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Capacità marittime di Cesare

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 174-184)

CESARE CONTRO POMPEO

9.1 Capacità marittime di Cesare

Siamo agli inizi del 56 a.C., terzo anno della Guerra Gallica condotta dal proconsole Giulio Cesare (era stato console nel 59), a cui erano state assegnate le province della Gallia e dell’Illirico per un quinquennio, a partire dal 58.

Nell’anno 57, Cesare era uscito vittorioso dal durissimo scontro contro i Belgi e, successivamente da quello contro i Nervi: tuttavia, dopo la battaglia:

“nello stesso tempo, fu informato da P. Crasso, che aveva inviato con una legione nei territori di Veneti, Unelli, Osismi, Coriosoliti, Esuvi, Aulerci, Redoni, popoli marittimi che si affacciano sull’OceanoTP

1

PT, che tutte quelle nazioni erano state sottomesse all’autorità del popolo romanoTP

725

PT”.

Avvalendosi di uno dei suoi luogotenenti, P. Crasso in questo caso, Cesare aveva compiuto un’offensiva su più fronti, impegnando le sue forze anche alla conquista del settore nord- occidentale della GalliaTP

2

PT. A quanto pare, almeno in un primo momento, gli Armonici, la cui

TP

2

PT Verso mezzanotte, la data esatta, 27 agosto, si ricava dall’accenno, fatto più avanti (IV, 29) al plenilunio. TP

3

PT Tra le 8,45 e le 9,50. TP

1

PT Popoli stanziati nelle attuali regioni della Bretagna e del Cotentin, nella Francia nord-occidentale. TP

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PT Ces., Bell. Gall., II, 34. TP

2

talassocraziaTP

2

PT era indiscussa nell’Oceano, sembravano consegnarsi, sine colpo ferire,

all’autorità del popolo romano.

Terminato un altro anno di guerra, portata a termine la conquista della Gallia belgica grazie alla vittoria sui Nervi:

“dopo questi avvenimenti, Cesare, aveva tutti i motivi di ritenere che la Gallia fosse ormai pacificata: i Belgi erano stati sconfitti, i Germani erano stati ricacciati nei loro territori e i Seduni, sulle Alpi erano stati vinti. Stando così le cose, all’inizio dell’inverno era partito per l’IlliricoTP

1

PT, di cui voleva

conoscere i popoli e visitare le regioni, quando in Gallia scoppiò improvvisamente la guerra. Questa ne fu la causa: il giovane Publio Crasso svernava con la VII legione nel paese degli AndiTP

726

PT, vicino

all’Oceano. Poiché in quella regione mancava il frumento, aveva mandato parecchi prefetti e tribuni dei soldati presso i popoli vicini in cerca di grano e vettovaglie; tra gli altri, Tito Terrasidio era stato mandato presso gli Esuvi, Marco Trebio Gallo presso i Coriosoliti e, presso i VenetiTP

2

PT, Quinto Velanio

con Tito SilioTP

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PT”.

Gli hibernaTP

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PT, vennero quindi dislocati in due zone strategiche, a guardia dei popoli da poco

sottomessi: ovvero tra la Loira e la Senna, a presidio dei popoli sottomessi da Crasso, ed a contenere i Belgi. Prendendo una cartina geografica della Gallia e, tracciando una linea che unisca Carnuti, Andi e Turoni, si noterà come Cesare avesse disegnato i quartieri invernali, in modo da tagliare proprio la penisola armorica, teatro di battaglia per l’anno successivo.

Pertanto, alla fine delle operazioni relative all’anno 57, in virtù della collocazione degli

hiberna uno presso la Loira, l’altro presso la Senna, l’esercito romano preparava una doppia

offensiva in direzione del Cotentin e della penisola Armorica ed un rapido attacco contro l’Aquitania, per conquistare così tutta la costa atlantica per poi, nell’autunno del 56, dopo aver dislocato i quartieri invernali ad ovest, assicurarsi la conquista della Manica ed il passaggio in Britannia.

Cesare aveva quindi in mente un chiaro piano di conquista, una belli gallici ratio, la cui l’esistenza è accertata nell’orazione De provinciis consularibus.TP

1

PT

Il discorso di Cicerone fa trasparire dal piano dell’imperator, un aspetto nazionalista ed imperialista molto convinto, non solo terrestre ma anche marittimo, forse per ottenere, in

TP

2

PT Per notizie più approfondite sulla talassocrazia veneta e sulle vie commerciali, cfr. MERLAT, Article Veneti,

in “R. E”, VIII, A-1, col. 740 e sgg.

TP

1

PT Costituiva l’altro settore del governatorato quinquennale di Cesare e dove, trascorsi già due anni dalla nomina,

non si era ancora recato.

TP

726

PT La regione degli Andi (odierno Anjou), ov’era il campo di Publio Licinio Crasso, era bagnata dalla Loira,

non lontano dal suo profondo estuario. I Veneti della Gallia transalpina risiedevano lungo la costa meridionale della penisola bretone. La loro principale città era Dariorito (odierna Vannes), in fondo all’ampia e frastagliata rada di Morbihan.

TP

2

PT I Coriosoliti abitavano le zone della Bretagna settentrionale, mentre i Veneti quelle della Bretagna meridionale.

Quest’ultimi non vanno confusi con gli abitanti dei colli Euganei dell’attuale Veneto, con cui hanno in comune soltanto il nome. Nome diffusissimo presso le tribù nordiche, quello di Veneti o Venedi, racconta Tacito (Germ., 46, 1) indicava anche un’altra popolazione, a quanto pare di stirpe slava, stanziata a sud del popolo degli Estii, ovvero lungo il corso medio della Vistola. Dei quattro ufficiali romani, nominati poc’anzi, invece, si sa soltanto appartenessero al ceto equestre.

TP

727

PT Ces., Bell. Civ., III, 7. TP

728

PT Ces., Bell. Civ., II, 5. TP

1

PT Cicerone, XXXIII, sqq. Questo discorso, pronunciato di fronte al senato, rivela inoltre che, a partire dagli inizi

del 56, Cesare pensasse di ultimare la conquista della Gallia in due campagne estive, una atque altera aestas. Questo piano si inscriveva in un progetto d’insieme stabilito dai triumviri: nel 55 Pompeo e Crasso sarebbero divenuti consoli; nel 54 poi, quando si presumeva che Cesare avesse già ultimato la conquista della Gallia, Crasso avrebbe iniziato la guerra contro i Parti, le cui spese militari sarebbero state coperte proprio dalle risorse galliche, neo-acquisite, o dal tributo che la nazione avrebbe pagato a Roma come nuova provincia (o meglio protettorato); in più, sempre per Crasso, nella difficilissima, ed in seguito purtroppo fatale, spedizione partica, poter contare anche nel supporto degli arcieri e sulla cavalleria gallica, non era cosa da poco. Questi almeno erano gli accordi di Lucca tra i triumviri: ma Cesare andò ben oltre.

questo modo, il consenso ufficiale del senato: la sottomissione di tutta la Gallia avrebbe assicurato, in virtù della conquista romana, la pace in Europa occidentale, pax perpetua. Grazie a Cesare, la difesa naturale delle Alpi sarebbe divenuta inutile; che si abbassino pure! “quae iam licet considant!”. In effetti una simile conquista avrebbe fatto coincidere la frontiera dell’ imperium, con la riva dell’Oceano e quindi la fine dell’universo: “nunc denique

est perfectum ut imperii nostri terrarumque illarum idem esset extremuum”, rendendo Roma

padrona della terra e del mare. Per cui Cesare progettava di stabilire il suo dominio sui Veneti nel 56 e di passare in Britannia nel 55; portare le frontiere fino alle rive dell’Oceano era più che un’immagine grandiosa; era un disegno corrispondente a delle realtà geografico- economiche ed alla ricerca in esse di vantaggi, i quali, forse più che ai senatori, convenivano alla classe dei cavalieri, ovvero ai grandi commercianti romani.

Per comprendere il contenuto di questo piano e la sua effettiva attuazione, è sufficiente notare sulla carta le regioni occupate dagli hiberna o i territori percorsi dall’armata di Cesare dall’autunno del 58 a quello del 56. Una cosa appare subito evidente: eccezione fatta per l’Aquitania, tutta questa prima conquista si sviluppa su un’asse che va dal Nord dell’attuale Piemonte, fino alla Manica: è l’asse, o almeno così è nota ad alcuni, Vercelli-Boulogne- DouvresTP

1

PT. Cesare volle quindi creare tra 57 e 56, una nuova “provincia” (che però non

comprendesse tutta la Gallia), la quale contenesse ed, allo stesso tempo, proteggesse una strada che, a sua volta, avrebbe permesso di far giungere in Italia del Nord, attraverso il colle del Gran-San-Bernardo, le ricchezze della Gallia del Nord-Ovest, della Gran Bretagna e l’etano delle isole Cassiteridi. In più, attraverso la stessa via, si sarebbero esportati i prodotti fabbricati in Italia ed il vino. Una guerra, allora, del vino contro la birra potrebbe dire qualcuno, ma senza dubbio una guerra destinata a cambiare il mercato gallico e ad ampliare il potere marittimo-commerciale di Roma.

Ma a chi tutto questo, in particolare, andava a favore? Se i pubblicani erano la classe che ne avrebbe ricavato più vantaggi, sicuramente la Gallia CisalpinaTP

1

PT, di cui Cesare ebbe il

proconsolato, era la zona che ne avrebbe sfruttato al meglio le ricchezze. Era da lì, infatti, che Cesare arruolava le sue legioniTP

2

PT e inoltre sapeva troppo bene che le realtà politiche, militari,

ed economiche di una provincia erano strettamente legate; dal benessere di una di queste realtà dipendeva quello delle altre.

Dalla marcia del 58 presso il territorio dei Sequani, le operazioni passano per la Gallia centrale per poi far rotta, nel 57 e nel 56, a Nord e ad Ovest. In Gallia centrale, solo Carnuti, Andi e Turoni, come detto, furono ‘costretti’ a ricevere una parte degli hiberna nell’autunno del 57, ma questo come indice che le spedizioni seguenti sarebbero state condotte contro i Veneti. Le altre nazioni del centro, forse anche grazie alla forte influenza degli Edui, assecondarono, invece i Romani: i Senoni rassicurarono Cesare sui Belgi, Santoni e Pictoni offrono ai Romani imbarcazioni adatte per poter attaccare i Veneti, permettendo successivamente a P. Crasso di passare attraverso il loro territorio per recarsi in Aquitania. Infine gli Edui, addirittura mettendo a disposizione le proprie truppe, assicuravano Cesare, tramite le parole di Diviziaco, di tenere a bada i Belgi. Questa collaborazione spiegò il successo del 56.

L’esperienza marittima di Cesare sembra, pertanto, assai consolidata già nella guerra gallica laddove le sue forze si misurarono con la ben più rinomata potenza marittima veneta, signora delle vie oceaniche che conducevano in Britannia:

TP

1

PT Cfr. M. RAMBAUD, Iulius Caesar, cit, p.3 sgg.: questo studioso francese ha dato, a mio avviso, un’ottima

lettura in chiave economica della conquista gallica. Egli vede una belli gallici ratio nella spedizione contro Armorici ed Aquitani, fino ai due sbarchi in Britannia, tutto, nulla togliendo al lato bellico dell’impresa, legato all’ampliamento del commercio romano.

TP

1

PT M. RAMBAUD, Iulius Caesar, cit, pp.3 sgg. TP

2

“In tutta la parte costiera di quelle regioniTP

1

PT i Veneti godono del massimo prestigio, perché posseggono

il maggior numero di navi con le quali son soliti far rotta verso la Britannia; sono superiori agli altri per scienza nautica ed esperienza di navigazione e posseggono i pochi porti che si aprono su quel mare tempestoso e sull’Oceano sconfinato, cosicché quasi tutti coloro che vi navigano sono loro tributari. Cominciarono loro, col trattenere Silio e Velanio, pensando di poter ottenere, attraverso uno scambio, la restituzione degli ostaggi che avevano consegnato a CrassoTP

2

PT. I popoli vicini, trascinati dal loro

autorevole esempio, decidono d’impulso, improvvisamente, come è tipico dei Galli, di trattenere per lo stesso motivo Trebio e Terrasidio. Vengono inviate prontamente ambascerie, giurano per mezzo dei loro capi di non prendere nessuna iniziativa separatamente e di affrontare la medesima sorte, sollecitano le altre nazioni affinchè preferiscano conservare la libertàTP

3

PT ereditata dai padri piuttosto che

essere schiavi dei Romani. Guadagnati rapidamente alla loro causa tutti i popoli della costa, mandano un’ambasceria unitaria a Publio Crasso per invitarlo a rendere gli ostaggi, se vuole riavere i suoi ufficialiTP

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PT”.

Cominciò, dunque, così la coalizione dei popoli Armorici contro Cesare. Dopo aver accennato alla talassocrazia atlantica dei Veneti, i soli a conoscere le floride vie dell’etano inglese e gli unici a commerciare con l’isola, ed individuando in essi l’anello forte della coalizione armoricaTP

4

PT, l’imperator presenta in questo modo l’inizio dello scontro: a tradimento, come

sembrava essere consuetudine dei Galli, i Veneti e gli Esuvi avevano trattenuto ben quattro luogotenenti romani, approfittando del fatto che Cesare fosse lontanoTP

5

PT, iniziando “per primi”TP

6

PT

le ostilità.

“Cesare, messo al corrente della situazione da Crasso, perché si trovava piuttosto lontano, ordina che nel frattempo si costruiscano navi da guerra sulla Loira, fiume che sfocia nell’Oceano, si addestrino rematori fatti venire dalla provincia, si procurino marinai e timonieri. Mentre gli ordini venivano prontamente eseguiti, egli stesso, appena la situazione lo permise, raggiunse l’esercito. I Veneti e gli altri popoli, saputo dell’arrivo di Cesare, comprendendo la gravità del crimine commesso, avevano trattenuto e gettato in catene degli ambasciatori, la cui funzione è sempre stata sacra ed inviolabile presso tutte le nazioni, decidono di fare preparativi di guerra proporzionati alla gravità del pericolo, specialmente per quanto riguarda l’apparato navale, poiché riponevano le maggiori aspettative nella conformazione naturale del loro paeseTP

730

PT”. (III, 9)

Ora, avendo posto alcuni quartieri invernaliTP

1

PT, presso i bacini fluviali come la Loira, non solo

l’imperator mostrava che quella posizione fosse strategicamente favorevole per costruire

TP

1

PTOvviamente le regioni Armoriche. TP

2

PT Cfr. D.B.G., II, 35: avevamo già detto come Crasso avesse sottomesso gli Armorici già nel 57 TP

3

PT Per la dinamica della congiura e della battaglia, cfr. R. SANDIFORD, Le azioni di Cesare sul mare, in “Quad.

Augustei”, Stud. Ital. XII, Roma, 1938, p. 6.

TP

4

PT Che i Veneti fossero effettivamente il punto nevralgico della coalizione Armorica, cfr R. SANDIFORD, Le azioni di Cesare sul mare, cit., p. 15.

TP

5

PT Invece di andare nell’Illirico, come aveva precedentemente annunciato, Cesare si era trattenuto nella Gallia

Citeriore (Italia settentrionale) per sorvegliare la situazione politica a Roma, in quel momento critica per il suo partito.

TP

729

PT Ces., Bell. Civ., III, 8. TP

6

PT A questo proposito, noi richiameremo sempre il saggio di M. RAMBAUD, L’art de la deformation historique dans les Commentaires de Cesar, cit.,: tale opera sarà continuamente tenuta presente in modo da comprendere

meglio alcune ‘lezioni’ del Bellum Gallicum, visto che, ricordiamolo, siamo sempre di fronte ad un’opera storica.

TP

730

PT Ces., Bell. Gall., III, 9. TP

1

PT Sull’importanza del piazzamento dei quartieri invernali, come spia per capire le mosse di Cesare di anno in

anno, Cfr. M. RAMBAUD, Iulius Caesar, cit., p. 1 e sgg.; R. SANDIFORD, Le azioni di Cesare sul mare, cit., p. 18.

TP

2

imbarcazioni adatte per la successiva spedizione, quanto che quei preparativi fossero soprattutto un convinto e previsto attacco contro i Veneti e gli Armorici.

Attacco, tuttavia, insolito visto che i nemici lo avrebbero stavolta costretto a misurare le rispettive forze in un ‘territorio’ finora mai sperimentato: il mare:

“sapevano che le maree ci avrebbero tagliato le comunicazioni sulla terraferma e che avremmo avuto difficoltà nella navigazione per la nostra scarsa conoscenza dei luoghi e per la mancanza di porti; erano sicuri che la scarsità di frumento avrebbe impedito al nostro esercito di fermarsi troppo a lungo nei loro territori; e se anche gli avvenimenti avessero preso una piega contraria a tutte le aspettative, rimaneva sempre la loro superiorità navale, mentre i Romani mancavano di una flotta e, della terra in cui stavano per intraprendere una guerra, non conoscevano né approdi, né porti, né isole; infine capivano bene che la navigazione in un mare interno è ben diversa da quella nell’ Oceano sconfinato”.

Confidando dunque, ed in questo simili agli altri Galli, sulla conoscenza dei loro territori e sulla imbattibilità marittima, la coalizione organizzata e pilotata dai Veneti, includeva praticamente tutti i popoli abitanti le regioni costiere della Gallia settentrionale, dal Reno alla Loira. In particolare, da nord: i MenapiTP

1

PT (sul mare del Nord), i Morini (sul passo di Calais),

gli Ambiani (sulla Manica, a nord della Senna), i Lessovi (fra la Senna e la penisola del Cotentin), gli Aulerci Diablinti (fra le penisole del Cotentin e della Bretagna), i Corioliti, gli Osimi ed i Veneti (rispettivamente sui lati nord, ovest e sud della penisola bretone), ed infine i Namneti (sulla riva destra dell’estuario della Loira).

I Veneti, inoltre, sapevano benissimo che i Romani, abituati alla navigazione sul Mediterraneo, quello che Cesare chiama ‘mare interno’, si sarebbero trovati in seria difficoltà di fronte all’Oceano burrascoso e ricco di insidiose correnti. Per cui i nemici:

“fatte queste considerazioni, fortificano le città, vi convogliano il frumento dai campi e concentrano il maggior numero possibile di navi nel paese dei Veneti, dove era evidente che Cesare avrebbe dato inizio alle operazioniTP

731

PT.”

Indi, Cesare, fu consapevole di dover assolutamente evitare che la penisola armorica si coalizzasse interamente contro di lui: per farlo, così come accadde anche contro i Belgi, fu costretto a dividere le forze ed attaccare su più fronti:

“manda quindi il legato Tito Labieno con la cavalleria nel territorio dei Treviri, vicino al fiume Reno. Lo incarica di andare presso i Remi e gli altri Belgi per mantenerli fedeli ai loro impegni e di bloccare i Germani che si diceva fossero stati chiamati in aiuto dai Galli, nel caso avessero tentato di aprirsi un passaggio lungo il fiume con le navi. Ordina a Publio Crasso di portarsi in Aquitania con dodici coorti e un grosso contingente di cavalleria, per impedire che da quei popoli venissero inviati aiuti in Gallia e che nazioni così potenti si unissero. Manda il legato Quinto Titurio Sabino, con tre legioni, presso gli Unelli, i Coriosoliti, e i Lessovi, perché badi a tenere impegnate le loro forze. Mette a capo della flotta e delle navi galliche fornite su suo ordine dai Pittoni, dai SantoniTP

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PT e dalle altre regioni pacificate, il

giovane Decimo BrutoTP

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PT e gli ordina di partire al più presto possibile per il paese dei Veneti. Egli

stesso vi si dirige con la fanteriaTP

734

PT”. (III, 11)

TP

1

PT Sono tutti popoli dislocati sulla costa atlantica, elencati, secondo la loro collocazione, da Ovest verso Est,

dall’estrema parte occidentale della penisola bretone (Osismi) fino alle coste del Mare del Nord oltre il Reno (Menapi). Gli stessi Veneti affrontano la ‘tattica territoriale’ già vista a proposito dei Nervi e, vedremo in seguito, di altri popoli. Cfr. C. MERLAT, Article Veneti, cit. p. 710.

TP

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PT Ces., Bell. Civ., III, 18. TP

1

PTSono due popoli stanziati nella regione presso l’Oceano, tra la Loira e la Garonna: i Pittoni nell’odierno Poitou

(la loro città principale era, infatti, l’odierna Poitiers) e i Santoni a Nord dell’estuario delle Garonna.

TP

2

PTDecimo Giunio Bruto Albino, chiamato anche lui come Publio Crasso “adulescens”, doveva avere poco meno

di 30 anni. Collaboratore di Cesare in quasi tutta la guerra gallica, ed al suo fianco anche nella guerra civile, in seguito sarà tra i congiurati che nel 44 lo uccideranno. Morirà, forse fatto uccidere da Antonio, nel 43.

TP

734

La divisione dell’esercito e l’attacco simultaneo in tre direzioni (la missione di Labieno non aveva, infatti, scopi offensivi), fanno parte di un piano studiato ottimamente: Cesare d’altra parte, non disponeva più che di sei legioni per attaccare i popoli dell’Oceano per cui affidò a Labieno parte della cavalleria, a Titurio Sabino nel suo attacco al Cotentin, le legioni IX, XI, XIII, a Crasso soltanto dodici coorti più il resto della cavalleria, mentre tenne per sé nel primo attacco ai Veneti, la VIII, XIV e naturalmente la X. Infatti, così come a proposito dei Bellovaci, durante lo scontro contro la coalizione bellica nel 57, Cesare aveva riscontrato il popolo più forte, ora, a proposito di quella armorica, tale ruolo era invece ricoperto dai Veneti.

Lo scopo era ovviamente evitare la formazione della coalizione stessa, qualora l’azione fosse stata compiuta in maniera tempestiva, e avere in seguito la possibilità di attaccare quei popoli separatamente: così fece contro i Belgi, così ora contro gli ArmoriciTP

1

PT.

Il generale romano scelse contro i Veneti un doppio attacco: l’uno condotto da lui in persona con le forze di fanteria, da terra, l’altro condotto da Bruto via mare grazie alla flotta di Pittoni e Santoni, la quale, soprattutto, si rivelerà fondamentale per le due spedizioni in BritanniaTP

2

PT. .

La costruzione della flotta romana e la preparazione degli equipaggi vennero subito avviate presso il campo di Crasso, sulle sponde della Loira che Cesare raggiunse nel maggio 56 a.C. C’è da dire che i Galli, per lo più digiuni di arte militare, e molti, a parte i Nervi, anche privi

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 174-184)