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Cristina Mattiucci & Stefania Staniscia, Università di Trento, Italia Stefano Duglio, Università di Torino, Italia

Il workshop 4.13 è nato dal confronto di due approcci disciplinari rispetto al tema del paesaggio come “Risorsa per le Alpi” ed è stato organizzato in due sessioni, entro le quali esperienze operative e di ricerca hanno contribuito ad approfondire le potenzialità del paesaggio da un lato come risorsa sociale e culturale e dall’altro come risorsa economica per il turismo, da valorizzare attraverso un’attenta azione di governo del territorio.

Esplorando paesaggi

La prima sessione è stata concepita come una possibilità di esplorare il paesaggio come campo concettuale e fisico in grado di far registrare – sia nelle mutazioni delle interpretazioni culturali, sia nelle politiche e nei progetti, sia nello spazio, etc. – quelle molteplici trasformazioni che in un contesto peculiare come la Regione Alpina lo assumono al contempo come catalizzatore e obiettivo.

Qui, infatti, dove negli ultimi trent’anni le trasformazioni socio-economiche stanno influenzando i settori produttivi tradizionali (agricoltura, manifattura, turismo...) e gli insediamenti (più o meno temporanei), il paesaggio emerge come elemento centrale del capitale territoriale di una condizione abitativa estesa tra fondovalle e rilievi, di cui è allo stesso tempo risorsa materiale e immateriale, oltre che indicatore tangibile.

In questa prospettiva interpretativa e nell’intento di approfondire le potenzialità del paesaggio come risorsa immateriale per comprendere e orientare in modo virtuoso queste trasformazioni, la sessione è stata articolata come occasione di confronto tra le attività degli Osservatori del Paesaggio (OdP) di tre regioni alpine – Trentino, Piemonte e Veneto. Gli OdP sono stati selezionati perché strumenti operativi della Convenzione Europea del Paesaggio. Sono stati, infatti, istituiti per realizzare le attività di sensibilizzazione, formazione, educazione, identificazione, valutazione e monitoraggio dei paesaggi. Gli OdP sono stati, quindi, invitati a presentare una selezione di esperienze che avessero un’impronta operativa e che fossero in grado di declinare il tema del paesaggio secondo le risorse – fisiche, sociali, politiche, economiche – su cui tali esperienze si fondano, al fine di potenziarne, valorizzarne, recuperarne e riqualificarne gli attributi.

Benedetta Castiglioni ha riportato le numerose

attività dell’Osservatorio del Canale di Brenta, descrivendo in particolare il progetto “OP!” e quanto sviluppato nei focus group che avevano per slogan “L’Osservatorio guarda, discute, propone”, con proposte che hanno sollecitato la dimensione immateriale del paesaggio come attivatore e mediatore di processi di cura e riappropriazione del territorio da parte delle cittadinanze.

Per il Trentino, Emanuela Schir ha presentato gli

otto progetti finanziati dal “Fondo per il Paesaggio” che, sebbene molto diversi per scala e questioni progettuali, avevano come obiettivo l’attuazione delle politiche attive di intervento sul paesaggio, affrontando le questioni più urgenti per le dinamiche del paesaggio trentino e valorizzandone alcuni tratti.

Diego Corradin ha descritto l’attività di istituzione

del giovane OdP piemontese dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea e in particolare la costruzione di reti e relazioni tra i numerosi soggetti che operano sul territorio, attraverso focus groups e tavoli di discussione con gli operatori agricoli della zona e, più in generale, con tutti i portatori di interessi diversi, nel tentativo di far emergere possibilità e difficoltà di fare impresa nel paesaggio.

Tra le varie questioni nodali emerse nel dibattito seguito agli interventi, c’è il tema aperto della ambiguità interpretativa del paesaggio come risorsa immateriale. Questa ambiguità è dovuta in parte alla mancanza di un linguaggio comune alle diverse scale di riflessione e di azione istituzionale e/o locale e in quegli stessi contesti dove si opera per far riconoscere il paesaggio in quanto tale e sui quali si dovrebbe e potrebbe far leva per valorizzarlo. Tale ambiguità si offre al contempo comunque per più fertili interpretazioni, come nel caso dei paesaggi montani entro i quali si è sviluppato un peculiare

immaginario e una particolare tradizione di cura e sviluppo.

Una seconda questione emersa durante il dibattito è stato il ruolo di mediazione svolto dagli OdP tra il livello istituzionale e le comunità locali; è stata sottolineata l’importanza dell’autonomia intellettuale e operativa di questi istituti e allo stesso tempo il valore di lavorare da “dentro il sistema”, a stretto contatto con i decisori pubblici e quindi con la possibilità di influenzare le decisioni portando ai tavoli di discussione le istanze delle comunità locali. Tale ruolo può essere di grande valore per la regione alpina. Un lavoro di networking tra gli OdP per coordinarsi rispetto alle priorità generali sul paesaggio potrebbe condurre a strategie coordinate di valorizzazione e di gestione come contributo specifico, per esempio, per la nuova European Strategy for the Alpine Space.

Paesaggi come risorsa per lo sviluppo delle aree montane

Il turismo alpino sta vivendo profondi processi di trasformazione negli ultimi anni. In particolare,

come evidenzia Umberto Martini, emergono

nuove aspettative e motivazioni della domanda turistica, incentrata sulle “4L” (Leisure, Landscape, Learning & Limit). Inoltre, si sta manifestando una divisione sempre più netta fra due categorie di ospiti della montagna: da una parte, coloro i quali

Per Comuni montani che fanno delle risorse naturali (e del loro utilizzo) la base per proporre verso l’esterno un’immagine di destinazione turistica di qualità, quindi, non solo il paesaggio è un indubbio attrattore, ma trova nello strumento descritto un modello attraverso il quale viene valutato e governato, ad intervalli prestabiliti, attraverso delle opportune tecniche di studio quali l’applicazione di indicatori di ecologicità del territorio (frammentazione, eco-mosaico) e la valutazione della qualità visiva dello stesso (attraverso una rielaborazione della metodologia del Bureau of Land Management) al fine di preservarne o migliorarne la qualità.

Conclusioni

Gli approcci disciplinari sviluppati nel workshop hanno mostrato interessanti punti di contatto. La valenza socio-culturale unita a quella economico- ambientale, infatti, rappresentano la colonna portante del concetto di sostenibilità dello sviluppo. Da questo punto di vista, il paesaggio deve essere considerato a tutti gli effetti una risorsa per lo spazio alpino, e, come tale, deve essere preservato, valorizzato e governato. Per poter garantire un obiettivo di tale portata è necessaria un’azione che coinvolga i diversi attori che con il paesaggio dialogano, utile ad integrare in una visione comune diverse anime: le Amministrazioni, che governano il territorio, gli Osservatori del Paesaggio, che portano le istanze della società ed il mondo Accademico, in grado di fornire gli strumenti utili a definire le politiche per il territorio.

vanno alla ricerca di benessere e relax; dall’altra, sportivi e appassionati che vivono la montagna come luogo vocato all’outdoor. Per entrambi, il paesaggio alpino rimane un elemento di importanza fondamentale, un contenitore che rende la vacanza montana specifica ed insostituibile. In secondo luogo, soprattutto per i frequentatori del secondo tipo, gli elementi naturali (le rocce, l’acqua, i pendii, i sentieri, …) diventano l’elemento di base per la fruizione turistica del territorio. Questo richiede grande attenzione alle problematiche ambientali, facendo della sostenibilità dell’offerta un obiettivo prioritario per le regioni alpine.

Il paesaggio è, quindi, una risorsa per il turismo la cui fruizione deve essere gestita, come sottolinea

Riccardo Beltramo. Una metodologia per la

gestione e la valutazione degli aspetti paesaggistici nella gestione delle attività degli enti di governo del territorio, in particolare a livello comunale, è il sistema di Gestione Ambiental-Paesaggistico – SGAP. SGAP rappresenta un’impostazione metodologica attraverso la quale è possibile integrare le componente paesaggistica, così come enunciata nella Convenzione Europea del Paesaggio, con il modello di gestione ambientali richiamato dal Regolamento Comunitario EMAS – Eco- Management and Audit Scheme (Reg. 1221/2009). In questo modo, il paesaggio entra a pieno titolo nel processo sistemico attraverso il quale l’ente di governo del territorio montano gestisce le proprie risorse (acqua, suolo, ecc.) e grazie alla gestione delle quali può raggiungere gli obiettivi di sviluppo che si era prefisso.

Sessione 5

Utilizzo delle risorse nell’arco alpino:

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