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Prima dell’ora zero: la ricostruzione di un delitto

«Mi piacciono le belle storie gialle», afferma Mr. Treves nel prologo di Verso l’ora zero di Agatha Christie, di sicuro la più celebre tra i quattordici partecipanti a The Floating Admiral. «Ma» – prosegue – «cominciano sempre da un punto sbagliato. Cioè cominciano col delitto. Ma il delitto è la fine».79

Ben prima del delitto, infatti, ci sono gli eventi, le parole, le azioni, che hanno portato una certa persona a trovarsi in un certo posto a compiere il crimine. In questo, The Floating Admiral non fa eccezione e, come tutte le belle storie gialle, inizia dal punto sbagliato, dall’ora zero, ossia da un delitto.

Poco prima delle cinque del mattino, Neddy Ware, un ufficiale della marina in pensione, s’imbatte in una barca alla deriva e al suo interno trova il corpo dell’ammiraglio Penistone accoltellato a morte. Il primo capitolo inizia così canonicamente ad accumulare informazioni e indizi che però, a differenza di tutte le altre belle storie gialle, servono qui per dedurre realmente, senza già saperlo, cosa è accaduto prima dell’ora zero. Accanto al cadavere viene ritrovato il cappello del Vicario del paese e, infilato in una tasca del cappotto, un quotidiano del giorno precedente. Dall’analisi della scena del crimine, il delitto viene collocato a prima della mezzanotte e l’indagine viene affidata all’ispettore Rudge, il detective che, lo si comprende da subito, sarà destinato a svelare il mistero nelle ultime pagine del romanzo.

Nei capitoli successivi, nuovi indizi si aggiungono e nuovi personaggi fanno il loro ingresso per allungare l’elenco dei possibili colpevoli. A Ware e al Vicario si affiancano il maggiordomo dell’ammiraglio e il resto della servitù, la nipote Elma, il suo fidanzato, e dei personaggi solo nominati ma al momento “scomparsi”: Sir Danny, un conoscente di vecchia data partito per Londra; una misteriosa cameriera francese che era al servizio di Elma; Walter, il fratello di Elma forse morto in guerra; la moglie del Vicario fuggita anni prima con un altro uomo. Parallelamente, avviene la costruzione di possibili moventi. Un’indagine personale che l’ammiraglio stava conducendo su fatti misteriosi avvenuti molto tempo prima in Cina e la necessità di sua nipote Elma di ottenere il suo consenso per il matrimonio pena la perdita dell’eredità di famiglia, rappresentano le strade principali entro le quali ricondurre l’omicidio e chiamano in causa i moventi classici del giallo classico: la vendetta e il denaro.

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Man mano che la narrazione procede e gli elementi si accumulano, dovette però apparire sempre più evidente che il “punto di partenza” – l’orario della morte e la zona del delitto – costituiva un impedimento per una soluzione soddisfacente. Nel suo capitolo, Henry Wade avanzò allora delle ipotesi alternative sull’ora e sul luogo del delitto in base al variare del verso e dell’intensità delle correnti. Agatha Christie si spinse poi decisamente più in là e, in chiusura del proprio capitolo, fece comparire l’ammiraglio Penistone vivo e vegeto dopo le 23:00 in un hotel a parecchia distanza dal luogo del ritrovamento del corpo.

Queste e altre deviazioni da quanto stabilito in precedenza non devono però far pensare che gli scrittori di The Floating Admiral si ignorino o si smentiscano tranquillamente a vicenda. In un romanzo giallo, quel che è stato detto sino a un certo punto non può essere cancellato riconducendolo a finzione entro una finzione né il classico narratore extradiegetico può sconfessare se stesso ricorrendo a un’inesistente varietà di voci. Per modificare il tracciato imboccato da uno o più capitoli ci si può affidare soltanto alla razionalità. Quanto detto prima non è cioè intoccabile ma può essere “toccato” solo con adeguate motivazioni: il moto delle maree, l’intervento di un nuovo testimone, la scoperta di una precedente menzogna. Ogni capitolo deve aggiungere un tassello in più e tentare di disporre i tasselli preesistenti in un mosaico dotato di una forma in grado di contenere ma soprattutto di spiegare tutto.

Da quest’ultimo punto di vista, l’ottavo capitolo di Ronald A. Knox è davvero emblematico. Nel privato della sua stanza, l’ispettore Rudge sintetizza le questioni irrisolte dell’indagine elencandole in «thirty-nine articles of doubt». Si tratta di un evidente espediente metaletterario attraverso cui viene mostrata una vera e propria lista delle risposte ancora da dare, e a beneficio di tutti: dei lettori che avrebbero letto il romanzo ma anche degli scrittori che avrebbero dovuto proseguirlo. E difatti, nel capitolo successivo, Freeman Wills Croft fa entrare in scena Hawkesworth e Twyfitt, i due superiori di Rudge, i quali, come se avessero realmente letto il capitolo precedente, decidono di dividersi il lavoro affinché nessuno di quei trentanove enigmi resti irrisolti. «There’s too much in them for one man» afferma Hawkesworth «We’ll have to divide them up». La faccenda è troppo complessa per una sola persona e, in effetti, nel romanzo e al di fuori di esso, tutto viene chiarito attraverso la collaborazione di più persone. Sia la storia sia il libro hanno però poi pur sempre un innegabile risolutore: l’ispettore Rudge che spiega nel capitolo finale come sono andate le cose e Anthony Berkley che quel capitolo finale lo scrisse.

Nel suo capitolo conclusivo, intitolato Clearing Up the Mess, Anthony Berkley riunisce difatti tutti gli elementi che i suoi colleghi avevano

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disseminato in precedenza. Ad uno ad uno, ogni indizio riceve la sua spiegazione e i personaggi scomparsi ma evocati durante la storia fanno la loro comparsa: Sir Danny torna da Londra, la moglie del Vicario si rivela essere la cameriera francese di Elma, il fratello di Elma si rivela invece essere l’uomo con cui la stessa moglie del Vicario era scappata anni prima. Al culmine di questa ricostruzione si ha poi, ovviamente, la rivelazione del colpevole, del movente e della dinamica dell’omicidio. Berkley svolge quindi il suo compito il più onestamente possibile anche se la scrittura a staffetta del romanzo fa sì che, alla fine, la ricostruzione che porta all’ora zero mostri qualche debolezza. Non tutte le spiegazioni risultano del tutto soddisfacenti e qualche forzatura di verosimiglianza emerge per forza di cose. Tuttavia, a differenza de Las Virgenes Locas che distrugge euforicamente ogni idea di totalità e di The Whole Family che costruisce una complessa totalità composta da voci dissonanti, The Floating Admiral offre al lettore un testo forse non perfetto ma certo funzionante e coerente nel suo genere e, forse, proprio grazie a quest’ultimo.

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