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della scrittura collettiva più forte rispetto a quanto si verifica con l’onimato o pseudonimato plurale. Ciò che appare non è più soltanto l’insieme di diversi scrittori alle prese con uno stesso testo ma la loro unione in una nuova entità autoriale. L’obiettivo e l’effetto sul piano artistico e su quello editoriale sono dunque assai diversi come diverse sono però, generalmente, le condizioni di partenza. Se si guarda infatti chi si cela alle spalle di questi soggetti collettivi dotati di nomi collettivi, ciò che si trova non sono di solito degli autori propriamente detti. O.U. Levon, The Dark Angels Collective, Kai Zen, Wu Ming, La carboneria letteraria, non si sono formati dall’unione di scrittori già noti e affermati.42 Tutt’altro. A fondare e formare questi gruppi sono spesso

giovani che si stanno affacciando sul mondo letterario, esordienti, anche gente con qualche libro alle spalle ma non ancora di successo. Non ci sono dunque nomi d’autore da preservare e, quando ci sono, come Ken Kesey in O.U. Levon, vengono significativamente preservati ed esibiti: è Kesey a scrivere l’introduzione di Caverns e, in copertina, il nome di Kesey come autore dell’introduzione è in corpo più grande del nome di O. U. Levon come autore del romanzo. Dal punto di vista autoriale, fatta quindi eccezione per alcune presenze ingombranti, la costruzione di un nuovo soggetto collettivo può allora avvenire quasi da zero: si può scrivere insieme per scrivere un romanzo collettivo e per diventare un autore collettivo. Ancora una volta, però, il risultato è tutt’altro che scontato.

Un autore a tempo determinato

Un soggetto collettivo che firma un romanzo con un nome collettivo implica senza dubbio significati ed effetti importanti ma per affermarsi come autore nel campo letterario deve innanzitutto durare. E invece, lo si è ormai detto più volte, la scrittura collettiva di questi gruppi è spesso un’azione che non si ripete. Certo, tale irripetibilità è un fatto che prescinde dalle modalità di nominazione assunte ma è innegabile che la questione interessi maggiormente quegli scrittori che formano e si danno una nuova identità di gruppo. Esaurita, per così dire, l’azione collettiva, gli scrittori che mantengono distinte le loro identità personali possono difatti tornare alla loro scrittura e carriera individuali o anche imbarcarsi in ulteriori imprese collettive senza che questo abbia grosse conseguenze. La scrittura collettiva può essere per loro un’esperienza unica o diversamente ripetuta ma non

42 Il discorso è leggermente diverso per la Babette Factory: Raimo, Pacifico e soprattutto

Lagioia avevano infatti già pubblicato dei libri significativi mentre il quarto componente, Longo, era al suo esordio letterario.

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modifica la loro identità personale, il loro nome, e il loro eventuale status autoriale.

Gli scrittori che, scrivendo insieme, danno invece vita a una nuova identità collettiva si trovano di fronte a una situazione differente. Se questo tipo di gruppo – idealmente più forte perché presentato e nominato proprio in quanto gruppo – non dura, se la sua scrittura collettiva rimane un caso unico e isolato, il nuovo soggetto collettivo, molto semplicemente, scompare. Non ha il tempo di affermarsi, di diventare riconoscibile, di costruirsi uno status autoriale. E d’altronde, a molti o pochi anni dalla loro apparizione sulla scena letteraria, chi si ricorda de I Dieci, O.U. Levon, Babette Factory, The Dark Angels Collective? Questi gruppi si presentano sì come un nuovo soggetto autoriale, come un autore collettivo, ma lo diventano in senso stretto assai raramente. Il più delle volte, queste identità collettive nascono e muoiono in brevissimo tempo, e forse senza grossi dispiaceri.

Queste identità di gruppo, questi nuovi autori collettivi, potrebbero in effetti avere un carattere intenzionalmente precario. Una possibile conferma proviene dai testi alle soglie dei loro romanzi. Qui, nelle prefazioni o postfazioni o anche sulla stessa copertina, gli individui che costituiscono il nuovo soggetto collettivo compaiono di solito nella loro singolarità onomastica. In Caverns, al termine del romanzo, trova spazio una sezione intitolata About the Authors nella quale i quattordici componenti di O.U. Levon sono elencati ciascuno con la propria foto e il proprio profilo biografico. Sprovvista di foto, la sezione About the Authors ritorna anche in Keeping Mum – questa volta in apertura – per raccontare chi sono e che hanno fatto i quindici componenti del The Dark Angels Collective. E in piccolo ciò accade anche per la Babette Factory che, sull’aletta di copertina di 2005 dopo Cristo, rivela nomi e precedente vita editoriale dei suoi fondatori.

La presenza di queste e altre note non deve essere sottovalutata. Costituiscono infatti una testimonianza della volontà dei partecipanti di non celarsi del tutto, e per molto, dietro le nuove identità collettive. Lungi dall’adottare per sempre un nuovo nome di gruppo, gli scrittori si presentano con i loro nomi individuali e, soprattutto, con le loro individualità autoriali, affermate o molto più spesso da affermare. In queste note, ogni componente si mostra cioè per quello che ha già pubblicato individualmente e, a volte, persino per quel che starebbe per pubblicare individualmente. Si è scritto sì un libro insieme, ci si è dati sì un nome di gruppo, ma i membri di quel gruppo sono e saranno autori di altri libri, non collettivi.

Ben si capisce, dunque, come dar vita a un nuovo soggetto collettivo possa essere considerata un’azione provvisoria, utile in prospettiva individuale. A costituire queste nuove identità di gruppo, come detto, sono

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spesso scrittori che non possiedono già un nome proprio nel campo letterario. Presentarsi con un nome collettivo può allora anche essere un mezzo per avere una chance maggiore di farsi notare e pubblicare. Sulla quarta di copertina di Caverns, O.U. Levon è definito «the most unusual “author” ever», ed è proprio la partecipazione a un autore così inusuale che ha consentito a tredici aspiranti autori tradizionali di pubblicare un romanzo, e di farlo con una grande casa editrice come la Penguin Books. Partecipare a un’identità e a una scrittura collettive significa difatti partecipare a un evento interessante e appariscente di per sé, da cui poter iniziare magari ad affermare la propria personale presenza. Vengono qui in mente le parole di Lester Ward che, in polemica con Herbert Spencer, sosteneva che «ogni passo in direzione di un vero collettivismo è sempre stato un passo in direzione del vero individualismo». Certo, Ward si riferiva alla società americana di fine Ottocento e non alla scrittura letteraria ma le sue parole sembrano descrivere bene quel che accade di frequente in questi gruppi di scrittori, nei quali l’unione temporanea – anche onomastica – pare essere ricercata per fare la futura forza individuale.

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