6. La comprensione in recenti esperimenti di neuroscienza cognitiva.
6.1 Comprensione tra emozione e metafora nelle neuroscienze cognitive.
Gli studi neuroscientifici sulle inferenze hanno prodotto chiare evidenze riguardo al contributo della corteccia prefrontale dorso-mediale (Ferstl, von Cramon, 2001; Schmalhofer et al., 2004) alla costruzione della coerenza, in particolare quando essa è basata sulla conoscenza ed è diretta ad un fine (Sieborger et al., 2003). Tuttavia le dislocazioni esatte differiscono (es. destra della BA 10 per Vogeley et al., 2001, sinistra BA 8 per Fletcher et al., 1995) e l’attivazione di quest’area non appare in tutti gli studi. All’opposto altri studi forniscono evidenze in ordine all’attivazione dell’area frontotemporale laterale destra, quando le esigenze posta dal processo di inferenza sono più elevate (Caplan e Dapretto, 2001; Ferstl, 2001; Mason e Just, 2004). Dunque i livelli di coerenza del testo influenzano l’attività cerebrale.
Altri studi sono stati condotti sulla costruzione del modello situazionale: essi non risultano peraltro decisivi riguardo al tema del coinvolgimento del RH. Mentre St. George et al. (1999) usando l’analisi di una regione di interesse hanno riportato una differenza di lateralizzazione per le regioni temporali, Maguire et al., (1999) hanno trovato impegnati componenti del network esteso del linguaggio durante un esperimento simile (corteccia prefrontale ventromediale, lobo anteriore temporale e precuneo della corteccia posteriore cingolata). In uno degli studi di event-related fMRI Ferstl et al. (2005) sembrano aver chiarito i diversi subprocessi della costruzione del modello situazionale usando soltanto storie coerenti e comprensibili. Due temi sono stati al centro di questo lavoro: i ricercatori volevano prima identificare i processi linguistici necessari per scoprire e integrare una inconsistenza globale, poi, basandosi sul modello di indicizzazione degli eventi di Zwaan et al. (1999), intendevano rilevare se aspetti di informazioni differenti avrebbero influenzato questo processo di aggiornamento. Approfittando di precedenti ricerche sulla costruzione del modello situazionale mediante l’uso di un paradigma di inconsistenza (Rinck, 2007), essi hanno selezionato storie che diversificavano aspetti emozionali e temporali del modello situazionale. Le inconsistenze emozionali sono state create contraddicendo lo stato affettivo prodotto dalle inferenze e relativo al protagonista, mentre le inconsistenze cronologiche sono state create invertendo l’ordine di due eventi. In ogni caso le versioni consistenti e inconsistenti erano differenti soltanto in ordine a una o poche parole. I risultati sono stati analizzati in due “time windows”. Prima è stata valutata la processazione immediata della parola target (quella inconsistente a fronte di quella consistente). Il rilevamento di una parola inconsistente provoca l’attivazione del lobo temporale anteriore destro. Il lobo temporale anteriore sinistro è stato attivo allo stesso modo nelle due condizioni. La differenza tra le narrazioni di tipo emozionale e cronologico ha confermato che l’aspetto informativo provoca differenze qualitative nella processazione. L’informazione emozionale guida l’attivazione nella corteccia frontale ventromediale e nel complesso esteso dell’amigdala, una configurazione chiaramente in accordo con l’interpretazione secondo cui il solo ascolto di una storia di contenuto emozionale coinvolge già aree cerebrali direttamente impegnate durante la processazione delle emozioni (Kringelbach, Rolls, 2004). In antitesi, le informazioni temporali o cronologiche hanno attivato un esteso network frontoparietale. Parti di questo network sono state interpretate come tali da riflettere la ricerca di reintegrazione necessaria per riaccedere a rilevanti informazioni contestuali (Kintsch, Van Dijk, 1978). Inoltre c’è stata attivazione nella congiunzione temporoparietale destra, un’area implicata per la processazione delle dimensioni, delle relazioni spaziali e e delle informazioni temporali (Walsh, 2003). Questi risultati confermano chiaramente che le informazioni specifiche della storia conducono a configurazioni qualitativamente differenti dell’attivazione cerebrale. In una finestra più estesa, che iniziava dalla parola target ma includeva anche il resto della storia, sono state trovate sistematiche differenze connesse al tipo di processi di integrazione disponibili. Nelle storie con successioni temporali la frase target aveva la necessità di essere integrata con le informazioni contestuali menzionate diverse frasi prima. Pertanto la processazione che seguiva l’informazione target ha impegnato il precuneo e, quando era inconsistente, la parte orbitale del giro frontale inferiore (BA 47/11), un’area implicata nelle decisioni basate sulla memoria. In antitesi, nelle storie emozionali l’informazione contestuale rilevante ha dovuto essere integrata attraverso un numero di frasi che percorrevano tutta la storia precedente, e un’ulteriore inferenza poteva forse comporre l’inconsistenza con il contesto precedente. Per esempio, quando la descrizione di un allegro party è seguita da un’affermazione secondo cui l’ospite si sente triste, coloro che comprendono possono facilmente costruire una spiegazione elaborativa riguardo al motivo per cui questo potrebbe essere il caso. Di conseguenza la processazione delle informazioni che seguivano l’informazione target inconsistente si è riflettuta in un accresciuto coinvolgimento della corteccia prefrontale dorsomediale sinistra.
In sostanza varie regioni cerebrali sono impegnate simultaneamente durante la costruzione del modello in situazione. Sebbene sia stata rilevata l’attivazione temporale destra per le informazioni inconsistenti, la corteccia prefrontale dorsomediale e le regioni esecutive frontotemporali sono state impegnate durante l’aggiornamento e l’integrazione del modello situazionale. Questo studio
dimostra che la fMRI è sufficientemente sensibile per testare temi di linguistica testuale abbastanza specifici. Due aspetti distinti del modello situazionale hanno provocato configurazioni di attivazione qualitativamente differenti sia durante la rivelazione che durante la scoperta, sebbene negli studi comportamentali entrambi i tipi di incoerenze conducano ad aumenti dei tempi di lettura o esaminino i tempi di risposta. In particolare l’attivazione della corteccia prefrontale ventromediale connessa ai processi emozionali mostra chiaramente che la comprensione di una storia impegna immediatamente il sistema affettivo del fruitore, scoperta che supporta l’idea che la comprensione
del linguaggio provochi un’immersione immediata nel nel mondo dell’esperienza (Zwaan, 2004). La descrizione del processo di comprensione come costruzione di una rappresentazione
sembrerebbe trascurare l’importante aspetto dei fattori sociali e contestuali (Ferstl, 2007, pp. 78 e segg.). D’altra parte senza le interpretazioni pragmatiche del linguaggio sarebbe perduta la ricchezza della comunicazione e nel nostro caso l’apprezzamento della letteratura, che dipende in modo cruciale dalle interpretazioni che vanno oltre il significato letterale delle espressioni. Da tempo è stato riconosciuto che l’emisfero destro (RH) è legato a questo tipo di linguaggio (Brownell, Martino, 1998). Infatti molti degli studi sui deficit a livello di inferenza nei pazienti con danni cerebrali al RH possono essere ritenuti correlati alle componenti affettive o “hot” dei materiali linguistici (Lehmann, Tompkins, 2000). Le evidenze tratte dalla neuroimmagine nei due classici studi PET riguardo a questo soggetto indicano il ruolo dell’emisfero destro per i processi del linguaggio pragmatico. Bottini et al. (1994) hanno usato un compito di giudizio di plausibilità per paragonare la processazione di frasi metaforiche a quella di frasi letterali. Nell’emisfero sinistro (LH) frasi letterali hanno provocato attivazione nel solco frontale superiore, attivazione laterale prefrontale nel giro mediano frontale ed in una regione della corteccia cingolata centrale. Poiché la performance nel compito inerente alla frase letterale era migliore, l’attivazione della corteccia prefrontale anteriore laterale è improbabile sia dovuta ad esigenze del compito o della memoria. In accordo con le ipotesi, le frasi metaforiche hanno impegnato maggiormente l’emisfero destro. In particolare l’attivazione della corteccia prefrontale anteriore laterale è stata in accordo con la descrizione, da parte degli autori, della comprensione della metafora che applica l’ipotesi di una codificazione poco raffinata. Connettere i due domini della metafora richiede la valutazione della sovrapposizione di campi semantici distanti. Tuttavia in altri studi che usano la stessa spiegazione, le attivazioni sono state nella zona temporale destra piuttosto che nella prefrontale destra. Di recente Rapp et al. (2004) usando la event-related fMRI hanno notato una evidenza convergente nell’attestare che il RH è cruciale per la comprensione delle metafore. I materiali hanno compreso soltanto frasi corrette e plausibili. Il compito dei partecipanti era quello di giudicare la valenza affettiva della frase che è stata manipolata indipendentemente dalla metaforicità (es. le parole dell’amante sono bugie, connotazione negativa, significato letterale; le parole dell’amante sono suoni d’arpa, connotazione negativa, metafora). In contrasto con Bottini et al. (1994) e Rapp et al. (2004) non è stata trovata attivazione del RH. Confrontando direttamente le frasi metaforiche con le interpretazioni letterali, sono emersi tre punti focali a sinistra nel giro frontale inferiore (BA 45/47), nel lobo temporale e nel lobo temporale inferiore. La discrepanza potrebbe essere attribuita alle differenze metodologiche tra gli studi, in modo molto notevole alle differenze alle istruzioni sul compito e al livello di difficoltà delle frasi. Tuttavia gli autori sostengono che sia la letteratura neuropsicologica sia le teorie della comprensione della metafora sono in accordo con il loro schema di risultati, indicanti un processo soprattutto semantico. Il secondo studio classico sulla pragmatica ha usato le favole di Esopo per innescare i processi relativi a vari livelli di comprensione del testo (Nichelli et al., 1995). Il confronto cruciale è stato tra il compito semantico, che controllava un tema specifico (es. il personaggio principale è un animale con le squame?) e il compito morale, che decideva se il personaggio condivideva una specifica morale. Nella terminologia del nostro quadro di riferimento soltanto il compito morale richiede un elaborato modello in situazione in cui i contenuti della favola sono integrati con la conoscenza previa, di background, di colui che comprende. All’opposto il compito semantico è basato sul livello del testo di base, con le inferenze
necessarie soltanto per l’identificazione dei personaggi principali e la valutazione semantica delle caratteristiche degli animali. Nel confronto diretto del compito morale con quello semantico Nichelli et al. (1995) riportano un’attivazione del RH nel giro inferiore frontale (BA 47/12) e nel lobo temporale. Dall’analisi dei dati sembra esserci in aggiunta l’attivazione dell’area del lobo temporale posteriore nelle vicinanze dell’area riportata da Bottini et al. (1994). Una volta di più queste attivazioni sono interpretate in accordo con l’ipotesi della codificazione poco raffinata. Tuttavia il giudizio morale non può essere così facilmente spiegato dall’attivazione semantica come la processazione metaforica descritta da Bottini et al. (1994). Date le scoperte sul ruolo della corteccia prefrontale dorso-mediale per i processi di inferenza e valutazione, si sarebbe previsto un coinvolgimento fronto-mediale durante il compito di giudizio. Infatti studi recenti sul giudizio morale (Heekeren et al., 2003; Molle et al. 2002; Green et al., 2001) hanno implicato un esteso network bilaterale del linguaggio, particolarmente la corteccia prefrontale dorso-mediale durante il giudizio morale stimolato verbalmente. Dunque il contributo speciale del RH è una questione ancora aperta.
Peraltro alcuni studi rilevano evidenze per un coinvolgimento dell’emisfero destro nella produzione di inferenze e nella processazione della coerenza globale (Robertson et al., 2000; Mason & Just, 2004).
Il problema che maggiormente inerisce al contenuto del presente studio è d’altra parte quello del coinvolgimento dell’emisfero destro nella processazione del discorso non letterale ed emotivo. Le storie spesso riflettono molteplici livelli di significato, ad esempio quello letterale e quello metaforico.
Una conclusione generale dai risultati di neuroimmagine è che l’acquisizione di questi significati non letterali coinvolga le funzioni dell’emisfero destro, come si è visto in precedenza.
A questo proposito appare interessante tornare a discutere (Brownell, 2000, pp. 194 e segg.) sul saggio di Bottini et al. (1994). Questi autori hanno usato la PET ed impostato l’indagine sulle metafore frasali di significato insolito. Hanno presentato a soggetti sani tra i 21 e i 35 anni in differenti condizioni tre compiti, in cui essi dovevano valutare se le frasi erano plausibili o meno ad un livello letterale di analisi, se le frasi erano o meno interpretabili come metafore e se una stringa di lettere di una non parola si presentava o meno in una serie di parole. Le misure interessanti nella PET sono quelle che riflettono gli accresciuti livelli di attività metabolica associati a differenti condizioni sperimentali. Come era atteso, il confronto tra la processazione delle frasi letterali e quella della singola parola ha intensificato l’attivazione in porzioni estese dell’emisfero sinistro nella condizione della frase letterale. Sono tuttavia più rilevanti i confronti tra la processazione della frase letterale e quella della frase metaforica. Questi risultati hanno identificato parecchie aree all’interno del RH marcate da un’accresciuta attivazione durante la condizione inerente alla metafora: le aree di Brodmann 46 (regione prefrontale dorsolaterale), 21 (giro mediale temporale) e 31 (precuneo situato nel lobo mediale parietale). Bottini et al. (1994) hanno esteso l’interpretazione del ruolo del RH in direzioni importanti, suggerendo che le regioni posteriori di destra, specificamente il precuneo, e le regioni prefrontali riflettano il contributo della memoria episodica e dell’imagery. La comprensione della metafora può differire dalla comprensione della frase letterale riguardo al fatto che le metafore coinvolgono esperienze di recupero di immagini dalla memoria episodica per supportare l’interpretazione. Bottini et al. indicano che queste supposizioni corrispondono ai resoconti introspettivi dei partecipanti al loro esperimento. Il fare ricorso ad esperienze personali e il visualizzare immagini di quelle esperienze potrebbero fornire ai partecipanti i significati per risolvere l’indeterminatezza inerente alla metafora. Inoltre Fletcher et al. (1996) suggeriscono che l’aumentata attivazione cerebrale nel precuneo destro rifletta l’esame conscio di immagini e che la maggiore attivazione nelle regioni prefrontali corrisponda al bisogno di distinguere tra risposte alternative.
In aggiunta a queste osservazioni Long et al. (2007) indicano che, sebbene entrambi gli emisferi contengano una rappresentazione di informazioni esplicite dal testo, essi sembrano organizzarli in modo diverso. Il LH è sensibile alle relazioni tra concetti espliciti del testo all’interno della frase,
mentre il RH non è sensibile ad esse. Il RH sembra formare connessioni tra concetti espliciti del testo, ma non è chiara la natura di queste connessioni oltre al fatto che non sono strutturali. Esse possono riflettere relazioni semantiche e/o tematiche tra gli argomenti, così che il RH sarebbe sensibile al cambiamento globale dell’argomento attraverso i passaggi. Questo sarebbe in accordo con Faust (1998), secondo cui i due emisferi cerebrali codificano in modo diverso i significati delle frasi. Faust e Kravetz (1998) sostengono che il LH possiede meccanismi integrativi sintattici e semantici che codificano una rappresentazione a livello di messaggio, cioè una rappresentazione semanticamente integrata dell’intero significato della frase. In antitesi, il RH costruisce la rappresentazione di un network associativo che consiste nelle parole individuali all’interno della frase e nelle relazioni semantiche tra loro: ciò si accorderebbe con quanto hanno trovato Hagoort et al. (1996, in Gazzaniga, 2005, p. 374): i pazienti con lesioni al RH presentano i normali effetti di priming (innesco) con le parole usate in associazione, mentre non mostrano il priming con parole che, pur appartenendo alla stessa categoria semantica, non sono associate. Ciò potrebbe significare che il LH non è molto dotato per l’elaborazione di parole che non hanno una stretta relazione semantica, il RH invece sì, confermando la possibilità che contribuisca fortemente alla processazione della metafora.
Si tratta ora di capire meglio se l’attivazione del RH in rapporto alla processazione di frasi metaforiche sia pure legata alla processazione delle emozioni.
Tapiero e Fillon (2007) hanno testato, utilizzando una metodologia di campo visuale diviso, la differente processazione dei due emisferi cerebrali in relazione alla valenza ed alla specificità delle inferenze emotive. I soggetti dovevano leggere brevi passaggi che implicavano uno stato emotivo dei personaggi, sia con valenza negativa che con valenza positiva, e dovevano eseguire un compito di decisione lessicale con il sondare items presentati sia nel campo visuale di sinistra (RH) che di destra (LH). Le parole del sondaggio potevano riferirsi sia all’informazione che corrispondeva o non corrispondeva alle informazioni testuali fornite nei passaggi. L’ipotesi principale era che gli emisferi cerebrali dovevano essere sensibili in modo diverso sia rispetto alla valenza, positiva o negativa, sia alla natura, coerente o contraddittoria, delle informazioni di ordine emotivo. In accordo con precedenti osservazioni (Beeman, 1993; Davidson, 1995) e con i risultati attesi, il RH ha mostrato una processazione facilitata sia per le informazioni coerenti che per quelle contraddittorie, a differenza del LH, per il quale non si è verificato innesco anche per le informazioni coerenti. Questo conferma la codificazione semantica diffusa del RH e la sua dominanza per le interpretazioni multiple, in teoria della letteratura si direbbe polisemiche. Dunque il RH gioca un ruolo importante nella costruzione di una rappresentazione coerente e l’emozione è parte di questa rappresentazione. Inoltre, sebbene si sia trovata una maggiore facilitazione nel RH per le informazioni negative quando le parole emozionali corrispondevano alle informazioni testuali, si è osservato soltanto un effetto di innesco per le informazioni positive quando le parole emozionali non corrispondevano alle informazioni testuali. Questa scoperta è interessante, dato che i ricercatori si aspettavano che il RH fosse più specializzato nelle informazioni negative che in quelle positive. Pertanto i dati hanno sottolineato un vantaggio del RH nel processare le strutture complesse e polisemantiche – che potrebbero essere definite nello studio come informazioni negative contestuali (cioè contraddittorie positive e coerenti negative), confrontate con una configurazione più monosemantica che potrebbe essere associata con le informazioni positive contestuali (cioè coerenti positive e contraddittorie negative). Al contrario di ciò che ci si aspettava, il LH non ha mostrato alcuna specializzazione per la valenza delle informazioni. Alcune limitazioni dello studio possono esserne la ragione, come la definizione degli stati emozionali implicati nelle storie. In accordo con Gygax et al. (2003) si ipotizza che i lettori rappresentino emozioni generali piuttosto che specifiche: vanno approfondite le componenti di base di queste emozioni generali e il modo in cui queste componenti possono interagire nelle rappresentazioni mentali delle emozioni dei lettori.