13. La lateralizzazione emisferica: aspetti general
13.6 Il concetto di “emisfero interprete”.
Qual è il sistema che prende la massa imponente degli output delle migliaia e migliaia di sistemi specializzati e li riunisce attraverso canali segreti nella nostra soggettività, in modo da costruire la storia personale di ognuno di noi? Si è trovato che gli esseri umani possiedono un sistema specializzato nell’operare questa sintesi interpretativa, localizzato nell’emisfero sinistro.
L’interprete è un sistema che cerca di spiegare gli eventi esterni e interni, in modo da produrre comportamenti appropriati in risposta ad essi. Sappiamo che si trova solo nell’emisfero sinistro e che sembra essere legato alla nostra capacità di vedere come eventi contigui si ricolleghino l’uno all’altro. In Goldberg, come si è visto, esso viene considerato come il modulo cerebrale che implementa la routine. L’interprete, una specializzazione a sé stante presente nel nostro cervello, agisce su altri adattamenti incorporati nel cervello stesso. Questi adattamenti sono con ogni probabilità localizzati nella corteccia, ma il loro funzionamento esula in gran parte dalla coscienza, come avviene per la grande maggioranza delle nostre attività mentali. Ciò che viene interpretato, e che costituisce il filo della nostra storia personale, sono le conseguenze delle attività di questi adattamenti (Gazzaniga, Ivry, Mangun 2005).
Oggi l’organizzazione modulare del cervello è un fatto accertato. I moduli di funzionamento possiedono un qualche meccanismo fisico per istanziare queste reti neurali, ma i neuroscienziati non sono ancora in grado di specificarne la natura. Ciò che è chiaro è che queste reti operano principalmente al di fuori del dominio della coscienza, e i loro prodotti computazionali vengono poi presentati ai sistemi esecutivi che portano a stati comportamentali o cognitivi. Tenere traccia di tutta questa attività, che è parallela e costante, sembra costituire il compito del modulo dell’interprete nell’emisfero sinistro. L’interprete è un sistema di primaria importanza per il cervello umano: esso consente la formazione di credenze, costrutti mentali che a loro volta ci liberano dalla necessità di una risposta meccanica, cioè ci permettono di sfuggire alla relazione automatica stimolo - risposta nei vari aspetti della vita quotidiana. Si tratta, per molti versi, del sistema che costruisce la storia o la narrazione della nostra vita, cioè, per dirla in termini gadameriani, si tratta del sistema delle pre- comprensioni e dei pre-giudizi.
Quattro decadi di ricerca sui pazienti sottoposti a callosotomia o emisezione cerebrale hanno rivelato notevoli asimmetrie funzionali tra gli emisferi cerebrali. Le più sorprendenti differenze emisferiche sono state trovate nei compiti inerenti a funzioni cognitive di alto livello, come il linguaggio, il ragionamento sillogistico e la cognizione basata sugli schemi, le quali nella maggior parte dei pazienti sono svolte in modo molto migliore dal LH. Queste scoperte hanno condotto Gazzaniga e i suoi colleghi, come si è visto, a postulare l’esistenza di un modulo cognitivo lateralizzato a sinistra chiamato “interprete”, che adempie queste funzioni e cerca di risolvere gli eventi ambigui nel modo in cui ciò accade nel mondo.
Paul M. Corballis (2003) sostiene che una caratterizzazione della specializzazione del RH è stata più problematica. Alcune funzioni visuospaziali sembrano essere svolte in modo equivalente da entrambi gli emisferi, mentre altre appaiono essere fortemente lateralizzate a destra. Una serie di esperimenti relativi al comportamento con pazienti con emisezione cerebrale suggerisce che i due emisferi processino le informazioni visive in modi qualitativamente differenti. Specificamente, sembra che il LH non abbia accesso a tutti i meccanismi visivi che sono disponibili al RH. Questi dati suggeriscono che il RH svolga anche funzioni di interprete che sono preparate per risolvere l’ambiguità spaziale ch’è inerente alla percezione visuale.
Corballis ha passato in rassegna una serie di studi di processazione visuospaziale in pazienti con emisezione cerebrale. Il peso dell’evidenza data da questi studi suggerisce che il RH abbia prestazioni migliori del LH nei compiti che richiedono una qualche specie di giudizio spaziale, mentre i giudizi sull’identità dell’oggetto tendono ad essere ugualmente forti in entrambi gli emisferi.
Sembra anche esserci un’influenza della complessità nel grado di asimmetria in questi compiti. Compiti semplici, e quelli che possono essere attribuiti ad aree visuali di basso livello, sono tipicamente sia bilaterali che condizionati dal RH, ma possono ancora essere compiuti ragionevolmente bene dal LH. Compiti visuospaziali più impegnativi, particolarmente quelli che coinvolgono stimoli ambigui dal punto di vista spaziale, sembrano essere più fortemente lateralizzati. Sono questi i compiti che si suggerisce siano compiuti dall’interprete del RH.
Si è conosciuto almeno dal tempo della nuova teoria della visione di Berkeley che la visione spaziale è di per sé ambigua, dato che richiede una mappatura tra due immagini retiniche
bidimensionali e un mondo tridimensionale. Diversi teorici hanno suggerito che la soluzione di questa ambiguità deve coinvolgere qualcosa di simile ad una “Inferenza inconscia” o ad una “intelligenza visuale”. In questi termini la concettualizzazione più facile può semplicemente essere quella per cui il RH è più intelligente dal punto di vista visivo del LH. Un avvertimento che deve essere considerato nell’interpretare questi studi è che essi sono necessariamente condotti mediante un numero molto ristretto di pazienti, così che si deve fare attenzione a non generalizzare eccessivamente.
Sono stati iniziati studi di soggetti neurologicamnete normali usando metodi elettrofisiologici e di neuroimmagine emodinamica per confermare la dominanza del RH nei compiti di interpretazione visuale. Mentre i risultati sono ancora preliminari, ci sono alcuni dati che suggeriscono un coinvolgimento bilaterale in termini di completamento modale, ma un maggiore coinvolgimento dell’emisfero destro in termini di completamento amodale. Un altro recente studio pilota suggerisce che anche la percezione causale evochi fortemente un’attività lateralizzata a destra quando confrontata con stimoli simili in cui non è percepita alcuna causalità. Se questi risultati saranno confermati, forniranno un’evidenza convincente in relazione alle qualità interpretative dell’emisfero destro.