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3.1 ‘Nec foedera sunto’.

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 44-46)

“Tum vos, o Tyrii, stirpem et genus omne futurum exercete odiis, cinerique haec mittite nostro munera. Nullus amor populis, nec foedera sunto.

dello scoppio del conflitto contro Cartagine fosse quanto mai viva. Il poeta di Andes pertanto, tenta di ‘salvare il salvabile’ celando con un velo di Maya l’abbastanza evidente responsabilità romana con l’eterno e imperituro odio che la colonia tiria nutriva, e avrebbe in

vanti a una guerra che, in fin dei conti, nasceva a causa dell’ostilità insita della sua

la storia romana.

pia di consoli dopo il vesciamento della monarchiaTP PT; (era, soggiunge, lo stesso anno in cui venne consacrato il

mpio di Giove Capitolino e precedette di ventotto anni l’invasione della Grecia europea ad pera di Serse (480 a.C.)140; Polibio non data, invece, il secondo trattato e data il terzo, ce, due trattati (uno nel 348 che sostiene essere il ‘primo della

TP PT entre la tradizione annalistica romana confluita in Livio ne

conosce tre (rispettivamente dal 348TP

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PT, 306TP

144

PT e 278 a.C.TP

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PT), presupponendo però, nel passo

eterno nutrito, nei confronti della ‘maledetta’ stirpe di Enea.

Ancora una volta, pertanto, l’Urbe sembrava essere costretta dagli eventi piuttosto che dalla propria volontà.

Difronte all’ ‘odio punico’ Roma, a questo punto, sembra anche innocente agli occhi della storia da

nemica africana. Questa del resto era la richiesta di Didone morente. Cartagine non poteva, né mai avrebbe dovuto avere, alcun legame di amicizia o di alleanza con la fondazione del traditore Enea; ma che anzi ogni generazione punica fosse stata nemica di quella capitolina. Stando così le cose, a quanto pare, in base alla propaganda augustea del I sec. a.C., Roma nel 264 a.C. aveva poca scelta. Eppure sembra un po’ ironico leggere quel ‘nec foedera sunto’ ovvero ‘non ci siano mai trattati in futuro’ (ovviamente tra Roma e Cartagine) e notare, al contrario, come siano proprio i foedera romano-punici a costituire uno tra i più intricati problemi filogici del

Le notizie pervenuteci su questa serie di trattati pongono, infatti, diversi problemi. Polibio fornisce una lista che sostiene essere completa, dei trattati romano-cartaginesi antecedenti alla prima guerra punica. Lo storico di Megalopoli data il primo in maniera molto precisa (509- 508 a.C.), nell’anno in cui era in carica a Roma la prima cop

139 ro

te

o TP PT

stipulato nel 278 a.C. alla vigilia della campagna condotta da Pirro in SiciliaTP

141

PT.

Diodoro Siculo conosce, inve erie’ e l’altro nel 278)142, m s

TP

139

PT Polib., III, 22. cfr. A.J.TOYNBEE, L’eredità di Annibale, Torino 1981, p. 662; R.WERNER, Der Beginn der romischen Republik, Munchen-Wien 1963, pp. 113-119, 307-310 e 369 avanza l’ipotesi che Polibio ricavasse

questa datazione da Catone, il quale, a sua volta, l’avrebbe inventata. Polibio dice che erano consoli L.Giunio Bruto e M. Orazio; F.SCHACHERMEYR, Die romisch-punischen Vertage, in “Rhein. Mus.”, LXXXIX, 1930, p.

351, fa notare che non è mai esistito un console di nome L. Giunio Bruto e che quindi la datazione del trattato da parte di Polibio sulla base di questo falso consolato non può essere stata ricavata dalla tavola bronzea conservata nel tesoro degli edili, sulla quale stando a Polibio (III, 26) era inciso il testo del trattato. Su questo punto Schachermeyr segue l’opinione di E.TAUBLER, Imperium Romanum, I, Berlin-Leipzig 1913, p. 271. Egli ritiene

probabile che il trattato fosse privo della data, dal momento che questa era forse la regola presso i Cartaginesi, come anche presso i Greci e il trattato, secondo lo storico, è redatto nella forma in uso presso i Cartaginesi. Inoltre egli avanza anche l’ipotesi che (p. 271) che la datazione di Polibio potrebbe essere stata ricavata da Catone alla stregua di Schachermeyr (Die romisch-punischen Vertage, cit., pp. 352-353) il quale ritiene anche che nessuno dei tre trattati poliziani recasse una data sulle tavole sulle quali erano iscritti. Egli ritiene inoltre (p. 352) che quando pubblicò la seconda parte delle sue Origines, catone conoscesse tutti e tre i trattati e li menzionasse nella sua opera. H.NISSEN, Die romisch-karthagischen Bundnisse, in “Jahrb. F. class. Philol.” , XIII, 1867, pp. 321-332., d’altra parte (p. 329) ritiene che Polibio non abbia ricavato i testi dei suoi trattati da alcuna opera letteraria, né di Catone, né di altri.

TP

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PT Polib, III, 22. egli colloca il primo anno di regime repubblicano a Roma almeno due anni prima rispetto alla

cronologia romana tradizionale, che lo pone nel 509 a.C.

TP

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PT Polib., III, 25 “Prima che i Cartaginesi iniziassero la guerra per il possesso della Sicilia”; A.PASSERINI, Sulle trattative deio Romani con Pirro, in “Athenaeum”, XXXI, 1943, pp. 92-122, data la conclusione di questo

trattato agli inizi della stagione propizia per la navigazione del 278 a.C. Egli ritiene che non sia stato concluso in occasione della visita a Roma dell’ammiraglio cartaginese Magone. Lo studioso data, infatti, questa visita di Magone alla fine della stagione propizia per la navigazione dell’anno 279; cfr. P.LEVEQUE, Pyrrhos, Paris 1957,

pp. 408-414.

TP

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PT Diod., XVI, 69; XXIII, 7, 5. TP

143

PT Egli tuttavia lascia il sospetto sull’esistenza anche di un trattato nel 343 a.C. TP

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che si riferisce al trattato del 306, una fonte che forse conosceva un trattato posteriore al 348 a.C.TP

146

PT.

Egli menziona dunque un numero di trattati per il periodo anteriore al 278 a.C., identico a quello di Polibio, ovvero due. Ma il primo dei due trattati liviani è datato non al 509-508 bensì al 348 a.C., nonostante lo stesso Livio parli comunque di foedera vetusta allora esistenti tra Roma e CartagineTP

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PT; inoltre, a proposito del trattato del 306-305 a.C., egli precisa che in

quell’anno il trattato “fu rinnovato per la terza volta”. Tali parole implicano che il trattato del 306-305 a.C. lungi dall’essere il secondo, fosse in realtà il quarto della serie. Coerente con questo computoTP

148

PT, lo storico patavino, infatti, definisce il trattato del 278 a.C. il quinto in

ordine di tempoTP

149

PT.

A questo punto resterebbe da chiarire un primo punto ovvero la validità storica del trattato del 509 riportato da Polibio, ma da alcuna altra fonte, l’esistenza del trattato del 306 (negata da Polibio ma affermata da Livio) e infine se non vi siano altri trattati dimenticati da ambo gli storici, come dimostrerebbero alcune imprecisioni da parte di Livio.

3.2. Il primo trattato romano-punico: Il commercio e la marineria romana

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 44-46)