• Non ci sono risultati.

Le prime navi da guerra dei Roman

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 88-90)

CAPITOLO IV ROMA E CARTAGINE

4.3. Le prime navi da guerra dei Roman

Dal momento in cui i Romani si affacciarono per la prima volta sul mare ed avviarono i loro primi commerci marittimi, dovettero necessariamente fare i conti con il sempre presente rischio di depredamento da parte dei pirati, in agguato nelle acque in cui potevano TP 362 PT Plut., Pomp., 50. TP 363

PT A. FLAMIGNI, Il potere marittimo in Roma antica dalle origini alla guerra Siriaca, Rivista Marittima

(Supplemento al n. 11, Novembre 1995), Roma, 1995, pp. 23-24.

364

TP PT Polib., III, 22. TP

365

PT Liv., II, 9-12 e II, 34; Dionys. Hal., V, 26. TP

366

PT Liv., VII, 27; Polyb., III, 24. TP

367

PT App., Samn., 7. TP

368

PT Polib., I, 83; App., Lib., 5. TP

369

PT Liv., XXI, 2; Polyb., II, 13; App., Lib., 6. TP 370 PT Polib., II, 8. TP 371 PT Plaut., Stich., 402-405 e 411-414.

impunemente condurre i loro abbordaggi: Roma deve quindi essersi dotata molto presto - come tutte le città e gli stati rivieraschi che avevano accesso diretto al mare - di alcune navi da guerra per la protezione delle attività commerciali più sensibili. L’esistenza di navi da guerra

o, come detto, riportano poi esplicitamente l’utilizzo di una nave

quella gente, rotta ad

olti decenni dopo, due incursioni condotte da parte di altre

incursioni ostili sul

unto da Roma. Le esigenze di gestione della flotta richiesero en presto (312) l’istituzione di un’apposita magistratura dello Stato: i duumviri navali, ominati da parte del popolo e preposti “all’allestimento e alle riparazioni della flotta”, onché al suo comando in mare376. In quello stesso periodo assume anche particolare

aduce, ad esempio, nella ià citata monumentalizzazione dei rostri nel cuore dell’UrbeTP PT e nella raffigurazione della

uoni esempi da cui si

romane fin dai primi secoli della Repubblica è ammessa da Polibio, a proposito del trattato navale del VI secolo, e viene implicitamente ritenuta possibile anche da Tito Livio, nel riferire un evento del V secoloTP

372

PT.

Lo stesso Tito Livio e Plutarc

da guerra romana agli inizi del IV secolo (394): armata con l’equipaggio migliore, essa venne inviata dal Senato in Grecia, nel golfo di Corinto, per portare un’offerta al santuario di Apollo DelficoTP

373

PT. Durante la traversata, delle triremi di pirati la dirottarono nel porto di Lipari,

rilasciandola tuttavia subito dopo, e con tutti gli onori: per convincere

ogni efferatezza, a rinunciare con tale immediatezza ad un’ambita preda navale, Roma doveva certamente già possedere una consolidata capacità di tutelare il proprio naviglio attraverso una pronta e più che convincente pressione dissuasiva.

I Romani subirono tuttavia, m

formazioni piratiche contro la costa laziale: la prima volta, nel 349, si trattò di una flotta greca probabilmente proveniente dalla Sicilia (i pirati vennero ricacciati in mare un anno dopo)TP

374

PT;

la seconda volta, nel 340, furono le navi di Anzio ad effettuare delle

litorale di Ostia. Due anni dopo la città di Anzio venne espugnata, la sua flotta venne in parte requisita ed in parte bruciata (utilizzandone i rostri per ornare la celebre tribuna del Foro), ed il mare venne precluso per sempre agli AnziatiTP

375

PT.

La cattura delle navi di Anzio e la loro immissione sugli scali dei cantieri navali già esistenti nell’Urbe fornì ai Romani una disponibilità navale tale da costituire il nucleo di una vera e propria Marina da guerra, di dimensioni contenute ma comunque coerenti con l’ancor limitato ruolo di potenza regionale ass

b n

n TP PT

evidenza l’esistenza di uno spiccato orgoglio navale romano, che si tr 377 g

prora rostrata di una nave da guerra su tutte le monete, tanto che questa immagine diviene, di fatto, il più diffuso emblema di RomaTP

378

PT.

Circa la tipologia dei compiti assegnati a questa flotta, si hanno quattro b

potrebbe facilmente desumere che l’attività operativa si estendeva nell’intera gamma delle missioni che debbono essere considerate da una nazione che voglia consolidare ed espandere il proprio potere marittimo.

Innanzi tutto occorreva mantenere il controllo delle proprie acque costiere e di quelle limitrofe: fin da quegli anni (311) la flotta romana assolse, su mandato del Senato, compiti di

sorveglianza delle coste, penetrando anche all’interno del golfo di NapoliTP

379

PT sebbene vi

fossero presenti delle marinerie di antica tradizione e di sicura perizia.

Vi era poi l’esigenza di esplorare gli altri litorali di possibile interesse: sempre in quegli anni (307), infatti, una flottiglia romana di 25 navi effettuò una ricognizione navale in Corsica per

TP

372

PT Polib., III, 23; Liv., IV, 34. TP

373

PT Liv., V, 28; Plut., Camil., 8. TP

374

PT Liv., VII, 25-26. TP

375

PT Liv., VIII, 12-14; vedasi anche Plin., N.H., XVI, 8 e Strab., V, 3,5. TP 376 PT Liv., IX, 30. TP 377 PT Plin., N.H., XVI, 8. TP 378

PT E. CLAUSETTI, Navi e simboli marittimi sulle monete dell’antica Roma, Supplemento della Rivista

Marittima Dicembre 1932-XI, Ministero della Marina - Tipo-litografia dell’Ufficio di Gabinetto, Roma, 1932; pp. 5-6.

TP

379

verificare la possibilità di fondarvi una colonia (la località prescelta venne tuttavia giudicata eccessivamente inospitale)TP

380

PT.

Permaneva inoltre l’opportunità di utilizzare le navi militari per le missioni di Stato oltremare, come quella effettuata nel 292 dalla trireme romana inviata nel mare Egeo, ad Epidauro, per

rra di Roma contro Taranto (e

rtato una ineludibile subordinazione di Roma ad una sorta di protettorato punico nello

e del trasporto navale delle truppe e

moroso, quanto

prelevare il simulacro di Esculapio (insediato poi nell’isola Tiberina)TP

381

PT.

La quarta e più significativa missione che troviamo in quegli anni è quella del sostegno navale a favore degli alleati: fu quella assegnata nel 282 al duumviro navale Lucio Cornelio, inviato con una flottiglia di dieci navi nel golfo di Taranto in sostegno alla città di Turi, minacciata dai Lucani. Mentre passava davanti alla città di Taranto, senza nulla dover temere da quella parte, la piccola formazione romana venne sottoposta a quel proditorio attacco della flotta tarantina che determinò - dopo alcune vane ambascerie - la gue

contro il suo alleato Pirro)TP

382

PT.

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 88-90)