8. Emozione e comprensione: una realtà biunivoca
8.2 Linguaggio ed emozione
Si può affermare che il linguaggio correlato all’emozione vede un contributo dominante nella sua processazione da parte dell’emisfero destro? Una risposta positiva ci permetterebbe di confermare che la metafora e l’emozione sono in correlazione, anche perché la loro processazione avviene dal punto di vista neurale in aree cerebrali analoghe.
Una discussione sulla relazione tra linguaggio ed emozione non sarebbe completa senza un esame dei loro substrati neurali (Reilly J. & Seibert L., Language and emotion, in Handbook of Affective
Sciences, pp. 542 e segg.), ed infatti questo è uno dei modi in cui questi due domini funzionali sono
stati confrontati nella letteratura. La logica è tipicamente quella per cui l’evidenza dei loro distinti substrati neurali è la chiave di volta della prova della loro indipendenza funzionale. L’evidenza dei
loro diversi fondamenti neurali è chiara; tuttavia, poiché la comunicazione emozionale linguistica e non linguistica si co-verificano nel tempo e spesso sono congruenti, a qualche livello essi possono condividere una orchestrazione neurale comune.
Come si è visto, sembra che l’emozione sia generata in termini subcorticali attraverso i gangli basali e/o il sistema limbico e può essere influenzata da varie regioni della neocorteccia (Panksepp, 1998), specialmente dalla corteccia prefrontale (Le Doux, 1995).
I substrati neurali del linguaggio sono stati compresi meglio di molte altre funzioni. L’emisfero dominante, di solito il sinistro, sembra essere il luogo primario del controllo per i classici elementi componenti il linguaggio, quello fonologico, quello morfologico e quello sintattico. La comprensione è stata associata con il lobo temporale superiore sinistro e la produzione con il lobo temporale superiore sinistro. Nadeau & Crosson (1997) hanno anche suggerito un ruolo per il talamo dominante.
Un ruolo significativo per l’emisfero non dominante, di solito il destro, è stato scoperto per funzioni linguistiche selezionate, che includono la comprensione e la strutturazione delle narrazioni e del discorso, l’elaborazione delle inferenze, l’interpretazione degli usi non letterali del linguaggio (forme idiomatiche, ironia, metafora) ed il compimento di determinate funzioni pragmatiche (Joanette et al., 1990; Gardner et al., 1983).
La questione se la comunicazione linguistica dell’emozione è soggetta agli stessi substrati neurali della comunicazione linguistica in genere ha ricevuto limitata attenzione. Una rassegna della letteratura disponibile (Borod et al., 1998) rivela scoperte in qualche modo differenti in rapporto al fatto che i soggetti partecipanti siano normali o affetti da lesioni cerebrali. Gli studi della percezione degli aspetti lessicali dell’emozione in individui normali hanno usato tipicamente presentazioni di una singola parola in paradigmi di lateralizzazione, ad esempio confrontando la velocità e l’accuratezza con cui sono state riconosciute parole di contenuto emozionale a fronte di parole di contenuto non emozionale in ciascun campo visuale in un compito di decisione lessicale.
Tali studi hanno variamente trovato un ruolo superiore del RH nel percepire le parole connotate dall’emozione. (Brody et al., 1987), un effetto di valenza con performance emisferiche differenziate (Richards et al., 1995) e in ogni modo una mancata specializzazione emisferica per l’emozione nella processazione lessicale (Eviatar & Zaidel, 1991).
Le scoperte relative alla valenza suggeriscono che il RH funga da mediatore dell’emozione lessicale negativa, mentre il LH lo faccia con quella lessicale positiva. Studi della percezione dell’emozione lessicale in individui affetti da lesioni cerebrali che hanno usato sia parole singole sia frasi sono stati meno incerti. Diversi tra essi hanno supportato l’idea di una specializzazione del RH, benché altri non abbiano trovato effetti emisferici. Borod et al. (1998) suggeriscono un’interpretazione di questi ultimi, sostenendo che essi dovrebbero tenere conto delle loro limitazioni metodologiche, specificamente la mancata inclusione di stimoli lessicali non emozionali per le prove di controllo. Studi dell’espressione linguistica dell’emozione in pazienti con danni cerebrali, condotti ad esempio usando compiti che suscitavano un discorso spontaneo inerente a scene caricate emotivamente, hanno trovato di solito deterioramenti nei pazienti con lesioni al RH in rapporto a quelli con lesioni al LH e ai gruppi di controllo (Bloom et al., 1990).
Tuttavia, poiché questi compiti esigono la comprensione del contenuto emozionale della scena, si deve essere cauti nell’inferire un deterioramento espressivo (Myers, 1994). La letteratura suggerisce in definitiva un maggiore coinvolgimento del RH nel processare l’emozione lessicale. Che questa scoperta sia più consistente tra i soggetti con danni cerebrali piuttosto che tra gli individui normali può essere dovuto almeno in parte a limitazioni metodologiche nell’isolare in individui normali la processazione emozionale da quella non emozionale. In ogni caso la comunicazione linguistica dell’emozione sembra coinvolgere substrati neurali piuttosto diversi rispetto alla comunicazione emozionale non linguistica.
I substrati neurali per la comunicazione non linguistica (prosodia, espressione del volto, gestualità) sono stati studiati quasi esclusivamente in relazione all’espressione emozionale. Ad oggi la maggior parte della ricerca si è focalizzata sull’espressione affettiva del volto e sulla prosodia affettiva; studi
delle basi neurali della gestualità emozionale sono virtualmente inesistenti. Trent’anni di ricerca hanno implicato un ruolo superiore del RH nell’espressione emozionale del volto e nella prosodia emozionale, sebbene l’unanimità di queste scoperte si differenzi in rapporto a diverse variabili. Borod (1993) ha integrato questa letteratura estensiva delineando quattro componenti per la processazione emozionale: modo di processazione (comprensione, espressione ed esperienza), canale di comunicazione (facciale, prosodica e lessicale), dimensioni emozionali (valenza), emozioni discrete (ad esempio gioia, paura). Questo approccio riconosce il fatto che le basi neurologiche dell’espressione emozionale, non linguistica o linguistica, possono variare in modo significativo conformemente a questi parametri.
In un importante studio di Dean Sabatinelli et al. (2006), il cui titolo sembra sintetizzare quanto si è detto in precedenza riguardo al rapporto tra emozione e sistema sensorimotorio (The neural basis of
narrative imagery: emotion and action), è stato analizzata la base neurale della immaginazione
narrativa scoprendone il rapporto con l’emozione e la mental imagery, fatto che risulta fondamentale ai fini dei fondamenti del presente lavoro.
Gli autori sostengono come sia stato proposto che la “narrative emotional imagery” attivi un network associativo di stimolo, semantica e informazione di risposta. Essi hanno indagato i fattori concomitanti del sistema nervoso centrale in ordine all’immaginazione narrativa piacevole, spiacevole e neutra attraverso la fMRI, per provare la potenziale attivazione relativa alla risposta che è stata associata all’immaginazione emozionale. Sono stati presentati brevi scripts narrativi in cuffia a soggetti che poi hanno immaginato se stessi impegnati negli eventi descritti mentre veniva registrato il segnale dipendente dal livello di ossigeno ematico (BOLD).
Durante la percezione degli script la corteccia associativa uditiva ha mostrato un’aumentata attivazione durante la stimolazione affettiva (testi piacevoli o spiacevoli), mentre relativa è stata la risposta all’immaginazione neutra. Le strutture coinvolte nella processazione del linguaggio (giro frontomediale sinistro) e dello spazio (retrosplenium) sono pure stati attivi durante la presentazione degli script. All’inizio dell’immaginazione narrativa sono state avviate attività cerebrali nell’area motoria supplementare, nel cervelletto laterale destro e nel giro frontale inferiore sinistro (corteccia prefrontale), mostrando un rinforzo del cambiamento del segnale durante la stimolazione affettiva e un’attivazione relativa in ordine agli script neutri.
Pertanto gli effetti neurali dell’immaginazione narrativa sembrano essere essenzialmente correlati alla risposta, dato che l’attività nelle aree cerebrali suddette mostra chiari incrementi temporali all’inizio del compito di immaginazione. Considerando che la prontezza della risposta è cruciale nelle situazioni emotivamente cariche, non sorprende che l’immaginazione emotiva provochi maggiore attivazione nelle strutture suddette.
Risulta pertanto dimostrata l’attivazione della corteccia prefrontale in situazione di emotional arousal contemporaneamente alla processazione di immagini mentali connesse alla percezione di pur brevi testi narrativi.