Lo sviluppo delle aree alpine dipende sempre di più dall’aumento di attività economiche innovative e sostenibili. L’agricoltura multifunzionale e il turismo sostenibile rappresentano i fattori chiave per preservare le risorse naturali e, contemporaneamente, aumentare la qualità della vita e dell’occupazione nell’area alpina.
L’agricoltura costituisce ancora una delle principali attività economiche nelle regioni di montagna, ma si trova a dover affrontare numerose difficoltà per la marginalità intrinseca delle aree montane nei paesi europei. La carenza di infrastrutture e servizi e la bassa stratificazione demografica susseguente all’emigrazione hanno influenzato la capacità di questa regione di innovare e investire nell’agricoltura. Condizioni climatiche difficili e suoli poveri portano a una minore produttività, se confrontata con quella delle aziende agricole che si trovano in pianura, dove la terra è più fertile. Questi fattori producono un ciclo in cui l’assenza di infrastrutture e iniziative economiche porta al declino demografico il quale conduce a un’ulteriore calo degli investimenti in innovazione e infrastrutture che a sua volta spinge un numero sempre maggiore di giovani ad abbandonare la regione. Nonostante ciò l’agricoltura di montagna resta un importante fattore economico in Europa, dove rappresenta il 15% della superficie agricola utilizzata (UAA) e il 18% delle aziende, che garantiscono occupazione al 18%
della forza lavoro. L’agricoltura svolge inoltre un ruolo importante per l’identità economica, ambientale e culturale di queste aree montane meno privilegiate. Conservazione e ripristino dell’agricoltura di montagna sono pertanto obiettivi importanti per i governi locali e per l’Unione Europea.
Dall’analisi dei dati statistici relativi alle regioni alpine dell’Europa emerge un decremento del numero di aziende agricole alpine superiore rispetto a quello della superficie agricola utilizzata. Nel periodo compreso tra il 2000 e il 2010, questa tendenza si registra in Francia (-30,9% di aziende agricole e -7,1% di UAA), Italia (-34,1% di aziende agricole, -8,4% di UAA), Slovenia (-9,5% di aziende agricole, -5,1% di UAA) e Svizzera (-16,7% di aziende agricole, -1,4% di UAA). In Austria il trend è diverso: è il calo dei terreni agricoli che sembra portare alla riduzione del numero di aziende agricole (-15,6% fattorie, -29,3% UAA). A eccezione dell’Austria, in base ai dati sembra aumentare il numero delle aziende agricole di medie dimensioni. Ciò potrebbe condurre a un sistema agricolo maggiormente competitivo ed efficiente, ma significa altresì minori possibilità di occupazione nel settore agricolo.
Abbiamo preso in considerazione anche due particolari tipologie di agricoltura, sempre in riferimento al periodo 2000-2010: prati e pascoli permanenti, in rappresentanza di un modello
alcune attività collegate alla multifunzionalità, come turismo e istruzione, possono costituire una fonte aggiuntiva di reddito per l’agricoltore. Di tutte le aziende agricole multifunzionali della Lombardia, il 34% si trova in comuni montani; la Politica Agricola Comune (PAC) e il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Lombardia favoriscono decisamente questa evoluzione. Quali sono gli elementi che influenzano o determinano in che misura un sistema agricolo sia multifunzionale è pertanto una questione di interesse rilevante che potrebbe influenzare la riflessione politica.
Per rispondere, abbiamo utilizzato un approccio regressivo per identificare i fattori fondamentali della multifunzionalità agricola nelle aree montane della Lombardia. Abbiamo utilizzato i dati del censimento demografico e agricolo a scala comunale del 2000 e del 2010. Come variabile dipendente, abbiamo preso tutte le aziende agricole di un comune che dispongono di almeno un’attività multifunzionale. Come variabili indipendenti abbiamo utilizzato la superficie agricola utilizzata, l’UDE (Unità di dimensione europea), l’età media degli agricoltori, i versamenti del Programma regionale di Sviluppo Rurale, la densità della popolazione comunale, l’età media del comune, la percentuale di territori comunali in zone protette, il livello di urbanizzazione e la differenza nel numero di aziende agricole tra il 2000 e il 2010.
Variabili come superficie agricola utilizzata, UDE, versamenti pubblici e calo del numero di aziende agricole hanno un rapporto significativo con la multifunzionalità. La superficie agricola utilizzata ha un effetto negativo sulla multifunzionalità, e potrebbe significare che nei comuni a vocazione agricola dove prevale un modello produttivo intensivo, le attività multifunzionali non sono sviluppate perché l’attività agricola pura costituisce ancora la fonte principale di reddito per gli agricoltori. D’altra parte, nei comuni dove la superficie agricola utilizzata è bassa, multifunzionalità e differenziazione sono sempre più importanti. L’UDE ha un effetto positivo sulla multifunzionalità, il che potrebbe essere ricondotto all’effetto positivo della multifunzionalità sui redditi delle aziende agricole o alla maggior capacità delle grandi aziende agricole di investire e innovare. A livello comunale, la riduzione del numero di aziende agricole influenza positivamente le attività multifunzionali, e questa può essere una buona strategia per aumentare la competitività. Infine i versamenti pubblici hanno un effetto positivo sulla multifunzionalità, probabilmente agricolo particolarmente diffuso in montagna, e
la viticoltura, una forma di agricoltura intensiva e redditizia. Italia e Francia mostrano tendenze analoghe per quanto riguarda i pascoli e la viticoltura, con un calo più marcato del numero di aziende agricole rispetto ai terreni agricoli. Invece, Slovenia e Svizzera registrano un calo nel numero di aziende agricole (rispettivamente -12% e -18%) e un aumento della superficie agricola utilizzata (+0,7 Slovenia e +8,4 Svizzera). Con l’eccezione della Francia, la viticoltura in tutti i paesi è associata a un aumento della superficie agricola utilizzata e a un calo del numero di aziende agricole. In Italia, dove la coltivazione della vite vanta una forte tradizione ed è molto diffusa, la superficie agricola utilizzata è aumentata dell’8,4%, mentre nello stesso periodo il numero di aziende agricole è diminuito del -34%. In Slovenia, le aziende agricole sono diminuite del 17% e la superficie agricola utilizzata è aumentata del 18%. L’Austria ha visto un forte aumento di aziende agricole e superficie agricola utilizzata (oltre il 200% in entrambi i casi).
Multifunzionalità nelle fattorie di montagna in Lombardia
Un chiaro processo di spopolamento ha colpito le montagne della Lombardia negli ultimi 50 anni. Come dimostra il censimento agricolo che riguarda il periodo 1982 - 2010, il numero di aziende agricole è sceso del 74% e la superficie agricola utilizzata del 40%. Riscontriamo quindi un aumento delle aziende agricole di medie dimensioni, e un abbandono generalizzato delle attività agricole. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda prati e pascoli permanenti, scesi del 38% tra il 1982 e il 2010. Le piccole aziende agricole (<5 ettari) sono quelle più colpite da questa tendenza. Tra il 2000 e il 2010, si è registrato un calo del 41% nel numero di piccole aziende agricole in Lombardia, ovvero una perdita di 6700 unità produttive. Sebbene la bassa redditività endogena delle attività agricole nelle regioni montane sia stata una causa fondamentale, anche i processi sociologici hanno indubbiamente svolto un ruolo importante. Le possibilità di impiego e la disponibilità di servizi nelle pianure urbanizzate continuano infatti ad attirare persone dalle montagne.
La multifunzionalità è una caratteristica intrinseca dell’attività agricola. L’agricoltura non produce solo beni primari come cibo e fibre, ma configura paesaggi, costruisce comunità e influenza positivamente o negativamente l’ambiente. Inoltre
Il controllo dei test in campo aperto ha dimostrato che le caratteristiche climatiche della Valle Camonica sono adatte alla coltivazione della preziosa spezia e che i fattori agronomici e qualitativi sono ottimali. Tutti i campioni analizzati sono stati classificati al massimo livello di qualità, ai sensi della norma ISO 3632/2003. Secondo la valutazione economica della coltivazione di zafferano in Valle Camonica, il primo anno di coltivazione richiede forti investimenti per la necessità di acquistare le piante e di preparare il suolo all’impianto. I costi calano negli anni successivi; il costo ricorrente principale è quello dovuto al lavoro manuale necessario per la raccolta dello zafferano. Se la famiglia dell’agricoltore può raccogliere lo zafferano, i costi di produzione si riducono al minimo. Con il tempo, il potenziale produttivo di un campo di zafferano aumenta, incrementando così il guadagno economico dell’agricoltore. In base allo studio, la produzione di zafferano di qualità in Valle Camonica ha un notevole potenziale economico e pertanto questa spezia ha ottime probabilità di diventare una nuova fonte di reddito per le aziende agricole multifunzionali di montagna.
perché molti finanziamenti pubblici sono stati creati specificamente per sostenere e incoraggiare le attività multifunzionali.
Lo zafferano nelle Alpi: possibilità di “nuovo” reddito
La Valle Camonica è naturalmente adatta alla coltivazione grazie al clima temperato e alla ricchezza del suolo. La presenza di pendii soleggiati e terrazzati e di terreno sciolto, ricco e ben drenato determina condizioni ideali per la coltivazione dello zafferano (Crocus sativus L.). Lo zafferano è
una spezia preziosa ricavata dagli stimmi seccati di una bulbosa ermafrodita perenne che appartiene alla famiglia delle Iridaceae. La coltivazione dello zafferano è un’attività multifunzionale in grado di generare buoni ricavi anche se i terreni coltivati a zafferano sono di piccole dimensioni o marginali. Inoltre, C. sativus può essere fatto crescere in
modo sostenibile e redditizio accanto ad altre colture locali. Alla luce di queste considerazioni, questa parte del seminario è stata dedicata alla presentazione e alla discussione dei risultati di alcuni esperimenti pluriennali sul campo che hanno verificato la fattibilità economica della produzione di zafferano in Valle Camonica.