate dirette a tutte le persone assistite nel periodo della sperimentazione

- profilo di cura del paziente mieloleso

- modificazione della documentazione assistenziale

- collegamento ospedale-territorio per il conseguimento degli obiettivi del progetto

4. Valutazione dei risultati raggiunti sulle persone assistite, sui familiari e care givers e sugli operatori sanitari.

Stato di avanzamento dei lavori

Il progetto ha preso avvio nel novembre 2006. Nei primi tre mesi di avvio del progetto è stata effettuata l’analisi organizzativa e della documentazione esistente da parte dei coordinatori infermieristici dei due reparti di degenza dell’Unità Spinale. Allo scopo di avviare un confronto rispetto a modelli organizzativi presenti in altri centri è stato effettuato dai due coordinatori infermieristici uno stage di tre giorni presso AUSL di Piacenza con la finalità di approfondire gli aspetti applicativi del modello organizzativo del Case management. Tale esperienza è stata poi riportata all’interno del gruppo di progetto ed ha costituito elemento di riflessione rispetto ai processi organizzativi in atto. È stata effettuata la rilevazione del senso di soddisfazione e di autoefficacia degli operatori con il contributo di una studentessa della Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche dell’Università degli Studi di Torino che ha realizzato il proprio progetto di apprendimento in ambito esperenziale. Una ricerca qualitativa ha indagato il punto di vista dei pazienti per ricostruire il modello terapeutico, assistenziale e riabilitativo che ha fatto da sfondo alla propria degenza, ed il livello di soddisfazione percepita. Tale ricerca è stata realizzata con il contributo di una studentessa della Laurea Specialistica in Scienze della Formazione Università degli Studi di Torino all’interno del percorso di laurea magistrale. Queste rilevazioni realizzate da soggetti esterni al gruppo di progetto hanno consentito uno scambio tra Azienda e Università ed un confronto tra i professionisti arricchente ed utile. È stata effettuata la rilevazione dei tempi di degenza media di ricovero, e delle richieste di ricovero nei sei mesi successivi alla dimissione per complicanze cutanee, urologiche e motorie relativo ai sei mesi prima dell’inizio del progetto. Si è passati poi alla progettazione del corso di formazione con la definizione della finalità generale, degli obiettivi, contenuti, tempi, metodologie e docenti coinvolti. Successivamente è stato effettuato il processo di accreditamento ECM con l’attribuzione dei crediti. Il corso di tre giorni realizzato in tre edizioni ha coinvolto 72 operatori dell’Unità spinale (infermieri, terapisti, medici, psicologi, assistente sociale, operatori socio sanitari, assistenti bagnanti) e si è realizzato dal mese di ottobre al dicembre 2007. La metodologia di realizzazione del corso ha previsto numerose esercitazioni, lavori di gruppo, sistematizzazioni e discussioni condotte da esperto, discussione di casi clinico assistenziali e organizzativi, esercitazioni applicative con costruzione di strumenti operativi. Al corso hanno partecipato in qualità di uditori una studentessa del Corso di Laurea in Infermieristica in stage presso il servizio e uno studente del Corso di Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche do Torino, che successivamente ha dato un contributo nella stesura di una guida metodologica per la costruzione di percorsi diagnostico-terapeutici nell’ambito della mielolesione. Il gradimento del corso ha evidenziato un buon apprezzamento dell’iniziativa formativa che ha costituito per la maggior parte dei partecipanti un utile momento di confronto, “uno spunto per analizzare meglio l’attività lavorativa”, “uno spazio per trovarsi, per pensare in modo integrato a progetti di sviluppo assistenziale e di cura su cui lavorare in concreto”. Alcuni partecipanti hanno sottolineato come il corso abbia aiutato a sviluppare osservazioni sul proprio modo di lavorare e di intendere la relazione. Le maggiori criticità risultano alla necessità di un linguaggio condiviso tra le differenti figure professionali che per la prima volta hanno affrontato insieme un percorso formativo ed all’esigenza di alcuni corsisti di trovare risposte concrete ai problemi vissuti quotidianamente nell’assistenza complessa alla persona con mielolesione. A partire dalle suggestioni e dagli strumenti forniti nel corso il gruppo di progetto si è interrogato su come proseguire la sperimentazione ed avviare proposte pragmatiche di personalizzazione dell’assistenza. Attualmente è in fase di

sperimentazione la proposta organizzativa riguardante la figura dell’infermiere facilitatore di riferimento. Il profilo di competenze è stato delineato con il contributo dei due coordinatori infermieristici che parallelamente stanno proponendo l’introduzione nuovi strumenti di documentazione delle cure unificati per i due servizi. Funzione dell’infermiere di riferimento è seguire la persona assistita dal momento di accoglienza nell’unità spinale sino alla dimissione in termini di pianificazione e programmazione delle cure. Tale funzione si esplica con la supervisione clinica ed organizzativa del coordinatore infermieristico. La conclusione del progetto è prevista per il dicembre 2008 e prevedrà una prima valutazione della fase pilota di sperimentazione di tale figura. Sulla base dei risultati conseguiti la sperimentazione potrà essere estesa a tutto il personale infermieristico dell’Unità spinale.

Conclusioni

La realizzazione del progetto di miglioramento sta assumendo progressivamente forma e contenuti con il contributo del gruppo di progetto e dei professionisti operanti nella struttura. Le ricadute delle azioni intraprese nel progetto riguardano il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza nell’utilizzo dei servizi territoriali e nell’assistenza continuativa con riduzione dei costi di degenza della persona assistita con mielolesione, il mantenimento più a lungo possibile delle persone con disabilità nella comunità e nella propria abitazione, garantendo loro la migliore qualità della vita e assistenza possibile e la diminuzione dell’impegno e dello stress per la famiglia e il care giver, da considerare anch’essi utenti del servizio. Sarà necessario investire ulteriormente in risorse e tempo per poter continuare il cambiamento organizzativo intrapreso che richiede sicuramente un periodo superiore al biennio per la concretizzazione di un programma di lavoro stabile, che comporta un lavoro costante di supervisione e messa a punto progressiva.

Riferimenti bibliografici

10Basaglia, N.

2002 Progettare la riabilitazione. Il lavoro in team interprofessionale. Milano, Edi-Ermes

7Di Labio, L. e Cicalini, G.

2005 Primary nursing e soddisfazione dell’utente Nursing oggi, 3:10 – 14

6Drach-Zahavy, A.

2003 Primary Nurse performance: role of a supportive management. Journal of Advanced Nursing, 45(1):7 – 16.

8Forti, D. e Masella, F.

2004 Lavorare per progetti. Milano, Cortina

2Kelly, T.

2003 Critical Thinking and case management. Case Manager, 5:70 – 72.

1Loiudice, M.

2000 La gestione del cambiamento in sanità. Torino, Centro Scientifico Editore.

4Mattson, J.

1999 Case Management: a historical and future prospective of its influence on outcome for persons who have sustained spinal cord injury. Topics in Spinal Cord Injury Rehabilitation, 4:30–37.

5Paladino, M e Corizza Tosoni, T.

2000 Il Case Management nella realtà socio – sanitaria italiana. Milano, Franco Angeli

9Rampini, M.

2003 Trauma Center: la forza dell’équipe. L’infermiere, 5:7 – 10.

3Scheffel, B.

1999 The effect of managed care on case management for spinal cord injury. Topics in Spinal Cord Injury Rehabilitation, 4:24 – 29.

11Schon, D. A.

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INDIRIZZO COMPLETO DEL PRIMO AUTORE Cognome e Nome Garrino Lorenza

Ente di appartenenza Dipartimento di Sanità Pubblica e Microbiologia

Luogo e CAP Torino - 10126

Via/C.so/P.zza Via Santona, 5 bis

Tel. 011/6705823

Promuovere i cambiamenti in sanità attraverso la

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