17. Competenza emotiva e scuola
17.2 Linguaggio e alfabetizzazione emotiva
Il sentire, che costituisce la nostra capacità di comunicare con il mondo che ci circonda, esterno o interno, può essere sensoriale, somatico o viscerale (Cervi, 2008, pp. 113 e segg.). Il sentire sensoriale è quello che si sviluppa a partire da input sensoriali, e che viene recepito attraverso gli organi di senso. Il sentire somatico può essere o cutaneo e quindi superficiale, oppure propriocettivo e quindi profondo. Esso comprende il senso della posizione e del movimento del corpo nello spazio. I recettori propriocettivi, come ad esempio quello vestibolare, che è fondamentale nel controllo della postura e dell’equilibrio, ci forniscono informazioni sull’orientamento del nostro corpo nello spazio, sui movimenti del nostro corpo, sulla tensione dei muscoli, sul movimento delle articolazioni. Il sentire che procede da quelli somatico e viscerale, che rimane ad essi strettamente collegato, come si è visto in precedenza, e che tuttavia da essi si differenzia è il sentire viscerale, che definiamo emotivo. A partire dal sentire emotivo si sviluppa l’intera nostra capacità emotiva (umori, emozioni, sentimenti e passioni, atteggiamenti), costituita in un primo momento da stati
soggettivi (umori, emozioni e passioni), che solo in un secondo momento e solo eventualmente diventano atti intenzionali (sentimenti, atteggiamenti).
Nel suo complesso l’emotività costituisce sia la nostra capacità di rapporto con noi stessi, con gli altri e con il mondo, sia tutte le concrete relazioni che istituiamo con il mondo: è il nostro essere- nel-mondo. Una formazione che risponda alle reali esigenze del soggetto, con i suoi bisogni e le sue aspettative, deve dotarsi della conoscenza di strategie educative che tengano conto di un soggetto che sente, e che nel sentire può imparare a comprendersi e a comprendere. Se però in genere si parla di educazione emotiva, di educazione all’affettività e di abilità sociali, a seconda che si considerino le competenze relative alla relazione con il sé (emotive skills), alla relazione con l’altro (affective skills) o alla relazione con gli altri (social skills), in generale si può parlare di educazione, che per essere tale deve poggiare sulla relazione con il sé (emotiva), con l’altro (affettiva) e con gli altri (sociale) in un’introduzione progressiva alla totalità delle relazioni con il reale.
Il sentire emotivo costituisce la nostra relazione con il mondo, che si esprime comunicandola. L’essere umano è insieme un organismo, un individuo, un soggetto e infine una persona che comunica. Con la Scuola di Palo Alto (Watzlavick, Beavin, Jackson, 1967) è diventato chiaro che non comunicare è impossibile, e l’impossibilità di non-comunicare è diventata un assioma della stessa comunicazione. Per Daniel Goleman, l’autore di Intelligenza emotiva, comunicare è uno dei tredici elementi del curriculum della scienza del sé. Significa: parlare con efficacia delle emozioni e dei sentimenti; saper ascoltare e saper domandare, distinguere tra ciò che uno dice o fa e le proprie reazioni emotive e giudizi al riguardo, esporre il proprio punto di vista invece di incolpare gli altri (Goleman, 1995).
La comunicazione può avvalersi di strategie linguistiche oppure di strategie non linguistiche, e quindi può utilizzare o meno il linguaggio. Quest’ultimo è il caso della comunicazione definita non verbale, che si può meglio definire come non linguistica, perché è solo la comunicazione linguistica che può utilizzare o meno le parole. La comunicazione non linguistica, che non si avvale di un codice linguistico, può essere espressiva o corporea (Magno Caldognetto, Poggi, 2004). È espressiva quando il canale di comunicazione è costituito dal volto del parlante, che veicolerà o espressioni facciali, che sono universali per ciascun tono emotivo (Eckman, Friesen, 1975, 1978) oppure sguardi, che sono invece assolutamente personali. Essa è invece corporea quando il canale di comunicazione è costituito dal corpo, capace anch’esso o di movimenti universali (come ad esempio l’irrigidirsi per la paura, l’accalorarsi per la rabbia, etc.), oppure di gesti anche in questo caso assolutamente personali.
Se invece la comunicazione utilizza il linguaggio e quindi necessariamente un preciso codice linguistico, si parlerà allora di comunicazione linguistica, che potrà essere verbale o non verbale. In questo caso utilizzerà sistemi quali l’intonazione (il tono della voce), l’accento (il volume della voce) e il ritmo (la velocità della voce), che sono complessivamente oggetto della prosodia. Sotto quest’aspetto sono fondamentali per esprimere il valore che diamo alle cose le pause del linguaggio orale e la punteggiatura del linguaggio scritto o la distribuzione degli accenti.
La comunicazione linguistica non verbale si avvale altresì del timbro, che è il colore di fondo personale e irripetibile che ogni voce reca con sé, oltre che il modo inconfondibile che ogni voce ha di pronunciare le vocali, di articolare le consonanti. Il timbro della voce è il luogo dove la lingua e il parlante coincidono: il timbro è il nostro corpo anatomicamente fatto in un certo modo; è la nostra personalità, sviluppata in un certo modo; è la nostra individualità, che porta sempre con sé una prospettiva, un’interpretazione, una scelta tra possibili significati, cioè un senso. Si può decidere di parlare più lentamente o più velocemente, ma non si può cambiare la natura della propria voce. Secondo Ivan Fonagy (1981, 1983), che ha studiato il rapporto tra emozioni e sistema fonologico e ha parlato di stile vocale personale, a ciascuna emozione corrisponde un livello timbrico. Certamente esprimiamo il nostro sentire, la nostra relazione con noi stessi e con il mondo attraverso il volto, il corpo, il tono e il timbro della voce che accompagnano il contenuto dei nostri messaggi, ma lo esprimiamo soprattutto attraverso le parole. Entro il contesto della comunicazione verbale possiamo distinguere il linguaggio emotivo dal linguaggio emozionale. Per linguaggio (parlato)
emotivo indichiamo l’uso del linguaggio verbale (orale e scritto) causato dalle emozioni, quindi necessariamente in presenza di esse. Per linguaggio parlato (emozionale) indichiamo invece l’uso del linguaggio verbale (orale e scritto) in relazione alle emozioni (Caffi, Janney, 1994) e quindi anche in assenza di esse, o più precisamente in assenza di una qualsiasi elicitazione emotiva (per la costanza emotiva non può infatti esservi assenza assoluta di emotività se non in contesti patologici, come l’apatia psicopatologica insieme alla sua traduzione linguistica, l’alessitimia). Le espressioni “sono furioso dalla rabbia” e “all’emotività è sempre sottesa la legge della costanza emotiva” costituiscono la prima un esempio di parlato emotivo, la seconda un esempio di parlato emozionale. Ciò di cui ci siamo occupati e ci occupiamo in questa sede è il parlato emotivo, il linguaggio che descrive le emozioni reali, vissute, esperite.
Il glossario è genericamente la raccolta di vocaboli appartenenti a un ambito specialistico, per cui nel nostro caso si avrà un glossario emozionale, non emotivo. Con vocabolario si intende invece l’insieme dei significati che il nostro codice attribuisce ai singoli termini che descrivono le esperienze emotive. Esso sarà pertanto un vocabolario emotivo.
Infine per lessico si intende il complesso dei vocaboli e delle locuzioni che costituiscono un ambito del codice linguistico, ovvero l’insieme non più dei significati, ma dei significanti. Nel nostro caso l’ambito considerato è quello relativo al sentire e alla relazionalità, e quindi parleremo di lessico emotivo per intendere l’insieme degli elementi del codice (lessemi e interiezioni) contenenti nel loro correlato semantico un’informazione su un qualsiasi stato o atto emotivo. Infine la relazionalità, che nasce dal sentire, può essere emotiva se esprime la nostra relazione con noi stessi; affettiva, se esprime la nostra relazione con l’altro; sociale, se esprime la nostra relazione con gli altri. Parleremo quindi di lessico affettivo per intendere l’insieme degli elementi del codice contenenti nel loro correlato semantico un’informazione solo su quegli elementi del sentire specifici della relazionalità affettiva, e di lessico sociale per intendere l’insieme degli elementi del codice contenenti nel loro correlato semantico un’informazione solo su quegli elementi del sentire specifici della relazionalità sociale.