• Non ci sono risultati.

Gian Battista Bischetti, Università degli Studi di Milano & Michele Freppaz, Università di Torino, Italia

particolare si sta cercando di utilizzare tali dati per migliorare la modellazione idrologica, per definire indicatori di saturazione del suolo da utilizzare per la previsione del dissesto idrogeologico. Come sviluppo futuro le carte di propensione al dissesto, unite ai dati di saturazione e alle caratteristiche dei suoli, potrebbero permettere di definire scenari dinamici da associare ai diversi livelli di allerta. Per quanto riguarda la riduzione del rischio idrogeomorfologico, il dott. Coali ha portato le esperienze del Servizio Bacini Montani della Provincia Autonoma di Trento, che rappresenta un’eccellenza nel settore delle sistemazioni montane, sia a livello nazionale che internazionale.

Le antiche origini e soprattutto l’evoluzione storica del Servizio, innanzitutto, hanno garantito con continuità la cura del territorio trentino nei confronti dei fenomeni di dissesto e rappresentano uno dei punti fondamentali del successo odierno. Il modello organizzativo austro-ungarico, comune a tutto l’arco alpino a partire dalla fine del 1800, su cui si è formato il Servizio nel 1882, infatti, è stato in grado di mantenere i principi fondatori, evolvendosi ed adattandosi alle sempre nuove esigenze del contesto socio-economico e politico.

Tale modello prevede la distinzione del territorio in bacini idrografici, sui quali il Servizio è competente per la pianificazione, programmazione, Queste ed altre considerazioni hanno condotto il

Centro Funzionale ad attivare tre filoni di ricerca. 1. Il primo ha portato alla produzione di una carta

dei suoli alla scala 1:10.000 di alcuni bacini della Regione (e.g. Valpelline) e una carta della vulnerabilità dei suoli alla scala 1:100.000, per l’intero territorio regionale.

2. Il secondo filone ha prodotto due cartografie tematiche sui fattori di instabilità gravitativa, ossia la carta litotecnica e quella delle litofacies. 3. Il terzo filone ha portato alla dotazione di 5 stazioni meteorologiche automatiche di sensori per la misura dell’umidità del suolo, con l’obiettivo di meglio determinare questa variabile fondamentale per molti aspetti applicativi. In corrispondenza di questi sensori è stata effettuata una caratterizzazione del suolo per determinare le caratteristiche locali, sono state condotte prove di infiltrazione per calibrare le uscite in termini di conducibilità con valori misurati e non con valori da letteratura e prove di infiltrazione per determinare le funzioni idrauliche.

In questo momento il Centro Funzionale è impegnato a cercare di ottimizzare l’enorme mole di dati che sono stati raccolti nell’ambito delle attività sopra descritte, con l’obiettivo di identificare strumenti operativi da utilizzare nella gestione delle allerte. In

La più recente funzione di predisposizione della valutazione del rischio (da utilizzare nella pianificazione urbanistica) e di elaborazione dei piani di protezione civile, si salda con la funzione di realizzazione e manutenzione delle opere, consentendo di ottimizzare le risorse nell’ottica della riduzione del rischio residuo che non può essere completamente eliminato e che deve essere contemplato ai sensi della Direttiva alluvioni 2007/60/CE. Alla creazione di una consapevolezza in tal senso da parte della popolazione, il Servizio dedica una parte delle proprie energie quale elemento per la reale sicurezza dei cittadini.

In sintesi il paradigma di difesa montana su cui oggi poggia l’azione del Servizio Bacini Montani può essere riassunta in tre punti:

• assicurare stabilità ed efficienza funzionale ai bacini idrografici e ai sistemi forestali in termini di “sistema alveo-versante”, garantendo continuità degli interventi di manutenzione del territorio, dei boschi, delle opere di sistemazione idraulico-forestale e di gestione dei corsi d’acqua;

• garantire sicurezza all’uomo e alle sue attività, attraverso la corretta individuazione dei pericoli idrogeologici e la compatibilità delle nuove previsioni urbanistiche (pianificazione) ed il miglioramento dei livelli di protezione (interventi);

• perseguire il dialogo sociale sul pericolo, diffondendo la consapevolezza sui limiti del progettazione e direzione dei lavori di sistemazione

idraulica e forestale. Inoltre, esso è il responsabile dell’amministrazione e della gestione del demanio idrico, del catasto opere e del catasto eventi, è responsabile della redazione delle carte della pericolosità idrogeologica e delle attività di prevenzione e di pronto intervento per calamità pubbliche, nonché delle attività di informazione sul pericolo idrogeologico e sulle strategie per la gestione dei rischi alluvionali e torrentizi. In sostanza è il soggetto unico responsabile per i diversi aspetti che attengono la difesa idrogeologica, a vari livelli, del territorio montano.

Un secondo aspetto peculiare è quello dell’amministrazione diretta come forma prevalente di esecuzione dei lavori, che permette notevole flessibilità e una programmazione pluriennale, non solo delle opere, ma anche e soprattutto della manutenzione che, caso assai raro in Italia, assorbe circa la metà delle risorse affidate al Servizio. La realizzazione diretta degli interventi consente anche una forte specializzazione sia dei progettisti, sia delle maestranze che rappresentano uno dei punti critici per il successo di questo tipo di interventi; da non trascurare è anche la ricaduta occupazionale sul territorio (ad oggi 212 operai che alla fine degli anni ’80 arrivavano a circa 400 unità).

Ulteriore punto di forza è quello della disponibilità di un catasto delle opere dettagliato ed aggiornato con continuità (a partire dalla fondazione del Servizio nel 1882) che consente di programmare con accuratezza la manutenzione e le nuove esigenze.

concetto di stabilità dei sistemi naturali e di funzionalità delle opere di sistemazione (“rischio residuo”).

Tutto ciò conciliando la funzionalità tecnica con la qualità ambientale, cosa possibile solamente con un continuo aggiornamento professionale sia del personale tecnico che delle maestranze, a sua volta conseguenza della scelta dell’amministrazione diretta come forma prevalente di operatività.

Conclusioni

Il workshop, che ha visto la partecipazione di un notevole numero di persone oltre i limiti della sala concessa, ha permesso di divulgare buone prassi di gestione dei pericoli naturali in ambito alpino con particolare riferimento all’erosione dei suoli ed al rischio idrogeologico.

Grazie alla capacità e competenza dei relatori il pubblico, tra cui moltissimi giovani, ha avuto modo di venire a contatto con due realtà di eccellenza e di poter discutere in maniera approfondita sebbene non eccessivamente tecnica di aspetti che sono invece spesso trattati dalle cronache in maniera superficiale e fuorviante.

Sessione 4

Uso delle risorse alpine:

Outline

Documenti correlati