come i significati dei vari comportamenti dell’or- ganismo umano sono correlati in un modo sogget- tivo; per cui non viene studiato il comportamento “calmo”, ma i significati della “calma” in relazio- ne con tutto l’organismo. L’organismo umano è una gestalt campo dinamico di forze “chiuso” dal confine epidermico, nel senso di una gestalt a sé stante, ma simultaneamente “in contatto flessibile e variabile” col mondo esterno. Infatti, è flessibi- le poiché un essere umano può prendere contatto con la punta dell’indice o con gran parte della su- perficie epidermica con un oggetto o una persona ed è variabile poiché un oggetto o una persona possono introdursi in un essere umano, ad esem- pio, una lama di coltello, o un dito in gola (Frate- schi M., 2011).
Consideriamo, dapprima alcuni aspetti sul con- cetto di campo, sull’evoluzione dell’organismo e sulla psicodinamica psicoevoluzionista.
Lewin, a proposito di forze e campi di forze sostiene che: “La base per la coordinazione fra concetti matematici e concetti psicodinamici, per lo meno quando si ha a che fare con problemi re- lativi all’ambiente, è la coordinazione tra tragitto topologico e locomozione psicodinamica. La de- scrizione topologica determina a quali punti con- ducono i diversi tragitti, e quali regioni questi tra- gitti attraversano. La regione che un bambino non può raggiungere si può caratterizzare per mezzo di barriere poste tra questa regione e quelle ad essa adiacenti. La barriera come concetto dinamico, corrisponde al concetto matematico di limite. … Una forza è definita da tre proprietà: 1) direzione, 2) intensità, e 3) punto di applicazione. La prima e la seconda proprietà devono essere rappresentate per mezzo del concetto matematico di vettore. Il punto di applicazione è indicato nella rappresen- tazione grafica (come si usa in fisica) dalla punta di una freccia… Il campo di forza indica quale forza esisterebbe in ogni punto del campo se l’in- dividuo considerato si trovasse in tale punto… Un conflitto è definito psicologicamente come la op- posizione di forze di campo di intensità approssi- mativamente eguale” (Lewin K., 1935).
Vorrei soffermarmi, brevemente sui concet- ti di campo, spazio-tempo, eventi ed organismo e, quindi, riprendere alcuni concetti fondamen- tali della psicoevoluzione che ho sviluppato dal 1988 fino ad oggi. L’emancipazione del concetto di “campo” dall’ipotesi della sua associazione a un veicolo materiale, costituisce una delle svol- te psicologicamente più interessanti del pensiero fisico. Con l’introduzione del concetto di “cam- po” nell’elettrodinamica, Maxwell (1890) riuscì a prevedere l’esistenza delle onde elettromagne- tiche, la cui sostanziale identità con le onde lu- minose non poteva venire messa in dubbio, già a causa della loro velocità di propagazione; uno degli effetti psicologici di questo immenso suc- cesso fu che il concetto di “campo” ottenne gra- dualmente una maggiore autonomia in opposizio- ne al quadro meccanicistico della fisica classica. Solo l’idea del campo come rappresentante della realtà, in combinazione con il principio genera- le di relatività, riesce a rivelare il vero nocciolo dell’idea di Descartes (1644): non esiste spazio “vuoto di campo”; quindi per Einstein (1959), la somma totale “degli eventi che sono simultanei” con un evento prescelto esiste, è vero in relazione a un particolare sistema inerziale, ma non più in- dipendentemente dalla scelta del sistema inerziale (principio di inerzia e principio di costanza). “Il continuo quadridimensionale” non può più ora venire scisso oggettivamente in sezioni, le quali tutte contengono “eventi simultanei”; il termine “adesso” perde per il mondo spazialmente esteso il suo significato oggettivo. E’ a causa di ciò che lo spazio e il tempo debbono venir considerati un “continuo quadridimensionale” inscindibile. Per le teorie relativistiche di Einstein è fondamenta- le operare in un “continuo spazio-temporale” a quattro dimensioni. In tutte (le teorie) è essenziale che vi sia un gruppo di trasformazioni tali che lo stesso stato fisico sia rappresentabile sotto for- me diverse; per tali forme il passaggio dall’una all’altra è possibile appunto, grazie alle trasfor- mazioni di gruppo. Ora, porgo la definizione della mia teoria psicoevoluzionista dei fenomeni mul- tipli simultanei: “Ogni organismo evolve in uno slancio continuo spazio-tempo interagente con fenomeni pluridimensionali spazio-tempo multi- pli simultanei” (Frateschi M., 1988-1989). Quindi nell’essere umano il principale, unico ed essen- ziale, campo spazio-tempo dinamico di forze e
conflitti è il proprio organismo. L’essere umano è in grado di intuire e interiorizzare il proprio essere soggetto-oggetto, spazio-tempo, mondo interno - mondo esterno. La successione costante, continua e discontinua, degli eventi del mondo interno - mondo esterno è in correlazione con i fenomeni multipli simultanei.
Sull’evoluzione dell’organismo vivente Freud afferma: “Rappresentiamoci l’organismo vivente nella sua forma più semplice possibile come una vescichetta indifferenziata di una sostanza su- scettibile di una stimolazione; in questo caso la superficie dell’organismo rivolta verso il mondo esterno sarà differenziata in virtù della sua stessa posizione, e funzionerà come organo che riceve gli stimoli. L’embriologia, che ripercorre le stesse tappe della storia dell’evoluzione, mostra effet- tivamente che il sistema nervoso centrale deriva dall’ectoderma; la sostanza grigia della corteccia cerebrale è ancora un residuo della superficie pri- mitiva dell’organismo, e potrebbe averne eredi- tato alcune proprietà fondamentali. Verrebbe da pensare che l’incessante urto degli stimoli esterni sulla superficie della vescichetta determini una continua trasformazione della sua sostanza fino ad una certa profondità, sicché i processi di ec- citamento si svolgerebbero in essa diversamente da come si svolgono negli strati più profondi. Si sarebbe così formata una corteccia che la continua stimolazione ha talmente temprato che alla fine essa presenta le migliori condizioni possibili per la ricezione degli stimoli, e non è più suscettibile di ulteriori modificazioni” (Freud S.,1920).
Köhler mentre scriveva del principio dell’iso- morfismo psicofisico per il suo libro “La Psicolo- gia della Gestalt” (1947), affermò che: “Proprio nel momento in cui scrivo questo enunciato, una voce sgradevole comincia a cantare nella casa ac- canto. Il mio enunciato è qualcosa di cui, quan- tunque si estenda nel tempo, ho esperienza come di una certa unità: questa unità e quegli acuti non si appartengono vicendevolmente. Ciò resta vero anche se dell’una e degli altri io ho esperienza nello stesso tempo”, cioè simultaneamente”.
Quì e ora (insight - analitico esistenziale), men- tre scrivo, si realizzano nel mio mondo interno i fenomeni multipli simultanei della respirazione, della temperatura, del battito cardiaco ed altri, ed è inequivocabile che percepisco tanti altri feno- meni simultanei intorno a me, nel mondo esterno.
Per chi legge ciò avviene, più o meno similmente, quì e ora, in spazi tempi continui pluridimensio- nali, in cui sono presenti fenomeni multipli simul- tanei mondo interno - mondo esterno.
L’analisi ed interpretazione psicoevoluzionista delle “Leggi di unificazione formale” (Werthei- mer M., 1923) si può evidenziare, proseguendo sui principi della teoria Evoluzionista, nella cor- relazione tra la Teoria psicoevoluzionista dei fe- nomeni multipli simultanei con ciascuna delle Leggi, di seguito menzionate:
• (L1)=Vicinanza. • (L2)=Somiglianza. • (L3)=Buona continuazione. • (L4)=Pregnanza. • (L5)=Destino comune. • (L6)=Chiusura. • (L7)=Esperienza passata.
Infatti, un principio della teoria Evoluzionista sostiene che la vita è la continuazione di un pri- mordiale slancio (L3) che si è sviluppato in linee evolutive divergenti nello spazio-tempo. Ritengo che la forma, le figure, la posizione, il movimen- to, la dinamica delle parti continua in virtù dello slancio primitivo del tutto - sfondo; qualcosa del tutto - sfondo - totalità dinamica organizzata deve sussistere nelle parti (L5) (Frateschi M., 1988- 1989).
La fecondazione nelle piante superiori è somi- gliante (L2) a quella degli animali, poiché con- siste nell’unione dei due semi-nuclei. Tuttavia vegetali ed animali sono due grandi serie distinte (L6) per evoluzione morfologica e funzionale. Le variazioni evolutive in spazi e tempi diversi molto lievi, molto vicine (L1) si addizionano per sele- zione naturale.
Sull’organismo vivente Freud asserisce: “Per l’organismo vivente la protezione degli stimoli è una funzione quasi più importante della ricezione degli stessi; il rivestimento protettivo è dotato di una propria provvista di energia, e deve sforzar- si anzitutto di tutelare le particolari forme di tra- sformazione di energia che hanno luogo nell’or- ganismo contro l’influsso uniformante, e quindi distruttivo, delle enormi energie che operano nel mondo esterno. Il principale scopo della ricezione degli stimoli è di scoprire, l’orientamento la dire- zione e la natura degli stimoli esterni, e per questo è sufficiente prendere piccoli campioni del mon-
do esterno, assaggiarlo in piccole quantità. Negli organismi altamente sviluppati lo strato corticale ricettivo di quella che era la vescichetta si è riti- rato da tempo nella regione profonda che si trova all’interno del corpo, ma alcune sue parti sono rimaste nella superficie immediatamente contigua al generale rivestimento protettivo. Queste parti sono gli organi di senso, che consistono essenzial- mente in apparati per la ricezione di stimolazioni specifiche, ma che comprendono anche dispositivi particolari atti a proteggere ulteriormente l’orga- nismo dagli stimoli in quantità eccessiva, nonché a respingere gli stimoli di qualità inadeguata. Gli organi di senso hanno la caratteristica proprietà di elaborare solo piccole quantità dello stimolo esterno a piccole dosi; forse possono essere pa- ragonati ad antenne che si protendono a tastare il mondo esterno per poi ritrarsene continuamente” (Freud S., 1920).
“La variazione impercettibile” di Darwin (1859, 1871, 1872) è, secondo la mia tesi (Fra- teschi M., 2009), una “gestalt” in cui tutte le parti di un organismo sono necessariamente coordinate tra di loro con una riorganizzazione dinamica pre- gnante (L4). Tra Lamarck con “il principio dello sviluppo interno” e Bergson (1941) con “il prin- cipio dello slancio originario” (L3) si conferma la “simultaneità di trasmissione della variazione acquisita” (L7).
Per il biologo Monod (1970) ogni organismo rappresenta un’unità funzionale coerente (L4) e in- tegrata (L6). Quindi, l’organismo è una entità che si costruisce da sé per interazioni costruttive inter- ne molecolari (L1), simultanee al riconoscimento di altre molecole (funzione teleonomica di protei- ne, DNA, RNA) (L2). “Il progetto teleonomico” è la trasmissione, da una generazione all’altra (L3), del “contenuto di invarianza” caratteristico della specie (L7). Le recenti scoperte degli embriologi dimostrano che i fenomeni rigenerativi si svolgo- no in decimi di nanometro (L1) con un direzione evolutiva (L3) in un’organizzazione di campo morfogenetico (gestalt) (Frateschi M., 2012).
Trauma, motivazione, psicomicrotrauma
Freud riferisce che: “Esiste verso l’esterno una protezione dagli stimoli tale per cui le quantità di eccitamento in arrivo avranno un effetto conside- revolmente ridotto. Verso l’interno una protezio-
ne del genere è impossibile; gli eccitamenti degli strati più profondi proseguono direttamente e sen- za alcuna diminuizione del loro ammontare fino al sistema, dato che alcune delle loro caratteristiche danno origine alla serie delle sensazioni piacere- dispiacere … Chiamiamo “traumatici” quegli eccitamenti che provengono dall’esterno e sono abbastanza forti da spezzare lo scudo protettivo. Penso che il concetto di trauma implichi questa idea di una breccia inferta nella barriera protetti- va che di norma respinge efficacemente gli stimoli dannosi. Un evento come il trauma esterno provo- cherà certamente un enorme disturbo nell’econo- mia energetica dell’organismo, e mobiliterà tutti i possibili mezzi di difesa … Penso che possiamo arrischiarci a considerare la comune nevrosi trau- matica come la conseguenza di una vasta breccia apertasi nella barriera protettiva. La condizione perché esso si verifichi è che manchi quella pre- parazione [al pericolo] propria dell’angoscia che implica il sovrainvestimento dei primi sistemi che ricevono lo stimolo. Quando il livello del loro in- vestimento è basso, i sistemi non sono in grado di legare l’ammontare degli eccitamenti in arrivo, e le conseguenze dell’irruzione attraverso la barrie- ra protettiva si fanno sentire tanto più facilmente. Vediamo così che la preparazione connessa all’an- goscia e il sovrainvestimento dei sistemi ricettivi che l’accompagna rappresentano l’ultima linea di difesa contro gli stimoli. In tutta una serie di trau- mi la differenza tra i sistemi impreparati e quelli preparati, perché soprainvestiti, può essere il fatto- re decisivo l’esito finale; questo fattore non ha tut- tavia più alcun peso quando la violenza del trauma supera certi limiti. Nelle nevrosi traumatiche i so- gni riportano abitualmente il malato nella situazio- ne dell’incidente; e in questo caso va detto che essi non assolvono certo la funzione loro assegnata dal principio del piacere di appagare i desideri in for- ma allucinatoria. Possiamo invece supporre che essi aiutino a venire a capo di un altro compito, che deve essere risolto prima che possa instaurarsi il dominio del principio del piacere. Questi sogni cercano di padroneggiare gli stimoli retrospettiva- mente, sviluppando quell’angoscia la cui mancan- za era stata la causa della nevrosi traumatica. Essi ci permettono così di farci un’idea di una funzione dell’apparato psichico che, senza contraddire al principio del piacere, è però indipendente da esso, e pare più primitiva del proposito di ottenere pia-
cere ed evitare dispiacere” (Freud S., 1920). “La psicoanalisi nasce come «teoria della mo- tivazione strutturata» [Lichtenberg 1989; trad. it. 1995, 17] e i primi studi a partire dallo stes- so Freud costituirono un tentativo di individuare quale fosse la motivazione primaria che, conscia- mente o inconsciamente, guida ogni nostra azione e rispetto alla quale tutte le altre sarebbero delle mere derivate” (Amadei G., Cavanna D., Zavat- tini G.C., 2015).
Sostengo che la Motivazione Intrinseca Struttu- rale, probabilmente, attiva ad uno stadio prenucle- are inconscio, sia gli istinti, le pulsioni, i bisogni, sia l’intelligenza, la percezione, le emozioni, come figure, che dinamicamente sono agenti nel campo organismo, in sintonia o in conflitto, in quanto forze in movimento, in evoluzione continua, nel- lo sfondo che ho denominato appunto “matrice primaria dinamica”. Queste figure, agenti all’in- terno della matrice primaria dinamica, possono sviluppare scene inconsce multiple, simultanee, successive, ovunque nel campo organismo, che deve, come totalità dinamica organizzata, perciò, autoregolarsi verso l’equilibrio, sia delle tensioni del mondo interno, sia dalle pressioni del mondo esterno. La congruenza intima psicofisiobiologi- ca è già presente nell’integrazione delle risposte omeostatiche adattive, molto complesse. Il feto, in quanto campo organismo, è strutturato, organizza- to e funzionante, nel flusso dinamico di stimoli e alimenti molteplici biologici, sensoriali, emotivi, ecc., in divenire, del campo organismo madre.
Possiamo, ora, riprendere alcune affermazioni di Freud: “È come se la vita dell’organismo se- guisse un ritmo irresoluto: un gruppo di pulsioni si precipita in avanti per raggiungere il fine ultimo della vita il più presto possibile, l’altro gruppo, giunto a un certo stadio di questo percorso, ritor- na indietro per rifarlo nuovamente a partire da un determinato punto e prolungare così la durata del cammino… Non è possibile costatare con certezza l’esistenza di una pulsione universale che spinge gli esseri viventi verso un più alto sviluppo; tutta- via è innegabile che il mondo animale e vegetale presentano di fatto un’evoluzione in questo senso. Ma da un lato spesso le valutazioni in base alle quali consideriamo una certa fase evolutiva su- periore a un’altra sono puramente soggettive, e dall’altro la biologia ci insegna che quella che è la più alta evoluzione sotto un certo aspetto è assai
sovente compensata o bilanciata da un’involuzio- ne sotto un altro profilo. Ci sono inoltre numerose specie animali il cui stadio giovanile ci permette di inferire che il loro sviluppo ha assunto, al con- trario, un carattere regressivo. Sia lo sviluppo più elevato sia l’involuzione potrebbero essere con- seguenze dell’adattamento cui gli organismi sono stati costretti da forze esterne, e il ruolo della pul- sione potrebbe limitarsi in entrambi i casi a con- servare - sotto forma di fonte interna di piacere - il mutamento imposto dall’esterno. Weismann, che considera la sostanza vivente morfologicamente, vede in essa una parte che è destinata a morire, il soma, il corpo con esclusione della sostanza legata al sesso e all’ereditarietà, e una parte immortale costituita appunto da questo plasma germinale che si pone al servizio della conservazione della spe- cie, della riproduzione. Noi invece essendoci inte- ressati non già della sostanza vivente, bensì delle forze che agiscono in essa, siamo stati indotti a distinguere due specie di pulsioni: quelle che spin- gono la vita verso la morte, e le altre, le pulsioni sessuali che provano e riescono continuamente a rinnovare la vita … L’evidente analogia fra la di- stinzione di soma e plasma germinale stabilita da Weismann e la nostra separazione tra pulsioni di morte e pulsioni di vita rimane valida e riacquista tutto il suo valore … La nostra concezione è stata dualistica fin dall’inizio, e oggi – da che i termini opposti non sono più chiamati pulsioni dell’Io e pulsioni sessuali, ma pulsioni di vita e pulsioni di morte – lo è più decisamente che mai” (Freud S., 1920).
Dunque, le forze nel campo organismo possono trovarsi in una contrapposizione dualistica.
Come la Motivazione Intrinseca Strutturale è una forza presente nel campo organismo, già con l’esordio della vita, ed è derivante nell’esse- re umano dalla necessità di slancio vitale verso l’indipendenza, così è presente e si contrappone la seconda forza vettoriale di matrice psichica, il “Condizionamento Arcaico - C.A.” (Frateschi M., 1997) , che è una forza derivante dalla necessità, insita dell’essere nel mondo, del ritorno alla dipen- denza. Questa seconda forza vettoriale è quasi pari alla prima forza vettoriale, per volume ed intensità di energia che produrrà per tutta la vita. Le due necessità sono presenti continuamente nel corso dell’esistenza umana. L’essere umano può attra- versare gli stadi della vita con gradi variabili di
queste due necessità. La “Necessità di dipenden- za” è al massimo grado, per volume ed intensità di energia, nello stadio di vita fetale, poi, in condizio- ni normali, dovrebbe diminuire lentamente di gra- do, negli stadi evolutivi successivi. La “Necessità di indipendenza” è al minimo grado, per volume ed intensità di energia, nello stadio di vita fetale, quindi, normalmente, dovrebbe aumentare lenta- mente di grado, con la crescita.
Riprendiamo, ulteriori considerazioni sulle for- ze in campo, sui tipi di conflitto e sul piacere e di- spiacere per Lewin: “Un conflitto deve essere psi- cologicamente caratterizzato come una situazione nella quale forze di intensità approssimativamente eguale, orientate in modo opposto, agiscono si- multaneamente sopra l’individuo. Di conseguen- za, sono possibili tre tipi fondamentali di situa- zione conflittuale. 1. L’individuo si trova tra due valenze positive, di intensità approssimativamente eguale… Essa costituisce di solito una situazio- ne di equilibrio instabile… La scelta fra due cose piacevoli è, in genere, più facile di quella tra due cose spiacevoli, a meno che nella scelta non siano implicati dei problemi che hanno una particolare importanza nella vita dell’individuo… 2. Il secon- do tipo fondamentale di situazione conflittuale si ha quando l’individuo si trova fra due valenze ne- gative approssimativamente eguali… 3. Esiste in- fine la possibilità che uno dei due vettori di campo orientati in direzione opposta derivi da una valen- za positiva, mentre l’altro deriva da una negativa. In questo caso, il conflitto sorge solo quando la valenza positiva e quella negativa si trovano nello stesso punto del campo” (Lewin K., 1935).
Le due forze vettoriali di matrice psichica, la Motivazione Intrinseca Strutturale e il Condizio- namento Arcaico determinano equilibri, tensioni, conflitti e nuovi equilibri dinamici nel campo or- ganismo in relazione con campi esterni. Un par- ticolare rilievo contraddistingue la relazione tra “campo organismo fetale” e “campo organismo madre”.
La Motivazione Intrinseca Strutturale, compo- nendosi nella specie umana, con una traccia per ciascun essere umano specifica nella gestalt psico- fisio-biologica, si avvia nello stadio embrionale, e si sviluppa nello stadio fetale, nel “campo organi- smo fetale” all’interno del “campo organismo ma- dre”; perciò, non è mai secondaria agli istinti, alle pulsioni o ai bisogni, bensì, è principale, indipen-
dente e spesso causa determinante gli istinti, le pulsioni e i bisogni. (Frateschi M., 2006). Di con- seguenza, confermo che, lo “slancio originario” nella natura degli esseri viventi, corrisponde nella specie umana alla Motivazione Intrinseca Struttu- rale - M.I.S. . Questa contribuisce a comprendere perché e come l’uomo agisce.