La ricerca sugli insegnanti dagli anni “Sessanta” ai giorni nostr
1.4 Gli anni Ottanta
Negli anni Ottanta la ricerca sugli insegnanti si interessa a questioni riguardanti la motivazione, l‟impegno sul lavoro, le condizioni di stress e di soddisfazione professionale. Si comincia ad indagare a fondo l‟esperienza degli insegnanti per scoprire tutti quegli aspetti legati alla professione di natura più implicita, non immediatamente visibili. Lo scarso riconoscimento sociale attribuito alla professione in termini di ricompense, sia materiali che simboliche, produce un dichiarato pessimismo tra i docenti posti, ormai, dinanzi a dei valori che non apprezzano ed in cui faticano a riconoscersi.
Gli anni Ottanta sono contraddistinti dall‟abbandono dei grandi progetti di riforma, “in favore di provvedimenti più limitati, disposti in una prospettiva di cambiamento processuale”41. E‟ il caso di ricordare l‟importanza dei Programmi del 1985 che raccolgono, come dice lo stesso Santamaita, “quanto di meglio era stato elaborato negli ultimi decenni nel campo delle discipline psicopedagogiche e della ricerca didattica, realizzando un buon equilibrio tra istanze cognitive, tese
all‟acquisizione di una «alfabetizzazione culturale», cioè di una prima conoscenza critica della realtà da parte del «bambino della ragione», e istanze relazionali, attente alla dimensione personale e affettiva del suo sviluppo”42.
La parte più innovativa del decreto è quella riguardante la programmazione didattica di cui gli insegnanti sono i diretti responsabili “collegialmente e individualmente attraverso la valorizzazione degli insegnamenti curricolari e delle nuove opportunità formative”43. Il nuovo maestro diventa un esperto di educazione e di programmazione, prima ancora che di matematica o italiano. Nonostante l‟indubbio apporto ad una visione psico-pedagogica moderna, all‟innovazione di contenuti e all‟innovazione metodologico-didattica non corrispose nessuna riqualificazione del corpo docente. Infatti, “una volta approvato, il nuovo programma (che comunque documentava, anche per i suoi squilibri la convivenza di due anime) trovò una scuola impreparata ad accoglierlo, o meglio, preparata più ad interiorizzare quanto del programma corrispondeva alla logica della conservazione che a discutere ed accogliere quanto si muoveva verso nuove direzioni”44. Il dibattito di questi anni produce una riflessione e un movimento di pensiero anche nel mondo della ricerca che si trova ad essere alimentato da lavori vari ed innovativi, sia dal punto di vista metodologico che tematico.
Avvalendosi degli strumenti della sociologia empirica e di un metodo di analisi concreto, i ricercatori mirano a seguire un percorso di ricerca finalizzato alla comprensione e alla ricostruzione del mondo scolastico partendo dagli attori che vi agiscono all‟interno. Si producono studi che mirano a ricostruire un profilo professionale in grado di far fronte al rinnovamento e alle riforme che segnarono le diverse stagioni della scuola, attraverso una ricerca più attenta alle difficoltà insite nella professione docente. Lo sviluppo socio-economico e le modifiche che esso visse attorno alla fine degli anni Settanta, andarono a colpire la sicurezza individuale e collettiva della classe docente, per il fatto che vennero meno quei riferimenti valoriali e normativi che fino ad allora erano stati condivisi e ritenuti certi. Scrive Giovannini: “mentre l‟applicabilità del modello di scuola come servizio sociale incontra sempre maggiori ostacoli in relazione alle accresciute difficoltà economiche complessive, alla persistente disoccupazione giovanile e, comunque, alla incapacità di garantire una adeguata soglia di consenso all‟interno della popolazione giovanile, si fa strada una situazione di incertezza che ha ripercussione sia sugli obiettivi e contenuti del processo educativo, sia sugli atteggiamenti e comportamenti dei soggetti in esso coinvolti”45.La scuola, dunque, vive una situazione di incertezza che ha ripercussioni sia sugli obiettivi e contenuti del processo educativo, che sugli atteggiamenti dei soggetti in esso coinvolti.
42 Ivi, p.75. 43 Ivi, p. 174.
44 Maragliano R., “Due filosofie in gioco”, in AA.VV., Il nuovo ordinamento della scuola elementare. Annali della
Pubblica Istruzione n. 53, Le Monnier, Firenze 1990, pp. 90-102 (pp. 98-99).
La ricerca di Giovannini, “Insegnanti negli anni dell‟incertezza”46, nasce proprio in questo clima di profonda incertezza. Gli studi furono condotti nel biennio 1978-1980 e articolati in due fasi: una prima fase riguardò la somministrazione di un questionario strutturato a 891 insegnanti ed una seconda fase procedette con interviste semistrutturate a 80 insegnanti, per un approfondimento qualitativo dei risultati del questionario. La ricerca sottolinea come sia cambiata la percezione della professione docente e della sua funzione sociale. Se a ridosso del ‟68 l‟insegnante vedeva ancora nell‟ educazione un mezzo per trasformare radicalmente la società, l‟insegnante di fine anni ‟70 mostra un minor coinvolgimento e una minore identificazione nei confronti di una scuola che non lo soddisfa.
Dalla ricerca vengono fuori dei nuclei tematici che consentono di disegnare l‟immagine della professione così come viene percepita dagli stessi insegnanti. Il primo punto riguarda la formazione all‟insegnamento; i docenti si mostrano piuttosto diffidenti circa la sua appropriatezza; gradirebbero un‟integrazione attraverso un‟attività di tirocinio e un aggiornamento a carico della responsabilità personale del docente. La professione è percepita in maniera ottimistica; prevalgono gli aspetti espressivi del lavoro; i punti più problematici sono la scarsa retribuzione, la fatica e il livello di professionalità; allo stesso tempo, gli insegnanti mostrano una generale sottovalutazione del prestigio goduto dalla propria professione, per via della scarsa professionalità, per l‟alto numero dei docenti, per la bassa retribuzione, per la burocratizzazione della selezione, per la dequalificazione generale della scuola. La maggior parte di loro (il 64,8% del campione intervistato, soprattutto donne) pur mostrandosi soddisfatta della propria professione, auspica una crescita del livello di professionalità e un impegno maggiore nell‟attività didattica quotidiana. In altre parole, gli insegnanti danno un‟immagine della professione caratterizzata da un buon livello di gratificazione ma mostrano la necessità di costruire una competenza specifica, “fondata su una ricca cultura di base che garantisca abilità di comunicazione, capacità di organizzazione e conoscenza di scienze dell‟uomo”47 oltre che l‟acquisizione di una nuova competenza professionale: “la capacità di gestire l‟incertezza”48. La ricerca di Giovannini, commissionata dal Ministero della Pubblica Istruzione e condotta con l‟équipe di Cesareo, rispondeva alla necessità di rivedere la figura dell‟insegnante in un clima socio-culturale di rinnovamento, una figura tendente ad un minor coinvolgimento e una minore identificazione in una scuola ritenuta insoddisfacente.
La “questione insegnante” viene discussa in maniera formale con l‟inchiesta CENSIS, un sondaggio realizzato nel maggio 1982 su un campione nazionale di 777 insegnanti delle scuole elementari, medie e secondarie superiori. Si tratta di “una questione che taglia trasversalmente tutti i tentativi di riforma e di innovazione educativa che sono stati fatti e si faranno nel nostro paese. Ogni
46 Ivi, pp. 23-56. 47 Ivi, p. 55. 48 Ivi, p. 56.
innovazione, difatti, presuppone una modifica della professionalità docente. Emerge dunque la centralità della questione insegnante, e l‟importanza di una accorta gestione del fattore umano non solo per massimizzare l‟impiego delle risorse ma anche per migliorare qualitativamente la scuola”49. Uno dei punti più interessanti affrontati dall‟inchiesta è quello relativo alla crescita del fenomeno dell‟assenteismo nelle scuole italiane che, secondo i ricercatori, sarebbe in stretta connessione con il processo di crescente demotivazione verso la professione da parte degli insegnanti, e con un atteggiamento di strumentalizzazione del lavoro, tale per cui “la soddisfazione, la qualificazione, l‟identificazione personale, il prestigio, il guadagno, lo si cerca sempre più spesso altrove, nel secondo lavoro, nella famiglia, nelle amicizie, in attività imprenditoriali collaterali”50. Vari sono i fattori indicati come possibili cause:
- i problemi connessi con la stato di salute;
- la carenza di strutture sociali preposte alla custodia dei figli;
- il pendolarismo di molti insegnati tra una scuola e l‟altra, dovuto a spezzoni di orario;
- le garanzie collegate alla non licenziabilità e agli scarsi controlli sia fiscali ( visita medica) sia sociali (assuefazione delle famiglie degli alunni al verificarsi di queste assenze);
- la crescente mancanza di stimoli e di motivazioni nei confronti della professione;
- il fatto che il lavoro non viene più visto come possibile motivo di realizzazione e che le soddisfazioni, i guadagni, il prestigio vengano ricercati altrove ( famiglia, secondo lavoro, amicizie…).
Possiamo osservare nella tabella n. 1.1, estratta da Censis, 1982, l‟espandersi del fenomeno negli anni 1973 e 1980:
Tabella 1.1 - Numero di giornate di assenza per ogni insegnante elementare
Insegnanti di ruolo Insegnanti non di ruolo Totale insegnanti Anno 1973 Anno 1980 Anno 1973 Anno 1980 Anno 1973 Anno 1980
26.5 35.9 23.5 33.9 26.2 35.8
49 Cfr. CENSIS, “La questione insegnante. Analisi e proposte sulla gestione del personale docente italiano”, CENSIS,
Roma 1982, p. 124.
Nella Tabella n. 1.2 si illustrano i motivi delle assenze diversificando il campione tra maschi e femmine:
Tabella 1.2 - Motivi delle assenze tra gli insegnanti
Causa Maschi Femmine Totale
Salute 9.6 13.0 12.1 Famiglia 1.9 2.7 2.5 Aspettative 7.7 8.8 8.5 Puerp. Obbli. 7.5 5.5 Puerp. Fac. 2.3 1.6 Malattia figlio 0.2 0.2 Altri motivi 0.8 0.9 0.8 Totale 20.0 35.4 31.2
Come si può notare, il congedo per gravidanza non sembra incidere in maniera eccessiva sul fenomeno considerato nel suo complesso. Per quanto riguarda la tipologia sociologica dell‟insegnante che si assenta di più, l‟indagine indica le seguenti categorie: donne, insegnanti di ruolo, coniugati. Relativamente alle donne, osservazioni simili furono fatte da Colligan M. J. e Murphy L. R.51, i quali, parlando di “isteria di massa”, cui sarebbero prevalentemente soggette le donne, forse più tendenti rispetto agli uomini alla somatizzazione di stati di tipo emozionale legati al problema lavorativo, asserivano che le donne subiscono condizionamenti legati al conflitto provocato dall‟assunzione simultanea di ruoli di vario tipo: casalinga, moglie, madre da un lato e lavoratrice dall‟altro. In virtù di questa condizione, esse tenderebbero ad accusare una quantità di sintomi e di disturbi più elevata rispetto agli individui di sesso maschile.
La parte più corposa della ricerca riguarda l‟atteggiamento degli insegnanti nei confronti dell‟aggiornamento. A fronte di un innalzamento dei fondi stanziati dal Ministero e di una maggiore capillarità dei corsi che aveva fatto dell‟aggiornamento una pratica costante e diffusa, l‟attività di formazione, tuttavia, viene considerata solo in parte positiva; gli insegnanti che vi partecipano stigmatizzano l‟astrattezza, la brevità dei corsi e l‟insufficienza qualitativa. La proposta del CENSIS diviene quella di modificare i corsi in una direzione più interattiva che sappia cogliere i reali bisogni del corpo docente e fornire materiali didattici concreti da utilizzare in classe, nella
51
Colligan M. J. e Murphy L. R., Journal of occupational Psychology, Volume 52, Issue 2, pagine 77- 90, giugno 1979.
certezza che gli insegnanti abbiano realmente appreso contenuti e metodologie spendibili nel lavoro quotidiano. Il rapporto del CENSIS si chiude con una serie di proposte riguardanti la professione e che dovrebbero portare ad una maggiore valorizzazione della professionalità docente: flessibilizzazione delle prestazioni degli insegnanti e dell‟orario di lavoro, maggiori opportunità di aggiornamento, possibilità di avanzamenti di carriera, crescita professionale e retributiva, introduzione di nuove figure professionali, introduzione di meccanismi di controllo. Si tratta di tematiche che anticipano questioni che saranno dibattute successivamente e che ancora oggi sono all‟ordine del giorno; rappresentano comunque uno spunto per un lavoro di riflessione da parte degli organi governativi che si occupano direttamente e indirettamente della scuola, un supporto per la progettazione politica e l‟ organizzazione del mondo della scuola, da un punto di vista strutturale, di formazione dei docenti e gestione delle risorse.