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Premessa

Gli anni recenti sono stati testimoni nella politica britannica di un processo di cambiamento verso un sempre maggiore incremento della rappresentazione politica delle donne in Parlamento. Dal 1997, anno che segnò un primo record storico gra- zie al crescente numero di donne parlamentari elette all’interno del Partito laburista, alcune studiose, muovendosi da una prospettiva socio-politica, si sono interrogate sulle differenze prodotte nell’agenda politica britannica da una più marcata presen- za femminile (cfr. ad esempio Norris, Lovenduski 2003; Childs 2004; 2006). Nonostante la natura intrinsecamente conflittuale (cfr. Bayley, a cura, 2004) e oppo- sitiva (cfr. Adams 1999) del discorso parlamentare, tali studi affermano l’esistenza di una percezione “femminile” del fare politica, distinta da quella “maschile”, che si tradurrebbe in uno “stile” più cooperativo e meno conflittuale, più indulgente e meno “belligerante” (Childs 2004, p. 7). Tale differenza viene spesso attribuita al “genere” (gender) inteso come costrutto socio-culturale, in opposizione al “sesso” (sex) inteso biologicamente. Un’opposizione questa, che pur attraversando svariati campi del sapere, trova nel linguaggio il suo punto di riferimento ideale.

Varie sono le posizioni che hanno dominato la ricerca intorno al rapporto lin- gua/genere; tuttavia, si può affermare che essa si è tradizionalmente sviluppata intorno a due approcci principali: l’uno imperniato sullo studio della diversità dei comportamenti linguistici fra uomini e donne, e l’altro che interpreta tale diversità come il riflesso nella lingua di una subordinazione femminile1. Ciò nonostante, benché tali posizioni siano ormai superate e si sia passati da ampie generalizzazio- ni sull’uso della lingua di uomini e donne, allo studio delle differenze in contesti più specifici (cfr. Coates, Cameron, a cura, 1988), il ricorso a stereotipi è ancora fortemente radicato. Per fare qualche esempio, al comportamento linguistico fem- minile vengono tuttora attribuite caratteristiche quali l’espressività emotiva, uno spiccato uso dell’eufemismo, della deferenza e, in particolare, una scarsa asserti- vità (cfr. Holmes, Stubbe 2003).

Nel presente contributo analizzerò e discuterò alcuni aspetti linguistici e discor- sivi che contribuiscono alla costruzione dell’atteggiamento linguistico e del “posi- zionamento” delle donne in un contesto politico-istituzionale specifico, quello par- lamentare, e nei riguardi di un tema altrettanto focalizzato: il dibattito sulla guerra in Iraq. Ciò che emerge in maniera preponderante dall’analisi – qui necessariamen- te limitata – delle risorse che caratterizzano il discorso “femminile” su temi di cru- ciale importanza, quale la decisone di un intervento bellico, è un atteggiamento ener- Contro chi era rivolta questa guerra? GliERrappresentavano un nemico triparti-

to ben definito. Gli spettatori vedevano il successo militare del “regime” e non erano messi a confronto con i fatti che giustificavano la guerra né questi venivano loro ricordati. Gli ERnon si soffermavano su questioni che suggerivano la depravazione

del regime iracheno e non c’era nemmeno alcun tentativo di giustificare l’invasione in termini di “malvagità” del nemico. I soldati semplici condividevano con il regime il riconoscimento del successo militare, ma non la sua immoralità. Gli spettatori hanno invece sentito parlare dei loro aspetti più umani, come per i civili che condi- videvano con i soldati ordinari la tenacia, ma erano lontani dal regime.

Quest’analisi ci porta anche a chiederci se la vicinanza degli ER a entrambe le

“parti” possa spiegare questa prospettiva mutevole dell’amico e avversario, e se l’at- teggiamento di solidarietà verso i civili iracheni sia stata una conseguenza del tipo di conflitto o di reportage. Agli spettatori della BBCsono state presentate delle distin-

zioni sottili tra i vari gruppi coinvolti nel conflitto. La dicotomia amico/nemico, o la polarizzazione di noi e loro che ci propone la retorica di guerra tradizionale sem- brerebbe essere stata superata.

1Cfr. a riguardo il contributo del giornalista Thomas Seifert (infra, pppp.. ????)).

2Cfr. Lipson, infra, pppp.. ????, per un’analisi dei dati visivi del conflitto che ha messo in evidenza la “strategia di

rappresentazione positiva di sé e negativa dell’altro”, risultato che non viene rilevato nel testo verbale.

tiva” (cfr. White 2003), che affonda le sue radici nella nozione di “dialogismo” di ispirazione bakhtiniana (cfr. Bakhtin 1935). Tali risorse si suddividono ulteriormen- te in due ampie categorie e sotto-categorie, a seconda della loro capacità di accetta- re e riconoscere la molteplicità di voci o punti di vista alternativi (heterogloss) o, al contrario, se ignorano tale diversità (monogloss). Infine, Graduation, che si riferisce all’intensità delle proposizioni.

Fig. 1. Risorse di Appraisal (Martin, Rose 2002).]

In questo contributo mi concentrerò, in particolare, su come la configurazione di risorse di Affect e Judgement sopra descritte, significati valutativi che ricorrono con maggiore frequenza nel discorso delle parlamentari donna, congiuntamente all’uti- lizzo di alcune risorse del sistema di Engagement, contribuisca a un comportamento linguistico distintivo.

Dati

I dati sui quali si basa la mia analisi consistono in un corpus di 73 resoconti ste- nografici del parlamento britannico (Hansard)3che hanno come tema la discussio- ne della guerra in Iraq nel 2003. Il corpus ammonta a circa 1 milione di tokens o parole correnti, ove i parlanti sono stati “annotati” in base a variabili socio-linguisti- che di genere, ruolo istituzionale e partito di appartenenza. L’analisi è assistita da Wordsmith Tools 4.0 (Scott 2004) e XAIRA, il software di interrogazione sviluppato dalla Oxford University per documenti che si conformano alle norme del TEI(Text Encoding Initiative)4. Procedendo dall’analisi dei membri del Parlamento che hanno

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gicamente aperto all’accoglienza di punti di vista alternativi, eppure segnatamente caratterizzato da una forte spinta emozionale. La scelta di talune risorse linguistiche, tuttavia, non denota affatto deferenza o assenza di assertività; al contrario, occorrerà invece puntualizzare come anche da una prospettiva di genere, determinate tecniche di dibattito parlamentare vadano attentamente valutate entro i limiti contestuali tipi- ci del discorso politico-istituzionale preso in esame, che si presenta estremamente formalizzato e aggressivo.

Scopi e metodi

Scopo del presente contributo è quello di analizzare il ruolo e l’espressione del- l’atteggiamento linguistico e del “posizionamento” delle parlamentari nell’House of Commons britannica sulla guerra in Iraq. A tal fine mi concentrerò, in particolare, sull’analisi di strategie linguistico-discorsive connesse al fenomeno della valutazione (evaluation e stance), integrando gli strumenti e la metodologia dell’analisi del discorso assistita da corpora (Corpus-assisted Discourse Analysis)2, e dell’apparato teorico-descrittivo denominato Appraisal (Martin, White 2005).

Tale modello, che si è sviluppato nel quadro di riferimento di indagine socio- semiotica della linguista sistemico-funzionale con matrice hallidayana, è volto all’a- nalisi delle modalità in cui, attraverso il linguaggio, si esprimono valutazioni, atteg- giamenti e modi di sentire. Inoltre, particolare rilevanza assume all’interno del para- digma la categorizzazione di risorse attraverso le quali si costruisce “dialogicamen- te” l’interlocutore testuale. L’interazione fra questi due strumenti metodologici, infatti, offre gli strumenti per descrivere il modo in cui complesse posizioni ideolo- giche si realizzano globalmente attraverso testi e registri e localmente attraverso il discorso dei singoli parlanti. La dimensione tipicamente qualitativa dell’analisi del discorso viene pertanto integrata da una dimensione quantitativa, procedendo dal- l’analisi delle frequenze, quale ideale base di partenza, e passando attraverso l’e- splorazione della concordanza linguistica, per aprirsi a processi discorsivi più ampi, in cui istanze del parlato si fanno portatrici di valori ideologici.

Limiti di spazio ci impediscono di trattare in maniera esaustiva la complessità delle risorse di cui si compone tale paradigma; mi limiterò pertanto a delinearne in maniera sintetica i tratti distintivi, concentrandomi sul modo in cui questi strumen- ti valutativi interagiscono nel contesto politico-istituzionale del quale ci occupiamo e con quali finalità retoriche.

Appraisal si articola in tre sistemi: Attitude, Engagement e Graduation. Il primo si suddivide ulteriormente in tre categorie: Affect, che concerne la sfera emotiva/emo- zionale e comprende tutte quelle risorse attraverso le quali il parlante indica la pro- pria disposizione affettivo/emozionale verso cose e persone; Judgement, che concer- ne la sfera dell’etica e contiene tutte quelle risorse volte alla valutazione del com- portamento umano secondo principi normativi e, infine, Appreciation, che riguarda valutazione di forma, composizione e valore sia di artefatti che di individui con rife- rimento all’estetica e/o ad altri sistemi di valore sociale. Il secondo sistema, quello di Engagement, riunisce tutte quelle risorse attraverso le quali il parlante regola la sostenibilità delle proprie argomentazioni, attraverso una funzionalità “intersogget-

il discorso di Clare Short con quello del governo (tutto al maschile a parte Short e una figura marginale che interviene brevemente in un unico dibattito), si noterà che “war” attrae un diverso gruppo di collocati; nel discorso del governo “war” tende a collocare con crimes, decision, government, cold, syndrome, terrorism e peace. In Short, invece, è il termine suffering a occupare una posizione assolutamente predo- minante, seguito da prospects, Gulf, Iraq, plan e order.

there were other deceits on the way to wwaarr. Three very senior figures in Whit horror, chaos, death and suffering of wwaarr. As a result of the secrecy and the deployed them in order to try to avoid wwaarr. That is explained only if there was nd the element of deceit in getting to wwaarr by that date, preparations for the p gain. The Christian teaching on just wwaarr, to which the Liberal Democrat spoke Minister misled us in order to rush to wwaarr in Iraq are serious indeed. I am wel sible, displacing him without going to wwaarr and inflicting more hurt and sufferi the people of Iraq further suffering, wwaarr and the chaos that has come after wa exhausted. It was therefore not a just wwaarr. That is why the Churches all over t to talk openly about the prospects of wwaarr or military or humanitarian preparat are many – it is not just a question of wwaarr or no war, and action to plan for wa action in the middle east because any wwaarr would be a human catastrophe. The UN

crisis, and the possibility of a post-wwaarr situation, mean that it is not possi the Conservative party is so intent on wwaarr and the humanitarianism of tidying u our country that there should not be a wwaarr that inflicts great suffering on the humanitarian purposes in the event of wwaarr. The public opinion in their countri ntries is raging about the prospect of wwaarr. That is one of the dangers. The UN

an outcome from this crisis without a wwaarr that would cause great suffering to clear, that there should be no rush to wwaarr. We must be invincibly committed to l agree that the best scenario is that wwaarr should be avoided if possible. It is Concordanze randomizzate di “war” in Clare Short sub-corpus

Spostandosi ora da una dimensione quantitativa verso una più propriamente qua- litativa, occorrerà notare che il discorso delle “donne ribelli” si snoda prevalente- mente attorno a due ampie aree semantiche: la prima concerne un atteggiamento marcatamente empatico per il popolo iracheno (the people of Iraq), caratterizzato da una forte presenza di voci lessicali che esprimono emotività (Affect), solidamente connesse all’indignazione morale nei confronti delle argomentazioni del governo volte a giustificare la guerra negli interessi del popolo iracheno (for the good of the people). Fra le voci lessicali predominanti si segnalano risorse di valutazione etica (Judgment) negativa. Analizziamo l’esempio seguente:

(1) Alice Mahon: (…) It is timely to remind hon. Members of the genuine consequences of the illegal and immoral war for the people of Iraq. It is proper to examine the way in which millions of ordinary Iraqi people are suffering now (House of Commons, 9 set- tembre 2006).

Il legame semantico fra “war” e “people of Iraq” viene veicolato attraverso una valutazione negativa, più precisamente attraverso risorse che riguardano il compor- tamento etico secondo precetti normativi di sanzione sociale, atte a condannare

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preso la parola sulla questione irachena, osserveremo che 52 su 413 membri sono donne, dato che corrisponde a circa la metà di tutte le parlamentari donna. Ai fini dell’analisi, circoscrivendo il discorso secondo alcune fra le variabili sopra definite, sono stati successivamente creati tre sub-corpora: 1) il primo, che chiameremo “Donne Ribelli” comprende tutti gli interventi delle donne che hanno votato a favo- re della risoluzione anti-guerra; 2) il secondo, il sub-corpus Governo, contiene tutti gli interventi dei membri del governo, da cui (3) è stata isolata la voce di Clare Short (C. Short sub-corpus), segretario di Stato per gli Affari Internazionali nel governo Blair fino al 12 maggio 2003, data in cui Short rassegnò le proprie dimissioni in pro- testa contro la guerra in Iraq. La tabella riproduce i dati del corpus principale, secondo la variabile di genere e dei tre sub-corpora.

Dati statistici del corpus principale e sub-corpora

Text file Hansard Sub-corpus Sub-corpus Sub-corpus Sub-corpus Sub-corpus

Ruolo: Clare Genere: M Genere: F D.R.

Lab:Gov Short

Tokens 960,293 358,774 29,517 861,684 98,397 25,921

Num. parlanti 413 21 1 361 52 22

Alcuni risultati dell’analisi: dalla concordanza al discorso

La nozione di intertestualità e la proposta di heteroglossia, come costrutto socio- culturale di matrice bakhtiniana su cui si fonda il sistema di Appraisal, è particolar- mente utile alla nostra analisi in quanto le donne parlamentari che si oppongono alla guerra costruiscono il loro “posizionamento” ed esprimono il loro dissenso alla guerra facendo ricorso a un sistema condiviso di relazioni semantiche e intertestua- li nella negoziazione dei significati. Procedendo dall’analisi del lessema che occorre con maggior frequenza nel sub-corpus DR, osserveremo che “war” (guerra) ha una

frequenza relativa di 0.62 per 100 tokens, ed è il lessema con il più alto indice di key- ness5, seguito dawomen, children, civilians e bombs. La frequenza di “war” nel sub- corpus C. Short è decisamente inferiore (0.13), ma simile alla frequenza nel sub-cor- pus Governo, benché in quest’ultimo il termine “war” occorra come una delle paro- le più infrequenti. Ciò sembrerebbe confermare la tendenza di “war” quale scelta dominante nel sub-corpus DR, mentre nel discorso del governo il lessema si impone

quale scelta lessicale “dispreferita”. Dall’analisi dei collocati di “war”, isolando il discorso da una prospettiva di genere, rilevanti sono le differenze che emergono dal- l’analisi delle due categorie. Se si escludono i collocati Iraq, against e Gulf, che occor- rono con maggiore frequenza in entrambe le categorie di genere, crimes, people, humanitarian e believe sono i collocati più frequenti nel discorso delle donne, sia in generale sia circoscrivendo ulteriormente l’indagine alle “ribelli”. D’altro canto, dal- l’analisi della variabile maschile nel corpus si evince che il lessema “war” tende a col- locare con terrorism, world, support, Saddam e prisoners. Similmente, se si confronta

funzione epistemica, viene anche classificato come locuzione modale che apre “hete- roglossicamente” a voci o punti di vista alternativi. Tuttavia, nel contesto politico- istituzionale preso in esame, e nella prospettiva di genere qui analizzata, risorse tipi- camente “espansive”, come believe, sembrerebbero esercitare, al contrario, una fun- zione “contrattiva”.

ing the inspectors’ reports. I cannot bbeelliieevvee that that is the best way forwar m the Afghan experience. Even less do I bbeelliieevvee that a war in Iraq can be in the that he will repel the Mongol horde. I bbeelliieevvee that he will go. Equally, I do n approach: military and humanitarian. I bbeelliieevvee that it was a three-pronged appr ons breed among the Iraqi population. I bbeelliieevvee that our service men and women h dom and democracy back to the Iraqis. I bbeelliieevvee that the contrary is happening a ng the successful war in Afghanistan. I bbeelliieevvee that the jury is still well and should tell my right hon. Friend that I bbeelliieevvee that the whole House will apprec e vote – but we will call a vote today. I bbeelliieevvee that this is our last chance to epared to do so regardless of the UN. I bbeelliieevvee that when the Prime Minister vis at is the humanitarian response which I bbeelliieevvee the House should make. ment but, again, the innocent. I do not bbeelliieevvee Saddam Hussein’s protestations t ion for a new world order, but I do not bbeelliieevvee that confidence can be drawn fro ieve that he will go. Equally, I do not bbeelliieevvee that having won the war we, the Many of us who opposed the war did not bbeelliieevvee that the reason for it was to ge rian consequences. At present, I do not bbeelliieevvee that war is justified, and every cal weapons programmes, but few sources bbeelliieevvee that Iraq continued to produce s as definitely no post-war plan. I still bbeelliieevvee that the war was intended to all e Order Paper. I find it difficult to bbeelliieevvee that the Conservative party, whi Concordanze randomizzate di “believe” nel sub-corpus DR

Nell’esempio che segue (4), benché affermi di aderire all’aspirazione espressa dal primo ministro di un nuovo ordine mondiale, “a new world order”6, il parlante intro- duce il suo dissenso attraverso l’uso della congiunzione avversativa che segue (but) e la proiezione di un processo mentale soggettivo in polarità negativa (“I do not believe”). Allo stesso modo, la proposizione che segue crea un parallelismo (Jakobson 1960; Miller 1999), tramite l’uso dello stesso processo mentale, affermato con maggiore intensità e forza (“even less do I believe”), fra la guerra in Iraq e i pre- sunti benefici per il popolo iracheno (“in the interest of”):

(4) Joan Ruddock: (…) I share the Prime Minister’s aspiration for a new world order, but I do not believe that confidence can be drawn from the Afghan experience. Even less do I believe that a war in Iraq can be in the best interests of the Iraqi people. There can be no contingency humanitarian plans for those who will die (House of Commons, 30 gen- naio 2003).

Conclusioni

Nel presente contributo mi sono concentrata su alcuni – necessariamente limita- ti – aspetti linguistici e discorsivi che veicolano il “posizionamento” delle donne nel

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come “illegal” e “immoral” la guerra dichiarata in nome del popolo iracheno e con- testando in tal modo la legittimità morale e legale della guerra assunta dal governo britannico. Tuttavia, questa condanna procede di pari passo con risorse affettive verso la popolazione che soffre (“people are suffering now”). La proposizione, inol- tre, costruisce uno spazio caratterizzato da heteroglossia, o di apertura a voci alter- native; si tratta, tuttavia, di uno spazio a forte marca autoriale: l’impiego di descrit- tori valutativi quali “it is timely” e “it is proper” sollecitano una co-partecipazione da parte del ricevente a condividere la valutazione espressa dal parlante, il quale conte- stualmente ne assume l’autorità morale nel giudicare negativamente gli esiti della guerra (“genuine consequences”). Oltre a ciò, va notato che “suffering” è una delle keywords che collocano con “war” nel discorso del ministro Clare Short. Si raffron- ti il brano successivo con il discorso di Alice Mahon discusso sopra:

(2) Clare Short: (…) While I welcome the concern among the people of our country that there should not be a war that inflicts great suffering on the already long-suffering peo- ple of Iraq, it is our duty to send the firm message to Saddam Hussein that this time the

UNis in business, is invincible and will not go away, and that there must be disarmament

(House of Common, 30 gennaio 2003).

Nel contributo di Short al dibattito promosso dall’Opposizione, che precede la decisione delle forze alleate di intervenire nella guerra in Iraq, la relazione semanti- ca fra “war” e “Iraqi people” viene realizzata tramite l’impiego combinato di risorse di Affect e Graduation, ove “suffering” occorre come processo verbale nominalizza- to, rafforzato dall’uso della ripetizione (“great suffering on the already long-suffe- ring”). Tuttavia, il “posizionamento” di Short, a differenza di quello di Mahon, viene costruito attraverso considerazioni di ordine morale e legale (“it is our duty”, il diret- tivo “must”) tipiche del discorso della legittimazione che, però, contrariamente a quanto evidenziato in alcuni studi (cfr. Vasta 2004) non tende qui a sopprimere la presenza della sfera emotiva e/o emozionale. Nel discorso di Short, così come in quello che segue (3), va notata la presenza di uno dei topoi ricorrenti del discorso