Dunque,in che modo è possibile trattare e riabi- litare questi giovanissimi criminali sessuali?
Come già accennato nell’introduzione, l’o- biettivo del trattamento non mira a punire il JSO, bensì a reintegrarlo, con sicurezza, all’interno del- la società come individuo produttivo (Dewhurst A.M. & Nielsen K.M., 1999; Di Giorgio-Miller J., 1994; Lee D.G. & Olender M.B., 1992; Ryan G.,1999; Sapp A.D. & Vaughn M.S., 1990; Swen- son C.C., Henggeler S.W., e Schoenwald S.K., 1998).
Nell’ambito del trattamento, le tipologie più utilizzate sono le terapie psicologiche e le modi- ficazioni comportamentali e spesso i settings di trattamento sono caratterizzati da una combina- zione di varie tecniche cognitivo-comportamen- tali e interventi psico-educativi (Bourke M.L. & Donohue B., 1996; Ertl M.A. & McNamara J.R., 1997; Hunter J.A. & Santos D.R., 1990).
Procedendo con ordine, fra le tecniche cogni- tivo-comportamentali spicca la “Cognitive-Be- havioral Therapy for Adolescent Sex Offender” (CBT-ASO), che si focalizza sia sul minore che sui suoi caregivers ed è sostanzialmente basata su modelli di apprendimento sociale e comporta- mentale e su vari principi della scienza comporta- mentale di base.
Gli obiettivi di tale tecnica si orientano verso il miglioramento comportamentale del minore, l’in- cremento dell’auto-controllo e la genitorialità in generale.
In più,attraverso la CBT-ASO si incoraggia un coinvolgimento del minore con pari prosociali, un investimento nella scuola e nelle attività pro- sociali e lo si aiuta a definire chiare aspettative, sollecitando al tempo stesso il supporto, l’impe-
gno, la supervisione e il monitoraggio da parte dei genitori (Dwyer, R. G., & Letourneau, E. J.,2011)
Oltre alla CBT-ASO, esistono altre tecniche, nell’ambito cognitivo-comportamentale, che con- sentono agli operatori di riabilitare i minori colpe- voli di reati sessuali.
In primo luogo, la prevenzione della ricaduta (Dewhurst A.M., Nielsen K.M., 1999) che insegna al giovane criminale a decostruire i suoi reati ses- suali in varie parti come ad esempio pensieri,sen timenti,comportamenti e inneschi,così da rendere il JSO in grado di identificare tutti i fattori inter- ni ed esterni coinvolti nell’originario processo di aggressione sessuale, determinando poi strategie per ridurre la salienza dei segnali che innescano il reato sessuale.
In tal modo,si rende il giovane capace di ge- stire future situazioni, riuscendo a prevenire una ricaduta del reato (Dewhurst A.M., Nielsen K.M., 1999).
Un’altra tecnica,invece,è incentrata sulla mo- dificazione di distorsioni cognitive e credenze di- sadattive (Ertl, M.A., & McNamara, J.R. 1997), che possono essere individuate attraverso l’utiliz- zo del role-playing,ovvero il gioco di ruolo (Be- cker J.V., 1990), che è utile per chiarificare i valori del giovane,chiedendogli cosa per lui può essere identificato come importante, in modo tale da in- crementare in lui la consapevolezza di come i suoi valori e le sue credenze siano distorte rispetto alla realtà e fonte di rischio per l’innesco di aggressio- ni o abusi sessuali.
In questo modo si spera che diventando mag- giormente consapevole, il minore sia poi in gra- do di correggere e modificare,congruentemente con la realtà, le sue distorsioni cognitive e le sue credenze disadattive (Kahn T.J., LaFond M.A., 1988).
Infine, si possono menzionare altre due tecni- che, che sono la costruzione dell’empatia e il con- trollo degli impulsi.
La prima, viste le grosse lacune che i JSO pre- sentano nelle abilità empatiche,cerca di aiutare il minore ad esplorare e comprendere ciò che la sua vittima potrebbe pensare e provare durante l’ag- gressione sessuale, diventando più sensibile verso le conseguenze negative che egli e la sua famiglia possono sperimentare (evitando la recidiva) e ver- so ciò che le potenziali vittime e le loro famiglie
dovranno sopportare (Longo, R.E., 2004).
La seconda tecnica, invece, che si focalizza sul controllodegli impulsi si avvale di diverse proce- dure come ad esempio la “Covert sensitization”, attraverso la quale il JSO immagina e verbalizza i sentimenti e le emozioni sperimentati prima e durante l’aggressione sessuale,facendo seguire ciò da immagini avverse che riflettono le conse- guenze negative come risultato di un’aggressione sessuale (Hunter J.A. & Santos D.R., 1990; Kahn T.J. & Lafond M.A., 1988).
Tali immagini avverse possono variare da un duro trattamento in istituti di correzione, all’avere pari e familiari che scoprono il reato commesso (Becker J.V., 1990).
Gli esperti sottolineano anche l’utilità di dare al giovane ricompense positive nel momento in cui esercita controllo sugli impulsi o evade da una potenziale situazione di aggressione (Hunter J.A. & Santos D.R., 1990).
Da sottolineare è anche la “Systematic desen- sitization” (desensibilizzazione sistematica), che prevede che il JSO metta in atto un rilassamento muscolare progressivo, visualizzando poi il com- portamento che, in passato, ha fatto precipitare il comportamento sessualmente deviante (Bourke M.L. & Donohue B., 1996).
In seguito il JSO gradualmente incrementa l’intensità dei comportamenti immaginati, pro- gredendo (mentalmente) attraverso le tappe del suo reato sessuale, restando sempre rilassato e vi- sualizzando l’intera sequenza degli eventi.
Poi, prima di commettere visivamente il reato, il JSO deve modificare lo scenario in modo tale da non sentirsi costretto a finire l’atto.
L’obiettivo dunque è di permetteregli di rima- nere calmo e rilassato,modificando allo stesso tempo il suo bisogno di commettere il reato ses- suale. Dopo questa breve sintesi di alcune delle tecniche cognitivo-comportamentali, possono essere esaminate alcune tecniche psico-educa- tive, che solitamente vengono integrate a quelle sopracitate,ed hanno come obiettivo quello di fornire, sia ai JSO che ai loro familiari, informa- zioni preziose riguardo i fattori associati ai reati sessuali.
Una di queste consiste nell’educare sessual- mente il minore con l’obiettivo di aumentare la sua conoscenza sul proprio sviluppo sessuale
(Camp B.H. & Thyer B.A., 1993).
Gli argomenti inclusi nell’educazione sessua- le riguardano miti comuni legati alla sessualità, informazioni circa lo sviluppo puberale, circa le malattie sessualmente trasmissibili e il focus sulla comunicazione sessuale (Becker J.V., 1990).
Nell’educazione sessuale, si ritiene appro- priato fornire anche informazioni sullo sviluppo dell’identità sessuale e di genere e tale approccio offre all’offender un ambiente più protetto e l’op- portunità di chiedere trattamenti più appropriati che riguardano comportamenti sessuali, problemi di sviluppo e riproduzione sessuale (DiGiorgio- Miller J., 1994).
Oltre all’educazione sessuale, in ambito psico- educativo, è di grande efficacia la gestione della rabbia,finalizzata appunto ad aiutare il JSO a con- trollare la sua rabbia, che è alla base dell’aggres- sione fisica, usata come forma primaria di risolu- zione di un problema (Becker J.V. et al., 1988).
Quindi, dato che durante le loro aggressioni, i giovani rievocano quasi sempre un sentimen- to di rabbia (Lombardo R. & DiGiorgio-Miller J.,1988), l’obiettivo di tale procedura diventa quello di allenare il giovane a riconoscere il mo- mento in cui si trova in uno stato di rabbia, così da poter poi mettere in atto i metodi più appropriati per risolvere un problema (Ertl M.A. & McNama- ra J.R., 1997).
Per limiti di spazio,sostanzialmente, non pos- sono essere trattate tutte le altre tipologie di tratta- mento dei JSO, però è interessante nominare bre- vemente la Multi-Family Group Therapy (MFGT) (Leichter E. & Schulman G.L., 1968), che com- prende diversi giovani, i loro genitori e i caregi- vers aggiuntivi, qualora ci fossero.
La sua efficacia è dovuta al fatto che offre diversi vantaggi, fra i quali quelli economici, in quanto consente a una dozzina o più famiglie di essere trattate contemporaneamente da una picco- la squadra di clinici, quelli che promuovono un trasferimento di conoscenze da famiglia a fami- glia, in quanto quelle nuove possono avere acces- so diretto alla saggezza che le altre famiglie più esperte hanno guadagnato, quelli di modellamen- to e mentoring da famiglia a famiglia in cui i geni- tori più esperti fungono da modello ai nuovi par- tecipanti, e tanti altri vantaggi come ad esempio la catalizzazione delle emozioni, l’apprendimento
accelerato sul ruolo e il comportamento della fa- miglia nella società e la costruzione di un’interdi- pendenza basata sulla comunità,che dà modo alle famiglie di supportarsi l’una con l’altra, in quanto sono a stretto contatto in questa esperienza.
Gli obiettivi,orientati verso i giovani,per que- sto processo di trattamento includono il migliora- mento della sicurezza della comunità, della super- visione dei giovani ad alto rischio, la valutazione e la riduzione del rischio di recidiva,e l’insegnare al JSO a migliorare l’autocontrollo e le abilità di presa di decisione.
In particolare, per tutti i trattamenti legati ai giovani,la partecipazione efficace di familiari e/o caregivers è sia necessaria che critica, per esegui- re gli obiettivi del piano di trattamento.
Infatti, un genitore impegnato, informato, ed emotivamente bilanciato può fornire una im- portante leadership all’interno del trattamento e persuadere il giovane non accondiscendente, rompendo direttamente la negazione e facendolo progredire in termini di responsabilità.
Inoltre, sono proprio le famiglie dei giovani ad elevato rischio che assumeranno l’intera respon- sabilità della supervisione,nel momento in cui la squadra di trattamento terminerà di lavorare a quel caso.
Ecco perché risulta essere fondamentale l’in- clusione della famiglia nel trattamento dei JSO.
Nello specifico, i tipici obiettivi della MFGT includono non solo il comprendere più chiara- mente cosa accade durante il reato sessuale (sco- perta), ma anche come e perché ciò è accaduto (motivazione e pianificazione), e il lavorare per prevenire comportamenti di abuso continuativi (prevenzione delle ricadute).
In che modo è possibile applicare i vari tratta- menti esistenti?
Le modalità attraverso le quali il trattamento può essere implementato sono quella individua- le, di gruppo, familiare e multi-sistemica (Bourke M.L., Donohue B., 1996; Veneziano C.& Venezia- no L., 2002).
In quella individuale,il setting del trattamento è caratterizzato dalla sola presenza del terapeuta e del giovane e dal perseguimento di obiettivi ine- renti all’affrontare la vittimizzazione personale, al correggere le distorsioni cognitive e all’assumersi le proprie responsabilità .
La modalità di gruppo,invece,si pone il fine di rendere capace il JSO di esprimere i propri sentimenti,di sviluppare competenze sociali e ap- propriate relazioni con i pari,in un setting in cui sono presenti più pazienti contemporaneamente e il terapeuta.
Uno dei benefici di tale tipo di setting è quello di generare processi di interazione che forniscono varie opportunità di ottenere un apprendimento vicario e per modellamento dai pari (Vizard E., Monck E. & Misch P., 1995).
Utile è anche il confronto con le tecniche usate in gruppi con membri più grandi,in modo tale da indicare le discrepanze nelle modalità di pensiero dei più giovani o immotivati JSO (Bourke M.L. & Donohue B., 1996).
Terza modalità di trattamento è quella familia- re, spesso usata in congiunzione con quella indi- viduale e/o di gruppo (Camp B.H. & Thyer B.A., 1993).
Includere la famiglia nel trattamento è sicura- mente importante, in quanto essa fa parte dell’am- biente in cui il JSO vive e molto probabilmente ne influenzerà il funzionamento post-trattamento (Vizard E. et al., 1995).
Inoltre, tale modalità riesce a dare all’intera famiglia l’opportunità di affrontare dei problemi interni i quali, molto probabilmente, potrebbero aver contribuito all’insorgenza del reato sessuale da parte del minore (Ertl M.A.& McNamara J.R., 1997).
Infine,un’ultima modalità,di grande importan- za, è la Multi-sistemica, la quale prevede l’inclu- sione di famiglia, scuola e pari nel trattamento del JSO (Bentovim A.,1998;Borduin C.M., Henggeler S.W., Blaske D.M., & Stein R.J., 1990).
La terapia multi-sistemica consente di affronta- re in primo luogo i deficit cognitivi del JSO,come ad esempio negazione e mancanza di empatia, in secondo luogo i deficit nelle relazioni fami- liari come ad esempio coesione e supervisione genitoriale,ed infine le disfunzioni nelle relazioni fra pari (Borduin C.M. et al., 1990).
Dunque, rispetto agli interventi tradizionali che prendono di mira soltanto i fattori individuali del bambino, la MST direziona i suoi interventi verso gli individui, i familiari, i pari e se lo si necessi- ta anche verso individui presenti in altri sistemi coinvolti, come ad esempio insegnanti e ufficiali
giudiziari.
Per questo è altamente efficiente,in quanto può flessibilmente affrontare e risolvere i particolari fattori di rischio presenti nei vari sistemi, che con- tribuiscono alle aggressioni sessuali o alla delin- quenza in generale.
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Riassunto
Lo scritto raccoglie riflessioni e ricerche volte ad ana- lizzare l’evoluzione della figura del padre, in viaggio verso nuove terre da esplorare ed una nuova identità da sperimentare. Se prima la figura paterna, all’interno del sistema familiare, era sbiadita, periferica, delegante rispetto all’accudimento dei figli e non si concedeva un avvicinam ento autentico ed emotivo a loro, oggi stia- mo assistendo sempre di più ad un desiderio da parte dell’uomo di una nuova forma di paternità, più parteci- pe e presente nella vita dei figli, vicina emotivamente a loro. Tutto questo pone il mondo della psicologia ed i terapeuti di fronte ad una nuova sfida, poiché parallela- mente alla nascita e crescita di “nuovi padri” è richiesta la nascita di “nuovi terapeuti”, in grado di valorizzare ed incoraggiare i padri alla partecipazione attiva alle problematiche dei figli per cui spesso, ancora oggi, è la madre a richiedere maggiormente aiuto. Il terapeuta deve riconsiderare il ruolo paterno come centrale nella cura dei figli quanto il ruolo materno, superando anti- chi pregiudizi e schemi mentali riguardo la dicotomia maschile/femminile, che ancora fanno sentire la loro presenza nell’immaginario comune.
Parole chiave: padri, evoluzione, coniugalità e