LA PIRATERIA NEL MEDITERRANEO: POMPEO E L’IMPERIUM CONTRO I PIRATI; SESTO POMPEO.
8.2. Pompeo e l’ imperium contro i pirat
“Questo tipo di pirateria si diffuse per tutto il NOSTRO MARE, sicchè esso divenne impraticabile per i naviganti e inaccessibile per ogni commercio. Questo soprattutto fece decidere i Romani, angustiati dal problema degli approvvigionamenti e che temevano una grave carestia, a inviare Pompeo per liberare il mare dai piratiTP
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PT“.
Nel I sec. d.C., ovvero il periodo in cui scrive Plutarco, a buon diritto il Mediterraneo era considerato Mare Nostrum. Probabilmente lo stesso spirito non doveva mancare ai Romani un secolo prima quando nel 67 a.C. Pompeo raccolse i frutti della sua opera politica di favore nei confronti dei populares vedendosi proporre dal tribuno della plebe Aulo Gabinio, amicus di PompeoTP
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PT un comando straordinario di proporzioni mai viste in precedenza.
Nell’81 egli aveva già affrontato il mare, quando, per ordine di Silla, fu costretto ad affidare a Gaio MemmioTP
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PT il governo della Sicilia, per affrontare DomizioTP
640
PT, in Africa in un doppio
scontro terrestre navale con una flotta imponenteTP
641
PT.
A lui quattordici anni dopo, i populares affidarono un’autorità triennale, pari a quella di tutti i governatori provinciali, su tutto il Mediterraneo, e per 80 km all’interno delle coste, ovvero più o meno per quanto si estendeva l’impero di Roma; inoltre egli avrebbe avuto a disposizione 200 navi, una sovvenzione di 6.000 talenti e la possibilità di scegliersi 15 luogotenenti: “una legge – afferma Plutarco – che gli conferiva non dico il comando della
flotta, ma addirittura un potere assoluto e universale, sottratto a ogni controlloTP
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PT“.
Il tribuno aveva fatto poi esplicito riferimento a Pompeo come l’unico Romano in grado di esercitare quel comando, mentre lo stesso Pompeo faceva finta di essere disinteressato a vedersi assegnato “un simile fardello”.
È facile immaginarsi la reazione del senato a una simile proposta ma alla fine la legge non fu solo approvata, ma anche estesa fino a permettere a Pompeo la disponibilità di 500 navi, 120.000 uomini e 5.000 cavalieri, oltre alla scelta di 24 legati e 2 questori per una profondità TP 637 PT Plut., Pomp., 25, 1-2. TP 638
PT A. Gabinio, console nel 58, era tribuno della plebe nel 67. la legge da lui proposta, che conferiva a Pompeo
poteri straordinari è nota come lex (o rogatio) Gabinia, de uno imperatore contra praedones costituendo; Plut.,
Pomp., 25, 3: ”Gabinio, uno degli amici di Pompeo propose una legge che gli concedeva non il solop comando
della flotta, ma senz’altro il comando assoluto e un’autorità incontrollata su tutti”.
TP
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PT Plut., Pomp., 11, 1-3; C. Memmio, cui Pompeo partendo nell’81 per la sua campna d’Africa affidò la Sicilia,
e del quale era cognato, fu poi questore nel 76 e prestò servizio con Pompeo in Spna, dove attaccò Cartagena Nova e cadde nel 75 nella battaglia sul Turia (cfr. Plut., Sert., 21, 1)
TP
640
PT Plut., Pomp., 11, 1. “il quale aveva raccolto un esercito molto più numeroso di quello con cui poco tempo
prima Mario era passato dall’Africa in Italia, per dominare con esso la vita politica di roma, essendosi trasformato da esule in tiranno”.
TP
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PT Plut., Pomp., 11, 2-3. “Pompeo allora fece in fretta tutti i preparativi, lasciò la Sicilia al governo di Memmio
(che era il marito di sua sorella e salpò con 120 navi da guerra e 800 navi da carico, che trasportavano grano, armi, denaro e macchine da guerra. Quandoi la flotta approdò, in parte a Utica, in parte a Cartagine, settemila uomini si staccarono dal nemico e si unirono a lui: Pompeo guidava sei legioni complete.
TP
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di 70 chilometri (quindi anche Roma ricadeva in questo imperium speciale, essendo distante appena 25 Km. dal mare). “Con questa deliberazione del senato veniva conferito ad un solo
uomo il potere su quasi tutta la terraTP
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PT“
La proposta di legge scatenò un putiferio in Senato, Gabinio stava proponendo di andare oltre alla figura del dittatore, che Roma aveva utilizzato in momenti eccezionali e per periodi limitati. Il potere che sarebbe stato conferito a Pompeo era paragonabile a quello di un imperatore che avrebbe potuto esercitare il suo potere sulla maggior parte dei territori sotto l’influenza di Roma e addirittura su Roma stessa, per un tempo indefinito. Contro la proposta di legge si schierarono in modo deciso gli ottimati guidati da Quinto Lutazio Catulo, Quinto Ortensio e Calpurnio Pisone. Marco Tullio Cicerone rimase in silenzio, senza esprimere un parere, mentre Caio Giulio CesareTP
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PT parlò in favore del provvedimentoTP
645
PT.
Contro il provvedimento, gli ottimati tentarono l’arma del veto tribunizio, ma Roscio Otone si limitò a proporre una condivisione dell’imperium, mentre Trebellio pose inizialmente il veto, ma poi lo ritirò di fronte alla minaccia di essere destituito. E così nel 67 a.C, la proposta di Aulo Gabinio divenne legge.
Pompeo, che aveva atteso la decisione nella sua villa di Albano rientrò a Roma durante al notte e si mise subito a lavorare per preparare la spedizione.
l’entusiasmo e l’aspettativa per i miracoli che avrebbe saputo fare pompeo erano tali che i prezzi dei generi alimentari crollò in un istante.
Nella sua strategia, la prima fase dell’offensiva doveva tendere a riprendere il controllo navale del Mediterraneo, e a tal fine egli divise il mare in tredici settori, divide et impera, affidandoli rispettivamente a uno dei luogotenenti con una flotta e un esercito di fanti e cavalieri; per lui si era riservato il settore più importante, quello decisivo e cioè quello che includeva Creta e la Cilicia, capeggiando una flotta jolly di 60 navi, per dare manforte al settore di volta in volta più impegnato.
Questa strategia si dimostrò subito vincente, le navi dei pirati anche quando riuscivano a sfuggire ad una pattuglia, finivano per essere catturate da un’altra e la sicurezza del Mediterraneo aumentava in modo tangibile.
“Così erano stati disposti i comandanti per attaccare, difendersi, custodire le aree assegnate, intercettare i pirati che corsavano da un settore all’altro, in modo da non allontanarsi molto negli inseguimenti e non essere costretti a girare come in una corsa, rendendo l’impresa interminabile; Pompeo stesso faceva vela verso ciascuno di loroTP
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PT“
Era una dimostrazione di forza, che potè dirsi conclusa con la liberazione dell’intero Mediterraneo in soli quaranta giorni e che consentì la ripresa dell’afflusso granario a Roma. Pompeo, che si dimostrava generoso con chi si arrendeva, specialmente se forniva la propria collaborazione, mieteva successi senza neanche aver bisogno di combattere: erano in tanti ad arrendersi spontaneamente a luiTP
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PT.
TP
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PT Vell. Paterc., II, 31. TP
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PT Plut., Pomp., 25, 8: ”si opposero alla proposta, tranne Cesare, il quale sostenne la legge non perché si curasse
affatto di Pompeo, ma perché voleva fin dall’inizio conciliarsi e conquistare il favore del popolo”.
TP
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PT Così anche Plut., Pomp., 9-11: ‘‘contro di lui e l’enorme potere conferitogli si mossero uno dei due consoli di
quell’anno”. Era il 67, C. Calpurnio Pisone e M. Acilio Glabrione, secondo Dio Cass., XXXVI, 24, 3 fu il primo, e anche Catulo e in seguito L. Roscio Otone, tribuno della plebe, il quale appoggiò il collega L. Trebellio contro la lex Gabinia; Pompeo doveva avera un collega.
TP
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PT App., Mitr., 95 ; Plut., Pomp., 26, 5 : “Comunque egli divise il mare aperto e i vari bacini del Mediterraneo in
tredici settori, assegnò a ciascuno di essi un certo numero di navi ed un comandante e con la flotta così disseminata dappertutto contemporaneamente riusciva ad accerchiare le navi dei pirati che incontrava a gruppi, subito li catturava e li spingeva verso terra”.
TP
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PT Plut., Pomp., 27, 7-8 : « poiché dei pirati che ancora rimanevano e vagavano fuori dei loro covi alcuni si
rivolsero a lui pregandolo, Pompeo li trattò con mitezza, prese in consegna loro e le loro navi e non li trattò male; quelli che rimanevano, nutrendo una buona speranza di salvezza, evitarono gli altri comandandi e si
Ma per estirpare il male dalla radice era opportuno anche puntare contro le basi dei pirati sulla terraferma e, per certi aspetti, il compito di Pompeo fu facilitato dal fatto che “quelli che
riuscivano a disperdersi tempestivamente e a sfuggirgli, andavano a rifugiarsi, convergendo da tutte le parti, in Cilicia, come api in un alveareTP
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PT“.
Tuttavia Pompeo non li attaccò prima di aver completamente liberato il mar Tirreno, quello Libico, quello di Sardegna, di Corsica e di Sicilia, in quaranta giorni in tutto grazie alla propria instancabilitàò e allo zelo dei suoi generaliTP
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PT.
La seconda fase del piano militare di Pompeo fu inaugurata da un deciso attacco, condotto da lui in persona, contro le basi costiere.
La sua strategia proseguì con una politica di tolleranza nei confronti dei pirati che si arrendevano e collaboravano nello scovare i covi in cui riparavano i commilitoni
“e consegnarono le molte armi, alcune pronte, altre in lavorazione, le navi, alcune in cantiere, altre già operative, bronzo e ferro ammassati per tali opere, vele, funi e legname vario, e una moltitudine di prigionieri in attesa di riscatto o per lavoriTP
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PT“.
Valendosi dunque delle informazioni dei prigionieri, Pompeo riuscì a costringere le ultime resistenze, che avevano abbandonato le proprie famiglie asserragliate nei castelli e nelle roccheforti del Tauro, a tentare il tutto per tutto in una grande battaglia nell’estate del 67 a.C. presso Coracesio, l’attuale promontorio di Alaya in CiliciaTP
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PT.
Dopo lo scontro navale seguì l’assedio alla fortezza, arroccata su un’asperità che scendeva a picco sul mare e collegata alla terraferma solo da un sottile istmo; Pompeo ne ebbe ragione grazie alla gran quantità di macchine ossidionali che si era portato dietro. L’episodio pose virtualmente fine alla battaglia, che non è eccessivo definire un capolavoro strategico, dopo soli tre mesi dal suo inizio e fruttò al condottiero romano ben 20.000 prigionieri, oltre a 90 navi dotate di speroni di bronzo.
“La guerra fu dunque conclusa e i pirati da ogni parte scacciati dal mare in non più di tre mesi. Pompeo si impadronì di molte navi, di cui novanta rostrate. Decise di non far uccidere i prigionieri, che erano più di ventimila, ma pensò che non fosse prudente rilasciarli e permettere che di nuovo si spargessero o si riunissero, dato che erano poveri, bellicosi e in gran numeroTP
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PT“.
Suscitò molta sorpresa e ma nessuna criticaTP
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PT, la decisione del vincitore di trasformare i vinti
in contadini e artigiani che distribuì nelle città e nelle terre del Mediterraneo orientale e in particolare a Dime, una città dell’Acaia, nonché la città di Soli in Armenia, una brillante strategia militare che avrebbe permesso a Roma di creare una serie di Stati cuscinetto contro il
consegnarono nelle mani di Pompeo con figli emogli, Pompeo li risparmiò tutti e soprattutto grazie a loro riuscì a rintracciare quelli che ancora si nascondevano, li prese e li punì in quanto li riteneva ben consapevoli dei loro gravissimi crimini”. TP 648 PT Plut., Pomp., 26. TP 649 PT Plut., Pomp., 26, 7. TP 650 PT App., Mitr., 96. TP 651
PT Plut., Pomp., 28, 1-2 : “La parte più numerosa e potente dei pirati aveva messo al sicuro le loro famiglie, le
loro ricchezze e la massa di persone non adatta a combattere ne fortezze e <nelle città ben protette della regione del Tauro; essi, poi, riempite le navi, mossero per sostenere l’attacco di pompeo presso il Coracesio in Cilicia. Ci fu la battaglia e i pirati sconfitti furono stretti d’assedio. Alla fine mandarono suppliche e consegnarono se stessi e le città e le isole sulle quali dominavano, che erano tanto fortificate da essere difficili da conquistare e anche da accostare”. TP 652 PT Plut., Pomp., 28, 3. TP 653
PT Plut., Pomp., 29, 1. “Questa sua azione non la biasimarono neppure i suoi detrattori, mentre per il
comportamento tenuto a Creta nei confronti di Metello neppure quelli che gli erano assolutamente devoti lo approvarono”.
pericoloso OrienteTP
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PT. Infine, “data ai soldati la possibilità di vivere senza rapine, li tenne lontani dalla pirateriaTP
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PT“.
La campagna del generale, trionfale sul piano militare, si trasformava in un grande successo sul piano amministrativo.
La sua stella brillava sempre più fulgida e quasi isolata nel firmamento Romano e anche il tentativo dell’aristocratico Quinto Cecilio Metello di accaparrarsi parte del merito della vittoria, conquistando e pacificando Creta, ignorando l’ imperium di Pompeo, non aveva certo prodotto grandi problemi all’imperatore del Mediterraneo.
Plutarco dice:
“Infatti MetelloTP
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PT, parente di quello che era stato collega di pompeo in Spagna, era stato mandato a
Creta come comandante prima che fosse nominato Pompeo. Creta era al secondo posto dopo la Cilicia come covo di pirati e Metello ne catturò molti e li eliminò uccidendoliTP
657
PT“.
Dal momento che i pirati inviarono suppliche a Pompeo, in appello alla mitezza del comandante contro gli altri pirati, egli inviò Lucio Ottavio, il quale, si unì agli assediati combattendo contro Metello.
Plutarco sembra biasimare tanto il legato quanto chi (Pompeo) lo aveva inviato; ma, a quanto pare, Ottavio ebbe una sonora lezione: “Metello non cedette, anzi catturò i pirati e li punì;
quanto a Ottavio, nel campo lo maltrattò e lo coprì d’insulti e poi lo congedòTP
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PT“.
Il suo lavoro dopo pochi mesi sembrava giunto al termine, ma Pompeo non aveva intenzione di accontentarsi: il suo obiettivo era l’Asia dove Lucullo, dopo alcuni successi iniziali, si era impantanato nel tentativo di conquistare l’Armenia e aveva perso anche l’appoggio dei propri soldati.