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Istituto Federale per le Aree di Montagna e Svantaggiate (BABF), Austria

Questo workshop è stato organizzato nell’ambito dell’argomento a cui è dedicata la Sessione 2 “L’utilizzo delle risorse alpine: dal passato al presente”. Il workshop si è fondato sul presupposto che l’importanza della diversità sociale quale risorsa sia spesso sottovalutata nel dibattito sulla valorizzazione delle risorse alpine. Il principale obiettivo del workshop era quello di discutere delle implicazioni della diversità sociale, soprattutto con riferimento al sesso e all’etnia, come strumento per sviluppare resilienza in un mondo pieno di sfide economiche e ambientali.

Il workshop è stato organizzato attorno ai seguenti tre apporti tratti dall’ambito della ricerca e della prassi:

– Migliorare la resilienza regionale attraverso la

diversità nelle regioni alpine

Theresia Oedl-Wieser, Istituto Federale per le

Aree di Montagna e Svantaggiate, Austria – Garantire e rafforzare i processi di

partecipazione – il caso della riserva della biosfera “Großes Walsertal”

Ruth Moser, Riserva della Biosfera “Großes

Walsertal”, Austria

– La vita rurale alpina in una società

diversificata: emigranti tirolesi nella giungla peruviana

Karin Zbinden Gysin, Scuola di Scienze

Agrarie, Forestali e Alimentari HAFL, Svizzera Per dare un’idea della crescente diversità sociale presente nell’arco alpino, la moderatrice ha presentato un grafico tratto dal progetto di ricerca “Migrazione internazionale nelle aree rurali austriache” promosso dall’Istituto Federale per le Aree di Montagna e Svantaggiate (Machold et al. 2013). La differenziazione tra la migrazione interna e quella internazionale a livello regionale mostra un duplice quadro dello sviluppo demografico delle regioni alpine (figura 1). A causa delle migrazioni interne dalle zone rurali a quelle urbane e dell’ampliamento delle aree agglomerate, la maggior parte delle aree rurali subiscono un calo della popolazione. Per la maggior parte delle zone rurali periferiche, questo rappresenta un’evoluzion e pesantemente negativa. Tuttavia, il grafico in figura 1 mostra l’altra faccia dell’evoluzione demografica nelle regioni alpine. Benché si parli molto di “esodo rurale” all’interno di una determinata nazione, la migrazione di titolari di passaporti esteri verso le aree rurali dipinge un quadro alquanto diverso. Rispetto al bilancio negativo della migrazione interna per la maggior parte delle zone rurali, quello della migrazione internazionale è positivo per tutte regioni, comprese quelle rurali. I cittadini stranieri contribuiscono notevolmente al positivo sviluppo demografico delle regioni alpine austriache, mostrando che l’immigrazione

internazionale compensa, o almeno mitiga, le perdite di popolazione interna alle aree rurali.

Questi mutamenti demografici indicano un aumento della diversità sociale nelle comunità rurali che pone una serie di domande relative all’accettazione e all’apprezzamento della diversità sociale all’interno delle comunità alpine. Inoltre pone la questione di come e se sia effettivamente possibile sfruttare la diversità sociale nelle strategie di sviluppo e nelle strutture di gestione regionali.

Il primo contributo, di Theresia Oedl-Wieser (Istituto Federale per le Aree di Montagna e Svantaggiate), ha fornito qualche dato sul concetto di resilienza e sulle sue implicazioni per lo sviluppo regionale. È partita da un elenco dei molteplici rischi di emarginazione a cui sono soggette le regioni alpine, ivi compresi i cambiamenti climatici e i mutamenti demografici attraverso i processi migratori, nonché l’indebolimento complessivo delle strutture economiche regionali. Questi rischi di emarginazione hanno suscitato un dibattito concernente i presupposti dei percorsi di resilienza a livelli regionali diversi. Sono stati individuati due diversi approcci alla «resilienza». «La resilienza di equilibrio» riguarda soprattutto la «capacità di assorbire gli shock e conservare comunque la funzionalità» (Folke 2006, 253 e segg.). Al contrario, la «resilienza evolutiva» mette in evidenza processi di cambiamento in atto e sottolinea il comportamento adattativo e l’adattabilità.

La resilienza evolutiva dà importanza alla trasformazione, attraverso la quale i sistemi socio- ecologici (attraverso l’azione individuale o collettiva)

possono adattarsi e sviluppare percorsi di sviluppo alternativi (Scott 2013). Per questo approccio, è importante sostenere la diversità per mantenere a disposizione opzioni per affrontare, adattarsi a o dar forma al mutamento nel corso del tempo. Esiste un’evidente correlazione tra i sistemi ecologici e quelli sociali nelle regioni rurali: soltanto quando la diversità ecologica è garantita, è possibile salvaguardare la qualità della vita della popolazione rurale. Se il sistema sociale è indebolito dall’emigrazione dei giovani o dallo sfascio delle reti comunitarie, per esempio, complessi sistemi ecologici potrebbero subire fenomeni di abbandono o di degrado. Inoltre la diversità sociale (ossia età, sesso, istruzione, esperienza, etnia, religione, orientamento sessuale) è un importante indice dell’»apertura» e della vitalità delle zone rurali. I futuri sistemi di governance devono essere in grado di essere più attenti verso le dinamiche della diversità sociale per conseguire forme adattative di governance. La diversità sociale deve essere considerata un’importante dimensione di strutture gestionali regionali adattative che guardano al futuro prima di poter essere sfruttata appieno.

Il successivo contributo, di Ruth Moser (Riserva della biosfera “Großes Walsertal”), ha delineato alcuni dei riferimenti e delle principali caratteristiche della Riserva della Biosfera (RB) UNESCO “Großes Walsertal”. Il fulcro di questa presentazione era rappresentato dai processi di partecipazione degli ultimi anni. Benché i processi di partecipazione nella Großes Walsertal abbiano avuto un grande successo inizialmente, sono emerse nuove sfide dovute alle elevate aspettative e a progetti che

richiedono una collaborazione e processi decisionali complessi. La domanda più importante è risultata: come motivare persone con esperienze pregresse diverse a partecipare a campagne di cooperazione regionale? La partecipazione multilaterale rafforza la cooperazione e contribuisce a garantire un processo decisionale stabile e sostenibile nella regione della RB. È stato presentato un elenco di varie attività incentrate sull’approccio multilaterale e sul coinvolgimento di persone del luogo. L’accento è stato posto in particolare sui festival della Riserva della Biosfera. A partire dal 2011, ogni Festival annuale delle Riserve della Biosfera è dedicato a un tema diverso. Quello del Festival RB 2011 era il futuro; con lo slogan “Noi siamo il futuro” il Festival ha contribuito ad avviare un ampio processo di partecipazione. Il Festival RB 2012, invece, è stato incentrato sul presente e ha chiesto “Cosa c’è di valore nella valle della Großes Walsertal?” Il Festival RB 2013 infine ha sfidato i partecipanti a riflettere sulla domanda “cosa dobbiamo cambiare per salvaguardare la [Großes Walsertal]?” Tramite forme innovative di invito e di partecipazione, molti che altrimenti non sarebbero stati coinvolti sono stati invogliati a partecipare a questo processo d’azione volto ad affinare e aggiornare la strategia regionale esistente per la Riserva della Biosfera Großes Walsertal. Altre attività affrontavano problematiche relative ai giovani (consiglio della gioventù) e alle donne (forum delle donne). Le principali conclusioni di questi processi continui possono essere sintetizzati con le seguenti parole: 1) la gente vuole partecipare e si interessa del futuro della “propria” valle, 2) l’apertura dell’organizzazione delle RB grazie a processi partecipativi più ampi agevola la condivisione di importanti intuizioni relative allo sviluppo futuro, 3) il rafforzamento dei processi partecipativi produce una cultura della cooperazione, 4) i forum delle RB devono svolgere un ruolo strategico più importante. L’ultimo contributo, quello di Karin Zbinden Gysin (Scuola di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari HAFL), ha esaminato la diversità sociale da un altro punto di vista. Nella sua presentazione Zbinden Gysin mette le opinioni dei migranti al centro della sua analisi, esaminando le dinamiche e la gestione della diversità di un gruppo di emigranti alpini che vivono nella giungla peruviana. Alla fine del XIX secolo, circa 300 tirolesi emigrarono nel villaggio di Pozuzo, nella giungla peruviana, per sfuggire alle dure condizioni di vita del Tirolo. Gli emigranti portarono con sé un sistema rurale alpino per quanto riguarda le case, l’agricoltura, i valori e le consuetudini sociali. Anche se si registrarono matrimoni misti fin dall’inizio,

molti valori e consuetudini alpine furono conservati, mentre la produzione agricola e i pasti furono adattati all’ambiente del luogo. Gli emigranti di Pozuzo conservano ancora contatti con le loro origini tirolesi, il che garantisce un continuo scambio culturale. Nel 2007 circa 30 abitanti di Pozuzo visitarono il Tirolo per tre settimane, e ogni inverno dai tre ai dieci abitanti del villaggio peruviano lavorano nel settore ospedaliero tirolese. Queste esperienze indicano che la diversità culturale può produrre due risultati diversi quando si verifica la «glocalizzazione»: competizione o interazione. Esiste sempre l’opportunità di un apprendimento transculturale, e mentre i valori «alpini» mutano, è possibile adattare e adottare (bricolage) nuove identità alpine affinché si conformino al contesto locale.

Le tre discussioni presentate si sono concentrate sulla dimensione sociale delle risorse alpine e sul loro sviluppo da vari punti di vista. Esse comprendevano la consapevolezza e l’accettazione dell’immigrazione, la diversità sociale in contesti diversi e le interdipendenze socio-ecologiche nelle attività di sviluppo regionali. La discussione che ne è derivata ha dimostrato quanto è difficile coinvolgere persone di estrazioni diverse, sia gli autoctoni che i nuovi arrivati, nei processi di partecipazione regionali. È necessaria ancora molta ricerca, soprattutto nell’ambito dei rapporti di potere locali e regionali e delle reti di soggetti istituzionali e non. Quali sono i vantaggi della diversità sociale esistente nelle regioni alpine? Come dovrebbero essere organizzate le strutture di governance per consentire la partecipazione di gruppi spesso emarginati come le donne e i giovani, oltre ai nuovi arrivati, nei processi di sviluppo regionale? La diversità sociale non deve essere inserita in un atteggiamento difensivo ma, mentre prosegue il mutamento demografico, deve essere vista come una potenzialità di sviluppo sostenibile e resiliente per le aree alpine.

Riferimenti

• Folke, C. (2006), Resilienza: The emergence of a perspective for social-ecological sys- tems analyses. (L’emergere di una prospettiva di analisi dei sistemi socio-ecologici.) In: Global Environmental Change 16: 253-267.

• Machold, I., Dax, T. e Strahl, W. (2013): Potenziale entfalten. Migration und Integra- tion in ländlichen Regionen Österreichs. Forschungsbericht 68. Bundesanstalt für Bergbauernfragen: Wien. http://www.berggebiete.at/cm3/de/download/finish/16- forschungsberichte/510-fb68.html

• Scott, M. (2013), Resilienza: A Conceptual Lens for Rural Studies? (Una lente concet- tuale per gli studi rurali?) In: Geography Compass 7/9 (2013): 597-610.

Workshop 2-4

Lo stato e il destino dei ghiacciai alpini tracciati

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