Una panoramica della scrittura collettiva aperta su larga scala nell’età e nella tecnologia contemporanea non può tralasciare Netprov, vera e propria sintesi dei mezzi oggi disponibili. Più che un progetto finalizzato a un risultato, Netprov è difatti una modalità di narrazione. Nelle parole dei suoi ideatori, Rob Wittig e Mark C. Marino, Netprov si presenta come un
«networked, improvised storytelling» che, dispiegandosi su diverse
piattaforme, «creates stories that are networked, collaborative and improvised in real time».87 E che a volte non sembrano nemmeno “storie”.
Nel novembre del 2011, un nuovo movimento di protesta nasce tra i centoquaranta caratteri di Twitter. Si tratta di @occupyMLA, un account che inizia a riunire e diffondere il malcontento di studiosi di lingue e letteratura esclusi o sfruttati dal mondo accademico:
Your panel proposal rejected at MLA Convention? Join us.
86 Ibidem.
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Manuscript rejected by outdated academic press? Join us
Your thoughts are more erudite than the venti latte you just served! Join us
Il bersaglio dei tweet di @occupyMLA era, come intuibile, la Modern Language Association, la famosa associazione accademica americana, che rispose apprezzando l’elegante ironia dei vari tweet e ammettendo la serietà dei temi sollevati. Nei due anni di vita del movimento, Occupy MLA scambiò esperienze e opinioni con decine di studiosi o aspiranti tali, si scontrò con la comunità degli alt-ac jobs e, soprattutto, svelò la sua “reale” composizione. Tra i suoi membri principali vi erano tre studiosi, poco inclini a voler rivelare il loro nome completo ma assai attivi dai loro account Twitter personali: @ChangerCharles (Charles), @CompHaze (Hazel), @Juanahang (John). Inizialmente riuniti sotto l’unico account di @occupyMLA, i tre presero progressivamente a distanziarsi, a polemizzare, e a raccontare le loro vicende personali via via sempre più complesse, drammatiche, e avventurose.88
Tutto questo – le migliaia di tweet, i post e i repost, il sito dedicato e i tre account personali – faceva parte di una narrazione Netprov: esattamente una storia «networked, collaborative and improvised in real time». Marino e Wittig avevano creato un canovaccio di partenza, inventando il movimento e i suoi protagonisti, e di lì in poi avevano iniziato a recitare la storia attraverso vari media, coinvolgendo e facendosi coinvolgere da molte altre persone, alcune consapevoli della fictionality del tutto, altre no. Marino e Wittig:
The organizational structure of netprov is of an “inner circle” of writer/actors who are “in on the joke from the beginning” and an invited “outer circle” of reader/participant/players unknown to the inner circle. The inner circle operates like a show (cabaret, improv theater, play, or episodic television); the outer circle operates like a game which invites participation from anyone.89
Occupy MLA è solo un esempio, tra i più riusciti e significativi, delle varie narrazioni Netprov. Nello stesso anno, Netprov aveva anche dato vita a
88 Hazel riesce a ottenere un colloquio presso la MLA ma Charles, per invidia, rivela la sua
appartenenza al movimento costandole il posto. Occupy MLA va così in pezzi: Charles perde il suo lavoro e anche la sua famiglia, John decide di abbandonare il mondo accademico per lavorare in un ristorante alla moda. In seguito, la morte di un professore fa sì che John venga richiamato urgentemente dalla sua università e Hazel riesce a ottenere un posto fisso. Forte dei loro successi, il movimento rinasce mentre assistiamo ai disperativi tentativi di Charles di riconquistare sua moglie.
89 M. C. Marino, R. Wittig, “Netprov: Elements of an Emerging Form”, in S. Rettberg, P.
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“Grace, Wit & Charm” una narrazione in cui un fittizio call center – chiamato proprio “Grace, Wit & Charm” – decide di rendere pubblica e online tutta la vita, lavorativa e privata, dei suoi dipendenti. In tal modo, si assiste e si partecipa a un susseguirsi di eventi in cui i vari dipendenti si dividono tra compiti da sbrigare, storie d’amore, problemi familiari, il tutto raccontato in vari modi e su varie piattaforme, dalle e-mail sino al palco di un teatro a Duluth, Minnesota. Ovviamente, i dipendenti di Grace, Wit & Charm, così come i tre ribelli accademici di Occupy MLA, non esistevano davvero: erano personaggi creati preliminarmente ma poi impersonati improvvisando sulla base di ciò che avveniva intorno a loro. Organizzando narrazioni in tempo reale «by and about people who don’t exist or fictional versions of people who do» e rendendole disponibili all’interazione con chiunque, Netprov spinge al limite l’apertura tipica della scrittura collettiva sul web e mescola la natura dei suoi risultati. In Netprov chiunque può scrivere con chiunque impersonando chiunque in una storia che non è solo una storia. Rob Wittig:
[…] I am as comfortable saying netprov is a form of drama as I am saying it is a form of literature. But to further complicate the issue, I’m also equally comfortable saying netprov is a game, a creative game. The answer […] would seem to be a matter of prioritizing. Is the illustrated text one gets at the end of a project the “main thing?” If so, then netprov is literature. Is the performance the main thing? Then netprov is drama. Is the collaborative interplay the main thing? Then it is a game. But I refuse to prioritize so early in the life of the form. For the moment I recognize netprov’s triple citizenship as literature, drama and game.90
Mettendo insieme scrittura, recitazione e gioco, Netprov si muove su più tavoli e su più confini mediali, dallo schermo del computer e del cellulare sino a più tradizionali performance dal vivo. Inoltre, affidandosi alla collaborazione non programmata di altre persone-personaggi, ogni storia di Netprov non prevede, né potrebbe, una fine precisa o prestabilita: la narrazione prosegue finché c’è gente che la scrive, la legge e vi prende parte. Non più solo un testo collettivo da comporre – sia esso romanzo, epistolario, mappa, città – ma anche un testo collettivo da interpretare, persino inconsapevolmente. «Enjoy your right to be a creative writer», afferma ancora Wittig a proposito di Netprov. E in effetti chiunque abbia conversato, riso o litigato con dei personaggi di una narrazione Netprov o ne abbia riportato e ripreso le parole su un’altra piattaforma ha esercitato quel diritto a prescindere che lo sapesse o meno.
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Al principio di questo lungo percorso, la scrittura collettiva è stata definita come una scrittura portata avanti da più persone con l’intenzione di produrre un testo comune. L’accento sull’intenzionalità e sulla consapevolezza dello scrivere insieme serviva a ritagliare il campo di studio separandolo da fenomeni letterari più consueti e studiati. Ora, al termine di questo lungo percorso, la scrittura collettiva ha allargato e modificato a tal punto il suo stesso campo da mettere quasi in crisi quel criterio iniziale. I partecipanti sono potenzialmente così tanti e i mezzi di partecipazione sono così mutevoli e pervasivi da poter comprendere e coinvolgere anche persone non del tutto consapevoli e intenzionate a produrre un testo comune, che pure arriva però ad esistere. Diventare scrittori a propria insaputa: non c’è forse modo migliore per sottolineare le enormi possibilità di una scrittura collettiva che si apre, concettualmente e fisicamente, a chiunque.