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Istituto universitario Kurt Bösch & Università di Losanna, Svizzera

Lo sviluppo sostenibile è un tema la cui importanza

è stata riconosciuta a livello politico da ormai 20 anni (WCED, 1987). Ciononostante, il degrado ambientale derivante dallo sfruttamento eccessivo delle risorse quali il suolo, l’acqua, il paesaggio, l’aria, ecc. rimane un problema importante per la maggior parte dei paesi (McNeill, 2001). Nelle aree geograficamente più sensibili come le montagne, il degrado e lo sfruttamento eccessivo delle risorse desta particolare preoccupazione. Le numerose politiche che si occupano delle risorse (ambientale, pianificazione territoriale, tutela del paesaggio, ecc.) spesso non riescono a ottenere effetti duraturi e sostenibili. In questa presentazione affronterò il tema a partire dai seguenti quattro obiettivi.

Innanzi tutto esaminerò i principali limiti delle politiche ambientali attuali dal punto di vista dello sviluppo sostenibile. In particolare intendo illustrare come le attuali politiche ambientali basate sulla nozione di “limitazione delle emissioni” non siano in grado di realizzare gli obiettivi di uno sviluppo sostenibile (Knoepfel, Nahrath, Varone 2007). Successivamente argomenterò a favore di un mutamento di paradigma al fine di adottare un approccio alla sostenibilità incentrato sulle risorse. In effetti le strategie per lo sviluppo sostenibile che potrebbero con ogni probabilità mantenere o ripristinare la capacità riproduttiva della risorsa in

questione (“stock”) dovrebbero regolamentare tutte le unità (“raccolto”) estraibili in un dato momento e luogo (fig.1). L’attuazione di una simile strategia si articola in tre fasi successive che richiedono alcune decisioni politiche importanti:

1. A livello normativo va definito un contingente massimo globale di estrazione/ritiro delle unità di risorsa. Tale contingente deve essere determinato sulla scorta di criteri quantitativi e qualitativi compatibili con i requisiti ecologici volti a garantire la rigenerazione della risorsa (livello 2). Supponiamo che la determinazione del contingente sia una questione politica cruciale che dipende dal minore o maggiore rigore con cui una società fa propria la nozione di sostenibilità.

2. Il contingente globale deve essere ripartito tra i diversi utilizzatori (beni e servizi), idealmente in sintonia con i principi di sostenibilità sociale ed economica.

3. La percentuale di unità di risorsa assegnata a un bene o servizio specifici sarà distribuita a sua volta tra i diversi gruppi di utilizzatori sotto forma di contingenti individuali (livello 1). Nel complesso, un simile sistema di regolamentazione rappresenta ciò che definiamo un regime istituzionale per le risorse naturali (Institutional Resource Regime, IRR).

A partire dall’idea di un regime istituzionale per le risorse (IRR), presenterò un quadro analitico tramite cui illustrerò meglio le condizioni necessarie a una regolamentazione più sostenibile delle risorse. Il modello concettuale del IRR riguarda aspetti come la proprietà, i diritti sulle risorse e le politiche di utilizzo e di protezione delle risorse e consente di integrare l’analisi delle politiche con l’economia istituzionale. Alla base del IRR si pone l’ipotesi che queste due dimensioni di governo (diritti di proprietà e politiche pubbliche) siano complementari e debbano essere considerate entrambe al fine di comprendere meglio gli utilizzi effettivi dei beni e dei servizi forniti dalla risorsa. L’esame del IRR serve quindi innanzi tutto a fornire un quadro analitico delle prassi concrete di gestione delle risorse e il loro impatto in termini di utilizzo sostenibile (o meno) delle risorse.

La fig. 2 offre una rappresentazione grafica dei diversi elementi costitutivi di un IRR che pone in evidenza i reciproci rapporti, illustrando i diversi modi in cui è possibile regolamentare gli utilizzi. Sono stati individuati quattro modi principali di regolamentazione dell’uso di una risorsa:

– Regolamentazione tramite politiche che non influiscono nella sostanza sui diritti di proprietà. In questo caso si utilizzano strumenti basati su incentivi che non interferiscono con i diritti di

proprietà o utilizzo dei proprietari e/o utilizzatori delle risorse (p.es. campagne d’informazione, sussidi o agevolazioni fiscali per promuovere il comportamento auspicato).

– Regolamentazione tramite politiche che influiscono sul valore e la sostanza dei diritti di proprietà. Gli strumenti politici utilizzati in questo caso vanno a incidere sui diritti di disposizione e/o utilizzo dei soggetti che sfruttano la risorsa. Tra questi figurano per esempio le restrizioni allo sviluppo, il controllo sulle emissioni atmosferiche o di inquinanti nell’acqua, le restrizioni alla raccolta (foreste, piante rare e animali selvatici) e ai diritti di accesso (a rive dei laghi, foreste e biotopi fragili).

– Regolamentazione tramite la ridefinizione della costituzione di diritti di proprietà (in genere intervenendo sul codice civile). Sono necessarie in questo caso diverse modifiche sostanziali ai diritti di proprietà. Tali modifiche avranno ripercussioni sulla portata e la natura dei diritti di disposizione e utilizzo dei soggetti che sfruttano la risorsa. In Svizzera l’esempio più significativo di questo tipo di regolamentazione è stato l’approvazione del Codice Civile svizzero che ha fornito una definizione uniforme a livello federale dei diritti di proprietà, abolendo con un colpo di spugna i precedenti diritti di utilizzo e disposizione (p.es. regimi della proprietà comune). Un esempio più recente ha riguardato l’inserimento della norma sulla comproprietà nel Codice Civile (1965).

– Regolamentazione tramite la ridefinizione della struttura distributiva dei diritti di proprietà. L’intervento può essere radicale, nel caso di una privatizzazione o nazionalizzazione (di suolo, acqua, foreste, ecc.), oppure più circoscritto e limitato a un esproprio, per esempio ai fini della realizzazione di opere infrastrutturali.

Infine descriverò una possibile applicazione normativa di questo quadro analitico. Nel corso dell’esposizione saranno quindi descritti brevemente i quattro passaggi di un processo decisionale ideale per la costituzione di un IRR integrato.

Stock

Harvest

Actor users Good / service used

Rule ensuring exploitation (« right of use ») (layer 1)

Rule(s) ensuring the restrictive coordination of use rights between users (layer 2)

Figura 1: I due livelli regolamentari di un regime sostenibile per le risorse: contingenti globali e individuali.

Riferimenti

• Bromley, D. (1991). Environment and Economy. Property Rights and Public Policy. Oxford: Blackwell.

• Gerber, J.-D., Knoepfel, P., Nahrath, S., Varone F. (2009). Institutional Resource Regimes: Towards sustainability through the combination of property-rights theory and policy analysis. Ecological Economics, 68(3), 798-809.

• Knoepfel, P., Nahrath, S., Varone, F. (2007). Institutional Regimes for Natural Re- sources: An Innovative Theoretical Framework for Sustainability. In P. Knoepfel (Ed.), Environmental Policy Analyses. Learning from the Past for the Future - 25 Years of Research (pp. 455-506). Berlin, Heidelberg: Springer Verlag.

• McNeill, J. R. (2001). Something New Under the Sun: An Environmental History of the Twentieth-Century World. New York: Norton.

• WCED. (1987). Our Common Future. Washington D.C.: World Bank.

• Young, M. D. (1992). Sustainable Investment and Resource Use: Equity, Environmen- tal Integrity and Economic Efficiency. Paris: Parthenon Press.

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