13. La lateralizzazione emisferica: aspetti general
13.1 La lateralizzazione emisferica: emozione, metafora, immaginazione ed emisfero destro.
Quando Therriault and Rinck (2007) esaminano il problema generale della rappresentazione della natura del modello situazionale del lettore per quanto riguarda il testo di narrativa, concludono che, al contrario di quanto sostenuto dalla posizione privilegiata nelle dimostrazioni dei modelli situazionali, lo spazio non è una dimensione fondamentale (Perfetti, Schmalhofer, 2007). Invece I lettori sono sensibili agli aspetti fondamentali degli eventi della narrativa, incluso il tempo, che fornisce le informazioni decisive riguardo alla durata, all’ordine e alla progressione dei fatti sviluppati. Gli autori sostengono che gli obiettivi e la causalità, a cui è stato accordato uno status privilegiato in alcune analisi, sono in effetti dimensioni derivate, dipendenti dalle informazioni sul protagonista, nel caso degli obiettivi, e dal tempo, nel caso della causalità. Gli studiosi suggeriscono che due dimensioni relativamente trascurate, l’emozione e la prospettiva, siano importanti per i modelli situazionali, ma lasciano aperta la possibilità che queste dimensioni possano anche essere derivate piuttosto che basiche.
D’altra parte, in rapporto alla processazione nel RH del linguaggio emozionale del testo stricto sensu metaforico e lato sensu letterario, la questione è stata affrontata da Tapiero e Fillon (2007), attraverso il riferimento alle inferenze emotive. I risultati dei loro esperimenti hanno confermato le differenze emisferiche, dato che il RH ha mostrato un priming maggiore in ordine alle parole emozionali. Il fatto che una parola sia congruente con l’emozione inferita e che la valenza emotiva sia positiva o negativa ha effetti diversi sui due emisferi.
Ora, verificato nelle parti precedenti del presente studio lo stretto legame tra comprensione della metafora ed emozione, il problema che va affrontato è il seguente: quali aree cerebrali del RH sono impegnate a geometria variabile nel processo sinergico della processazione immaginativa metaforica?
Se si può dire assodato il fatto che la lettura è un atto creativo, di generazione delle ipotesi e di costruzione del significato, non si può non essere interessati nel determinare (Vartanian, Goel, 2007, pp. 198 e segg.), tra l’altro, se la corteccia prefrontale destra sia impegnata più o meno della sinistra o in modo diverso in funzione della generazione delle ipotesi, specialmente di quelle che richiedono spostamenti della conformazione neurale con trasformazioni laterali.
La combinazione dei risultati degli esperimenti dimostra che la generazione di ipotesi in relativamente più setting inerenti a processi dal finale aperto attiva un network che include la corteccia prefrontale ventrolaterale destra senza badare alla natura spaziale o linguistica degli stimoli. Quest’area è più probabile che sia impegnata da problemi che non hanno una singola risposta predeterminata, ma permettono all’agente, nel nostro caso il lettore, di generare strategie multiple, cioè progetti e ipotesi, che guideranno il movimento nello spazio del problema verso una soluzione (Goel & Grafman, 2000; Goel & Vartanian, 2005).
Perciò non appare sorprendente che situazioni che appaiono nuove all’agente, come la processazione di elementi linguistici nuovi come la metafora, o situazioni di vita reale che gli forniscono molteplici percorsi d’azione, impegnino la corteccia prefrontale destra (Burgess, 2000; Goldberg et al., 1994), la quale, piuttosto che avere un ruolo unitario, comprende regioni differenti che possono avere funzioni diverse nel processo creativo. In modo specifico, l’aspetto ventrale della corteccia prefrontale destra sembra mediare la generazione di ipotesi set-shift, mentre la sua regione dorsale appare mediatrice degli aspetti esecutivi del processo creativo come la risoluzione dei conflitti e il monitoraggio cognitivo.
I dati sperimentali di Tapiero and Fillon (2007, p. 374), a loro volta, mostrano che il RH mostra facilitazioni sia per informazioni coerenti sia per le contraddittorie, confermando la codificazione semantica diffusa del RH e la sua dominanza per le interpretazioni multiple (Beeman & Bowden, 2000; Beeman, Bowden and Gernsbacher, 2000). Dunque il RH gioca un ruolo importante nella costruzione di una rappresentazione coerente, e l’emozione è una parte di questa rappresentazione.
Inoltre esso evidenzia un vantaggio nel processare le strutture complesse e polisemantiche che sono caratteristiche di espressioni linguistiche come le metafore.
Si deve aggiungere che l’emisfero destro è stato associato con la processazione di contrasti affettivo-prosodici nel discorso (Van Lancker Sidtis, in Stemmer, Whitaker eds., 2008). A questo proposito i risultati di studi di lesioni che compromettono tale processazione, risultati ottenuti mediante la neuroimmagine funzionale, indicano un’attivazione nell’emisfero destro (Wildgruber et al., 2004).
Si può dire che entrambi gli emisferi prendono parte al riconoscimento dei contrasti affettivo- prosodici, come hanno dimostrato errori commessi da soggetti con danni bilaterali, ma più precisamente si deve concludere che il gruppo con danni al LH non ha identificato in modo corretto le informazioni temporali negli stimoli emozionali, laddove gli individui con problemi al RH hanno avuto difficoltà nel processare i segnali d’entrata di tipo tonale, dunque input che potremmo definire di tipo qualitativo, in ordine al suono, piuttosto che di tipo quantittativo, come la misura del tempo nel LH. Queste osservazioni conducono alla nozione che i segnali acustici devono essere tenuti in considerazione per spiegare la specializzazione emisferica al fine di riconoscere i contrasti dell’emozione nel discorso.
Il coinvolgimento del RH nel comprendere tali significati emotivo-figurativi ha di recente attratto crescente attenzione; sebbene si sia pensato che il RH non avesse molta importanza in termini di processazione del linguaggio, studi comportamentali, neuropsicologici e di neuroimmagine hanno mostrato l’evidenza del contributo unico e caratterizzante del RH nell’integrare le informazioni al fine di comprendere i temi del discorso e le espressioni ambigue come le metafore.
Peraltro uno studio di Goldstein et al. (Goldstein, Arzouan, Faust, in Breznitz, 2008, pp. 211 e segg.). rivela che la dicotomia emisferica tra linguaggio letterale e figurativo nella sua forma forte non è una rappresentazione accurata del modo in cui il cervello elabora il significato linguistico. Entrambi gli emisferi sono impegnati nel processo di comprensione delle espressioni sia letterali che metaforiche, quindi semplici dicotomie non sono una descrizione appropriata. Il diverso contributo di ciascun emisfero alla comprensione del linguaggio letterale e figurato è relativamente sottile e varia durante le differenti fasi della processazione della metafora.
Gli studiosi hanno esaminato la processazione di metafore utilizzando il sistema ERPs. Hanno condotto un confronto tra i pattern di attivazione elettrica del cervello suscitati dalla processazione di espressioni di due parole dal significato denotativo metaforico letterale e convenzionale e metaforico nuovo, poste o meno in relazione. Le metafore nuove erano tratte da testi poetici. I soggetti hanno realizzato un compito di giudizio semantico in cui hanno deciso se ciascun paio di parole comportasse un’espressione dotata di significato. Gli studi precedenti avevano trascurato di valutare la precisione temporale nel cercare di scoprire un modello della complicata interazione emisferica, per cui hanno mostrato il coinvolgimento sia del LH come del RH. In realtà, nel caso qui proposto, l’aggiunta della dimensione temporale dimostra che i meccanismi del RH sono necessari, per quanto non sufficienti per comprendere le espressioni metaforiche.
Sebbene la dominanza funzionale del LH per il linguaggio sia relativamente confermata, l’asimmetria emisferica funzionale per la mental imagery rimane in discussione (Mazoyer, Mellet, Tzourio, in Galaburda, Kosslyn, Christen, 2002, pp. 211-212). A questo riguardo uno studio di fMRI ha evidenziato attivazioni lateralizzate a sinistra del giro fusiforme e temporale inferiore durante la generazione di immagine mentale di un oggetto o animale all’ascolto del suo nome, essendo il compito di controllo una parola astratta (D’Esposito et al., 1997). Secondo gli autori questa scoperta riflette il ruolo specifico del LH nella generazione di immagini mentali, in disaccordo con le attivazioni delle aree ventrali bilaterali, durante la generazione di immagine mentale di una parola concreta mentre i soggetti ascoltavano la definizione di essa riportata dal dizionario (Mellet et al., 1998).
Si noti che le attivazioni bilaterali (Kosslyn et al., 1993) e lateralizzate a destra (Mellet et al., 1996) delle stesse aree durante la generazione di immagine mentale di lettere o forme complesse, erano rispettivamente state sottolineate. Sembra pertanto difficile concludere che ci sia una partecipazione esclusiva di entrambi gli emisferi nella generazione di immagine mentale.
Piuttosto appare più probabile una partecipazione bilaterale che non implica che i due emisferi giochino ruoli identici. Similmente a ciò che è stato descritto in ordine al dominio percettivo, l’emisfero destro potrebbe essere specializzato nel processare gli attributi globali di un’immagine mentale, mentre il sinistro potrebbe elaborare quelli locali. Un altro fattore che potrebbe giocare un ruolo nella lateralizzazione funzionale è la complessità dell’immagine. Nel dominio della percezione visuale sono state riportate attivazioni del giro temporale inferiore destro e del fusiforme durante forme di discriminazione complessa (Faillenot et al., 1997, Schacter et al., 1995). Risultati simili sono stati osservati durante la mental imagery di lettere o di oggetti schematici (Mellet et al., 1996). Un’attivazione ventrale destra (area che in Dougherty et al., 2008 e Vartanian e Goel, 2006, come si è visto, è stata riconosciuta come rispettivamente coinvolta nella produzione di uno stato affettivo e nella mediazione della processazione di cambiamenti di gruppi di ipotesi, fatti che da un punto di vista semantico ed emozionale coinvolgerebbero dunque la processazione della metafora) è stata pure rilevata durante la mental imagery di parole concrete all’ascolto delle loro definizioni: queste contenevano una descrizione dettagliata dell’oggetto/animale, permettendo la generazione di un’immagine mentale complessa (Mellet et al., 1998). In accordo con tale risultato, l’assenza di un’attivazione ventrale destra nel suddetto studio di D’Esposito potrebbe essere dovuta all’alta frequenza a cui i soggetti dovevano generare le immagini mentali, fatto che ha limitato la loro complessità. Riguardo al LH il giro temporale inferiore e quello fusiforme sembrano essere impiegati per la percezione di forme che possono essere nominate, per le quali esiste un input lessicale di ingresso (Kosslyn et al., 1994). La stessa scoperta sembra essere valida nel dominio dell’immagine mentale visuale: queste aree ventrali si sono attivate a sinistra quando è stato chiesto ai soggetti di generare immagini mentali di oggetti (Mellet et al., 1998) o anche di lettere (Kosslyn et al., 1993) e nella trascrizione di fonemi in grafemi visualizzati (Demonet et al., 1994).
La lateralizzazione funzionale durante la mental imagery può pertanto dipendere da due differenti caratteristiche delle immagini mentali che si generano: la complessità, che modulerebbe il grado di coinvolgimento del percorso ventrale dell’emisfero destro (confermando la concreta possibilità che la processazione visuale della metafora avvenga in tale area contestualmente, come si è visto, alla sua elaborazione semantica ed emozionale), e la lessicalità, che guiderebbe la partecipazione dell’emisfero sinistro. All’interno di questa struttura di riferimento la scoperta delle attivazioni bilaterali potrebbe riflettere il contributo simultaneo di entrambe le componenti nei compiti proposti.