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La ricerca sugli insegnanti dagli anni “Sessanta” ai giorni nostr

1.7 Gli anni Novanta

Restano determinanti, negli anni Novanta, “l‟ambiguità della dimensione professionalizzante all‟interno della scuola, la non valorizzazione del ruolo dell‟insegnante, il costante emergere di slogan e di parole d‟ordine, talvolta fatte proprie e alimentate anche dallo stesso ministero pur nelle certezza della loro inutilità, per dare l‟illusione di spazi di rinnovamento e di miglioramento della scuola”66. L‟immagine degli insegnanti, già in declino da tempo, decade ulteriormente ed il loro peso, in termini di partecipazione alle scelte di politica scolastica, tende sempre più ad assottigliarsi. Il dibattito critico riguardante il sistema scolastico verte su tematiche inerenti:

- le risorse dedicate all‟istruzione e male utilizzate ( stato fatiscente degli edifici scolastici, basse retribuzioni dei docenti, numero eccessivo di insegnanti);

- gli aspetti quantitativi dell‟istruzione, soprattutto in termini di dispersione scolastica;

- la bassa qualità dell‟istruzione, esaminata attraverso una comparazione con contesti internazionali, la cui causa è attribuita da alcuni all‟assetto organizzativo e agli aspetti ordinamentali della scuola, da altri all‟incompetenza e all‟impreparazione degli insegnanti;

- la distanza tra sistema formativo e mondo produttivo, con le posizioni di chi valuta troppo professionalizzante il sistema formativo e chi invece lo ritiene troppo distante dalle esigenze del mondo produttivo;

Altri concetti fondamentali nel dibattito sulla scuola sono: l‟importanza della formazione di capitale umano nella società della conoscenza, la necessità di riportare serietà e merito nell‟educazione e nella scuola e di valutare l‟intera organizzazione scolastica in tutte le sue componenti.

La distanza sempre più decisa tra il mondo degli insegnanti ed una società che continua ad avanzare continue e nuove richieste nei confronti della scuola, comporta la richiesta di una conoscenza più

65 Cfr. D.P.R. 275/99, art.8.

approfondita degli insegnanti, osservati e studiati negli aspetti più complessi del loro mondo (ideale e reale, sociale e individuale, didattico e relazionale). In una serie di articoli all‟interno della rivista Scuola e Città, Giovannini67cerca di elaborare delle riflessioni partendo proprio dalle rappresentazioni degli insegnanti. La ricerca vuole far luce sul dibattito relativo alla professione docente, attraverso la presentazione delle interpretazioni e dei vissuti di un campione di insegnanti nei confronti di aspetti rilevanti della condizione lavorativa, così come emergono dalle risposte fornite tramite un questionario postale. I motivi di disagio maggiormente avvertiti dagli insegnanti riguardano le mancate riforme, la dequalificazione dell‟istituzione scolastica, la mancanza di risorse e attrezzature, ma è interessante notare come un elemento ritenuto importante rispetto alla dequalificazione della scuola sia la scarsa preparazione dei docenti, ritenuta inadeguata dall‟83% degli intervistati. Il fatto di attribuire importanza alla preparazione e di avvertire un certo disagio proveniente dall‟insoddisfazione per la propria formazione professionale, induce i ricercatori a credere che i docenti tendano ad autorappresentarsi come una categoria di professionisti, andando in controtendenza rispetto alle ricerche precedenti che avevano sempre sottolineano la percezione semi-professionale della categoria68. I docenti intervistati emettono un giudizio piuttosto severo nei confronti dei colleghi, denunciandone la scarsa flessibilità e l‟incapacità di modificare i propri atteggiamenti per affrontare i cambiamenti sociali e generazionali; una certa indisponibilità alla collaborazione sul piano didattico e la tendenza a fare ideologia nella scuola piuttosto che educare e insegnare. Un giudizio negativo è riservato al dirigente scolastico, considerato ancora un autoritario burocrate, dalle scarse capacità organizzative. Anche i genitori sono considerati come privi di competenze adeguate, propensi ad intromettersi in modo negativo nelle questioni legate all‟insegnamento e ad intervenire nelle dinamiche educative. Un‟altra rappresentazione che emerge dalla ricerca riguarda il cambiamento cui sono andati incontro gli studenti nel corso del tempo; esistono delle differenze tra gli studenti attuali e quelli degli anni precedenti; in particolare, la maggior parte degli insegnanti concorda sul fatto che sia aumentata l‟indisciplina e che vi sia una minore preparazione di base degli studenti (che però non equivale a considerare gli studenti “di oggi” come meno interessati allo studio).

Gli insegnanti avvertono la necessità di una solida formazione ed un bisogno di cambiamento della struttura organizzativa della scuola, tali che possano avere positive ripercussioni sulla soddisfazione sia professionale che personale. Il malessere e l‟insoddisfazione degli insegnanti nascono dal clima istituzionale-organizzativo della scuola attuale e dal rimpianto per un passato “felice”. La cosa che colpisce di più è che la scelta motivazionale iniziale (legata alla convinzione o alla necessità) sembra incidere meno, rispetto alle modalità di funzionamento della scuola e alle condizioni di

67 Giovannini M. L., “Vivere da insegnanti: rappresentazioni, aspettative e motivazioni”, Scuola e Città, 5-6, 1990, pp.

203-221.

68 Per il concetto di semi-professione si veda A. ETZIONI (a cura di), The Semi-Professions and Their Organization.

lavoro, sullo stato di disagio di una parte degli intervistati (23%) che dichiara la propria indisponibilità a rifare l‟insegnante. Le considerazioni finali di Giovannini, in merito al quadro emerso dalla ricerca, evidenziano una sorta di contraddizione tra l‟insoddisfazione dilagante, da una parte, e la volontà di“professionalizzarsi”, dall‟altra. Tutto ciò sottintende il desiderio e la necessità di una modificazione profonda della struttura e dell‟organizzazione scolastica, perché “nell‟attuale struttura, che ha puntato più sulla buona volontà dei singoli insegnanti piuttosto che sul rinnovamento al passo coi tempi, tutti i docenti vengono considerati sullo stesso piano, impegnati e lassisti, motivati e indifferenti, preparati e non preparati, indipendentemente dalle competenze effettive e dalle funzioni svolte oltre l‟orario di cattedra e al di fuori dell‟aula. In tale situazione, la frustrazione finisce per annientare l‟entusiasmo, inducendo ad attingere gratificazioni nella “nicchia-classe” o ad abbandonare l‟insegnamento”69. La ricerca di Giovannini tenta, attraverso le parole e il coinvolgimento degli attori principali del processo educativo, di prestare maggiore importanza agli insegnanti, inserendo le loro voci in un dibattito da cui erano stati sempre esclusi o in cui avevano avuto un ruolo marginale; per questo motivo, lo studio di Giovannini rappresenta un punto di discontinuità rispetto alle ricerche precedenti, proprio perché l‟aspetto relativo al sapere e alla necessità di formazione degli insegnanti, tema centrale per molte ricerche, viene studiato attraverso gli atteggiamenti degli insegnanti stessi, che da quel momento cominceranno ad avere uno spazio maggiore e a diventare un punto di interesse per altre ricerche.

All‟inizio degli anni Novanta l‟istituto di ricerca IARD70decise di affiancare alla periodica indagine sui giovani, un‟indagine sul corpo docente della scuola italiana, con l‟intento di creare una sorta di “osservatorio permanente sulle condizioni di lavoro degli insegnanti e quelle di funzionamento della scuola”. 71 La prima indagine in tal senso fu pubblicata nel 1992, con il titolo: Insegnare oggi. Prima indagine IARD sulle condizioni di vita e di lavoro nella scuola italiana72; un‟indagine di ampio respiro che offre un quadro esauriente sulla condizione dei docenti della scuola pubblica italiana, sui loro atteggiamenti, le loro motivazioni e la loro soddisfazione o insoddisfazione, assumendo il punto di vista degli insegnanti. La ricerca, di tipo sociologico, si rivolge ad un campione rappresentativo, e vede coinvolti nella compilazione di un questionario, 5.000 insegnanti (1.000 per le elementari, 1.500 per le scuole medie inferiori, 2.500 per le scuole medie superiori).

69 Giovannini M. L., Vivere da insegnanti: rappresentazioni, aspettative e motivazioni, Scuola e Città, 5-6, 1990, p.

221.

70 Lo IARD è un istituto specializzato, attivo dal 1961 nel campo della ricerca sui processi culturali, educativi e

formativi con approcci che integrano le prospettive delle diverse scienze sociali. Opera su tutto il territorio nazionale avvalendosi della sua struttura interna e di un nutrito gruppo di collaboratori esterni, scelti tra i più noti esperti dei vari settori disciplinari. E‟ inserito in reti e consorzi internazionali in grado di fornire consulenza e supporto tecnico alla realizzazione di ricerche-intervento per conto dell‟Unione Europea. IARD conduce ricerche in ambiti diversificati e attraverso molteplici metodologie: dalle indagini campionarie su popolazioni estese di soggetti, alle indagini qualitative di tipo motivazionale su target specifici.

71 Corradini L. (a cura di), Insegnare Perché?Orientamenti, motivazioni, valori di una professione difficile, Armando

Editore, 2004, p. 55

72 Cavalli A. (a cura di), Insegnare oggi. Prima indagine IARD sulle condizioni di vita e di lavoro nella scuola italiana,

L‟indagine, che rappresenta un momento chiave nella riflessione e nella ricerca relativa agli insegnanti, anche per la metodologia che adopera, pur rispondendo ad esigenze di natura sociologica, rispetto a quelle similari degli anni precedenti, si distingue in quanto mira ad analizzare la questione insegnanti a partire dal loro punto di vista, nel tentativo di produrre il rinnovamento di cui la scuola necessita attraverso gli insegnanti stessi.

Tra le tematiche analizzate troviamo, innanzitutto la motivazione all‟insegnamento; l‟indagine individua quattro gruppi omogenei che si contraddistinguono per il diverso approccio alla professione:

- il gruppo dell‟impegno sociale (28% degli intervistati) comprende coloro i quali vivono la propria professione come una forma di impegno civile e politico;

- il gruppo della professionalità (il 24%) riguarda coloro i quali sentono l‟insegnamento come una vocazione e trovano in esso una fonte di realizzazione personale;

- il gruppo della strumentalità (il 21%) comprende quelli che hanno scelto la professione di docente per i vantaggi che concede (orari ridotti, maggiore quantità di tempo libero, ecc.);

- il gruppo della professionalità-strumentalità (il 27%), in cui la cui spinta motivazionale di tipo professionale si mescola ad elementi di tipo strumentale.

Gli insegnanti si dichiarano molto soddisfatti dei rapporti interpersonali nel proprio lavoro, anche se la soddisfazione tende a diminuire man mano che cresce il grado scolastico; il rapporto più soddisfacente è quello con gli allievi sul piano personale; sul piano disciplinare e dell‟apprendimento il rapporto è generalmente vissuto in modo positivo, ma gradi di soddisfazione particolarmente elevati sono espressi dagli insegnanti delle medie superiori (per la disciplina degli allievi) e da quelli delle elementari (per la loro capacità di apprendimento).

La motivazione all‟insegnamento viene presa in considerazione partendo dalla volontà e dal desiderio che i docenti esprimono di rifare la scelta di insegnare; e, proprio in rapporto alla tipologia di scelta effettuata, cambiano le posizioni; per cui, i docenti del gruppo professionale e quelli del gruppo professionale-strumentale rifarebbero la scelta e non intendono lasciare il lavoro, mentre il gruppo legato a motivazioni esclusivamente strumentali mostra una certa tendenza all‟insoddisfazione.

Un altro aspetto che l‟indagine IARD intende rilevare, è la percezione che gli insegnanti hanno riguardo al calo di prestigio cui la professione è andata incontro e il loro grado di accordo sulle critiche diffuse tra l‟opinione pubblica. La discriminante che incide di più su una percezione negativa della figura del docente è costituita dall‟anzianità di ruolo; gli insegnanti più giovani mostrano infatti un atteggiamento più emotivo o meno «rassegnato» al riguardo e una certa tendenza a «mitizzare» l‟epoca precedente.

Gli insegnanti sentono un certo divario tra il ruolo desiderato e quello effettivamente ricoperto, tale divario incide sulla motivazione, sull‟impegno e sulla qualità dell‟insegnamento. I motivi di insoddisfazione più diffusi sono la retribuzione troppo bassa, la mancanza di dirigenti scolastici con capacità organizzative, l‟insufficienza di attrezzature e la miopia dei genitori che si occupano solamente del rendimento del proprio figlio. Per quanto riguarda la formazione ricevuta, gli insegnanti mostrano un chiaro atteggiamento critico e ritengono necessario un cambiamento nei contenuti e nell‟organizzazione. Se le attività di aggiornamento sono ritenute opportune, le valutazioni in merito all‟offerta ricevuta sono negative, soprattutto per quanto riguarda l‟astrattezza dell‟oggetto di aggiornamento rispetto alla vita scolastica reale e la difficoltà di fare uso a scuola di ciò che è stato appreso.

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