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Lo stress e il malessere degli insegnant

La ricerca sugli insegnanti dagli anni “Sessanta” ai giorni nostr

1.5 Lo stress e il malessere degli insegnant

Nel 1982 comunque, comincia ad aleggiare l‟idea che l‟insegnamento possa portare con sé questioni di malessere psicologico. La questione della salute psicofisica dei docenti compare nel dibattito scientifico con la realizzazione di uno studio, intitolato “Insegnare logora?”, da parte di SINASCEL-CISL di Milano in collaborazione con l‟Università di Pavia. La ricerca, condotta su un campione statistico di 2000 educatori, risulta molto interessante, in primo luogo, perché affronta la questione, fino ad allora sconosciuta, del burnout e, in secondo luogo, per la metodologia adottata. L‟indagine, infatti, comportò il coinvolgimento degli insegnanti in tutte le fasi della ricerca; dalla fase di programmazione e di condivisione delle finalità della ricerca, alla fase della raccolta dei dati. L‟indagine accertò che esistevano delle correlazioni tra il livello di patologie psichiche vissute dagli insegnanti e le condizioni di lavoro nella scuola, mettendo così in evidenza degli elementi che caratterizzano la condizione degli insegnanti. Quasi il 30% degli intervistati dichiarava di fare abitualmente uso di psicofarmaci, di cui solo il 17% però risultava affetto da esaurimento nervoso mentre la restante parte dichiarava di essere soggetta a “situazioni di disagio” espressive di stati di sofferenza che si ripercuotono sia a livello somatico che psichico. Questa ricerca rappresenta per certi aspetti uno spartiacque nella concezione degli insegnanti e nella ricerca ad essi relativa. Seguiranno molte altre ricerche più dettagliate e attente ai livelli ed ai fattori di stress potenzialmente degenerativi in burnout.

La riflessione sullo stato psicologico dei docenti consente di mettere a fuoco, oltre che uno stato di malessere vissuto direttamente da molti di loro, anche quelle caratteristiche che, finalmente, vengono riconosciute come proprie della professione; con lo scopo di offrire una maggiore professionalizzazione dell‟immagine del docente, vista, fino agli anni Settanta, come semplice

“figura materna”, dotata di sensibilità e di amore per gli studenti ma difficilmente riconosciuta per le sue competenze e, soprattutto, per i rischi professionali.

Fra le ricerche condotte sulla condizione psicologica si distingue, per la metodologia e per l‟oggetto di studio, quella realizzata nel 1988 da Favretto e Rappagliosi52. Scopo della ricerca è quello di dimostrare empiricamente la veridicità della tesi che vede l‟insegnamento come attività potenzialmente stressante, cercando di studiare i gradi e le fonti di soddisfazione e di insoddisfazione, i fattori di minaccia per la salute psicofisica degli insegnanti.

La ricerca di Favretto e Rappagliosi affronta il problema dello stress degli insegnanti servendosi di un modello, simile a quello proposto da Van Harrison53, in cui lo stress è visto come risultante dell‟interazione tra fattori personali e fattori ambientali. L‟obiettivo della ricerca è quello di analizzare lo stress come conseguenza del continuo interscambio tra l‟insegnante, con la sua dotazione professionale, e le caratteristiche del contesto organizzativo.

Lo studio, che si propone di esplorare alcuni rilevanti problemi attinenti al lavoro dell‟insegnante nella scuola elementare e media inferiore, appare originale in quanto, come si dice già nella sua presentazione “tocca argomenti noti con metodologia nuova”54, avvalendosi di “dati e risultati […] con gli strumenti classici della psicologia: questionari, elaborazioni statistiche e molte letture di ciò che gli altri hanno fatto e trovato”. Un aspetto fondamentale della ricerca riguarda la distinzione, derivata da Hans Selye, tra eustress e distress, tale per cui lo stress, solitamente inteso come un fattore negativo, può essere invece considerato positivamente, come un modo efficace di reagire al cambiamento. Lo sforzo di cambiare dipende molto dal modo di concepire le relazioni che si hanno con gli altri; lo stress è dannoso se pensiamo che gli altri chiedano più di quanto possiamo dare, ma può sortire risultati positivi se ci sentiamo all‟altezza di superare una situazione problematica. Al concetto di eustress è direttamente connesso quello di autostima, quale strumento che conduce ad un insegnamento efficace.

Una parte consistente dell‟opera prende in considerazione teorie e ricerche recenti in Psicologia del Lavoro. Gli autori riflettono sui problemi dello stress e della soddisfazione nel lavoro degli insegnanti, riferendosi alla realtà italiana, esaminata attraverso ricerche sul campo, ma anche elaborando delle sintesi di indagini svolte in altri paesi. Essi chiariscono come l‟analisi dello stress sia fondamentale per uno studio approfondito della soddisfazione nel lavoro. I curatori della ricerca, Favretto e Tajoli, nella prefazione scrivono che nella società di quegli anni (fine anni Ottanta) “è in atto un processo di profonda trasformazione della qualità del vivere; molte cose sono cambiate nel sistema di vita della gente rispetto al recente passato, in particolare i tempi ed i contenuti delle

52 Favretto G., Rappagliosi C.M., “Una ricerca estensiva sullo stress da insegnamento”, in Favretto G., Comucci Tajoli

A., Insegnare oggi: soddisfazione o stress?, ed. Franco Angeli, Milano 1988, pp. 19-154.

53 Van Harrison R., “Person-Environment Fit and Job Stress”, in C. L. Cooper, R. Payne (eds.), Stress at Work?,

Harvard University Press, New York 1978.

attività di lavoro”55; un simile cambiamento è andato ad influenzare il modo di operare nell‟ambito lavorativo, portando con sé, come conseguenza, l‟insorgenza di stati di disagio o di disadattamento, sia nella ristrutturazione del lavoro che nei rapporti sociali in generale. Questa situazione ha inasprito, esasperato, quella frattura, già esistente, tra la società reale ed il mondo della scuola, procurando agli studenti un “certo disamoramento”, una “scarsa volontà di applicazione” e la “mancanza di un vero interesse per lo studio, in quanto considerato come qualcosa di astratto e di staccato dalla realtà”56. Queste considerazioni inducono ad affermare che “la scuola non ha ancora trovato una sua precisa collocazione nel mondo dei valori: da un passato in cui, forse, veniva sopravvalutata, ad un presente in cui le sue funzioni di formazione e di guida vengono senza dubbio stimate meno del loro effettivo valore”57. E‟ per questo che gli insegnanti sentono la profonda necessità di chiarire il loro ruolo, la loro formazione ed il loro futuro.

Il punto di partenza è costituito da Van Harrison, appartenente ad uno dei più illustri istituti di ricerca sociale, quello dell‟Università Statale del Michigan, il quale ritiene che il valore stressogeno di una situazione sia intrinsecamente connesso all‟autopercezione che l‟individuo ha dei propri bisogni e delle proprie capacità e sottolinea come vi sia un continuo interscambio tra l‟individuo dotato di una sua personalità e l‟ambiente fisico-sociale circostante. Ci sono quattro aspetti principali che caratterizzano l‟interazione individuo-ambiente:

1) Le richieste oggettive dell‟ambiente, cioè quelle caratteristiche della realtà oggettiva che circonda l‟individuo e con cui l‟individuo deve confrontarsi.

2) Le caratteristiche oggettive della persona, cioè la dotazione professionale, fisica, esperienziale che caratterizza un individuo calato in una particolare situazione.

3) La valutazione soggettiva delle richieste oggettive. La realtà oggettiva apparirà all‟individuo in un modo che è del tutto personale e commisurato al suo modo di vedere le cose.

4) Le caratteristiche soggettive della persona.

Tutte le possibili disarmonie o discordanze tra questi quattro aspetti potrebbero portare all‟insorgenza di stati di ansia, disagio, tensione e sfociare in patologie da stress.

Gli autori della ricerca, rifacendosi al modello proposto da Von Harrison, considerano lo stress come risultante delle caratteristiche psicologiche e sociologiche dell‟insegnante, ma anche del continuo interscambio tra il lavoratore ed il contesto organizzativo nella sua componente tecnica ed umana. L‟insegnante non viene più visto come inerme e passivo di fronte agli stressors, ma ha a sua disposizione delle componenti oggettive di adattamento (Coping) e delle difese psicologiche

55 Ivi, p.13.

56 Favretto G., Rappagliosi C. M., “Una ricerca estensiva sullo stress da insegnamento”, in Favretto G., Comucci

Tajoli A., op. cit., p. 21.

soggettive che gli permettono di resistere ad una situazione di elevato stress lavorativo. I ricercatori elaborano un questionario che si avvale di scale di misura tipo Likert58 e che è suddiviso in sezioni diverse, orientate ai 4 parametri costitutivi del modello di Von Harrison: richieste oggettive (titolo di studio, orario, presenza in classe, materie di insegnamento…); percezione soggettiva dell‟ambiente (come tali richieste oggettive dell‟ambiente si rispecchiano nell‟individualità del docente); caratteristiche oggettive dell‟insegnante (professionalità, competenze, preparazione culturale); percezione soggettiva delle competenze (come egli valuta le proprie caratteristiche). Nell‟applicazione del modello di Van Harrison alla professione insegnante, Favretto e Rappagliosi giungono alla conclusione che le potenzialità stressogene maggiori dell‟ambiente lavorativo, sono insite nel rapporto tra le richieste dell‟ambiente e la dotazione professionale del docente. Quando la professionalità posseduta dall‟insegnante corrisponde meglio alle richieste oggettive del lavoro e dei compiti che devono essere formalmente svolti da un docente, l‟adattamento oggettivo (coping) sarà maggiore e maggiore sarà l‟eustress. In conseguenza di ciò, si può affermare un concetto fondamentale, e cioè che “ il problema della dotazione professionale e personale, in senso tecnico, del docente sia il punto centrale intorno al quale ruota non solamente la comprensione ma anche la potenzialità di interventi in tempo reale sullo stress dell‟insegnante”59. E allora, a questo punto, ritorna il tema dell‟aggiornamento e della formazione dell‟insegnante, intesa però, in una nuova ottica, come “un tipo di formazione che si sintonizzi non tanto astrattamente ad un‟immagine futura dell‟insegnante, quanto piuttosto con delle richieste specifiche provenienti dall‟ambiente lavorativo (caratteristiche in gran parte deducibili dai Programmi e dalle richieste che la comunità sociale fa all‟insegnante)”. Questa appare come “la via maestra per raggiungere uno stato di adattamento (Coping) e di eustress”60.

Un‟importante variabile, connessa con l‟adattamento dell‟insegnante al proprio lavoro, è quella dell‟autopercezione; questa variabile prende in considerazione la distanza tra la dotazione professionale autovalutata soggettivamente e l‟etero-attribuzione di professionalità, cioè quella data dai colleghi-giudici. A questo proposito i due ricercatori fanno delle osservazioni interessanti riguardo all‟importanza nel lavoro di insegnante di una “dimensione socializzata della competenza e della professionalità”61. La competenza professionale deve essere riconosciuta e fruita dal gruppo dei docenti di cui l‟individuo fa parte. “ Deve esserci cioè un riconoscimento sociale, da parte del gruppo di lavoro al quale l‟insegnante appartiene, della professionalità e della capacità dell‟individuo. L‟intervento di formazione-aggiornamento dell‟insegnante deve quindi calarsi non in un fatto tecnicistico di iniezione di competenza, ma in una operazione ad un tempo socializzata e

58 Likert R., “A technique for Measurement of Attitudes”, Archives of Psychology, 140, 1932, pp. 5-53. 59

Favretto G., Rappagliosi C. M., “Il rapporto tra persona e ambiente nello stress lavorativo”, in Favretto G., Comucci Tajoli A., op. cit., p. 93

60 Ibidem 61 Ivi, p. 94

tecnica di induzione di una microcultura della professionalità e del riconoscimento della professionalità medesima”62.

Durante gli anni Ottanta, capiamo bene come tende a diffondersi un mutamento nella prospettiva di analisi della “questione docente”, che vede l‟intrecciarsi di dimensioni individuali e di dimensioni socio-culturali, segno di un maggiore rispetto nei confronti della personalità dei docenti, visti non più come categoria omogenea e chiusa ma come insieme di individui soggetti a problematiche di tipo psicologico.

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