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La fondazione di Roma

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 30-34)

DALLA FONDAZIONE DELLA REPUBBLICA ALLA GUERRA TARANTINA

2.1 La fondazione di Roma

Nell’antichità, considerate le difficoltà nelle comunicazione terrestri dovute alla scarsità di strade, le vie più usate per i traffici erano certamente quelle fluviali, oltre a quelle marittime. Esistevano inoltre problemi di difesa che anche i primi insediamenti umani non potevano ignorare. Per esempio le principali città etrusche, esclusa Populonia, erano costruite in zone atte alla difesa e lontane dal mare.

I porti etruschi erano, pertanto, né più né meno che piccoli insediamenti costieriTP

70

PT:

Questa scelta topografica per gli insediamenti etruschi è da tenere presente anche per quanto riguarda la fondazione di Roma e il relativo porto di Ostia, che ne riproducono la prassi. Anche se l’idrografia dell’antico Lazio era quasi certamente diversa da quella attuale è indubbio che il fiume più importante della costa tirrenica dell’Italia centrale fosse, ed è attualmente, il Tevere.

A circa venti chilometri dalla foce di allora (l’attuale linea di costa è avanzata verso il mare per riporti alluvionali) il Tevere scorre in una valle che presenta caratteristiche particolari. Le caratteristiche topografiche di questo tratto tiberino sono essenziali per comprendere la storia sia dell’insediamento primitivo sia dello sviluppo successivo dell’Urbe.

Sul lato destro del fiume abbiamo la presenza di quattro colli che si succedono quasi parallelamente al fiume stesso: Monte Mario, Vaticano, Gianicolo, Monte Verde. Il lato sinistro è invece molto più frastagliato con una successione di colli più ravvicinata di quelli della riva destra, particolare importante per la possibilità di inserimento di più di un colle in quella che sarà la cinta fortificata della città.

In effetti si possono considerare due distinte formazioni collinari: i contrafforti del Pincio, Quirinale, Viminale, Cispio, Oppio e Celio e più vicini al fiume i colli del Campidoglio, Palatino (con la propaggine del G

Il fiume, proprio in corrispondenza del Campidoglio, fa una stretta ansa e al centro dell’alveo si presenta l’isola Tiberina. Ciò significa che la corrente sul ramo di destra del fiume risulta piuttosto forte, mentre era più debole nel ramo sinistro. Poco a valle dell’isola Tiberina fu costruito fin da tempi remoti, un ponte - il ponte Sublicius - che così collegava la riva laziale

TP

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PT Basti pensare all’ubicazione di essi in relazione alle rispettive città: Gravisca per Tarquinia, Pyrgi per Cere, Regisvilla per Vulci.

Nord-Ovest.

Recenti ricerche nella “Area sacra di Sant’Omobono” contenente il duplice Tempio della

che le due divinità italiche -

ater Matuta e Fortuna - erano probabilmente protettrici dei naviganti. Nel Foro Boario si

parla quasi

o lo sfruttamento del legname dei

è ssibile ritenere che queste attività siano state, almeno in parte, alla base della

enne con la dotti locali con

e e diventa una piazza di 73

rme, quelle dei re d’origine etrusca,

mani apprendessero direttamente, in

loco, le novità legislative di Solone e che tale apporto fosse più legato alla secolare tradizione

Muter Matuta e della Fortuna. ... hanno mostrato che le sue adiacenze erano frequentate sin dalla media età del bronzo (XVI sec. a.C.)”TP

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PT. L’area di Sant’Omobono è subito alle spalle di

quello che era il porto fluviale del foro Boario e si deve notare

M

praticava anche il culto di Ercole, invocato come il dio greco dei commerci, culto che risulta uno dei più antichi. In altre parole gli insediamenti sui colli di Roma, specialmente sul Palatino - pur nella insufficienza di fonti sicure - dovevano aver avuto almeno anche una funzione di carattere commerciale. È vero che la tradizione delle origini di Roma

esclusivamente di una civiltà di pastori, ma esistono innumerevoli reperti archeologici che ci dimostrano l’intensità, fin d’allora, dei traffici greci e fenici nell’area a cavallo della zona tiberina che include i colli di Roma.

Inoltre si hanno riferimenti archeologici che ci conferman

boschi che coprivano le alture e anche le zone pianeggianti; legname che in gran parte doveva essere esportato per le costruzioni navali. È vero che tutto ciò non significa che il commercio marittimo fosse in mano agli abitanti dei colli, anzi quasi certamente all’epoca non lo era.

uttavia po T

formazione di una struttura urbana ormai concordemente collocata nel VII sec.

Alla metà di quel secolo, infatti, erano certamente abitati Palatino, Esquilino, Quirinale e forse anche Aventino e Celio. L’attività economica doveva essere quasi esclusivamente la pastorizia e pochissimi dovevano essere i contatti con l’esterno.

“Roma non aveva unità topografica: a causa delle depressioni e delle paludi, che li separavano i differenti gruppi di capanne dovevano avere tra loro comunicazioni difficili e precarie: non era quindi possibile un’unità urbana. Di questo gruppo di abitazioni gli Etruschi fecero una città, nel doppio senso materiale e morale: ma ciò tuttavia non avvenne di colpo, né in un sol giorno”TP

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PT,

ci vollero in atti circa 150 anni. Quasi certamente l’inizio di qf uesto processo avv scelta dell’area del Foro come centro commerciale per lo scambio dei pro quelli importati per via di mare da mercanti fenici o greci.

“Il Foro cominciò ad essere occupato da capanne nel VII secolo. Poco dopo il 600 a.C. avviene una profonda trasformazione urbanistica. Il Foro si libera di tombe e capann

mercato”TP PT.

el VI secolo, inoltre, si assiste a tutta una serie di rifo N

che dimostrano un diretto collegamento con il mondo greco: la tradizione attribuisce a Servio Tullo, fra l’altro, innovazioni politico-sociali molto simili a quelle che, proprio all’inizio del VI secolo, Solone introduceva ad Atene. Questo fatto ci sembra particolarmente significativo in quanto sarebbe difficile pensare che i mutamenti politico-sociali ateniesi arrivassero a Roma così rapidamente per interposta persona: i commercianti greci dell’Italia meridionale. Sembra, invece, molto più probabile che i cittadini ro

TP

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PT “The Seaborne Commerce of Ancient Rome: Studies in Archaeology and History”, American Academy in

Rome, 1980 p. 44.

TP

72

PT F.TAMBORINI, La vita economica nella Roma degli ultimi Re, in “Athenaeum” ottobre 1930, p. 302 TP

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PT A.MOMIGLIANO, La questione delle origini di Roma, in “Cultura e Scuola 211162,” ora anche in “Roma

marittima estrusca, la quale più volte si era misurata tanto con i Greci quanto con gli stessi CartaginesiTP

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PT, che ne riferì di prima mano alla Roma serviana.

È comunque in questi anni che si riscontra un’attività edilizia notevole come

“... il rifacimento dell’edificio della Regia (la cosiddetta “terza” Regia) e degli impianti del Comizio ... In pari tempo vediamo moltiplicarsi e arricchirsi straordinariamente i depositi danari votivi delle

ree sacre: in particolare il Foro sotto il Lapis Niger e a S. Omobono”TP

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PT.

tanto preziose donazioni? he tutto questo non venisse solo da bottini di guerra è dimostrato da Livio77 quando afferma

la Tamborini scrive:

rinnovare in gran parte certamente anche le case privateTP

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PT“.

per le carene delle

e e,

mi anni del V secolo (cioè subito dopo la fondazione della Repubblica)

difficoltà di interpretazione” perché “.. questi templi rappresentano ovviamente anche un movimento

a

“La suggestione più diretta si manifesta nelle importazioni che in larghissima misura caratterizzano la parte più scelta e preziosa delle offerte alle divinità...”TP

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PT.

Sarebbe ora opportuno chiedersi donde provenissero all’Urbe i fondi necessari a tutte queste innovazioni, costruzioni e per quale motivo i templi pullulassero di

C TP PT

che “...il ricavo del bottino di Pomezia che era stato destinato al compimento di tutta l’opera [il tempio di Giovel, bastò appena per le fondamenta”.

Inoltre sempre a parere di LivioTP

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PT, i Tarquini sembramo aver attuato la cosiddetta ‘politica dei

lavori pubblici’ dal momento che “così intento a edificare il tempio con lavoratori fatti venire

da tutta l’Etruria, [ il re] non solo usò per questo danaro pubblico ma operai anche della plebe.”

L’elencazione degli edifici che furono costruiti in questo periodo è impressionante. Dopo averli enumerati

“Questa lunga elencazione di edifici dell’epoca regia in Roma ha un suo particolare significato. Se sono infatti così numerose anche le costruzioni di cui noi, dopo ventisei secoli, possiamo ritrovare qualche sparso membro nel terreno e postulare l’esistenza, non è difficile immaginarsi quale febbrile attività edilizia dovette manifestarsi in Roma all’epoca dei Tarquini, tanto più se si considera che oltre al lavoro di costruzione delle mura, che data la grandezza della città, era di somma importanza, si dovettero

Solo il commercio, a qualsiasi genere di prodotto si dedicasse, lana, legnameTP

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PT afferma che le

foreste attorno a Roma producevano un albero detto oxìe (faggio), usato

navi etrusche. Il legname era quindi certamente merce d’esportazione], molto meno probabili i prodotti agricoli, e vedremo perché, poteva fornire quel danaro pubblico (col quale occorreva anche pagare gli operai della plebe) per la costruzione delle opere pubblich soprattutto, del muro. Momigliano riconosce che il rapido moltiplicarsi della costruzione dei templi nei pri

costituisce una

di capitale e di lavoro eccezionale... ne consegue... o l’emigrazione a Roma di maestranze dell’Etruria e della Magna Grecia o la formazione di maestranze locali. In entrambi i casi, che non si escludono a vicenda, penetrò in Roma un fermento nuovo politico ed economico. Ma se ci è ignota l’origine delle maestranze, ancor più oscura è l’origine dei capitali ingenti che occorsero per portare a termine quei

TP

74

PT Si ricordi a questo proposito la celebre battaglia di Alalia del 540 a.C. combattuta nel Mediterraneo dalla

coalizione etrusco-punica contro i Greci Focesi.

TP

75

PT M.PALLOTTINO, Origini e storia primitiva di Rorna, cit., p. 233. TP

76

PT M.PALLOTTINO, Origini e storia primitiva di Rorna, cit., p. 233. TP 77 PT Liv., I, 55. TP 78 PT Liv., I, 56. TP 79

PT F.TAMBORINI, La vita economica nella Roma degli ultimi Re, cit, p. 456-457. TP

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templi”TP

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PT.

Starr è, invece, molto più esplicito: “ […] there is adeguate evidence that Roman potters,

smiths and other craftsmen made products that could be sold abroad”TP

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PT.

Sembpra evidente, a questo punto, che solo il commercio potesse fornire guadagni così rapidi e consistenti per le casse dello Stato. E perché fossero rapidi e consistenti occorreva che, almeno in parte, questo commercio cominciasse ad essere nelle mani di cittadini romani. D’altronde “Nei suoi antichissimi primordi Roma era stata certamente una città

marinara”TP

83

PT.

Anche gli antichi si resero conto dell’importanza commerciale della posizione nella quale era

za con

rata a Lucumone una città dalle

a Roma, che allora era mpiamente coperta da boschi, potesse fornire sufficienti prodotti per non solo sostenere la opolazione, bensì anche per l’esportazione.

ente solo viti e olivi. Ora,

stata costruita la città; LivioTP

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PT fa dire a Camillo:

“Non certo a caso gli Dei e gli uomini prescelsero questi luoghi per fondarvi una città: colline saluberrimi, un fiume opportunissimo per convogliarvi i prodotti delle regioni interne e per riceverne le importazioni marittime, in località vicino al mare quanto basta per le nostre necessità, ma non tanto da esporci al pericolo di incursioni di navi straniere, nel cuore dell’Italia, favorevole quant’ altre mai allo sviluppo di una città”.

Un altro esempio può essere ricavato dal racconto che Dionigi di Alicarnasso fa del caso di DemaratoTP

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PT. Mercante corinzio egli si trasferisce in Etruria al tempo della tirannide di Cispelo

a Corinto, ma suo figlio LucumoneTP

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PT sceglierà, dopo la morte del padre, di trasferirsi a Roma.

Lucumone diverrà, almeno stando al racconto di Dionigi, Tarquinio Prisco.

Questo è un chiaro esempio di una famiglia di mercanti che sceglie il luogo di residen

evidente interesse finanziario e commerciale. Se Lucumone abbandona l’Etruria, che era ancora un’area commerciale importante, per Roma, deve aver avuto buoni motivi di carattere

rima di tutto pecuniario. Ovvero: Roma deve essere semb p

prospettive commerciali migliori di quelle etrusche. E, come abbiamo visto, è proprio con i re etruschi, che l’economia romana ricevette nuovi, importanti impulsi.

Non per nulla la tradizione attribuisce ad Anco Marzio la fondazione di OstiaTP

87

PT.

Ormai si concorda sulla storicità delle mura serviane che includevano già sia il Quirinale sia il Campidoglio e, secondo il BelochTP

88

PT,1’area della città arrivava a 285 ettari mentre prima

dell’arrivo dei re etruschi sarebbe stata di 156 ettari. La popolazione, al tempo degli ultimi re, viene calcolata in circa 30.000 anime.

Ciò significa che”già nel VI secolo [Roma] eguagliava le grandi città manifatturiere di

Corinto e di Atene”TP

89

PT. Una popolazione di queste dimensioni non poteva certamente vivere di

pastorizia e, nonostante il probabile incremento della produzione agricola conseguente agli nsegnamenti etruschi, è difficile pensare che la zona attorno

i a p

D’altro canto le colture dei colli potevano essere principalm

TP

81

PT A.MOMOIGLIANO, Roma Arcaica, p. 235. TP

82

PT C.G.STARR, The Influence of Sea-Power on Ancient History, cit., p. 55. TP

83

PT T.MOMMSEN, Storia di Roma;cit., VII, p. 15. TP

84

PT Liv., V, 54. TP

85

PT Dionis. Hal., III, 46-47; da “Dionisio di Alicarnasso - Storia di Roma arcaica (Le Antichità romane)”,

Floriana Cantarelli (a cura di), Rusconi Libri, Milano, 1984.

TP

86

PT Si ricordi che il lucumone era anche la più alta magistratura etrusca. TP

87

PT Liv., I, 23. TP

88

PT F.TAMBORINI, La vita economica nella Roma degli ultimi Re, cit., p. 209. TP

89

“...secondo il Billiard la viticoltura non ebbe vera importanza nel Lazio che verso la metà del IV secolo. La cultura dell’olivo è posteriore a quella della vite...”TP

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PT.

L’opera della Tamborini dimostra, senza ombra di dubbio, che la Roma del VI secolo non potesse non essere, un già ai tempi dei Tarquini, un valido centro mercantile e manifatturiero. E, sebbene non molto propenso a dare a Roma la patente di centro manifatturiero (...we bave

some difficulty in ascertaining, what these [products for bartering] could bave been.)TP

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PT,

anche T. Frank è costretto a riconoscere che “Rome had grown so populous that sea-farers

must have resorted to her market-place whenever possible...” e ad aggiungere che “At any

ennero infatti trasformate in divinità marine,

re, era necessario il controllo della fascia costiera: questa venne conquistata dal quarto re di Roma, Anco Marcio (640-616 a.C.), a cui viene attribuita la costruzione di un porto alla foce del Tevere, ove lo stesso re fondò la

rate Latium must have exported copper since the Latin word nummus came to be current in Sicily for money”TP

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PT. Si può solo aggiungere: “Che in Roma abbiano lavorato bronzisti o calderai è dimostrato dal fatto che dai sepolcreti dell’Esquilino proviene una serie abbastanza ricca di tripodi che hanno caratteristiche loro proprie”TP

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PT.

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 30-34)