14. Dalla lateralizzazione emisferica alla embodied cognition: un riepilogo
14.1 Mind, brain, body and language
Le evidenze delle scienze cognitive mostrano come la definizione psicologica classica di ragione sia errata (Lakoff, Johnson, 1999, pp. 17 e segg.). Non c’è una facoltà del tutto autonoma separata ed indipendente da capacità fisiche come la percezione ed il movimento. L’evidenza supporta invece un punto di vista evolutivo in cui la ragione usa tali capacità fisiche e deriva da esse. Il risultato è una visione radicalmente differente di ciò che la ragione è e dunque di che cosa sia l’essere umano. Diverse scoperte delle neuroscienze cognitive, come si vedrà, vanno in questa direzione nel considerare che la ragione è fondamentalmente incorporata, embodied. Queste considerazioni portano a sottolineare come la ragione umana sia inestricabilmente connessa al corpo ed alle peculiarità del cervello, e come corpo, cervello e le interazioni con l’ambiente forniscano la base, per la maggior parte inconscia, per una sorta di “metafisica quotidiana”, cioè il senso della realtà. Esso comincia con e dipende dal nostro corpo, specialmente dall’apparato sensorio motorio, che permette di percepire, muovere, manipolare, e le altre strutture del nostro cervello, che sono state forgiate sia dall’evoluzione che dall’esperienza.
La nostra vita mentale soggettiva vive le esperienze più diverse in termini di giudizio astratto piuttosto che di emozione ed affettività: molte delle modalità a partire dalle quali le concettualizziamo, ragioniamo riguardo ad esse e le visualizziamo derivano da altri domini dell’esperienza, quelli sensorimotori, ad esempio, quando concettualizziamo la comprensione di un’idea come si trattasse di afferrare un oggetto.
Il meccanismo cognitivo è la metafora concettuale, che permette di usare la logica “fisica” dell’afferrare per ragionare riguardo alla comprensione. La metafora consente una mental imagery convenzionale a partire dai domini sensorimotori al fine di usarla per i domini dell’esperienza soggettiva. Un gesto indicante la traiettoria di qualcosa che ci passa accanto o sopra la testa, può indicare in modo vivido un insuccesso nella comprensione. La metafora concettuale è penetrante sia nel pensiero che nel linguaggio. Si tratta di modalità di mappatura associativa che strutturano il ragionamento, l’esperienza ed il linguaggio quotidiano. Esse sono fondate sull’esperienza: si pensi
ad un’espressione metaforica come “ciò ch’è maggiore sta in alto”, in cui un giudizio soggettivo di quantità è concettualizzato in termini di esperienza sensoriomotoria della verticalità. Questa corrispondenza sorge da una correlazione tipica dell’esperienza quotidiana, quando si nota che il livello di un liquido sale nel momento in cui se ne aumenta la quantità nel contenitore. Nei primi stadi dello sviluppo, Johnson ipotizza, tali correlazioni sono una sorta di fusioni combinate in cui quantità e verticalità non sono viste come separate. Dopo tale periodo dello sviluppo le associazioni tra “more” e “up” e tra “less” e “down” costituiscono un’associazione a domini incrociati tra il concetto sensoriomotorio della verticalità ed il giudizio soggettivo della quantità.
Le metafore sono talvolta creative (si pensi a quelle prodotte nei testi letterari) nel dare origine ad una struttura nell’ambito dell’esperienza (Johnson, 1990, p. 98). Esse non riportano meramente un’esperienza preesistente ed indipendente, piuttosto contribuiscono al processo per mezzo del quale l’esperienza e la comprensione sono strutturate in modo coerente e significativo. Nel caso dell’equilibrio, per esempio, si è visto che determinati concetti astratti, eventi, stati, istituzioni e principi, come stati psicologici, argomentazioni, opzioni morali e operazioni matematiche, sono strutturati metaforicamente come entità o eventi fisici. Pertanto si può identificare la proiezione figurata di tale struttura come una funzione creativa della metafora, essendo uno dei modi privilegiati in cui si generano nell’esperienza degli esseri umani strutture tali da poter essere comprese perché connettono vari sensi del termine all’interno di uno schema d’immagine.
Gibbs (Gibbs, 2005, p. 121-122 e 273) afferma che gli studi di psicologia e linguistica cognitiva tratteggiano una nuova visione dei concetti, che è opposta alla tradizionale posizione della scienza cognitiva inerente ai concetti astratti, disincorporati, decontestualizzati durante le rappresentazioni mentali. Sia i concetti concreti che astratti sono rappresentazioni provvisorie, dinamiche, incorporate e situate. Inoltre i concetti sorgono da atti di simulazione percettiva/incorporata e non si ha soltanto un accesso ad essi come rappresentazioni statiche nella memoria a lungo termine. Questa prospettiva incorporata spiega perché i concetti siano flessibili, multimodali e produttivi e diano origine ad inferenze esplicite poichè si accordano ai contesti del mondo reale.
Gibbs sostiene peraltro che la simulazione incorporata nella creazione di concetti in un contesto non implica necessariamente che la natura sensoriomotoria della processazione concettuale sia intrinsecamente non rappresentazionale. Dopo tutto i processi di simulazione che operano per creare concetti specifici nel contesto usano vari generi di conoscenza, inclusa quella riguardo al corpo che è pure rappresentata. Queste simulazioni non sono identiche agli stati neurali che sono alla base della percezione, dell’azione e della cognizione. Ma le simulazioni concettuali sicuramente coinvolgono processi cerebrali in cooperazione con l’intero sistema nervoso ed il corpo per creare comprensioni immaginative degli eventi, sia quando sono presenti informazioni provenienti dall’ambiente, sia quando non ci sono. La metafora è fondamentale per la processazione concettuale. I concetti astratti sono in parte creati, come si è visto, dalla mappatura metaforica di domini d’origine incorporati in vari domini bersaglio. Infatti i concetti astratti non esisterebbero nel modo in cui lo sono nella cognizione ordinaria senza senza la metafora basata sul corpo. Essa non è un modo di accedere ad una precedentemente articolata conoscenza astratta, ma è inerente alla creazione ad al mantenimento di costruzioni astratte nelle diverse situazioni. Questa posizione suggerisce allora che la processazione concettuale umana sia profondamente basata sulla metafora incorporata, specialmente a proposito della comprensione astratta dell’esperienza.
Si è visto come la lateralizzazione emisferica in rapporto al RH permetta di considerare anche da un punto di vista neurale tale assunto, dato che la PFC destra è impegnata nella processazione di problemi che non hanno una singola risposta corretta predeterminata, ma permettono all’agente di generare strategie multiple (ad esempio ipotesi), che guidano il movimento nello spazio del problema verso una soluzione (Goel, Vartanian, 2005).
Un tema comune nella scienza cognitiva è che la comprensione del linguaggio sia un’attività modulare con una ridotta interazione con la conoscenza concettuale ed esperienziale, specialmente i primi stadi della processazione. Anche se l’informazione contestuale è impiegata per coadiuvare
l’appropriata comprensione di ciò che chi parla o scrive vuole significare, si suppone che questa conoscenza sia rappresentata in una struttura astratta disincorporata, ad esempio una lista di proposizioni. In realtà l’attività incorporata gioca un ruolo in almeno alcuni aspetti dell’evoluzione del linguaggio: la processazione del linguaggio e del significato delle parole, il modo in cui il soggetto comprende perché parole e frasi diverse hanno determinati significati, e la comprensione immediata da parte del soggetto di espressioni verbali e del discorso scritto. Una parte significativa dell’attività incorporata è soggetta a processi di simulazione che operano durante la comprensione del linguaggio. Essa infatti, all’interno di contesti comunicativi del mondo reale, può essere meglio descritta come un tipo di simulazione incorporata, piuttosto che come l’attivazione di una preesistente conoscenza disincorporata e simbolica. Nulla di ciò implica che tutti gli aspetti del linguaggio e della comunicazione, inclusi alcuni movimenti del corpo usati per esprimere il significato, siano fondati sull’incorporazione. Ma ci sono evidenze sufficienti per suggerire che molti aspetti del linguaggioe della comunicazione sorgano e continuino ad essere guidati dall’esperienza corporea.
A ciò si deve aggiungere il fatto che anche le emozioni sono direttamente legate all’azione umana. Noi avvertiamo emozioni diverse come un movimento attraverso lo spazio affettivo che definisce chi siamo in ogni momento del tempo. Emozioni diverse hanno aspetti mutevoli sul corpo, anche se può essere impossibile definire rigorosamente le emozioni individuali in termini di sensazioni corporee specifiche. Ma le espressioni emozionali possono essere caratterizzate e anche predette da specifici patterns dinamici di interazione tra cervello, corpo e mondo. Questa prospettiva dinamica riguardo all’espressione emozionale elimina la tradizionale separazione tra i comportamenti che sono generati automaticamente e quelli che sono prodotti intenzionalmente. Entrambi i tipi di di espressioni hanno origine come prodotti emergenti di processi che si auto-organizzano, i quali vincolano i gradi a cui le varie emozioni sono sentite, espresse e agiscono. Come tali le emozioni, in un certo senso, prescindono da cervello, corpo e mondo e dunque non sono fenomeni né puramente mentali né puramente fisiologici.