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La competenza relazionale

Capitolo quarto La nuova identità docente

4.9 La dimensione relazionale

4.9.1 La competenza relazionale

In una scuola che deve prendere decisioni importanti, compiere scelte autonome ed effettuare progettazioni da esporre pubblicamente al giudizio degli studenti, delle famiglie e del territorio in generale, la dimensione della collegialità diviene uno strumento fondamentale dell‟organizzazione; ma la collegialità implica inevitabilmente lo scontro continuo con altre opinioni, altre mentalità. Per questo è assolutamente necessario imparare ad ascoltare, a mediare, a lavorare in gruppo ed a gestire lo stress ed i conflitti che ne possono derivare. La formazione alle competenze relazionali e alla gestione delle dinamiche di gruppo diventa una delle componenti costitutive della professionalità docente. La dimensione relazionale comprende la comunicazione verbale e non

410 Riva M. G., Il lavoro pedagogico come ricerca dei significati e ascolto delle emozioni, 2008, Edizioni Angelo

Guerini e Associati, S.p.A, Milano, p. 165/168

411 Tripeni V., “Ambiente scolastico e psicologia del lavoro”, in Lodolo D‟oria, Scuola di follia, 2005, Armando

verbale ed è molto complessa, in quanto riguarda l‟intera personalità dell‟individuo, tutto il suo patrimonio emotivo ed esperienziale: la sua visione del mondo, il suo passato, le sue esperienze di vita, i suoi vissuti di paura, le sue aspettative, le sue ansie, i conflitti interiori non risolti. Perciò diventa importante saper leggere e interpretare le dinamiche relazionali interpersonali messe in atto in un contesto lavorativo; ma è necessario, altresì, che l‟insegnante impari a lavorare in maniera autoriflessiva su di sé, per diventare cosciente di tutto ciò che mette di se stesso nell‟interazione con gli altri.

La dimensione relazionale e affettiva, a scuola, viene spesso considerata come residuale, così come viene trascurata anche la dimensione della quotidianità della vita scolastica. Se analizziamo i libri di didattica, abbiamo la sensazione che la scuola sia esclusivamente una questione di curricoli, di obiettivi, di test, di azioni finalizzate allo svolgimento di determinati programmi; quello che ci sfugge è appunto la vita sotterranea della quotidianità. “In tale quotidianità” dice Massa “vanno compresi i rapporti umani degli insegnanti tra di loro, con i ragazzi e con i genitori”412 .

Compito della scuola non è solo quello di insegnare ma di essere un‟agenzia di socializzazione, soprattutto in una società come la nostra dove i ragazzi hanno poche possibilità di incontrarsi con i loro coetanei. Quando cerchiamo di ricordare, infatti, la nostra storia scolastica, ci vengono in mente sempre i ricordi riguardanti i rapporti, positivi o negativi, con i compagni o con gli insegnanti. La dimensione relazionale ha dunque un peso ben più preponderante rispetto ai saperi e alla cultura. Queste riflessioni trovano conferma nelle parole di Riccardo Massa, il quale sostiene che: “la vera cultura scolastica è la sua subcultura interna. E‟ essa che andrebbe analizzata e compresa in quanto a priori concreto di qualunque apprendimento possibile.”413

Nella formazione professionale e nell‟esperienza scolastica occorre tenere in considerazione i contesti reali in cui i docenti operano, i loro scopi, la loro cultura, ma anche il fatto che sono delle persone, con una propria vita privata, con dei desideri, dei progetti, degli interessi ed una personale storia professionale, delle aspettative che possono variare in base al fatto che si trovino all‟inizio, a metà o alla fine della loro carriera. A volte i loro sentimenti di delusione o disillusione possono derivare dalle esperienze particolari vissute, da come sono stati trattati dalle scuole in cui hanno operato:

“Le persone disilluse sono in parte un prodotto della gestione delle scuole in cui operano, che sono responsabili della qualità delle esperienze e del trattamento che essi hanno ricevuto nel corso degli anni”414

La nuova professionalità docente richiede una competenza relazionale specifica, proprio perché l‟attività scolastica si basa sulla relazione tra persone e la persona nella sua interezza, con tutte le

412

Massa R., Cambiare la scuola, Laterza, Roma-Bari, 1997, p. 79

413 Ivi, p. 80

sue sfaccettature caratteriali, diviene uno strumento di lavoro. Per questo è necessario, da un lato, dare la giusta importanza alle condizioni di salute psichica dei docenti (si parla di Benessere organizzativo), dall‟altro, cercare di capire le dinamiche psicologico-relazionali che si innescano quando delle persone si trovano a dover lavorare insieme. Il soggetto con una sua storia personale, da cui è impossibile prescindere, è coinvolto con tutto se stesso, a livello cognitivo e affettivo, nelle esperienze che vive quotidianamente. Quello che brucia negli insegnanti, secondo Vittorio Lodolo D‟oria, è proprio “la continua esposizione ad un ambiente in cui la consapevolezza dei grovigli comunicativi è scarsa, se confrontata alla quota sufficiente e necessaria per esercitare questa professione. L‟inconsapevolezza delle implicazioni personali e affettive, nella comunicazione con l‟altro, espone a tentativi di risoluzione dei problemi purtroppo fallimentari”415.

Dal momento che la competenza relazionale è strettamente legata allo sviluppo della persona, diventa necessario compiere un processo continuo di riflessione su di sé, al fine di poter gestire la complessità delle relazioni interpersonali, di saper ascoltare, di sentire e vivere le proprie emozioni, di entrare in contatto con gli altri cercando di individuarne i bisogni reali. Il compito dell‟insegnante “non consiste tanto nel trasmettere o nel ricevere quante più informazioni possibili, bensì nell‟aumentare la disponibilità mentale a riceverne: un lavoro di apprendimento è davvero efficace quando produce un cambiamento nel modo di essere”416.

Talvolta l‟insegnante nutre delle aspettative troppo grandi, sia nei confronti degli altri che di se stesso, di conseguenza vive di sensi di colpa quando naturalmente non riesce a soddisfarle pienamente; ne deriva che egli è sempre affannato a cercare di inseguire le sue aspettative. “Se gli insegnanti sono intrappolati nella ricerca delle loro infinite aspettative, se non possono neppure fare abbastanza ai loro occhi, come possono soddisfare le aspettative altrui? L‟aula scolastica isolata è un rifugio dai giudizi collegiali, ma un rifugio che dà ben poco aiuto nella soluzione dei problemi causati dall‟incertezza”.417

Il lavoro dell‟insegnante è dunque, in primo luogo, un lavoro mentale molto delicato, che va fatto su se stessi. In una società disorientata e frammentata, come quella attuale, in cui è difficile attribuire “senso”, c‟è stato un ritorno di attenzione al soggetto e alla sua formazione. La “pedagogia del soggetto” esprime un nuovo modo di intendere la pedagogia e di fare educazione, attraverso la cura di sé e l‟autobiografia.

Narrare se stessi – e farlo attivando quel processo complesso di memoria, di lutto, di interpretazione, di proiezione qual è, sempre, l‟autobiografia – e fare del soggetto pratica di scrittura, oggettivandolo e irretendolo in un processo di ricostruzione di senso e di guida, produce necessariamente formazione, e formazione degli “strati” più profondi dell‟io, poiché quella pratica di ricordo e/o di scrittura impone di

415 Campione G., “La scuola e il nemico invisibile” in Lodolo D‟oria V. (2005), op. cit., p.177 416 Blandino, Le capacità relazionali, UTET, Torino, 1996, p. 11

riandare verso le origini…, di fissare le strutture (dell‟io) e di attivare un processo di recupero e di sostegno, di orientamento e di scelta… Le pratiche autobiografiche sono legate… allo status dell‟individuo attuale, ne sono ad un tempo il testimone alla deriva e l‟ancora di salvezza”418.

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