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Tra gli studi dedicati alla scrittura a quattro mani e tra le interviste agli scrittori coinvolti una domanda si presenta con un’insistenza notevole: come si scrive in due? È un interrogativo che torna frequentemente al punto da poter esasperare gli stessi scrittori. «How does anyone write if it comes to that?»11 si lamentò una volta Edith Somerville per la morbosa curiosità su

come funzionasse la sua scrittura con la cugina Violet Martin (Martin Ross). «La domanda» conferma idealmente Carlo Fruttero riferendosi alla sua collaborazione con Franco Lucentini «veniva inesorabile: “Ma come fate a scrivere in due?”».12 Sostituendo il valore numerico a seconda del caso, la

domanda torna poi in ogni tipo di scrittura collettiva: come si fa a scrivere in tre, in cinque, in quindici, in cento… A cominciare dalla scrittura a quattro mani, l’interesse per come si scrive insieme si affianca puntualmente, sino anche a sopravanzare, l’interesse per cosa si scrive insieme, e non senza una qualche ragione.

La natura plurale della scrittura collettiva, che proprio con la scrittura a quattro mani ha il suo principio aritmetico, rende la stesura di un romanzo un processo intuitivamente razionale. Per scrivere insieme, appare chiaro, è infatti necessario un certo grado di consapevolezza e organizzazione della scrittura stessa. E se la scrittura è consapevolmente pianificata e condivisa, può essere anche, alla fine, apertamente spiegata. Scrivendo con un altro, la scrittura letteraria inizia cioè a perdere la sua aria di ineffabilità artistica e assume piuttosto l’aspetto di una tecnica indagabile. Il testo risultante, di conseguenza, appare sempre in una certa misura razionalmente costruito e quindi razionalmente ricostruibile. Joseph Conrad in una lettera a Ford Madox Ford a proposito del loro Romance:

First part, yours; Second Part, mainly yours, with a little by me on points of seamanship and suchlike small matters; Third Part, about 60 per cent mine with important touches by you; Fourth Part, mine, with here and there an important sentence by you; Fifth Part practically all yours, including the famous sentence at which we both exclaimed: «This

11 Citata in B. London, Writing Double, cit. p. 108.

12 Citato in P. Severi, B. Baratelli, “L’enigma F&L. Come lavoravano Fruttero e Lucentini”, in

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is Genius» (Do you remember what it is?) with perhaps half a dozen lines by me.13

La ricostruzione di Conrad fa il paio con quella più dettagliata, e leggermente diversa, che Ford tratteggiò in A Note on Romance, un breve testo in cui presenta addirittura alcuni estratti del romanzo distinguendo graficamente le parti di Conrad dalle proprie. Le due ricostruzioni possono essere più o meno affidabili ma ciò che qui importa è la loro stessa esistenza. Sarebbe difficile immaginare discorsi del genere, così schematici e precisi, con tanto di stime percentuali, riferiti all’ideazione e alla scrittura dei loro capolavori in “solitaria”. Quella scrittura, la scrittura di Heart of Darkness o The Good Soldier, non si spiega. Non ha bisogno di descrizioni o ricostruzioni di un processo che, di fatto, non sembra esistere. Non c’è, in altri termini, un metodo di cui discutere. È nella scrittura a quattro mani – e nella scrittura collettiva tout court – che la presenza di un metodo, quanto meno a livello concettuale, diventa chiaramente visibile e quindi intellettualmente appetibile. Con un’evidenza che non può essere ignorata, la scrittura collettiva mostra che il testo letterario ha una storia che precede e racconta la sua composizione e tale storia, una volta manifesta, vuole essere conosciuta. La scrittura a quattro mani, in qualità di minima scrittura collettiva, ne inaugura la visibilità ma poi, proprio in quanto minima scrittura collettiva, riveste una posizione particolare.

In effetti, in una scrittura a quattro mani, il processo di composizione si mostra in modo sì ineliminabile rispetto a una scrittura individuale ma, coinvolgendo solo due individui, può essere ancora spiegato facilmente, talmente facilmente da non dover essere davvero spiegato. Per Besant e Rice o Erckmann e Chatrian, ad esempio, si è soliti descrivere la loro scrittura in senso per così dire gerarchico: Besant ed Erckmann sarebbero stati a capo del processo di composizione mentre Rice e Chatrian vi avrebbero collaborato da una posizione subalterna. Cosa però tutto questo significasse nello specifico – e cosa accadesse in ciascun romanzo – non è del tutto chiaro. E lo è ancor meno nel momento in cui interviene, più o meno esplicitamente, l’idea della coppia con la sua vasta gamma di implicazioni e immagini metaforiche. Quando Matthews parla della scrittura a quattro mani come «a true chemical union» o come una sorta di «matrimony», scrivere insieme diviene infatti un’azione un po’ misteriosa su cui, alla fine, non si può dire granché: accade, e basta. «It’s like having children»,14 dice Michael Dorris a proposito dei

personaggi dei libri scritti con la moglie Louise Erdich. Ed è davvero difficile

13 L’estratto della lettera di Conrad viene riportato da F.M. Ford in “A note on Romance”.

Cfr. J. Conrad, & F. M. Ford, The Nature of a Crime, ReScript Books, Hastings, 2012, p. 71.

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pensare a un’azione più naturale – e che non necessita pertanto di troppe spiegazioni – di una coppia di coniugi che ha dei bambini.

La scrittura di due sole persone, inoltre, si presta bene anche a essere osservata e spiegata attraverso le idee molto informali di dialogo e conversazione. Il che, come intuibile, è un altro modo per non spiegarla affatto. Se si scrive insieme un po’ come si parla insieme o, meglio, se si scrive insieme parlando insieme, diventa complesso individuare un metodo e ricostruire un processo. Se Dorris fa ricorso alla metafora del concepimento, sua moglie Louise Erdich, non a caso, descrive la loro scrittura proprio nei termini di un «un processo conversazionale» durante il quale «parlavano tutto il tempo».15 Una descrizione che descrive ben poco: non si può risalire a

parole e idee scambiate oralmente, non si può stabilirne la precisa responsabilità e nemmeno afferrare quell’«eco dei litigi» che Conrad ricordava con affetto nella sua collaborazione con Ford, una collaborazione che quest’ultimo ricordava peraltro essere «most purely oral».16

Poggiando sulla sua specificità, la scrittura a quattro mano può così persino aspirare a recuperare quella patina di ineffabilità artistica vantata dalla scrittura individuale: cosa che, come si vedrà, sarà sempre più difficile da fare per la scrittura collettiva di più larga scala. Quattro, sei o cento persone devono infatti avere un metodo per organizzare la loro scrittura. Due persone possono invece ancora appellarsi, almeno in teoria, alla naturalezza e alla spontaneità di azioni quali il dialogo e l’unione di due menti. Il malcelato fastidio espresso da Edith Somerville con il suo interrogativo iniziale – «How does anyone write if it comes to that?» – si motiva in fondo proprio così: la scrittura di Somerville & Ross è naturale quanto ogni scrittura individuale e non ha senso trattarla diversamente soffermandosi su come si scrive insieme, e perché.

Perché si scrive insieme: la scrittura come

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