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La storia di Luca: trattamento con la psicoterapia Funzionale Rosa Iannone

oggi; la diagnosi quindi non è posta sui disturbi ma sui suoi Funzionamenti.

Rilevo gli eventi salienti che riconducono allo sviluppo del disturbo da attacco di panico e trac- cio i fili rossi dei Funzionamenti più coinvolti e deteriorati, quelli in base ai quali formulo una dia- gnosi del disturbo da Attacco di Panico, altrimenti detto DAP.

Rilevato lo stato generale e dettagliato dei Funzionamenti di fondo di Luca oltre a traccia- re i fili rossi posso graficamente formulare il suo diagramma Funzionale. Tale diagramma risulta una fotografia sullo stato attuale dell’organismo in questione, che evidenzia i disfunzionamenti sui vari piani dell’organismo, e quali Funzioni sono intaccate in maniera più palese.

Approfondisco la storia di Luca e rilevo notizie sulla famiglia di origine.

Ha un fratello e una sorella molto più grandi di lui (maggiori di oltre dieci anni), la mamma è molto sottomessa al papà anche se è al corrente che il marito la tradisce ma subisce in silenzio il tradimento perchè se osa parlarne viene picchiata e Luca da piccolo assiste spesso a queste scene mentre i fratelli grandi sono fuori casa. La poca consistenza della madre, il suo subire, il suo silen- zio, il suo non proteggersi e non proteggere il figlio sono fattori che incidono sul senso del pericolo che il bambino avverte.

Di seguito riporterò alcuni episodi rilevan- ti dell’infanzia di questo paziente indicando tra parentesi la correlazione con i Funziona- menti che si vanno alterando e i sintomi che ne deriveranno.

Luca riferisce che si sentiva, senza il suo volere, complice del papà perché conosceva la donna con cui lui aveva una relazione ex- traconiugale, gli era, infatti, capitato di veder- sela arrivare nell’azienda di famiglia e di aver visto lei e il suo papà che si abbracciavano. Si genera così in Luca uno stato di confusio- ne per situazioni non chiare, accadute sotto i suoi occhi ma che non gli sono state spiegate.

E Luca crede di esserne colpevole, si chie- de se ne è complice, se sta facendo del male alla sua mamma.

Inoltre accadeva spesso che i genitori lo pic- chiassero; la mamma spesso lo sculacciava ma lui dice che meritava le botte perché gli capitava di

fare monellerie o, peggio, “se la faceva sotto” e si nascondeva dietro le tende dei balconi di casa. (Questi episodi evidenziano paura. Non riceven- do protezione, tende a trattenere anche a livello sfinterico ma ha già dei crolli e se la fa addosso).

Riceveva percosse dal papà anche per motivi che a lui sfuggivano, magari perché faceva do- mande giudicate inopportune (Si instaura uno sta- to di allarme per il senso di pericolo inaspettato).

Il papà, per lo più assente per lavoro, qualche volta lo portava con sé nell’azienda di famiglia ma pareva dimenticarsi della sua presenza e lui rimaneva in disparte, ignorato, trascurato e, in- timorito, se ne stava in silenzio per ore. Spesso evitava di tossire e addirittura di respirare per il timore che il papà si ricordasse della sua pre- senza e la considerasse ingombrante; era capitato alcune volte che aveva fatto domande e lui si era terribilmente infastidito perché non voleva essere distolto dal suo lavoro e gli aveva lanciato dietro qualche oggetto. (E’ chiaro che il papà non è una guida, gli incute paure, non gli dà spiegazioni e così nel tempo il Funzionamento del Controllo di Luca si alza perché avverte la sensazione che ci sia sempre il pericolo in agguato, e così si altera la capacità di potersene stare tranquillo).

Se gli capitava di piangere per qualche motivo il papà gli diceva di non fare lo stupido e la mam- ma di fare il bambino forte. (Non è protetto da nessun genitore e non c’è tenerezza in famiglia).

Da bambino non si arrabbiava mai o meglio Diagramma Funzionale dell’attacco di Panico – L.Rispoli

non manifestava mai qualche momento di rabbia per timore di fare del male o che poi che ne potes- se subire le conseguenze (stato di rabbia ingoiata).

Da un anno, invece, non riesce più a trattenerla e ha spesso forti scatti di ira.

Evidenzierò un altro episodio toccante che Luca racconta, esemplificativo di ciò che spesso avveniva, cioè che non venivano soddisfatti i bi- sogni né di protezione né di tenerezza né di valo- rizzazione.

Da piccolo aveva un coniglietto che gli fu rega- lato dalla nonna ma il padre, dopo qualche tempo che Luca se ne prendeva cura amorevolmente, lo fece sparire senza spiegazioni. Una mattina Luca non ritrova il suo Tuitty e nel chiedere dove fosse gli viene detto che deve smettere di fare domande, il coniglio non c’è e non ci sarà più. Luca nel suo intimo, con forte dolore e con molte fantasie sul- la vicenda, ha sempre pensato che il papà avesse ammazzato il suo coniglietto.

Provò a chiederlo alla mamma due o tre volte ma la mamma urlò che non se ne doveva più par- lare. (Si rende evidente che ci fossero in Luca, da piccolo, paure non calmate: mancano spiegazioni che danno, così, adito a fantasie di paura).

Non ha nemmeno avuto alleanza con i fratelli perché erano molto più grandi di lui, né ha potuto con/dividere i suoi problemi con gli adulti di riferimento perché questi erano stanchi e avanti con l’età quando lui è nato. Anche i nonni erano molto anziani anche se affettuosi e nei primi anni della sua infanzia li perde. Si definisce un ragazzo su cui tutti possono contare, altruista anche se ora molto stanco, una persona che non chiede per sé aiuto a nessuno, né ha molta voglia di parlare di sé.

Indicherò ora i sintomi con cui Luca è arriva- to in terapia segnalando un collegamento con ciò che ne è la causa, la radice storica. I sintomi che avverte sono:

• Senso di svenimento, che indica controllo eccessivo seguito da crolli vagotonici • Tremore e battito accelerato, indice di anti-

che paure.

• Si blocca di fronte alle scelte e ora che deve decidere la facoltà universitaria e se anda- re a studiare fuori casa si sente paralizzato, ciò perché la progettualità è irreale perché è stato carente di una guida che gli insegnas-

se a capire la strada da seguire anche se- condo anche le sue inclinazioni.

• Improvvisamente la vista gli si annebbia, avverte brividi di freddo a scosse, dolore al petto, questi sintomi sono manifestazioni di sensazioni attuali alterate e amplificate, esplose perché cede il livello di controllo che si era elevato a causa delle paure non calmate nell’infanzia, e questo controllo eccessivo contemporaneamente ha avuto l’effetto di inibire le sensazioni con conno- tazione autoprotettiva.

• I Pensieri ripetitivi, che affollano la sua mente in particolare sulle scelte da compie- re sono mescolate anche a fantasie negative causa di un controllo ossessivo che è al limi- te e quindi si è corrotto e condizionate da un senso di sicurezza e valorizzazione che non ha potuto costruire.

• Il torace molto ingrossato, gonfio, duro alla palpazione, con punti dolenti; segni che in- dicano un respiro che si blocca cronicamen- te a causa dello stato di paura come di pe- ricolo imminente, ciò ha causato anche un blocco delle sensazioni corporee per evitare di avvertire percezioni corporee spiacevoli. A causa di messaggi continui che gli sono stati impartiti di dover essere forte, di non essere stu- pido, di non arrecare fastidio a nessuno, Luca perde la possibilità di manifestare i suoi bisogni e di viverli secondo la sua età. Ne sono esempio anche i messaggi non verbali e non chiari di dover rispettare complicità non desiderate (con il padre) e di dover mantenere segreti di famiglia; questa situazione gli arreca timori profondi, senso di col- pa e confusione.

E’ evidente in quanto sottolineato che Luca vive, sin da tempi remoti, uno stato eccessivo di allarme che ha elevato il Funzionamento del con- trollo, infatti non ha ricevuto dall’ambiente pro- tezione alle sue paure ma al contrario l’atmosfera familiare generava in lui la sensazione di pericolo imminente e confusione per cui ha perso nell’in- fanzia la possibilità di essere spensierato, di go- dersi la fanciullezza in un guscio di protezione, sostegno, appoggio, comprensione e tranquillità.

Si sono alterati il Funzionamento del poter- si affidare perché non sufficientemente protetto nell’infanzia; il Funzionamento e la capacità di

poter allentare a discapito di un controllo con- tinuo ed eccessivo. L’allarme ha anche fatto “da tappo” alle sensazioni, che sono state chiuse, bloccate, soppresse per evitare di avvertire cose spiacevoli che potevano scaturire dall’ambiente (le botte, le urla dirette a lui, i rimproveri, le mi- nacce) o dalle sue stesse fantasie paurose.

Una tale condizione di allarme non piò essere mantenuta a lungo nell’organismo che, logoro, ad un certo punto tende a crollare. Infatti sono esat- tamente le sensazioni a scoppiare quando l’orga- nismo esausto e a limite di un controllo eccessivo cede e, le sensazioni a lungo “tappate” affiorano: da tale dinamica derivano i sintomi del DAP.

La memoria non cognitiva ma periferi-

ca: le tracce corporee di Luca

Le vicende della vita infantile di Luca i suoi antichi vissuti non sono tutti necessariamente pre- senti nella memoria dei ricordi cognitivi del gio- vane Luca ma gli effetti si evidenziano nei suoi sintomi psichici e somatici. Esistono altri due tipi di memoria: quella emotiva, che può affiorare sot- to forma di una emozione che scaturisce dall’an- nusare un profumo, come un sapore, oppure dal vedere una scena, qualcosa, quindi, che induce nell’organismo in maniera inattesa una antica emozione, quella che spesso è chiamata dejà vu.

L’altro tipo è la memoria corporea, ed è ormai evidente, da ricerche, studi ed effetti che emer- gono nella psicoterapia, che non esistono solo ri- cordi associati ad una memoria cognitiva, ma una memoria che è scritta nella nostra muscolatura, nelle nostre posture, nel nostro tono muscolare e variamente nei nostri distretti corporei e che in- fluenza il nostro pensiero, gli schemi di compor- tamento e anche il sistema dei valori.

Si parla molto oggi del cervello nella pancia, come sin da metà ‘800 Leopold Auerbachlo aveva ipotizzato. M. Gershon scopre più recentemente collegamenti con il sistema nervoso centrale e che nella pancia si producono sostanze psicoattive come la serotonina, la dopamina, e anche oppiacei antidolorifici e persino benzodiazepine, mediatori del sistema nervoso esiste un’asse cervello-addo- me (M. Costa), organizzato in modo funzionale, che lavora con una serie di circuiti, ed è in grado di registrare stati diversi e reagire autonomamente:

insomma possiede tutto ciò che serve a un sistema nervoso integrativo (Schemann).

Esiste, quindi, un’autonomia dei processi corporei, ciò significa che i processi elaborativi cognitivi non controllano tutto il nostro funzio- namento. Spesso è proprio il corpo con le sue manifestazioni, anche sintomatiche che fornisce informazioni sulla storia del paziente da un lato, e dall’altro permette di riaprire dei canali tra- sformativi. La consapevolezza, come fattore di cambiamento, da sola, infatti, non è in grado di produrre sempre cambiamenti profondi.

Dobbiamo pensare ad una sorta di “memoria corporea” è costituita dalle tracce radicate delle esperienze passate; esse possono essere posture abituali, alterazioni del respiro e delle soglie per- cettive, modificazioni del tono muscolare di base. Le emozioni, i vissuti dell’infanzia si vanno de- positando nelle varie aree corporee, sia in senso positivo che negativo delle antiche esperienze re- lazionali tra il bambino e l’ambiente. Tale ipotesi diventa fondata anche alla luce di varie ricerche che provengono da diverse fonti ed approcci cli- nici sulla vita psichica infantile: ad esempio quelli sugli “involucri di esperienza” di Stern, quelli di Bowlby sugli stili di attaccamento, di Winnicott con il concetto di psicosoma, lo psichiatra Weiss con i suoi studi sulla psicosomatica.

E’ innegabile che nella terapia sono presenti sia il corpo del paziente che quello del terapeuta. Esso è presente all’interno della stessa relazione terapeutica, il corpo si manifesta nei silenzi, nelle posizioni che terapeuta e paziente assumono, nei movimenti, nel tono di voce. Wilhelm Reich negli anni 20 già formulava il postulato di identità psi- che soma e l’esistenza di interconnessioni profon- de e complesse. Già nella teoria Freudiana si era cominciata a delineare la necessità di uno studio dei funzionamenti psichici che tenesse conto dei processi corporei ma correlandoli agli aspetti bio- logici, e lo sviluppo della psicologia clinica post Freud ha dato sempre più attenzione alla compo- nente corporea.

L’attenzione al corpo prende avvio da varie direzioni: dalla tecnica attiva di Ferenczi, all’e- sperienza emozionale correttiva di Alexander, all’holding di Winnicott, al concetto di amore pri- mario di Balint, alle formulazioni sul Sé di Kohut e di Stern e alle recenti tesi sull’haptonomie di

This e Veldman.

Gli accenni al corpo si ritrovano nel behavio- rismo con i suoi concetti di modeling e flooding, nella terapia sistemica con le tecniche di scultura familiari, nella gestalt si pone attenzione a come il corpo si rappresenta a se stesso e agli altri, nel cognitivismo ritroviamo il concetti di feed-back psicofisiologico, Schultz con la tecnica del trai- ning autogeno.

Il Neo-Funzionalismo sviluppa il concetto di memoria periferica che si rivela in posture ripe- titive e abituali, alterazioni delle soglie percetti- ve, modificazioni del tono muscolare di base, una certa modalità di respiro, un certo tono di voce, tracce permanenti delle esperienze passate.

Possiamo ipotizzare, e dagli studi Funzionali sul bambino ne abbiamo conferma, all’esistenza di una sorta di stratificazione delle emozioni nei vari distretti corporei, avvenuta durante lo svol- gimento (con esiti positivi o negativi) delle più antiche esperienze di relazione tra il bambino e l’ambiente.

Altre conferme vengono dagli effetti della terapia: in psicoterapia corporea emergono sen- sazioni e percezioni molto intense quali tremiti, formicolii, correnti, sensazioni profonde, reazioni emotive improvvise di grande intensità come se qualcosa stesse riemergendo non dal mondo della consapevolezza ma direttamente dall’aspetto cor- poreo del paziente. Distretti corporei diventano caldi o freddi, vengono percepite pesanti o legge- ri, grandi, gonfi o piccole.

Questi cambiamenti psicofisici vengono spie- gati come il riemergere di esperienze sepolte, co- stituito da vissuti, emozioni, ricordi e sensazioni fisiche celate nell’organismo ma non perduto. La teoria Funzionale studia il modo in cui antichi vis- suti si sono cristallizzano e conservano nell’orga- nismo su piani e Funzioni specifici e come essi interferiscono dal profondo nella vita attuale dei soggetti.

Lo studio del Neo-Funzionalismo sul neonato e le sue capacità di base conferma, inoltre, l’ipotesi di un Sé integrato sin dall’origine: non si riscon- trano, infatti, nel neonato incongruenze e contrad- dizioni tra Funzioni differenti, che, invece, si pos- sono formare successivamente.

Esemplifico tale concetto con un esempio: il neonato in una delle seguenti condizioni che può

essere di richiesta di allattamento o di rifiuto di esso, o di dolore, tutte le sue espressioni e agire è congruente con la situazione stessa: il modo di piangere, i movimenti, l’espressione del viso, la condizione fisiologica il respiro, il battito cardia- co, l’emozione; tutte Funzioni congruenti e coe- renti con la richiesta e l’aspettativa del neonato.

Per la psicoterapia corporea Funzionale l’inte- grazione non è uno stadio successivo da raggiun- gere.

Nella storia evolutiva può invece accadere che queste Funzioni diventino sconnesse le une dalle altre, se i bisogni fondamentali non ben soddisfat- ti e incoraggiati esse si alterino producendo una sorta di ricordi nella memoria corporea e facendo insorgere tracce corporee.

Le tracce corporee che Luca “porta” in tera- pia sono la voce bassa e roca (la sua voce da bam- bino non era apprezzata e valorizzata in ciò che diceva o chiedeva), il respiro alto e affannoso (per tutte le volte che non doveva farsi sentire per non dare fastidio, e per la paura che ci fossero pericoli all’orizzonte), le posture sono chiuse, il corpo nel complesso un pò chino in avanti (gli mancano la speranza, la gioia, la vitalità), le soglie del dolore molto alte, infatti non sente quasi il tocco (in ri- sonanza con tutte le botte ricevute, ha chiuso le sensazioni per non sentirle).

Approccio clinico utilizzato: le basi teo-

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