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ABA VB e l’intervento intensivo precoce Quando parliamo di Comportamento verbale o

ABA-VB, per comportamento verbale intendiamo un’analisi dello sviluppo del linguaggio basata sui

principi analitici del comportamento, sugli scritti di Skinner e sulla ricerca sperimentale. E’ un com- portamento mediato tramite il rinforzo di un’altra persona, da ascoltatori che sono stati condizionati precisamente al fine di rinforzare il comportamento del parlante. Il comportamento verbale risulta allo- ra da un’applicazione dei principi di base, come il movimento dei muscoli, che porta alla produzione di stimoli che provocano una risposta nell’ascolta- tore. Fondamentale quindi, risulta essere la classi- ficazione degli operanti. Un operante è una classe di comportamenti definiti da variabili dipendenti. In questo senso, secondo l’analisi skinneriana del linguaggio, la forma della parola non spiega il si- gnificato, ma ne comprendiamo il significato tra- mite le variabili che lo controllano. Il significato è compreso solo se contestualizzato ed è rintraccia- bile nella funzione stessa che viene descritta nella classe degli operanti, nei determinanti del compor- tamento, nella contingenza.

Anche se l’autismo ha radici biologiche, gli interventi più efficaci sono al momento comporta- mentali ed educativi e i farmaci hanno solamente un ruolo marginale fino ad ora (Lancet, 2014). I risultati delle ricerche mostrano che, in media, i bambini che hanno ricevuto EIBI (Early Intensive Behavioral Intervention) recuperavano 11 punti di QI in più e mostravano 20 abilità quotidiane in più rispetto ai bambini che riceveva il trattamento stan- dard. Le abilità adattive sono predittori del funzio- namento a lungo termine in individui con autismo (Journal of Pediatrics 2013). Le migliori pratiche al momento per bambini sotto i 3 anni con sospetto autismo dovrebbero includere una combinazione di approcci comportamentali e basati sulla sviluppo ed iniziare il prima possibile, prevedendo comun- que un coinvolgimento attivo delle famiglie e delle figure di accudimento come parte dell’intervento. Gli interventi dovrebbero sostenere il progresso evolutivo ed il funzionamento in relazione sia alle caratteristiche proprie e definente dell’autismo, sia i deficit associati, inclusa la comunicazione socia- le, la regolazione emotiva/ comportamentale e il comportamento adattivo. Gli interventi dovrebbero tenere in considerazione le condizioni sociocultu- rali della famiglia, le sue dinamiche e il supporto che riceve, come ad esempio la capacità economi- ca, in termini sia di erogazione dei servizi sia di valutazione dei fattori che potrebbero mitigare gli effetti. Le prove a disposizione, anche se non defi- nitive, che consentono di consigliare l’ABA come

intervento nel trattamento dello Spettro Autistico prevedono:

• la valutazione di come l’ambiente influenza il comportamento del cliente, con un’adegua- ta presa dati;

• il riconoscimento dell’importanza del conte- sto e del valore per l’individuo, la famiglia e la comunità;

• l’utilizzo dei principi dell’analisi del com- portamento per incrementare la salute, l’indi- pendenza, e la qualità di vita del cliente; • la valutazione e una presa dati continuativa

e coerente per guidare le decisioni cliniche; • una valutazione completa che stabilisca i li-

velli specifici di BL e guidi l’impostazione degli obiettivi;

• l’attenzione al valore attuale e futura dei comportamenti;

• l’individuazione di unità minime di compor- tamento che contribuiscono a costruire cam- biamenti più ampi e sostanziali;

• la raccolta e analisi dei dati derivanti dall’os- servazione diretta del comportamento duran- te il trattamento e il follow up;

• il disegno e la creazione di ambienti sociali e di apprendimento che minimizzino i compor- tamenti problema e massimizzino le occasio- ni di progresso;

• l’approccio al comportamento problema che tenga conto della sua funzione;

• l’utilizzo di piani di trattamento attentamen- te costruiti, individualizzati e dettagliati che facciano uso del rinforzo e di altri principi del comportamento e che escludano metodi o tecniche di non provata efficacia;

• l’utilizzo di protocolli di trattamento da im- plementare rapidamente, ripetutamente e coerentemente in maniera trasversale agli ambienti;

• la valutazione continua e diretta per dare modo all’analista del comportamento di ag- giustare e individualizzare il piano di tratta- mento;

• il supporto e il sostegno diretto delle famiglie e dei professionisti coinvolti per promuovere generalizzazione e mantenimento;

• un’organizzazione che assicuri supervisione e valutazione del trattamento da parte di un analista del comportamento.

Gli interventi ABA sono divisi in due modelli trattamento: focalizzato o globale/comprensivo.

Questi due modelli di trattamento si trovano su un continuum che riflette il numero di comportamenti target e le ore di trattamento diretto e di supervi- sione.

I focused ABA treatment (per un numero di ore che va dalle 10 alle 25 a settimana.) possono ri- guardare l’incremento di comportamenti social- mente appropriati o la riduzione di comportamenti problematici. È di fondamentale importanza che comprendono anche un incremento dei comporta- menti adattivi perché l’assenza di comportamenti adattivi é spesso il prodromo di disordini compor- tamentali severi. I Comprehensive ABA treatment hanno come scopo generale quello di avvicinare la traiettoria di sviluppo del bambino a quello di suoi coetanei a sviluppo regolare, prevedendo interventi che vanno dalle 30 alle 40 ore a settimana, oltre alla supervisione diretta/indiretta e training alle figure di cura. Gli studi evidenziano l’importanza che l’intervento intensivo precoce assume nel trat- tamento e nell’evoluzione del quadro clinico.

La maggior parte dei bambini in età prescolare (sotto 7 anni età) che hanno ricevuto un intervento per almeno 30 ore settimanali da persone compe- tenti per almeno due anni nel 90% dei casi ha fatto da moderati a grandi progressi;

Il 40 - 48% ha raggiunto un QI, un linguaggio e un livello di abilità adattive entro la norma così come misurati da test standardizzati e non ha più necessitato di aiuti speciali nella scuola.

40 - 50% ha fatto moderati progressi ma ha se- guitato a necessitare di servizi speciali.

Il 10-12% ha continuato a necessitare di un in- tervento intensivo.

La maggior parte dei bambini nei gruppi di con- trollo che hanno ricevuto un intervento eclettico hanno fatto pochi progressi o sono regrediti.

I bambini che hanno ricevuto ABA meno inten- siva (< 30 ore a settimana) hanno fatto dai pochi ai modesti progressi, ma comunque di più rispetto ai gruppi di controllo.

É stato dimostrato che bambini che ricevono in- tervento comportamentale intensivo e precoce rag- giungono un incremento significativo e sostenuto nel tempo in quoziente intellettivo, linguaggio, abilità accademiche e comportamento adattivo, comportamento sociale e che il loro progresso é significativamente maggiore rispetto a bambini nei gruppi di controllo.

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Riassunto

Il gioco d’ azzardo è oggi una fonte di intrattenimen- to a cui si dedicano più di due adulti su tre, oltre che un numero considerevole di adolescenti. Ma quando il gioco d’azzardo non è più solo un gioco? Il passag- gio dal gioco come attività meramente ludica al gioco d’azzardo patologico (gambling) è subdolo e graduale e presenta caratteristiche molto simili a quelle di qual- siasi altra Dipendenza, tanto da essere indicata come “dipendenza senza sostanza”. Tale fenomeno necessita dunque di essere attenzionato con piani di intervento ef- ficaci, che partano dalla prevenzione fino allo sviluppo di riflessioni di più ampio respiro.

Parole chiave: gioco d’azzardo patologico, gambling, dipendenze

Che l’uomo sia “sedotto” dalla pratica del gioco d’azzardo non è certo un fatto collocabile nella società moderna, anzi. Aristossene, figlio di Spintaro, afferma che il sag-

gio Socrate “speculava col denaro, giocava a soldi, vin- ceva, spendeva subito quello che vinceva e ricominciava a giocare”. Si legge che fos- se un’ attività cara a Greci e Romani, che ha occupato un posto importante in tutte le culture e in tutte le società. Tuttavia, oggi quest’attività è diventata, per diverse or- dini di ragioni, una fonte di intrattenimento a cui si dedi- cano più di due adulti su tre, oltre che un numero conside- revole di adolescenti. Un dato

relativo all’ anno 2016, emerso dall’Osservatorio “Young Millennials Monitor - Giovani e Gioco d’Azzardo” di Nomisma-Unipol in collaborazio- ne con Università di Bologna, parla di un milione e duecentoquarantamila studenti che tentano la

fortuna con il gioco d’azzardo!

Il riconoscimento, da parte della comunità scientifica, del gioco d’azzardo come Dipenden- za è molto giovane. Solo nel recente 2013, con la pubblicazione della nuova edizione del Ma- nuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Men- tali (DSM-5), viene riconosciuto e inserito nella sezione dei Disturbi da Addiction (ovvero Di- pendenze Patologiche); fino alla precedente clas- sificazione, infatti, era considerato un Disturbo del controllo degli impulsi. Così, questa “nuova dipendenza” , detta anche “dipendenza senza sostanza”, ha colto impreparati Servizi e profes- sionisti del settore, costringendo ad attenzionare urgentemente questo imponente fenomeno e a for- mulare piani di intervento efficaci.

Ma cosa significa avere una Dipendenza da Gioco d’ Azzardo? Similmente ad una qualsiasi altra dipendenza, il giocatore d’azzardo sviluppa

un bisogno crescente di giocare per ottenere l’ eccitazione desiderata, sviluppa quindi “tolleran- za”; diventa irrequieto e irritabile se non gioca, sperimentando il cosiddetto craving; tenta, senza successo, di ridurre o smettere di giocare; il pen-

La seduzione del gioco d’azzardo:

tra illusione e dipendenza

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