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Con gli pseudonimi collettivi, molto invece cambia e innanzitutto da un punto di vista aritmetico. I gruppi di scrittori che si danno un nome collettivo sono difatti solitamente più grandi di quelli che mostrano i singoli nomi dei loro componenti. Alla base c’è certamente un motivo concreto: elencare quattro, cinque, sei nomi è tutto sommato ancora fattibile ma trovare spazio per dieci, quattordici o quindici inizia a essere più complesso. Il discorso, tuttavia, non è – né può essere – esclusivamente di ordine pratico. Adottare e mostrare uno pseudonimo collettivo significa adottare e mostrare una particolare tipologia di autorialità, talmente diversa dalla consuetudine letteraria che la sua scelta non può essere ricondotta alla sola aritmetica. In fondo, i Wu Ming sono – o meglio erano – “solo” cinque,38 la Babette Factory

“solo” quattro e, come si vedrà nel capitolo successivo, esistono gruppi di

37 Che molti di questi nomi oggi dicano poco non deve trarre in inganno. All’epoca delle loro

scritture collettive, questi scrittori avevano infatti un nome – e un pubblico – ben riconosciuto.

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scrittori costituiti da dieci, dodici, quattordici componenti che per via della loro particolare struttura, e scrittura, non si danno un nome collettivo.

A determinare la scelta di un nome di un gruppo entrano dunque in gioco ulteriori fattori e di vario ordine: artistico, ideologico, e non ultimo storico. Non è difatti casuale che la netta maggioranza degli pseudonimi collettivi si concentri nell’età più contemporanea. I Dieci operano alla fine degli anni Venti ma O.U. Levon, Wu Ming, Kai Zen, The Dark Angels Collective, Babette Factory, La carboneria letteraria, appartengono tutti alla fine del Novecento e agli inizi del ventunesimo secolo: un’età in cui settori come l’industria, il cinema, la musica, l’informatica, hanno ormai sdoganato l’idea di produzioni e nomi collettivi. Rapporti e influenze con questi e altri settori sono del resto visibili negli stessi nomi adoperati da questi gruppi di scrittori e apertamente sostenuti in interviste e dichiarazioni di vario tipo.

Il nome «Babette Factory», ad esempio, rimanda sia all’immagine della fabbrica – anche di Warholiana memoria – sia a quella del cinema: il riferimento esplicito è al film cult danese Il pranzo di Babette.39 Sempre

collegato all’ambito industriale è il nome «Kai Zen» che, come noto, è il motto con cui la Toyota sintetizzò la sua filosofia di produzione volta al miglioramento continuo. Dal canto suo, «O.U. Levon» rimanda invece a un’altra grande istituzione collettiva del nostro tempo, l’università. Nato all’interno di un corso di scrittura tenuto da Kesey all’Università dell’Oregon, Caverns esprime nel nome del suo autore la sua appartenenza accademica: letto specularmente, «O.U. Levon» diviene «Novel U.O.» ossia Novel University of Oregon. I Wu Ming – il cui nome in mandarino ha diversi significati a seconda della pronuncia40 – hanno poi più volte accostato la loro

scrittura collettiva alla musica di una band e, oltretutto, i membri del gruppo hanno davvero un passato e un presente da musicisti.41 Come brevemente

accennato, infine, nel 2016 proprio una band musicale, Lo Stato Sociale, ha scritto un romanzo firmandolo, naturalmente, col suo nome da band.

È allora chiaro che la scelta di un nome di gruppo da parte di più scrittori sia un anche modo per affermare una scrittura e un soggetto di scrittura diversi dall’abitudine letteraria e vicini, se non proprio ibridati, ad altre pratiche sociali e culturali. Si tratta senza dubbio di una rivendicazione

39 Sulla quarta di copertina di 2005 dopo Cristo la Babette Factory è poi descritta come «una

nuova band di autori»: anche il lessico musicale fa dunque la sua comparsa per definire il gruppo di scrittori.

40 In mandarino, a seconda della pronuncia della prima sillaba, «Wu Ming» significherebbe

«senza nome» o «cinque nomi».

41 I membri dei Wu Ming Giovanni Cattabriga e Riccardo Petrini hanno fatto parte di band

hard core e punk della scena bolognese dei primi anni Novanta. Ma più in generale i Wu Ming

hanno sempre avuto forti legami con il mondo della musica: nel 2013, insieme ad alcuni amici musicisti, fondano persino una loro band, i Wu Ming Contingent.

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della scrittura collettiva più forte rispetto a quanto si verifica con l’onimato o pseudonimato plurale. Ciò che appare non è più soltanto l’insieme di diversi scrittori alle prese con uno stesso testo ma la loro unione in una nuova entità autoriale. L’obiettivo e l’effetto sul piano artistico e su quello editoriale sono dunque assai diversi come diverse sono però, generalmente, le condizioni di partenza. Se si guarda infatti chi si cela alle spalle di questi soggetti collettivi dotati di nomi collettivi, ciò che si trova non sono di solito degli autori propriamente detti. O.U. Levon, The Dark Angels Collective, Kai Zen, Wu Ming, La carboneria letteraria, non si sono formati dall’unione di scrittori già noti e affermati.42 Tutt’altro. A fondare e formare questi gruppi sono spesso

giovani che si stanno affacciando sul mondo letterario, esordienti, anche gente con qualche libro alle spalle ma non ancora di successo. Non ci sono dunque nomi d’autore da preservare e, quando ci sono, come Ken Kesey in O.U. Levon, vengono significativamente preservati ed esibiti: è Kesey a scrivere l’introduzione di Caverns e, in copertina, il nome di Kesey come autore dell’introduzione è in corpo più grande del nome di O. U. Levon come autore del romanzo. Dal punto di vista autoriale, fatta quindi eccezione per alcune presenze ingombranti, la costruzione di un nuovo soggetto collettivo può allora avvenire quasi da zero: si può scrivere insieme per scrivere un romanzo collettivo e per diventare un autore collettivo. Ancora una volta, però, il risultato è tutt’altro che scontato.

Un autore a tempo determinato

Un soggetto collettivo che firma un romanzo con un nome collettivo implica senza dubbio significati ed effetti importanti ma per affermarsi come autore nel campo letterario deve innanzitutto durare. E invece, lo si è ormai detto più volte, la scrittura collettiva di questi gruppi è spesso un’azione che non si ripete. Certo, tale irripetibilità è un fatto che prescinde dalle modalità di nominazione assunte ma è innegabile che la questione interessi maggiormente quegli scrittori che formano e si danno una nuova identità di gruppo. Esaurita, per così dire, l’azione collettiva, gli scrittori che mantengono distinte le loro identità personali possono difatti tornare alla loro scrittura e carriera individuali o anche imbarcarsi in ulteriori imprese collettive senza che questo abbia grosse conseguenze. La scrittura collettiva può essere per loro un’esperienza unica o diversamente ripetuta ma non

42 Il discorso è leggermente diverso per la Babette Factory: Raimo, Pacifico e soprattutto

Lagioia avevano infatti già pubblicato dei libri significativi mentre il quarto componente, Longo, era al suo esordio letterario.

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