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Introduzione

Da quando esiste la guerra esistono anche i reportage di guerra, tra cui quelli di figure ben note che vanno da Tucidide a Gellhorn e Hemingway. Il conflitto in Iraq nel 2003 ha segnato un cambiamento nel modello del corrispondente di guerra disarmato con il ruolo dell’Embedded Reporter (poi sempre ER). Legati a un severo

codice di comportamento, gli ER erano assegnati a delle unità che li ospitavano,

diventandone effettivamente parte. Assumevano un rilievo notevole nei notiziari e la loro prossimità a entrambe le “parti” li metteva in una posizione unica – essi erano schierati con una “parte” mentre osservavano gli effetti provocati e subiti dall’“altra” parte1, a volte suscitando, però, polemiche riguardo ai rischi di distor- sione nei loro reportage.

Greatbatch (1998) ha usato il termine “neutralism” per descrivere quello stile del fare reportage che rende difficile applicare cariche di distorsione sulle infor- mazioni che vengono riportate. Anche Van Dijk (1988) esamina le strategie lingui- stiche che i reporter possono utilizzare per guidare gli spettatori nella loro inter- pretazione della verità e plausibilità. Secondo van Dijk, la chiave dell’autorappre- sentazione sta nella polarizzazione delle parti come gruppo interno, “noi”, e grup- po esterno, “loro”: cioè una semplicistica dicotomia del tipous/them che si trova nella retorica tradizionale di guerra, e circondava le arene politiche e giornalisti- che durante il conflitto in Iraq (p. 57). Mentre il giornalista oER evita di esprimere

opinioni direttamente e indirettamente, si accetta che sia comunque presente una “voce” del reporter, che media e interpreta gli eventi (cfr. Fowler 1991; Iedema, Feez, White 1994; Bell 1991; Kress 1983).

Con questo studio si intende indagare e delineare in che modo sono state pre- sentate agli spettatori della BBCle parti opposte nel conflitto in Iraq da parte degli ER, cioè la costruzione linguistica dei protagonisti nei rispettivi ruoli di amici o

nemici. Agli spettatori dei notiziari è stata presentata una dicotomia amico/nemi- co, una polarizzazione “noi” e “loro”, come nella retorica tradizionale? Le doman- de che emergono circa le parti includono il tentativo di definire il nemico e di capi- re se sia rappresentato come malvagio, potente e minaccioso. In contrasto, la rap- presentazione della coalizione viene esplorata in particolare per capire fino a che punto erano descritti come una forza di liberazione, moralmente buona e di una potenza travolgente.

nelle aree circostanti il palazzo di Saddam, proclamava: “Arrostiremo i crociati den- tro i loro carri armati”. Viene in mente uno slogan pubblicitario degli anni Ottanta lanciato dal negozio di scarpe Humanic: “In realtà la realtà non è realmente reale, eppure è reale”2. Lo spot era stato creato dall’artista austriaco Claus Schöner (Graz), morto nel 1999.

La strategia dell’informazione irachena aveva un duplice scopo: da un lato si cer- cava di ottenere la solidarietà del mondo arabo, dall’altro si volevano indurre gli spettatori e gli ascoltatori occidentali a opporsi alla guerra. Per esempio veniva messa in scena la caccia a un pilota americano a Baghdad. La mattina si “cercava” questo pilota – che a quanto si diceva era stato costretto ad abbandonare il suo veli- volo sopra Baghdad – nelle immediate vicinanze del Ministero dell’Informazione (dei miliziani spararono – con grande effetto per le telecamere – da un vicino ponte colpendo le acque del Tigri). A sera avanzata lo stesso pilota veniva “localizzato” in un parco vicino all’Hotel Palestine, luogo dove i giornalisti erano riuniti la sera. Il fatto che tra le due zone ci fosse una distanza di molti chilometri importava poco a chi aveva escogitato questo spettacolino. Si trattava di un tentativo alquanto rozzo di manipolazione e la maggior parte dei giornalisti lo capiva immediatamente. Un’altra volta – poco prima della caduta di Baghdad – ai giornalisti venne presenta- to un carro armato statunitense “abbattuto”. Solo pochi si resero conto che si trat- tava invece di un carro armato rimasto sul terreno e reso inutilizzabile con una bomba dagli stessi americani per non abbandonarlo nelle mani degli iracheni. Ma le notizie trionfanti sul fatto che l’attacco statunitense era stato respinto dagli iracheni venivano presto smentite dalla realtà. Pochi giorni dopo Baghdad era caduta e l’ar- mata irachena definitivamente sconfitta.

Tuttavia era possibile anche a Baghdad conoscere la triste verità sulla guerra: i letti degli ospedali si riempivano di persone spesso orrendamente mutilate ed erano loro, le vittime dei “danni collaterali” causati dai bombardamenti notturni su Baghdad, a rappresentare la cruda realtà. Sapevamo che il giro dei giornalisti negli ospedali faceva parte della propaganda irachena, ma era un pezzo di verità che la strategia mediatica americana voleva cancellare dagli schermi con quell’ondata di immagini sulla potente marcia (Thunder Run) delle forze armate statunitensi verso Baghdad.

(Traduzione di Eva Lindenmayer)

1Cfr. http://www.defenselink.mil/transcripts/2003/t01152003_t0114bc.html

2“In Wirklichkeit ist die Wirklichkeit nicht wirklich wirklich, aber wirklich ist sie doch”.

di queste frequenze è stato sorprendente notare che gli spettatori della BBC (e

della CBS) sentivano raramente fare riferimento alla coalizione come we. Il pro-

nome è stato soprattutto utilizzato dai conduttori dei TGe dal personale militare. We ha un’alta keyness (cioè un’alta frequenza rispetto alla stessa parola utilizzata in un corpus di riferimento) per gli ERquando si riferiscono a sé insieme ai colle-

ghi, ma, tranne che per i primi due giorni del conflitto, il pronome we non è mai utilizzato per fare riferimento a sé più le truppe. Quest’uso, assieme ad altri, è scomparso completamente dopo il terzo giorno (ib.). Sono stati ottenuti risultati simili anche per our e us che tendono ad accordarsi con situazioni e ambienti spe- cifici, mentre il pronome they si riferisce in modo sorprendente sempre alla coa- lizione.

Dei numerosi modi di riferirsi a “noi” (“virgolette inglesi” sono utilizzate per indicare un gruppo di parole che si riferiscono allo stesso concetto), considereremo le variazioni di America(n), UK, British, Coalition ecc., come entità politiche o agget-

tivi. Gli ERdella BBCsi riferiscono a “noi” (6,1 p.m.p.) meno che la BBCnel suo insie-

me (9,0 p.m.p.), e si riferiscono meno anche alla “Coalizione” (0,8 p.m.p. cfr. 2,0 p.m.p.), suggerendo che loro fanno meno reportage sulla coalizione come parteci- pante. È interessante notare che mentre la frequenza di “noi” è simile per la BBCe la CBS, la CBSfa riferimento raramente al “UK” (1,6 p.m.p.), e ignora quasi completa-

mente l’esistenza della “coalizione” (0,3 p.m.p.).

Quando consideriamo gli aggettivi attribuiti alla “coalizione”, e cioè: American, British, allied,USecc. troviamo che “coalizione” si accorda molto spesso con forze e

individui (comandanti, medici) ma raramente con attacchi o avanzate. Questo era stato ipotizzato, ma non il grado di differenza. La coalizione era rappresentata nell’82 per cento dei casi come persone, come “the city is within sight for the coali- tion army, but only just” o mezzi (1,2 p.m.p.), simboleggiando chiaramente persone con il potenziale di combattere: “British heavy armour moving in”. In meno del 2 per cento dei casi si implica un attacco o un’azione, e nella maggior parte dei casi in ter- mini misurati ed eufemistici, come “the American-led advance”. Il restante 4 per cento dei casi si riferisce soprattutto a postazioni.

Un’analisi delle locuzioni verbali rivela che meno della metà di quelle collegate a troops, forces ecc. si riferiscono ad azioni militari. La coalizione è sensore più che attore, compie cioè processi mentali piuttosto che materiali (Halliday 1985), come thinking, believing e wanting: per esempio, “the British army believe they will soon crush Saddam” e “the Americans want a viable Iraqi army”.

L’azione si limita a riferimenti eufemistici ad atti di guerra come forze alleate bea- ring down, pushing ahead o creeping closer. Le azioni riportate in modo più esplicito da parte degliERdella BBCsono i rari casi in cui i britannici open fire, o gli effetti dei

loro mezzi e armi: “grenades and machinegun fire just bouncing off these tanks…”. La forza militare della coalizione è rimasta un potenziale e ha raramente riguardato combattimenti reali. Gli spettatori hanno sentito parlare di movimenti e posizioni delle truppe (“troops pouring in”, “rolling towards”) piuttosto che di aggressioni contro l’Iraq. Nei pochi casi in cui sono descritti gli aspetti più cruenti e feroci della battaglia, essi vengono di solito riportati in termini relazionali (ib.), o utilizzando la forma passiva, distanziando così gli agenti dall’azione, per esempio: “[pockets of figh- ting] are dealt with quickly and efficiently”.

CHI È IL NEMICO? LA RAPPRESENTAZIONE DELLE PARTI IN CONFLITTO IN IRAQ, 2003 

Metodologia

Il conflitto iracheno ha generato una quantità enorme di materiale visivo, testua- le e audio, che può disorientare ed essere difficile da gestire. Questa ricerca ha adot- tato la metodologia del Corpus-Assisted Discourse Studies (CADS) (cfr. Haarman infra,

p

ppp.. ????; Haarman, Morley, Partington 2002; Partington 2002), che permette di destreggiarsi sistematicamente tra metodologie qualitative e quantitative, e offre un efficace strumento per analizzare grosse quantità di materiale. Per l’analisi quantita- tiva è stato utilizzato Wordsmith Tools (cfr. Scott 1998). La televisione è multimo- dale e sebbene questo tipo di analisi studi testi verbali, non si possono tralasciare gli aspetti audio-visivi né si può decontestualizzare la lingua. I video sono stati studiati assieme al testo per verificarne la coerenza2.

Dati del corpus

Il corpus è composto dai telegiornali della BBCdelle 22.00 (circa 90.000 parole)

per il periodo di 21 giorni che ha coinciso con l’invasione (20 marzo) e va al 9 apri- le 2003. A scopi comparativi, viene utilizzato un corpus di telegiornali della CBS

(circa 46.000 parole), di dimensioni ridotte non solo perché registrati solo cinque giorni settimanali, ma anche perché questo telegiornale contiene numerose interru- zioni pubblicitarie che riducono il telegiornale (di durata 30 minuti) a meno di 20 minuti. Cioè, solo il 65 per cento circa del telegiornale è costituito di notizie. Sebbene gli USA abbiano inviato l’85 per cento delle truppe, gli spettatori di una

delle principali reti televisive hanno sentito più del 30 per cento di parole in meno riguardo al conflitto in confronto agli spettatori dellaBBC.

Entrambe le reti televisive hanno dato ampio spazio di trasmissione agliERi cui

reportage costituivano il 23 per cento del corpus della BBC, che è più del doppio

delle parole degliERdella CBS(il 17 per cento del corpus della CBS). Questo studio

si basa sui subcorpora della BBCrelativi agli ER, e tutti gli esempi citati vengono dalla BBC.

La coalizione

In uno studio precedente, Clark (iinn ssttaammppaa) ha concluso che la dicotomia fon- damentale us/them non è netta, gliER non tendono a identificarsi con il punto di

vista us, e non si può nemmeno ritenere che siano imparziali. Le analisi fatte hanno dimostrato che gliERdella BBCnel suo insieme tendevano a rappresentare la coali-

zione alla luce di due concetti: “supremazia militare” e, in misura minore, “forza morale”. Qui di seguito prendo in considerazione una selezione di queste analisi necessariamente limitata dallo spazio concesso in questa sede.

Il primo studio riguardo la frequenza per mille parole (di seguito p.m.p.) del pronome we ha dato come risultato che gliERdella BBChanno utilizzato we (10,5

p.m.p.) con più frequenza della BBCnel suo insieme (7,3 p.m.p.) e anche della CBS

(8,0 p.m.p.), che è stata in genere considerata estremamente patriotica. Tuttavia,

difficult to dislodge”. GliERerano generalmente solidali verso i “soldati semplici” e

gli spettatori erano informati dei loro presunti sentimenti ed emozioni piuttosto che del loro potenziale militare, quando essi “began surrendering… no doubt relieved”,nervously giving themselves up” e “a sad bedraggled bunch”.

La popolazione civile dall’altro lato, quasi ignorata completamente dalla CBS, era

descritta dalla BBCin termini di correttezza e tenacia, era simile quindi ai “soldati

ordinari” (sebbene ci sia stato un cambiamento nel modo di vedere dopo il 9 apri- le). Mentre i civili non erano apertamente ostili, erano poco entusiasti nel dare il loro benvenuto alla coalizione.

Gli spettatori sentivano che “there was politeness here, but little more” e tuttaviathe troops wave but quite often no-one here waves back”. GliERdella BBCnon offro-

no nessun legame occasionale tra la sofferenza dei civili e l’azione della coalizione, e il loro impegno non viene nemmeno attribuito al regime iracheno. Gli effetti della guerra sono considerati inevitabili e i civili sono rappresentati come persone che sof- frono inevitabilmente nei tempi di guerra. Gli spettatori hanno sentito che “the inno- cent are getting caught in the battle” e “people… have started to flee… and who can blame them”.

Conclusioni

Questa guerra è stata un evento mediatico molto importante. Una delle ragioni per cui il conflitto iracheno ha attirato un’audience televisiva molto alta potrebbe essere data dal ruolo coperto dagli ER, anche se esso ha messo sotto i riflettori il rap-

porto innaturale che esiste tra i militari e i media. Tenendo in mente il credo dei gior- nalisti di rimanere imparziali e obiettivi, un’ovvia domanda era chiedersi se il com- pito degliERdi cercare la “verità” fosse compatibile con la posizione fisica in cui si

trovavano. Come potevano bilanciare la fiducia necessaria nelle truppe che li ospi- tavano con il bisogno degli spettatori di ricevere informazioni obiettive?

Critiche iniziali hanno suggerito che gliERsarebbero inevitabilmente ricorsi a una

rappresentazione delle parti come us e them, ma in questa ricerca ciò non è emerso. Il ruolo degliERsi è dimostrato unico ma nella maggior parte dei casi essi non sono

caduti nella trappola di identificarsi completamente con l’unità che li ospitava o la coalizione. Inoltre non hanno visto il conflitto in termini binari; non si sono riferiti alla coalizione come a una “parte” e non si sono nemmeno schierati con essa (cfr. Clark iinn ssttaammppaa).

Gli ER hanno rappresentato la coalizione come un potenziale militare che, con

una ricerca più attenta, è rimasto astratto e statico e non si è “materializzato” in azio- ni. La coalizione non combatteva, ma era forte in termini relazionali. Si muoveva ma non colpiva, avanzava ma non combatteva. Agli spettatori è stata data una visione limitata dei suoi obblighi morali, e sebbene sarebbe stato possibile sviluppare que- st’area, essa non è stata toccata. GliERnon usavano we, come il classico pronome

che indica presa di posizione, né hanno fatto reportage su una war against us. Non sono stati presentati come una forza liberatrice moralmente rilevante né la “bontà” della coalizione è stata messa in contrapposizione alla loro “malvagità” con com- menti incidentali o nel tentativo di promuovere l’intervento.

CHI È IL NEMICO? LA RAPPRESENTAZIONE DELLE PARTI IN CONFLITTO IN IRAQ, 2003 

La coalizione è stata anche rappresentata in termini di “forza morale”, ma in modo limitato. Data la sensibilità del pubblico verso il conflitto, il riferimento a que- stioni morali è scarso e misurato ed è limitato a un trattamento ragionevole dei pri- gionieri e di questioni umanitarie, che sono trattati in termini neutri come: “The British have brought in food and water for the desperate people”. Analogamente, per quanto riguarda il trattamento dei prigionieri, troviamo che “some of the wounded were treated” e “[prisoners] have been given water and they’ll also be given rations”. I reportage sono raramente contestualizzati, sono privi di commenti valutativi e un’audience attenta sa che questi sono i requisiti minimi richiesti dalla Convenzione di Ginevra.

Il nemico

Nei termini di van Dijk (1998), si sarebbe potuto ipotizzare che il nemico sareb- be stato rappresentato in modo negativo, o almeno in contrasto con us (ib.). Gli ER

della BBC, nonostante la loro prossimità alle forze irachene si riferivano a un generi-

co enemy (0,2 p.m.p.) meno di quanto facesse la BBCnel suo insieme (0,3 p.m.p.).

Gli ERdella CBS, dall’altro lato si riferivano a un nemico cinque volte più spesso (1,0

p.m.p.), e con più frequenza del network che li ospitava (0,7 p.m.p.).

L’uso del termine Iraq per riferirsi al nemico è limitato. Solo il 16 per cento dei riferimenti all’Iraq da parte della BBCnel suo insieme si riferisce al paese visto come

entità politica, e ancora con meno frequenza per gli ER. Allo stesso modo la guerra

non era una war with o una war against l’Iraq. La frequenza di questi due gruppi cade sotto la soglia dello 0,1 p.m.p. per la BBC(e la CBS). L’unico esempio riportato

da un ER è stato durante il secondo giorno: “the war against Iraq (…) is finally underway”.

Durante il conflitto l’“altra parte” non era definita in modo esplicito, sebbene emergesse una distinzione tra il “regime” (Saddam, figure politiche e Fedayin), “sol- dati semplici” (esercito regolare, male armato, impreparato e forse costretto a com- battere) e civili.

Il “regime” era prevedibilmente rappresentato in termini negativi, sebbene gliER

si riferissero raramente a un regime come tale. Saddam era una figura enigmatica e sorprendentemente assente come “nemico”. I racconti si focalizzavano maggior- mente su combattenti fedeli al regime, valutati in termini poco favorevoli come: fana- tical zealots, diehards, regime security forces, loyalists e henchmen ecc. Generalmente, la depravazione del “regime” era espressa in termini di trattamento dei civili come “human shields” e chi “scattered as Iraqi fighters opened fire on them”. Tuttavia in nessun reportage da parte degli ERsono state trovate implicazioni sul fatto che l’im-

moralità del “regime” giustificasse l’intervento militare della coalizione.

È stata fatta una distinzione tra il “regime” e i “soldati semplici”. All’esercito male armato e impreparato era accordato lo stesso termine soldier come alle forze di coalizione, mentre fighter era riservato al regime. Queste forze condividevano alcu- ni degli attributi negativi dati al regime, ma anche la tenacia dei civili giudicata in termini più favorevoli. Gli spettatori della BBC hanno potuto sentire parlare di una

coraggiosa tenacia quando essi “refused to give up” e si dimostravano “proving very

Voci contro. Alcune riflessioni sul “posizionamento” delle donne nel