Matthews e Besant si muovono ancora su un sostrato romantico. Nelle loro analisi, la figura del genio solitario ha ancora un suo peso nel determinare cosa sia la vera letteratura e di cosa, conseguentemente, bisognerebbe occuparsi. Lo stesso non si può però dire per gli studi successivi, soprattutto quelli più contemporanei che si muovono su uno sfondo teorico e critico molto diverso e spesso compreso all’interno di estetiche spurie e pluraliste. Eppure, come anticipato, l’interesse finale resta ugualmente limitato. Da Double Talk di Koestenbaum a La scrittura a quattro mani di Medaglia, l’attenzione è quasi sempre concentrata sulla scrittura e sulle opere di due soli individui. È trascorso più di un secolo dal saggio di Matthews ma la collaborazione letteraria sembra essere rimasta all’interno dei confini da lui tracciati: l’unione di due scrittori per la produzione di un libro.
A motivazione di ciò interviene certamente una ragione pratica: scrivere in due è più frequente che scrivere in tre, in quattro, in dieci o in cento. I casi a disposizione sono di più e l’interesse è pertanto più grande o quanto meno provvisto di una base più solida. Tuttavia, questo non spiega il motivo per cui, il più delle volte, l’interesse è non solo maggiore ma esclusivo. D’altronde, sin dall’epoca di Matthews e Besant esempi di scritture collettive su scala più ampia non mancano e questi, anzi, si accrescono e accumulano nel corso degli anni. La differenza quantitativa, benché importante, non è quindi in sé sufficiente. Ci deve essere altro.
A un certo punto, ancora in The Art and Mystery of Collaboration, Matthews paragona la collaborazione letteraria ad un «matrimony». È un’immagine che gli serve a sottolineare la forza dell’unione tra gli scrittori ma che, nella storia della scrittura a quattro mani, non è solo una metafora. Diversi scrittori che scrivono insieme risultano realmente sposati. Lo sono Michael Dorris e Lousie Erdich, Nullo Cantaroni e Bice Cairati, Per Fredrik Wahlöö e Maj Sjöwall, Michael J. Jacob e Daniela De Gregorio, e molti altri. Il matrimonio non è poi l’unico legame particolare che, dall’Ottocento all’età contemporanea, si può rintracciare nella scrittura a quattro mani. Molti scrittori che scrivono in due sono parenti più o meno stretti. George e Weedon Grossmith e Jules ed Edmond de Gouncourt sono fratelli, Frédéric e Jeanne M. H. Petitjean de la Rosiére sono fratello e sorella, Daniel Nathan e Emanuel B. Lepofsky sono cugini, e cugine sono anche Edith Somerville e
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Violet Martin. Dal canto loro, quanto meno durante gli anni di collaborazione, Joseph Conrad e Ford M. Ford furono intimi amici e medesima cosa si può dire di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casaras e, per sua stessa ammissione, dello stesso Matthews e dei suoi vari literary collaborators.6 Non è raro, insomma, che forti rapporti affettivi, familiari e
sentimentali scorrano paralleli alla scrittura a quattro mani. Ma se a scrivere in due sono spesso amici, parenti, coniugi, amanti, più che a due scrittori sembra allora di trovarsi di fronte a una coppia di scrittori. E questo, ben più della frequenza quantitativa, può fare la differenza.
Da un punto di vista puramente aritmetico, due è infatti un numero minore rispetto a quattro o sei ma è pur sempre un numero plurale: la scrittura di due persone rientra così nell’ambito della pluralità di composizione e quindi nel campo della scrittura collettiva. Inteso come coppia, due assume però l’aspetto di una categoria concettuale e culturale tra le più importanti e indagate della cultura occidentale: la scrittura di una coppia di persone diventa così una scrittura specifica che merita un approccio specifico. E in effetti, se c’è un elemento che collega l’interesse e il successo della scrittura a quattro mani da The Art and Mystery of Collaboration sino agli studi più recenti è esattamente l’idea e l’immagine della coppia.
Nel suo saggio, Matthews non ne parla mai direttamente ma è difficile non scorgerne la presenza quando parla per l’appunto di «matrimony». E in fondo il motivo per cui due scrittori potrebbero e dovrebbero scrivere come un singolo è per lui proprio quello: due scrittori, a differenza di quattro o sei, costituiscono una coppia e una coppia, quanto meno una ben assortita, unisce da definizione i suoi componenti. Negli studi successivi, la presenza della coppia si rende invece più manifesta e centrale, e spesso proprio in virtù della sua natura relazionale. In Double Talk, Wayne Konstenbaum costruisce un’interpretazione omoerotica della collaborazione letteraria maschile tra Ottocento e Novecento. Scrivere insieme viene qui visto come «a metaphorical sexual intercourse», «a complicated and anxiously homosocial
6 Se molti dei nomi sopra citati non sembrano dire letterariamente nulla, ciò accade perché
questi scrittori adoperano spesso degli pseudonimi: Nullo Cantaroni e Bice Cairati sono, ad esempio, i coniugi che si celano dietro “Sveva Casati Modignani” mentre Michael J. Jacob e Daniela De Gregorio sono oggi più conosciuti come “Michael Gregorio”. Frédéric e Jeanne M. H. Petitjean de la Rosiére scrivevano i loro romanzi firmandosi come “M. Delly”, Daniel Nathan e Emanuel B. Lepofsky sono i due cugini alle spalle del celebre “Ellery Queen”, e Edith Somerville e Violet Martin sono decisamente più famose come “Somerville & Ross”. Leggermente diverso è il caso di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casaras. I due, infatti, scrissero insieme sia sotto pseudonimi – “Benito Suarez Lynch” prima e “Bustos Domeq” poi – sia, in seguito, firmandosi con i loro veri nomi. Sull’onomastica della scrittura a quattro mani e i suoi significati, cfr. infra p. 45.
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act»7, e si tratta, come evidente, di una lettura basata sull’idea di coppia e
quindi su una scrittura necessariamente limitata a due individui. In Significant Others, la coppia – «the couple» – costituisce addirittura la categoria di riferimento della collaborazione artistica: l’interesse è qui esplicitamente rivolto verso persone «who have shared a sexual as well as creative partnership».8 Provviste o meno di concreti o latenti significati
sessuali, immagini e suggestioni di coppia tornano poi pressoché in tutte le analisi e gli studi dedicati alla collaborazione letteraria: nei rapporti amicali- professionali di Multiple Authorship and the Myth of Solitary Genius di Jack Stillinger, nei legami familiari e sentimentali di Writing Double di Bette London, nel già accennato bisogno di «relazione intima» de La scrittura a quattro mani di Francesca Medaglia.
Dai primordi della teoria letteraria agli studi queer, dalle letture psicanalitiche ai cultural studies, l’idea della coppia attrae e funziona. Una scrittura di coppia offre terreno fertile per molti approcci e prospettive di analisi e, cosa non affatto trascurabile, rimane all’interno di un modello ancora individuale di letteratura. A differenza di collaborazioni più numerose, studiare la collaborazione di una coppia di scrittori significa infatti studiare la biografia, lo stile, la psicologia e finanche la sessualità di due individui ben distinti. E questo è proprio quel che si ritrova negli studi dedicati alla scrittura e ai testi a quattro mani.9
La specificità e il successo accademico della scrittura a quattro mani e dei suoi testi nei confronti del resto della scrittura collettiva appaiono allora ben più chiari e comprensibili. Da una parte, intrecciandosi di frequente a forti legami personali tra i suoi praticanti, la scrittura di testi a quattro mani esige realmente di essere indagata secondo prospettive tipiche di una coppia, siano esse psicologiche, sessuali, relazionali e quindi biografiche. Dall’altra, essendo profondamente legate alle singole individualità degli scrittori, queste stesse prospettive contribuiscono a normalizzare l’anomalia di una scrittura pur sempre plurale. Considerare la scrittura a quattro mani non una
7 W. Kostenbaum, Double Talk, cit., p. 3.
8 Chadwick, W., de Courtivron, (eds.), Significant Others: Creativity and Intimate Partnership,
London, Thames and Hudson, 1993, p. 9.
9 Un esempio dal libro di Medaglia. La sua definizione di scrittura a quattro mani, lo si
ricorderà, non è legata a un principio puramente aritmetico. È dunque interessante notare come la sua analisi dei romanzi “a quattro mani” inizi con le schede biografiche degli scrittori partecipanti quando questi sono effettivamente solo due. Nel momento in cui invece Medaglia passa a parlare dei Wu Ming, l’analisi della loro “scrittura a quattro mani” comprendente più di due scrittori non prevede più schede biografiche né tanto meno la presenza di nomi o fatti personali. Il motivo è chiaro: la scrittura di una coppia di scrittori può essere individualizzata, quella di cinque scrittori – quanti sono (erano) i Wu Ming – richiede invece un discorso diverso.
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scrittura genericamente collettiva bensì una scrittura specificamente duale è insomma sia giustificato sia conveniente. Lungi dall’essere come voleva Matthews l’unica scrittura collettiva ancora inquadrabile come letteratura, la scrittura a quattro mani è piuttosto l’unica scrittura collettiva ancora facilmente inquadrabile dalla letteratura o meglio dagli studi letterari.
Considerato tutto ciò, è evidente che la scrittura a quattro mani non interesserà qui nella sua legittimata – e proprio per questo già ampiamente e diversamente indagata – peculiarità. Lasciando sullo sfondo l’ingombrante categoria della coppia e, soprattutto, le individualità dei singoli scrittori coinvolti, la scrittura quattro mani interesserà qui piuttosto come prima declinazione plurale della scrittura e dell’autorialità letteraria: in qualità di minima scrittura collettiva possibile. Pur conservando una posizione particolare, la scrittura a quattro mani e i suoi testi non risultano infatti del tutto separati dal più vasto campo della scrittura collettiva. In tal senso, la scrittura di due persone diviene utile come una sorta di introduzione a quel che accade – o comincia ad accadere – in letteratura quando a un Io scrivente iniziano ad aggiungersene degli altri.