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Assoziazione ARS.UNI.VCO Domodossola, Italia

Il Workshop è stato organizzato dall’Associazione

ARS.UNI.VCO di Domodossola, Associazione che si occupa, tra le altre cose, anche di formazione e di sviluppo dei territori montani e che gestisce lo Sportello di Domodossola della Convenzione delle Alpi. ARS.UNI.VCO è un Associazione del territorio, il Verbano Cusio Ossola, che si considera parte integrante di uno spazio, quello alpino, di cui condivide usi, abitudini, risorse e problematiche, pur in chiave culturale, formativa e di ricerca.

Il concept del workshop è stato quello di verificare la possibilità di individuare alcuni percorsi di sviluppo possibile e sostenibile per alcune Valli Alpine dell’arco occidentale mediante lo studio e l’articolazione di una serie di proposte tematiche di turismo emozionale, di progetti da attivare, di possibili network da costruire, i quali facessero leva, valorizzandole e mettendole a fattore, sulle specifiche caratteristiche identitarie e paesistiche di tali terre “di minoranza”.

Per fare questo abbiamo chiesto ad alcuni esperti la disponibilità ed il tempo per approfondire la tematica ed individuare e sviluppare alcuni concetti: Giuseppe Dematteis (Politecnico di Torino – Dislivelli), Marco Onida (Funzionario UE, già segretario Convenzione delle Alpi), Stefania Cerutti (Università degli Studi del Piemonte Orientale e ARS.UNI.VCO), Nadia Fontana-Lupi (Direttore Ente Turismo Mendrisiotto

e Basso Ceresio), Gianluca Papa (Direttore VAOL. IT – Valtellina) e Daniela Fornaciarini (giornalista). Per sopraggiunte ed inderogabili impossibilità di carattere lavorativo, all’incontro non hanno potuto fisicamente presenziare Marco Onida e Gianluca Papa.

La logica dello sviluppo sostenibile di un territorio, infatti, seppur con tutte le possibili “eco-attenzioni” deve comunque avere in sé il senso e la logica della potenzialità dello sviluppo, altrimenti i rischi sono quelli di una progressiva riduzione di servizi (ad. es. quelli connessi ai diritti di cittadinanza) e di spopolamento (di fatto è già in essere), la cui reversibilità è certamente possibile ma a patto di individuare ed attivare concrete politiche di sviluppo economico e sociale.

Gli spunti di riflessione dei relatori, interpellati su queste tematiche, sono tutti partiti da una considerazione condivisa, ovvero l’idea delle valli “di minoranza” non come riserve che vogliono ricevere riconoscimenti e trattamenti assistenziali, ma come territori che hanno la consapevolezza di “soffrire” di un minor sviluppo economico, sociale, ecc e che si vogliono o si vorrebbero organizzare per fare rete e mettere a sistema le proprie risorse naturali ed i propri fattori produttivi e sociali per ipotizzare una crescita condivisa e che si sviluppi all’interno di un percorso “bottom-up”. Le riflessioni e le proposte

fuoriuscite dai singoli interventi costituiscono un’importante traccia su cui proseguire ricerche ed incontri per coinvolgere le aree meno battute dal turismo montano al fine di condividere uno sviluppo territoriale collegato all’esperienza del turismo emozionale, che si è constatato potrebbe avere interessanti margini di sviluppo e che gli intervenuti stessi proverranno a sviluppare con il sostegno di chi questo percorso intende supportare concretamente. Di seguito titoli e sintesi degli interventi dei relatori che si sono succeduti durante l’incontro a partire dall’interessante introduzione di Daniela Fornaciarini che per l’occasione ha predisposto un video di sole immagini della durata di dieci minuti circa.

-Andrea Cottini, Associazione ARS.UNI.VCO

Parole chiave per le valli di *minoranza*

Daniela Fornaciarini, giornalista

Volendo definire il concetto di Valli di minoranza, evidenziando minoranza, ci si imbatte sempre nella questione culturale. Il dizionario di diritto pubblico, IV, 2006, 3651 a cura di S. Cassese riporta: “…gruppi che si identificano per peculiari legami etnici, linguistici o religiosi, con ciò differenziandosi dal resto della collettività del Paese preso in considerazione…”.

Emergono beni e valori fondanti ma immateriali, in quanto viene a mancare il presupposto del territorio geo-fisico. Risulta infatti complesso individuare un modello a forma di triangolo che al suo interno raccolga le valli di minoranza, le unisca fra loro e le conduca in un rapporto paritario di scambio con un centro. In questo caso l’Expo.

Sentiti con brevi interviste telefoniche nove fra accademici, giornalisti , scrittori e competenti del campo sul significato che ha per loro -di primo acchito- Valli Alpine di *minoranza* dopo le prime incertezze, ciascun interlocutore ha identificato con esempi precisi le Valli di minoranza (si allegano dettagli e definizioni raccolte dalle interviste – n.d.r.). Di ogni conversazione, sono state considerate le parole che più volte gli interlocutori ripetevano nell’intervista, come elemento importante per identificarle o qualificarle meglio. Queste le parole chiave: panorami/acqua/villaggi/case/chiese/genti/ tradizioni-innovazioni/artigianato/animali/lavoro-/ tecnologia/trasporti/formazione e comunicazione/ sport/polenta.

Su nove intervistati, otto hanno terminato la conversazione ponendo un interrogativo: come salvare le valli di minoranza dalle valli di maggioranza considerato che queste si avvicinano sempre di più alle specificità delle zone pre-urbane o urbane? E con queste parole e con anche nostre fotografie è stato realizzato un video che nel contempo creasse emozione ma permettesse anche di riflettere sulle potenzialità delle valli di minoranza .

“Emozion-Alpi” itinerari e percorsi di turismo emozionale lungo alcune vallate alpine “di minoranza”

Stefania Cerutti, Università degli Studi del Piemonte

Orientale e Ars.Uni.Vco

Lo sviluppo del post-turismo e l’enfasi posta sul locale hanno contribuito ad alimentare una nuova forma ibrida di turismo, complessa ed interessante, che in letteratura viene designata come “emozionale”. Il turismo emozionale racchiude quelle esperienze di viaggio che non sono più strettamente legate a fattori ed elementi tangibili, ma che offrono la possibilità di vivere differenti emozioni legate alla vicinanza ad altre persone e ad altri territori.

Nell’arco alpino si possono trovare varie iniziative e proposte che, da alcuni anni, si muovono nella direzione delle esperienze emozionali in ambito soprattutto sportivo. Ma Il turismo emozionale può rappresentare molto altro, sia in termini di proposte che di ricadute. Alla luce delle indagini effettuate, il contributo ha messo in luce come qualificare/ rinnovare l’offerta turistica dei contesti alpini significhi incentrare le proposte su motivazioni, emozioni, esperienze, racconti che consentano di mettere in contatto luoghi e patrimoni locali con i turisti, ingenerando su scala locale un’operazione che è anzitutto di tipo culturale.

Lungo le vallate alpine ’di minoranza’, vi sono già numerosi itinerari e percorsi strutturati che si muovono secondo una logica di ’qualità emozionale’ del turismo. Tra loro non sono adeguatamente posti in relazione. Potrebbe essere opportuno individuare un filo tematico comune (es. cibo e dintorni), per proporli ad un pubblico mirato, più vasto in termini di potenzialità (non tanto di flussi), ponendo al centro la questione della qualità emozionale. Expo2015 dovrebbe essere una vetrina importante. Ma anche altri filoni potrebbero essere esplorati nel breve periodo.

Un esempio concreto e realizzabile di percorso di turismo emozionale sulle Alpi (Emozion-Alpi) è quello che tocca storia e territori Walser delle vallate ossolane in Piemonte (Un giro di Walser).

Trenhotel, il progetto per proporre emozioni legate ad una vocazione del territorio ed al tema di Expo

Nadia Fontana Lupi, Direttore Ente Turismo

Mendrisiotto e Basso Ceresio

La regione turistica più a sud della Svizzera ed anche del Cantone Ticino, è la regione del Mendrisiotto e Basso Ceresio. Tra le eccellenze della regione l’Outlet più famoso d’Europa, il Monte Generoso ed il Monte San Giorgio, un Patrimonio Mondiale dell’Umanità transnazionale, condiviso con l’Italia. Una nazione con la quale questa regione condivide quotidianamente scambi intensi, data la prossimità. Una regione ricca di eccellenze, ma troppo spesso attraversata velocemente, data la sua posizione geografica. Una regione che, con il Gottardo, ha contribuito alla storia del trasporto delle merci attraverso le Alpi. Sensibile alla tematica dell’EXPO, una manifestazione che si svolgerà a soli 40km dalla regione, dal 2009 al 2014 l’ente turistico regionale ha lavorato allo sviluppo di un progetto ambizioso e particolare che ambiva a creare un’attenzione del tutto particolare nei confronti della città di Chiasso e della regione, come anche del trasporto degli alimenti attraverso le alpi. Il progetto del TrenHotel, sostenuto dalle Ferrovia Federali Svizzere, voleva attirare l’attenzione sul ruolo di Chiasso e del Gottardo, parlare di storia e del futuro e prevedeva l’allestimento di un’enorme tensostruttura sotto la quale avrebbero trovato posto 4 carrozze da utilizzare come ricezione, spazio espositivo e lounge-bar e 6 carrozze-cuccetta, con 324 posti letto. TrenHotel avrebbe voluto essere il punto di partenza per escursioni nella regione e punto di riferimento per coloro che avrebbero voluto raggiungere EXPO direttamente con i treni

speciali che saranno organizzati giornalmente da Chiasso. Il progetto è stato sottoposto a votazione popolare e non ha potuto essere realizzato. Resta la regione della Svizzera più vicina all’EXPO e come tale si presenta.

Una rete di turismo diverso nelle Alpi Occidentali

Giuseppe Dematteis, Politecnico di Torino e

Associazione Dislivelli

Viene presentato il progetto Sweet Mountains a cura dell’associazione Dislivelli per la creazione di una rete di strutture alberghiere e para-alberghiere (rifugi, agriturismi, alberghi diffusi ecc) capaci di rispondere alla nuova domanda di turismo “dolce”, cioè lento, consapevole, sostenibile.

I titolari di questi luoghi di accoglienza si impegnano reciprocamente, sotto il controllo valutativo di Dislivelli, a trattare i visitatori come ospiti, a condividere le identità locali, i loro valori e i loro problemi attraverso servizi e iniziative che siano una “chiave di accesso” alle peculiarità del territorio. Ognuno di questi luoghi di accoglienza funziona come centro di una “filiera” del turismo sweet, cioè di una rete locale di “satelliti”, (guide alpine e naturalistiche, agricoltori e allevatori, ristoranti tipici, artigiani, parchi, ecomusei ecc.) che “aprono” il territorio ai visitatori.

La rete, che comprende per ora una trentina di luoghi di accoglienza, mira ad estendersi fin a coprire l’intera montagna del Nord-ovest, rendendola accessibile e accogliente per i sempre più numerosi visitatori italiani e stranieri, in modo da generare “valore aggiunto territoriale” a partire da un patrimonio finora piuttosto trascurato e da una concezione della domanda e dell’offerta turistica che corrisponde a quanto raccomanda l’Organizzazione

Da sx:

Mondiale del Turismo: “Il turismo (…) se praticato con lo spirito di apertura necessario, rappresenta un fattore insostituibile di autoeducazione personale, di tolleranza reciproca e di apprendimento delle differenze legittime tra i popoli e le culture, così come delle loro diversità” (art. 2 del Codice di etica del turismo).

Il progetto diventerà operativo nel mese di ottobre 2014, dopo la presentazione ufficiale al salone Slow Food – Terra Madre di Torino. Esso avrà come principale sostegno tecnico una struttura di comunicazione (finanziata dai partecipanti) che curerà il marketing dell’iniziativa e metterà in contatto la crescente domanda di turismo “dolce” con i punti di accoglienza (e relativi satelliti) che garantiscono un’offerta adeguata, anche con lo scopo di estendere a più stagioni l’attuale mono/ bistagionalità del turismo alpino.

Workshop 1-8

La gestione del patrimonio architettonico:

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