5. I processi psicologici dell’interpretazione.
5.2 Le basi neurali della processazione del testo nell’ottica del discorso letterario.
Nella processazione del testo e del discorso un’idea centrale è quella di coerenza, per cui legami significativi rendono un discorso compatto in rapporto a frasi adiacenti (coerenza locale) o attraverso unità più estese (coerenza globale) (Perfetti, Frishkoff, pp. 165 e segg., in Stemmer, Whitaker, 2008).
La comprensione del testo e del discorso impegnano sistemi neurali che sono implicati nella percezione del linguaggio (input uditivo o visuale del linguaggio), nella processazione della parola e nella comprensione della frase. Inoltre, quando è direttamente confrontata con la comprensione a livello di parola e di frase, la comprensione del discorso sembra coinvolgere altre aree, comprendenti la corteccia prefrontale sinistra, le regioni temporali anteriori, la corteccia frontale mediale e la corteccia cingolata posteriore. Queste regioni sono state connesse ai meccanismi cognitivi generali (ad esempio l’attenzione, la memoria) che sono necessari per il recupero ed il mantenimento delle rappresentazioni mentali attraverso il tempo, così come ai dispositivi specifici del linguaggio per la connessione dei significati entro e attraverso le frasi.
In termini di psicolinguistica, durante la processazione del testo e del discorso coloro che comprendono il testo cercano di costruire rappresentazioni coerenti o modelli mentali. Questi sono costituiti da proposizioni, le “idea-units” del linguaggio. La sfida per una teoria neurale della comprensione del discorso è identificare i meccanismi neurocognitivi e neurolinguistici che servono a connettere proposizioni successive, i quali sono in sostanza due, i processi inferenziali e i segnali grammaticali del discorso, che aiutano a stabilire la coerenza del testo e del discorso.
Le proposizioni sono le unità di idea di un testo o di un discorso, dato che rappresentano le idee centrali espresse in una frase, un’azione, un evento o lo stato della situazione che coinvolgono uno più partecipanti. Qualora si tenda ad interpretare la frase, si pone in evidenza il ruolo della conoscenza del background. Una proposizione codifica dunque significati relazionali di base, in parte indipendenti dall’espressione sintattica, mentre la proposizione in aggiunta alla conoscenza di rilievo produce un significato specifico o interpretazione. Stabilire la coerenza attraverso sequenze di proposizioni coinvolge processi aggiuntivi che si estendono oltre la singola proposizione. Le parole diventano termini connessi a referenti introdotti nel testo precedente o stabiliti attraverso la trasmissione culturale della conoscenza.
Quando sono fatte queste connessioni, colui che comprende costruisce una rappresentazione di ciò che il testo riguarda, un modello mentale. Infatti, secondo il modello sviluppato da Kintsch e van Dijk (Kintsch, Rawson, 2005), come si è visto in precedenza, la comprensione coinvolge due modelli mentali, un modello di ciò che il testo dice (il testo di base, che consiste nelle proposizioni ordinate) e un modello di ciò che il testo riguarda, (il modello situazionale). Le strutture proposizionali del testo di base sono estratte dalle frasi, accumulate attraverso frasi successive e completate dalle inferenze necessarie a rendere il testo localmente coerente.
Il modello situazionale è formato dal testo di base attraverso la combinazione con le fonti di conoscenza attraverso i processi di inferenza. Un testo di base equivale dunque ad una rappresentazione del significato che è vicina al linguaggio del testo, essenzialmente amodale e preposizionale, mentre il modello situazionale comprende informazioni non preposizionali e non verbali, e può includere rappresentazioni secondo modalità specifiche, ad esempio visuali-spaziali così come semantiche (Mellet et al., 2002). Spiegare la natura di queste rappresentazioni, come sono formate e come sono mantenute ed integrate durante la comprensione in rete è importante per le teorie della comprensione del testo e del discorso.
Una visione della processazione del testo tratta il discorso come un input linguistico che dev’essere capito da un lettore. Una visione complementare fondata su idee di ordine linguistico enfatizza la natura socio-pragmatica del discorso e propone che una funzione chiave dei sistemi grammaticali sia quella di supportare l’allineamento delle rappresentazioni parlante/udente durante la comunicazione (Givon, 2005).
Secondo questo framework le strutture linguistiche che supportano la comunicazione operano come segnali socio-pragmatici. Per esempio, un pronome ricorda a colui che comprende la necessità di connettersi ad un referente menzionato in precedenza. Per usare in modo appropriato questi segnali, colui che parla o scrive deve considerare non solo le informazioni preposizionali che devono essere codificate, ma anche ma anche la conoscenza e gli stati intenzionali di chi comprende: il non farlo comprometterebbe la coerenza del discorso.
La prospettiva del testo e quella grammaticale del discorso sono convergenti nell’identificare la coerenza come un tema chiave nella comprensione del linguaggio. Le descrizioni funzionaliste delle strutture grammaticali del discorso descrivono i meccanismi linguistici che servono alla comunicazione tramite la coerenza. Molti di questi meccanismi operano al livello della coerenza locale, preservando i tratti della conversazione e i passi della lettura del testo dalle interruzioni della coerenza, operando in stretto concerto con i processi cognitivi (attenzionali, della memoria di lavoro) e socio-emozionali che sono rilevanti per la comunicazione.
Le teorie della comprensione del testo forniscono idee complementari su come le inferenze possono funzionare per aiutare a stabilire una coerenza globale e locale. I lettori si sforzano di sviluppare un qualche grado di coerenza nel significato che fanno derivare dal testo. Per fare questo stabiliscono dei legami entro e attraverso le frasi usando i segnali grammaticali e traendo vari tipi di inferenze. I dispositivi grammaticali provvedono all’inserimento di processi relativamente automatici che aiutano a stabilire legami di coerenza, ma questi possono anche essere stabiliti attraverso le inferenze, che impegnano processi aggiuntivi dipendenti dagli standard di chi comprende relativamente a coerenza, capacità cognitiva e abilità linguistiche.
Per scoprire quanto è caratteristico riguardo alla processazione del testo e del discorso, è importante considerare i confronti diretti dell’attivazione cerebrale provocata dal discorso con quella inerente a parole isolate e sequenze di parole e frasi sconnesse. Questi confronti sono stati oggetto di studi di neuroimmagine. Quando un discorso connesso o frasi isolate sconnesse sono confrontate con liste di parole, i lobi temporali anteriori mostrano una maggiore attivazione (Mazoyer et al., 1993). Date le ricerche che collegano i lobi anteriori temporali alla comprensione semantica, l’aumentata attività di questi può riflettere accresciute esigenze per la processazione semantica nel comprendere testi connessi.
Un’ulteriore evidenza per il ruolo dei lobi temporali anteriori nella processazione del discorso a livello semantico proviene dagli studi di tipo elettromagnetico (ERP, event related potential, e MEG, magnetoencephalography), che portano a sottolineare il ruolo di quest’area cerebrale nell’integrazione semantica a livello di frase e di testo.
La differenza tra la processazione del testo e quella della frase è basata sul fatto che nel leggere il testo l’informazione dev’essere integrata attraverso i limiti della frase per mantenere la coerenza. Gli studi (Perfetti, Frishkoff, 2008, pp. 161 e segg.) che confrontano il discorso connesso con le frasi che mancano di coerenza globale suggeriscono che un luogo per i processi di integrazione di routine che sono supportati dalla coreferenza (ad esempio basata sulla sovrapposizione di ragionamento) sia la regione prefrontale dorsomediale superiore (BA 8/9). Uno studio di fMRI riportato in Schmalhofer e Perfetti (2007) fornisce un ulteriore supporto per una risposta frontomediale durante la produzione di inferenze.
Capitolo VI