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Gli eventi navali del I sec tra Silla, Lucullo e Pompeo

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 136-139)

ROMA DOPO LA DISTRUZIONE DI CARTAGINE: GUERRE MITRIDATICHE, SILLA; LUCULLO, POMPEO

7.2. Gli eventi navali del I sec tra Silla, Lucullo e Pompeo

Considerando fra gli eventi che seguirono, quelli di maggiore spicco sotto l’ottica navale e marittima, si vede bene che il momento di effettiva crisi si verificò proprio all’inizio della I guerra Mitridatica (88-84), in cui Silla si trovò - primo ed unico fra i comandanti in capo romani - a dover condurre la prima fase di una grande operazione oltremare senza disporre di una propria flotta; la situazione era peraltro stata aggravata da Mitridate che aveva promosso, in quegli anni, un’abnorme proliferazione della pirateria, che agiva a suo favore. Come si è già accennato, la forza navale costituita dalle navi alleate recuperate da Lucullo e dalla flotta

romana fatta costruire da Silla consentì a quest’ultimo di sbarcare in Asia minore e di ricevere

la resa di Mitridate, che rientrò nel suo regno dopo aver consegnato ai Romani 70 navi da guerra. Silla ebbe poi a disposizione ben 1200 navi per trasferire il suo esercito da Durazzo a Brindisi. Lucullo esercitò quindi il comando della III guerra Mitridatica (74-66) in cui si avvalse sia di una flotta procuratagli dalla provincia romana d’Asia, sia di una nuova flotta ch’egli stesso fece costruire: sbaragliò le flotte di Mitridate, costringendolo alla fuga, e s’impadronì delle

n

comando supremo della guerra Piratica (67), aveva rastrellato con 500 navi l’intero Mediterraneo liberandolo dalla piaga della pirateria cilicia. Ciò fece dire a Cicerone, circa dieci anni dopo:

“Già da lungo tempo noi vediamo che quel mare immenso, i cui movimenti tumultuosi avevano non solamente interrotto le corse dei nostri vascelli, ma arrestata ogni comunicazione fra le nostre città e le nostre armate, noi vediamo che quel mare, grazie al valore di Pompeo […] dall’Oceano fino all’estremità del Ponto è sicuro e tranquillo come fosse un porto solo e ben chiusoTP

555

PT“.

Lo stesso Pompeo Magno portò quindi a termine la III guerra Mitridatica (66-64), avvalendosi pienamente dell’acquisito dominio del mare: “Pompeo, disseminata l’intera flotta a guardia

del mare tra la Fenicia e il Bosforo [CimmerioTP

556

PT], mosse all’attacco di MitridateTP

557

PT“. Nel

corso delle sue due felicissime campagne (contro i pirati ed in medio-oriente), Pompeo catturò ben 800 navi da guerra, di cui 700 vennero condotte nei porti d’Italia. Nella formula ufficiale del trionfo venne esplicitamente scritto ch’egli aveva “restituito il dominio del mare [in latino: “imperium maris”] al popolo romanoTP

558

PT“. Venne poi Giulio Cesare, reduce da

TP 553 PT Strab., III, 1, 9. TP 554 PT Strab., III, 5, 11. TP 555

PT Cic., De prov. cons., 12; da “Orazioni di Cicerone”, versione di Luigi Filippi, Collezione Romana diretta da

Ettore Romagnoli della Reale Accademia d’Italia, Villasanta (Milano), 1929-VIII.

TP

556

PT Il Bosforo Cimmerio è l’odierno stretto di Kerc, fra il mar Nero ed il mare d’Azov. TP 557 PT Plut., Pomp., 32. TP 558 PT Plin., N.H., VII, 26.

esaltanti imprese navali sulle acque dell’Oceano: la vittoria navale riportata nelle acque della Bretagna (nel 56 a.C.) contro la poderosa flotta di 220 navi della coalizione “Armoricana” (tutte le popolazioni della regione costiera della Gallia settentrionale, fra la Loira ed il Reno) ed i due sbarchi navali in Britannia (anni 55 e 54). Allo scoppio della guerra civile contro Pompeo egli si imbatté nella ostilità di Marsiglia; dispose pertanto che la città fosse assediata e sottoposta al blocco navale (estate 49) da parte della flotta di Decimo Bruto: i Romani attuarono un blocco efficace e riportarono due vittorie navali sulla flotta marsigliese (acque di Marsiglia e di Taurento); ciò indusse la città ad arrendersi poco dopo, rinunciando al suo

olo di potenza marittima (era l’ultima, nel Mediterraneo occidentale, ad essersi mantenuta

portanza le vittorie navali successivamente ottenute da ttaviano, grazie al genio del suo grande ammiraglio Marco Agrippa, contro le flotte

iratiche ricostituite da Sesto Pompeo (vinte a Milazzo e sbaragliate a Nauloco, il 3 settembre

6 a.C.) e contro la flotta egizia di Antonio e Cleopatra (Azio, 2 settembre 31 a.C.): tali cellarono le ultime due potenze navali (entrambe temibilissime), non soggette a oma, esistenti nel Mediterraneo.

del re Nicomede

o di battaglia e Plutarco arriva a dire che

ru

fino ad allora indipendente da Roma, ancorché tradizionalmente amica ed alleata). Tralasciamo le altre vicende navali di questa guerra civile, poiché non ebbero dirette implicazioni sul potere marittimo di Roma, salvo la tendenza verso un costante potenziamento delle risorse navali da guerra:

“Les guerres civiles de la fin de la République ont vu un accroissement considérable des forces navales disponibles en Méditerranée: dans la mesure où le contrôle de la mer était indispensable pour transporter des troupes et s’assurer la maîtrise de l’Empire, chacun des adversaires a cherché à développer sa puissance maritime: Pompée d’abord, puis César, Sextus Pompée, enfin Antoine et Octave ont disposé d’effectifs non négligeables, en constante augmentationTP

559

PT“.

Sono invece di fondamentale im O p 3 vittorie can R

7.3. Silla

Mentre a il dualismo Mario/Silla cominciava ad assumere quelle caratteristiche che da lì a poco avrebbero portato alla guerra civile, in oriente cominciavano a soffiare i primi venti di guerra tra gli Stati satelliti di Roma a causa dell’espansionismo del re del Ponto Mitridate VI Eupatore, ultimo erede di una dinastia persiana e a capo di un grande regno che aveva il suo fulcro sul Mar Nero, il quale contendeva proprio la Cappadocia alla Bitinia

III. Mario, dal canto suo, “non era fatto per la politica e doveva la sua ascesa alle guerre:

quindi, ritenendo che l’iniziazione e il riposo facessero appassire a poco a poco la sua gloria, cercava di suscitare nuove guerreTP

560

PT“. In sostanza, il vecchio condottiero studiava il teatro di

quello che avrebbe potuto essere il suo prossimo teatr

non esitò addirittura a fidare il re pontico a divenire più potente dei Romani.

Silla, nel frattempo non era riuscito a raccogliere i frutti che si augurava di trarre dai suoi successi militari e diplomatici: “alla soglia dei quarant’anni si vide bocciare la pretura, in un

periodo indefinito tra il 99 e il 95 a.C. per il resto la sua carriera, nel decennio che precedette la guerra sociale, è piuttosto oscuraTP

561

PT“.

Carica certa fu quella di propretore di Cilicia, regione attraverso la quale era possibile controllare le mosse di Mitridate. Un lavoro molto delicato: Silla avrebbe dovuto occuparsi di

TP

559

PT M.REDDE, Mare Nostrum: Les infrastructures, le dispositif et l’histoire de la Marine Militaire sous l’Empire Romain, cit., p. 189. TP 560 PT Plut., Mar., 31. TP 561

fronteggiare i pirati che agivano lungo le coste cilicie, bloccare lo stesso Mitridate e reinsediare sul trono della Cappadocia un filoromano, Ariobarzane, in esilio a Roma dopo che al suo posto il re del Ponto aveva insediato il proprio figlio.

Pare che l’operato di Silla fosse stato ottimo: oltre a ristabilire sul trono Ariobarzane con una

rti. Si dice che in quell’occasione, un astrologo partico dopo aver scrutato il volto i Silla, gli predisse un grande avvenire, stupendosi di “come ancora potesse tollerare di non

].

ttendevano al varco i nemici […]. Il

vevano indotto il nuovo re di Bitinia,

ncesse lei stessa il pretesto per un attacco diretto: i suoi eserciti

egno di

passo era breve.

esero a contrastare tra di

ulla guerra civile è solo opportuno notare come in essa cominciò ad

rtata superiore. Gneo Pompeo.

efficace campagna contro i Cappadoci, Silla si spinse fino all’Eufrate, che segnava il confine tra la Cappadocia e l’Armenia e instaurò, primo tra i Romani, relazioni diplomatiche con il regno dei Pa

d

essere il primo in assolutoTP

562

PT“.

Ma il destino di Silla non tardò a mostrare la veridicità di quelle parole: la guerra sociale 2ricca di avvenimenti e di alterne vicende, procurò a Silla tanta reputazione quanto ne tolse a MarioTP

563

PT“.

“Si sa che combattè sotto il console Lucio Giulio Cesare fin dal 90 a.C. ad Isernia, alla quale prestò soccorso mentre era assediata dalle truppe nemiche e contro i Marsi. L’anno seguente, in primavere operò in Campania, espugnando Stabia e Pompei dove fu sorpreso da un esercito sannita di cui attaccò per primo il campo, per non essere preso in mezzo: rimediò una sconfitta ma seppe rifarsi

mmediatamente dopo, quando il suo esercito fu ricompattato grazie al ritorno dell cavalleria [… i

Successivamente, nel corso dell’estate, il legato diede addosso agli Irpini, assediando la loro roccaforte di Eclano. […] Conquistata anche la roccaforte di Compsa e tolte così ai Sanniti le loro basi sul versante tirrenico, subito dopo mosse verso quello adriatico, alla volta del Sannio, nel quale penetrò aggirando le postazioni dove i temibili guerrieri sanniti a

centro nevralgico della resistenza sannita era però Boviano, cittadina dotata di ben tre roccheTP

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PT

attaccata su tre fronti Boviano fu espugnata e il cinquant’enne Silla tornato a Roma in trionfo raggiunse il consolato e il comando della campagna contro Mitridate, che si preannunciava ben più interessante dell’estinguere gli ultimi focolai italici.

In Asia, infatti, la situazione era precipitata a causa della venalità dei commissari romani che nella prospettiva di un ricco bottino nel Ponto a

Nicomede IV, loro creditore, ad attaccare Mitridate. Se fino ad allora il re pontico aveva agito con una certa cautela, Roma co

sconfissero sconfissero in rapida successione quelli della Bitinia e le scarse truppe a disposizione del governatore della Provincia d’Asia, che altro non era se non il r

Pergamo lasciato in eredità a Roma fin dal 133 a.C.

La provincia cadde ben presto in suo potere e di lì alla grecia, dove c’era chi invocava il suo intervento, il

Eppure Roma fu costretta ad affrontare una guerra in Oriente di enorme portata nonostante le guerre intestine che già affliggevano la città, a causa del ritorno in scena di MarioTP

565

PT.

Racconta Appiano che “da allora, i capifazione [Mario e Silla] pr

loro con grandi eserciti proprio come in una guerra e la patria giacque nel mezzo come un premioTP

566

PT“.

Tralasciando i dettagli s

evidenziarsi il genio militare di un uomo che, tra le fila di Silla, di lì a poco avrebbe condotto l’Urbe in un’altra guerra civile di po

TP 562 PT Plut., Silla, 5. TP 563 PT Plut., Mar., 33. TP 564

PT A. FREDIANI, I Grandi generali di Roma Antica, I volti della storia, cit., p. 146. TP

565

PT In tal proposito il giurista Floro (II, 9, 6) nell’introdurre le cause della guerra civile tra Mario e Silla non

sembra avere dubbi: “l’origine e la causa della guerra fu l’insaziabile desiderio di onori di Mario, quando sollecitò in virtù della legge Sulpicia la provincia già affidata a Silla”.

TP

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Mitridate, intanto, rompendo ogni indugio, aveva dato ordine che tutti i Romani e Italici presenti nella Provincia d’Asia fossero massacrati simbolo di quanto fosse flebile l’autorità romana in quella zona.

La marcia diplomatica del re del ponto giunse dalla Tracia alla Macedonia fino in Grecia, lì dove era atteso come un liberatore.

Alla morte di Mario Silla era sbarcato in Grecia con cinque legioni e 6.000 cavalieri, ella acedonia, Bruttio sura, che aveva già sconfitto il principale generale di Mitridate, Archelao, tre successive battaglia in Beozia, presso Cheronea. Grazie alle prime vittorie romane tutta Grecia settentrionale inviò delegazioni a Silla per rinnovare fedeltà a Roma, permettendogli

ssaglia.

ai Pontici, assieme alla capitale Atene e al porto del Pireo.

; inoltre la dispersione delle sue forze lo obbligava ad assalire il pireo, di

lutarco racconta di 10.000 coppie di muli che ogni giorno mettevano in funzione le macchine elliche del generale – che si sforzavano di abbattere le mura di Pericle, alte 17 metri e in ietra quadrangolare – del disboscamento dei boschi sacri e dei platani che attorniavano ltre ai greci i tesori sacri dei ntuari di Epidauro e OlimpiaTP PT.

ra i luogotenenti nei quali Silla ripose in ogni frangente la maggiore fiducia va annoverato

congedando l’uomo cui doveva la difesa della penisola, il valoroso legato del pretore d M

in la

di approvvigionarsi in Etolia e Te L’Attica restava però in mano

Nel documento Maritima : Roma sul mare (pagine 136-139)